Anziani, merci, ambiente
L’ufficio per gli affari economici e sociali della Nazioni Unite ha pubblicato, nel 2008, un volume di previsioni della popolazione mondiale al 2050 per i singoli paesi e per l’intero pianeta. La popolazione mondiale complessiva, oggi, nel 2007, di 6.600 milioni di persone, raggiungerà, nel 2050, un numero variabile fra 7.700 e 10.500 (più probabilmente 9.000) milioni di persone; ai fini dell’analisi della richiesta di risorse naturali e dell’effetto sull’ambiente conta ancora di più, però, il fatto che diminuisce il numero dei bambini e aumenta il numero degli anziani; nei paesi industrializzati le persone con oltre 65 anni passeranno dagli attuali 180 milioni a 320 milioni nel 2050, ma anche nei paesi meno sviluppati passeranno da 290 a oltre 1100 milioni di persone. Per l’Italia si può utilmente esaminare il “Rapporto sulla popolazione italiana”, pubblicato nei giorni scorsi dal Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Gli anziani in genere sono “cattivi” consumatori; la produzione merceologica e la relativa pubblicità sono rivolti ai bambini, ai giovani, quelli che possono essere spinti a desiderare e chiedere sempre nuovi zainetti, cellulari, motociclette, vestiti, orologi, automobili, mobili, vacanze ai tropici; al più si arriva a proporre cosmetici per belle quarantenni che vogliono spianare le rughe incipienti. Ma di che orologi volete che abbiano bisogno gli anziani, le cui giornate non scorrono mai; di che automobili volete che abbiano bisogno le signore che fanno fatica a piegarsi per entrare nella vettura del genero?
Un grosso problema riguarda la domanda di abitazioni; quelli che oggi hanno 65 anni, trenta anni fa erano una coppia con due o tre figli, avevano un appartamento adatto per quattro o cinque persone; i figli si sono sposati, hanno comprato o affittato altri due o tre appartamenti e i genitori si trovano con un grande appartamento quasi vuoto, costoso per il riscaldamento e le spese di manutenzione. L’invecchiamento della popolazione non ha quindi alleggerito il problema delle abitazioni, ma ha anzi aggravato la pressione sul territorio, ha fatto aumentare la richiesta di spazio edificabile, di costruzioni, di energia, acqua e la produzione di rifiuti.
Forse una politica che consentisse maggiore mobilità e ricambio delle case permetterebbe di risparmiare spazio nelle città già congestionate. Nello stesso tempo ci sarebbero prospettive per nuove forma di turismo; oggi orientate al chiassoso iperconsumismo per i giovani, che peraltro utilizzano le strutture ricreative solo per una piccola parte dell’anno, molte zone turistiche, col clima buono e condizioni gradevoli di vita, pensiamo al nostro Mezzogiorno, potrebbero ospitare per molti mesi all’anno persone che desiderano un clima e rapporti umani decenti. Una bella sfida per urbanisti e progettisti e pubblici amministratori che hanno di fronte i bisogni di sei o sette milioni di famiglie di “anziani”.
Ma gli anziani hanno anche altri bisogni. Bisogno di mobilità con mezzi di trasporto pubblici, tanto per cominciare. Suggerisco che le pubbliche amministrazioni che ordinano nuovi mezzi di trasporto, autobus o treni, obblighino, prima dell’acquisto, i progettisti a passare dodici ore consecutive sui mezzi da loro progettati; quelli che conosco io sono instabili, con i gradini di accesso alti rispetto ai piani di salita e discesa, esposti a scossoni e privi di appoggi. Dove ci sono appoggi verticali, sembra che siano progettati apposta perché, ad ogni frenata, una persona normale vada a sbatterci contro: figurarsi una persona anziana. Guai poi ad andare a piedi; gli anziani fanno fatica a muoversi, vittime di marciapiedi invasi come parcheggi di automobili e motorini, infastiditi dalla fretta e velocità e rumore altrui.
Le persone anziane hanno bisogno, come tutti gli altri cittadini, di merci e oggetti: di alimenti, però spesso diversi da quelli che sono pensati, progettati e pubblicizzati per bambini e giovinetti. Hanno bisogno di calorie e proteine, come tutti, ma contenute in alimenti e confezioni pensati per dei consumatori che spesso fanno fatica ad aprirli e maneggiarli; lo stesso vale per i detersivi e per molti altri oggetti per la casa, per l’uso di frigoriferi e lavatrici.
Per non parlare dei macchinari, dai televisori ai telefoni, ai registratori, quegli oggetti che consentono alle persone anziane di tenersi in contatto con gli altri anche a distanza, di vedere e ricordare notizie e spettacoli. La legge del mercato impone di progettare e fabbricare oggetti con vita più breve possibile; molti oggetti vengono costruiti per poter essere in breve tempo buttati via, perché “vecchi”, e sostituiti con altri sempre differenti e più raffinati e “perfetti” – e pertanto sempre più scomodi da usare da parte di persone che sono meno propense al cambiamento. Le persone anziane sembrano cittadini sgraditi alla società dei consumi: acquistano pochi vestiti e scarpe che gli durano a lungo, sono refrattari in genere al lusso e alle mode dominanti. Eppure sono, in Italia, 11 milioni di persone, non macchiette da film e pubblicità, ma cittadine e cittadini con ancora curiosità e voglia di imparare e di conoscere e con un patrimonio di conoscenze da spartire con altri. Raccomando queste considerazioni ai governanti o, se a loro interessa poco, ai fabbricanti e ai venditori di merci. Mettano, se mi è permesso un modesto suggerimento, i loro ingegneri e disegnatori, urbanisti e architetti, a progettare merci, case, lampade, scale, autobus, e tante altre cose, utilizzabili facilmente anche dagli anziani, consumatori comunque in continuo, in Italia e in Europa, nel Nord del mondo, e fra poco anche nel Sud del mondo.