Editoriale n°44

Questo numero di “altronovecento” si presenta in una veste grafica del tutto rinnovata, ideata da Stefano Filippini. Dopo ventidue anni della rivista, fondata da Giorgio Nebbia e Pier Paolo Poggio, facendo tesoro della loro intuizione preveggente di un uso intelligente delle potenzialità della rete, abbiamo ritenuto che una migliore forma del messaggio non danneggiasse, bensì ampliasse, per lo meno a livello di ricezione, la qualità dei contenuti. Questa piccola rivoluzione, peraltro, coincide con la ricorrenza del quarantesimo anniversario della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, della quale “altronovecento” è la prestigiosa proiezione a livello nazionale, raccogliendo i contributi di innumerevoli studiosi e ricercatori e riscontri significativi non solo in ambito accademico, contributi e riscontri che, con le nostre limitate forze, cerchiamo di tener vivi e, se possibile, ulteriormente sviluppare.

Questo numero ci sembra particolarmente ricco e anche di pregnante interesse rispetto al dibattito politico, culturale e scientifico in corso nel Paese, segnato dall’emergenza Covid e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, pnrr. Ovviamente queste tematiche di bruciante attualità vengono affrontate con lo stile ed il metodo che appartiene alla rivista, senza alcun cedimento al chiacchiericcio e alle polemiche di giornata dominanti sui media e nei talk show, ma cercando di portare la riflessione e l’analisi in profondità con utili proiezioni nella dimensione storica – appunto il Novecento – e con la collaborazione di esponenti della scienza e della ricerca che, nella tradizione della rivista, mantengono uno sguardo critico ed indipendente sulla realtà, tanto prezioso in questo periodo confuso e liquido. Si esalta, qui, a nostro parere, la lungimiranza della svolta impressa da Giorgio Nebbia e Pier Paolo Poggio all’attività della Fondazione Micheletti trent’anni fa, da allora sempre più rivolta a raccogliere archivi, sviluppare ricerche, produrre pubblicazioni sui temi, a quei tempi considerati pionieristici, del rapporto tra tecnica, ambiente e società. Un patrimonio che ora appare di valenza eccezionale e che alimenta anche questo numero.

In questo ambito tematico si collocano diversi mini dossier. La questione del potenziale tossico per l’ambiente e per la salute umana delle tecnologie, che aveva ispirato il principio di precauzione, si ripropone nel dibattito attuale sull’implementazione della rete 5g, ma, se vogliamo, fa da sfondo alla discussione sul nucleare e su biotecnologie controverse, come i “nuovi” ogm in agricoltura. Tema, quest’ultimo, che da sempre ci vede particolarmente attenti e che diversi saggi affrontano evidenziando come, anche qui, le necessarie innovazioni possano comportare risvolti indesiderati. Di sorprendente e non prevista attualità appare il dossier sull’energia e sul nucleare, a dimostrazione di quanto sia necessario questo piccolo laboratorio rappresentato dalla rivista. Come lo sono i saggi sul Progetto 80, ovvero sul più importante tentativo di pianificazione ideato nell’Italia democratica tra fine anni Sessanta e inizi Settanta, in cui per la prima volta compare anche il tema ambientale: una rivisitazione storica che può aiutare a districarsi nel dibattito sul pnrr. Ed infine non potevamo ignorare la causa prima di tutto, ovvero la pandemia, o sindemia da Covid 19, sulla quale ospitiamo un’intervista ad un grande scienziato di rilievo internazionale, una rivisitazione del passato da parte uno noto storico dell’epidemiologia e del sistema sanitario e una riflessione sulla militanza democratica in regime di confinamento.

Non meno rilevanti sono gli altri contributi. Sempre, purtroppo, di attualità il piccolo dossier sul maschio, il cui ruolo, nonostante decenni di cultura femminista, rimane un problema in gran parte irrisolto, come ci ricorda la cronaca quotidiana.

Diversi contributi nelle altre sezioni di questo numero mostrano inoltre la vitalità della ricerca storica sull’ambiente e sull’ambientalismo, tanto nel recupero dell’opera più importante di Dario Paccino quanto nel grande lavoro in atto per la valorizzazione dell’archivio del Parco nazionale dello Stelvio quanto infine nei resoconti dei numerosi appuntamenti nazionali di storia ambientale che hanno caratterizzato l’estate del 2021.