Editoriale n°43

In questo numero di “altronovecento” ricostruiamo un importante passaggio storico e proviamo a metterlo in prospettiva. Tale passaggio, del quale ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario, è quello costituito dagli eventi dell’anno 1970.

Fu in quell’anno infatti che precipitarono contemporaneamente un gran numero di tensioni e di aspettative sulla questione ambientale maturate negli anni precedenti e l’ecologia intesa nel suo significato politico guadagnò improvvisamente la scena planetaria. A gran parte dell’opinione pubblica, ma anche a molti osservatori più attenti, parve che si stesse verificando una svolta, che si aprisse una nuova epoca, che stessero nascendo una coscienza e un movimento nuovi.

Non era propriamente così – molti sapevano bene che le preoccupazioni e le battaglie per l’ambiente avevano una storia ormai secolare – ma il salto percettivo fu tale che per molto tempo il 1970 è rimasto sinonimo di una nascita, o di una rinascita. Giorgio Nebbia scrisse più volte del 1970 e degli anni immediatamente successivi come di una “primavera dell’ecologia”, una breve e promettente stagione chiusasi almeno in parte con lo shock petrolifero del 1973.

Del 1970 abbiamo cercato anzitutto di ricostruire i tratti fondamentali sia a livello globale che nazionale ricorrendo ad analisi e ricerche in parte già edite e in parte realizzate appositamente. A queste analisi e ricerche è dedicata gran parte della sezione “Saggi”; tutta la sezione “Documenti” è inoltre dedicata a un’antologia di testi pubblicati nel corso del 1970 che a noi sono sembrati particolarmente adatti a restituire il significato e lo spirito di quell’anno.

Grazie a una crescente spinta dal basso, ma anche sulla base di preoccupazioni autentiche e di calcoli politici strumentali il 1970 vide in effetti un’ampia e inedita presa in carico della questione ambientale da parte delle istituzioni, della stampa, del mondo della ricerca, dell’opinione pubblica e delle organizzazioni di massa in molti paesi del mondo. Vennero organizzate manifestazioni e convegni di ampia visibilità, si coordinarono iniziative internazionali, i giornali si popolarono per la prima volta di notizie e di analisi sull’ecologia nel suo nuovo significato, furono create le prime istituzioni ad hoc, le associazioni conobbero una fioritura straordinaria, le analisi e le proposte assunsero un respiro globale ma anche più politicizzato che in passato. Gran parte delle vicende dell’ambientalismo, delle politiche ambientali e della coscienza ecologica dei decenni successivi e fino ad oggi devono molto alla formidabile fioritura verificatasi in quell’anno ed è questo il motivo per cui abbiamo ritenuto fosse importante ripercorrerne gli eventi, le dinamiche e il clima.

D’altro canto il mezzo secolo trascorso permette di fare un bilancio, tanto più che la crisi ambientale da allora non ha fatto che aggravarsi a ritmi in qualche caso esponenziali. E anche questo abbiamo cercato di fare, un po’ con le nostre forze un po’ appoggiandoci a una bella analisi uscita sul New York Times il giorno della ricorrenza del primo Earth Day e al commento del documentario Planet of Humans, prodotto da Michael Moore, dedicato a questo cinquantenario.

Per una triste coincidenza, proprio mentre stavamo preparando questo numero ci è giunta la notizia della scomparsa di uno dei grandi protagonisti italiani di quell’anno: Virginio Bettini. A lui abbiamo quindi voluto dedicare tutta la sezione “Persone” e abbiamo ripubblicato un suo saggio del 1970 nella sezione “Documenti”. Ma a lui e alla sua opera di studioso e di militante ambientalista dedicheremo nei prossimi mesi un intero “quaderno di altronovecento” comprendente suoi scritti, testimonianze e analisi.