Alfred W. Crosby – Un pioniere di storia dell’ambiente

Nel 2022 è ricorso il 50° anniversario (1972 – 2022) del libro più noto dello storico statunitense Alfred Crosby: Lo scambio colombiano. Conseguenze biologiche e culturali del 1492. In questo testo, Crosby è stato il primo asottolineare la portata globale dell’impatto biologico del periodo coloniale spagnolo e portoghese in Sudamerica, con particolare influenza sull’agricoltura e la cultura umana. Da allora – affermò Crosby – le colture del mondo si sono irreversibilmente omogeneizzate mentre la cultura e la popolazione indigena sono state progressivamente distrutte principalmente per le conseguenze biologiche – ovvero dagli agenti patogeni europei e dalle malattie epidemiche importate nel Nuovo mondo con lo sbarco di Colombo – che si sono rivelate infine molto più deleterie delle cause culturali (si veda T. Todorov, La conquista dell’America. Il problema dell’altro, Einaudi, Torino, 1982).

Alfred Worcester Crosby Jr. (15 gennaio 1931 – 14 marzo 2018) è stato professore di Storia, Geografia e Studi americani nelle Università del Texas ad Austin negli Stati Uniti e di Helsinki in Finlandia. Nel corso della sua carriera ha scritto libri di grande importanza sugli intrecci che correlano storicamente lo sviluppo umano (antropologia), l’ambiente e l’economia, come The Columbian Exchange (1972) [tradotto in italiano da Einaudi, A. W. Crosby, Lo scambio colombiano. Conseguenze biologiche e culturali del 1492, Torino, 1992] e Ecological Imperialism (1986) [Imperialismo ecologico: l’espansione biologica dell’Europa, 900-1900, Laterza, Roma 1988]. Anticipando di molto le teorie rese più ampiamente note da Jared Diamond in Armi, acciaio e malattie (1997) – ma da Crosby stesso raccolte già tre anni prima in un volume dal titolo quasi identico a quello di Diamond: Germs, Seeds, and Animals: Studies in Ecological History (1994) – Crosby ha saputo interpretare gli elementi di ordine biologico ed ecologico/geografico che hanno permesso agli europei di prevalere e affermarsi con relativa facilità rispetto ad altre popolazioni e a quelle indigene in aree geografiche da lui definite le ‘Neo-Europe’ dell’Australasia, del Nord America e del Sud America meridionale. Durante il Covid, è tornato di attualità anche il suo America’s Forgotten Pandemic (1976), prima vasta analisi critica sull’impatto dell’influenza pandemica spagnola del 1918-1919.

Nella post-fazione inglese ad Armi, acciaio e malattie, Jared Diamond riconosce i meriti di Crosby e sottolinea che non sono molte le opere che sono riuscite a trattare questi temi affrontando la storia delle popolazioni comparata su larga scala geografica. Prima di Crosby, l’inglese Arnold Toynbee, considerato uno dei fondatori della geo-politica, scrisse l’enciclopedica A Study of History (1934-54) in 12 volumi. Influences of Geographic Environment (1911), della geografa statunitense Ellen Semple, è un esempio dei primi tentativi di studio delle influenze geografiche sullo sviluppo evolutivo delle società umane. Un’eccellente storia della civiltà eurasiatica, in particolare di quella occidentale, The Rise of the West. A History of Human Community (1963), è stata descritta dallo statunitense William McNeill ponendo al centro dell’attenzione i contatti e gli scambi fra civiltà come forza motrice del cambiamento socio-economico; anche A World History (1969) dello stesso autore, nonostante il titolo, si concentra sulla civiltà eurasiatica occidentale, così come What Happened in History (1954) dell’archeologo australiano V. Gordon Childe. Un’altra storia comparata con un focus sull’Eurasia occidentale è quella del biologo C. D. Darlington, The Evolution of Man and Society (1969), opera che riconosce alcuni degli stessi legami tra storia continentale, biologia umana, animale e addomesticamento di cui parla anche Crosby. Gli antropologi statunitensi Marvin Harris, in Cannibals and Kings: The Origins of Cultures (1978), e Marshall Sahlins e Elman Service, curatori di Evolution and Culture (1960), offrono invece storie comparate dal punto di vista dell’antropologia culturale. Ancora il libro di Jared Diamond Il terzo scimpanzé (1992), affronta una storia comparata dell’Eurasia e delle Americhe mentre lo straordinario Il grande mare. Storia del Mediterraneo (2011) dello storico inglese David Abulafia, rovesciando quasi la prospettiva, si focalizza soprattutto sulle interconnessioni bio-culturali e sugli scambi di risorse agro-alimentari e tecnologiche che nel corso di 10.000 anni (dal neolitico a oggi) hanno permesso lo sviluppo delle (cosiddette) civiltà occidentali.

Nonostante tanti predecessori ed epigoni, agli occhi dei suoi colleghi, Alfred W. Crosby è considerato il vero fondatore della storia ambientale. Molti sostengono che i suoi interessi siano stati dovuti in gran parte a un’infatuazione infantile per la figura di Cristoforo Colombo, che portò Crosby, come studioso, ad approfondire l’impatto biologico e culturale dei primi viaggi transatlantici verso le Americhe. Per condurre questa indagine in un contesto biologico e ambientale necessariamente più complesso e su una scala geografica ben più ampia rispetto a ogni altro avvenimento storico mai prima accaduto, Crosby ha dovuto estendere gli strumenti di indagine delle cause e conseguenze storiche di un così traumatico cambiamento. Come afferma lo stesso autore: “I due mondi, che Dio aveva separato, furono riuniti, e i due mondi, che erano così diversi, cominciarono in quel momento a diventare simili. Questa tendenza all’omogeneità biologica è uno degli aspetti più importanti della storia della vita sul pianeta dal ritiro dei ghiacciai continentali” (p. 3). Compiendo un’impresa rivoluzionaria dal punto di vista della ricerca interdisciplinare, Crosby ha così definitivamente evidenziato la necessità di incorporare studi di biologia, ecologia, geografia e altre scienze naturali negli sforzi di cronaca e comprensione degli eventi umani. Il suo lavoro non poteva adattarsi ai tradizionali schemi delle discipline umanistiche e scientifiche che riducevano il ruolo ‘storico’ dell’ambiente sull’uomo – non soltanto nell’era moderna – all’unico orizzonte dei disastri: come per l’inaridimento del Medio oriente o per le esplosioni vulcaniche nel Mediterraneo all’alba del periodo storico. Con un grande lavoro interdisciplinare, che coniugava scienze biologiche, economiche e sociali, Crosby ha introdotto concetti esplicativi di ampio respiro come ‘scambio colombiano’ e ‘imperialismo ecologico’ (fondando la disciplina scientifica della storia dell’ambiente e dimostrando che dall’antichità a oggi piante e animali e in particolare i microbi, continuano a condizionare radicalmente le modalità di vita dell’uomo.

Fra i suoi lavori ricordiamo anche La misura della realtà. Nascita di un nuovo modello di pensiero in Occidente (Dedalo Milano 1998; titolo originale The Measure of Reality: Quantification and Western Society, 1250-1600. Cambridge University Press 1997), sull’influenza della quantificazione economicista sul pensiero occidentale, conseguente alla nascita delle scienze esatte e matematiche e Children of the Sun: A History of Humanity’s Unappeasable Appetite for Energy (W.W. Norton New York 2006) sull’impatto dell’uso del fuoco e dell’energia termica derivante dal sole sullo sviluppo umano evolutivo, tecnologico e culturale.