Ecologia politica – CNS
Chi siamo
La rivista su carta è uscita a Roma dal Marzo 1991 al dicembre 1997, per un totale di 21 numeri (2 dei quali doppi) di 160 pagine l’uno, attraversando due modifiche editoriali: nel 1993, quando l’editore è passato dal quotidiano <Il Manifesto> a Datanews, e nel 1996, quando il nome della testata è cambiato da <Capitalismo Natura Socialismo> in <Ecologia politica-Cns>. La distribuzione è stata sempre affidata alla Pde, e il coordinamento del comitato di direzione a Giovanna Ricoveri, con la supervisione scientifica di Giorgio Nebbia. Direttore responsabile, Valentino Parlato.
La rivista è stata “internazionale” fin dalle origini, non solo per il suo rifiuto “programmatico” dell’autarchia culturale ma anche perché essa è nata all’interno di un network di riviste straniere con cui ha free copyright (la statunitense <Capitalism Nature Socialism> diretta da James O’Connor, la spagnola <Ecologia politica> diretta da Joan Martinez Alier, e la francese <Ecologie et Politique> diretta da Jean-Paul Deléage).
Al comitato di direzione della rivista hanno collaborato in diverse fasi e con diverse responsabilità – oltre alle persone impegnate in prima persona, già citate – studiosi ed esponenti del pensiero critico ambientalista come Mario Agostinelli, Gianfranco Amendola, Silvia Boba, Riccardo Bocci, Laura Conti, Marinella Correggia, Giuseppina Ciuffreda, Maria Rosa Dalla Costa, Maria Giuseppina Eboli, Enrico Falqui, Sergio Gentili, Fabio Giovannini, Fabrizio Giovenale, Betty Leone, Rita Madotto, Gloria Malaspina, Roberto Musacchio, Carmine Nardone, Anna Maria Nassisi, Giorgio Nebbia, Antonio Onorati, Francesco Piro, Giuseppe Prestipino,Enrico Pugliese, Carla Ravaioli, Franco Russo, Alfredo Salsano, Pier Luigi Sullo, Wolfgang Sachs, Stefano Semenzato, Massimo Serafini.
La rivista telematica (www.quipo.it/ecologiapolitica) ha ripreso la stessa testata, con numerazione progressiva, a partire dal giugno 1999: finora ha messo in rete 3 numeri, più corposi quanto a dimensione per la maggiore libertà che internet offre. Il network delle persone attente al nostro lavoro, cui contribuiscono in varie forme, comprende attualmente: Diego Alhaique, Elena Battaglini, Silvia Boba, Riccardo Bocci, Giuseppina Ciuffreda, Marinella Correggia, Fabio Giovannini, Enzo Lauriola, Ugo Leone, Gloria Malaspina, Giorgio Nebbia, James O’Connor e Barbara Laurence (direttori della rivista statunitense), Valentino Parlato, Francesco Piro, Wolfgang Sachs, Gilda Serafini e Dario Manna (che ha progettato e realizzato questo sito).
Le nostre ragioni
Lo specifico di questa testata è stato – e resta – il rapporto tra produzione e natura (natura-natura e natura costruita), rapporto che nel capitalismo maturo e globalizzato è diventato molto complesso e problematico. Attraversa infatti tutti gli altri problemi creati o acutizzati nell’era neo-liberista degli ultimi vent’anni – disoccupazione di massa, deterioramento del rapporto Nord-Sud, esclusione sociale e povertà, finanziarizzazione estrema, distruzione di ogni istanza pubblica, privatizzazione (enclosure) delle risorse, riduzionismo scientifico, meccanicismo, ideologia del mercato – e ne condiziona la soluzione.
Neanche in Occidente la questione ambientale è più – se mai lo è stata – una rivendicazione dei ceti medi e del consumo opulento. È una questione che incide pesantemente sulla vita materiale delle persone, e può rappresentare una occasione per uscire dal neo-liberismo, dare un lavoro qualificato ai giovani (nella riconversione ecologica della produzione di merci e servizi), ristabilire una più equa ripartizione delle risorse, rendere più sobri i nostri stili di vita.
La rivista è partita nel 1991 dalla “seconda contraddizione” teorizzata da James O’Connor, quella tra produzione capitalistica e natura, per distinguerla dalla prima contraddizione tra capitale e lavoro. Con questa formulazione, si è inteso sottolineare non solo gli effetti distruttivi di lavoro e natura, provocati dalla produzione capitalistica illimitata di merci, ma anche gli effetti auto-distruttivi del capitale, che privilegia “il nuovo” da cui trae il massimo profitto, trascurando la manutenzione e la “sostenibilità” delle sue stesse condizioni di produzione – lavoro, natura-natura e infrastrutture.
La rivista ha proseguito muovendosi tra aperture teoriche e metodologiche, e aprendosi alle altre formulazioni della “ecologia politica”: le merci “fittizie” terra e lavoro di Polanyi, l’entropia di Georgescu-Roegen, la “non neutralità” delle merci di Giorgio Nebbia, l’ecologismo dei poveri di Joan Martinez Alier, i conflitti di seconda generazione ( per l’accesso e l’uso delle risorse) di Ramachandra Guha, l’ecofemminismo di Mary Mellor, le monocolture della mente di Vandana Shiva, la contraddizione tra economia ed ecologia (Laura Conti), il cambiamento degli stili di vita (Faye Duchin), il rapporto tra etica ed economia (Amartya Sen), il pensiero anti-utilitarista francese (Serge Latouche), quello anti-sviluppista del Wuppertal Institut (Wolfgang Sachs), la razionalità ambientale (Enrique Leff), l’ambivalenza del progresso tecnico e della scienza (Jacques Ellul), la salute e l’ ambiente (Giovanni Berlinguer e José Carlos Escudero, per citare solo due nomi).
La rivista ha lavorato anche sui conflitti e sui movimenti sociali (sindacato, ambientalismo, movimento dei consumatori), evidenziandone il valore “positivo” di denuncia e rottura per far emergere la crisi ambientale, ma anche i limiti che i essi hanno mostrato nel corso degli anni 1990, di fronte alla omologazione crescente del “valore” ambiente, ridotto esso stesso a merce (lavori verdi, benzina verde e via di seguito). Nuove speranze si aprono ora agli albori del Terzo Millennio, dopo che un movimento Nord-Sud molto variegato ha fatto fallire il terzo Round del WTO (Organizzazione del Commercio Mondiale), in calendario a fine novembre ìa Seattle-Usa, proprio nel cuore dell’impero.
Dove ci trovate
Gli ultimi 3 numeri telematici sono solo su Internet al sito www.quipo.it/ecologiapolitica.
Sempre sul sito, trovate tuttavia i sommari dei 21 numeri cartacei, che potete tuttavia consultare solo se andate in biblioteca.
La nostra rivista si trova in molte biblioteche, tra cui sicuramente a Roma, alla Biblioteca nazionale (viale Castro Pretorio 105), a Napoli (Università Federico II, Dipartimento per l’analisi delle dinamiche territoriali e ambientali, via di San Rodinò 22, 80138 Napoli), a Brescia (Fondazione Luigi Micheletti), presso le Biblioteche universitarie di Venezia e Padova, alla Biblioteca Centrale di Firenze e presso la Biblioteca Centrale Comunale di Bologna.