Editoriale n°42
La gravissima e inedita crisi sanitaria entro la quale questo numero è nato e che ha colpito in modo particolarmente drammatico Brescia e il Bresciano, culla della Fondazione Micheletti e di “altronovecento”, è un’ulteriore dimostrazione — se ce ne fosse stato bisogno — del rapporto patologico tra società e ambiente e dei profondi guasti indotti dal neoliberismo, inteso sia come indirizzo di politica economica sia come progetto sociale. In questo contesto la ricerca e la discussione che “altronovecento” ha cercato di stimolare sin dall’inizio appaiono più necessarie che mai.
Proprio in un frangente del genere è apparso importante uscire con un nuovo numero della rivista. Pier Paolo Poggio, momentaneamente in difficoltà per ragioni personali, ha chiesto ad alcuni più stretti collaboratori della redazione coordinati da Luigi Piccioni di seguire la preparazione di questo numero di “altronovecento”. Quindi si è stabilito anzitutto di proseguire sulla scia tracciata dallo stesso Pier Paolo e da Giorgio Nebbia nel 1999, quando decisero di fondare la rivista. “altronovecento” rimane quindi anzitutto una rivista di intervento politico che ospita contributi rigorosi e di qualità e che si ripropone di esplorare i nessi tra il presente e i grandi nodi della storia del Novecento con un’attenzione particolare al nesso tra tecnica, produzione, lavoro e ambiente e agli sviluppi delle forme di pensiero critico.
Nel corso degli anni, e in sintonia con la Fondazione Micheletti, “altronovecento” è diventato un punto di riferimento discreto ma solido per un gran numero di persone impegnate nella ricerca, nell’amministrazione, in politica, in compiti tecnici. La nostra ambizione in questo momento è di continuare a esserlo — cosa di per sé non scontata — cercando al tempo stesso di allargare le nostre interlocuzioni e il nostro pubblico.
Ci pare che questo numero si muova in questo spirito. La conservazione di una preziosa eredità come quella della sezione “Cose” è resa ad esempio possibile dal recupero e dalla valorizzazione dell’archivio digitale di Giorgio Nebbia; il nesso tematico ambiente-lavoro è approfondito grazie a due importanti contributi di esponenti della Società italiana di storia del lavoro; l’economia circolare è oggetto di un dossier che apre la sezione dei “Saggi”.
L’auspicio è che entro fine anno, si possa realizzare la pubblicazione di un altro numero, che potrebbe essere in gran parte incentrato sul cinquantenario dell’anno che soprattutto in Europa segnò lo sbocciare della “primavera dell’ecologia”: il 1970, un’ipotesi che vorremmo verificare con Pier Paolo insieme ad un possibile rilancio della rivista che coniughi la salvaguardia di quanto ci è stato consegnato da Giorgio Nebbia con un adeguamento grafico e un ampliamento di prospettive.