Editoriale n°6
Qualche lettore sarà forse rimasto deluso dal fatto che siano passati quasi due anni dalla “pubblicazione” dell’ultimo numero di altronovecento, il numero 5. E avrà pensato che anche altronovecento abbia seguito la sorte di tante altre “pubblicazioni” telematiche caratterizzate dalla rapida presenza e scomparsa in quel gigantesco crogiolo di informazioni che è la rete.
Fortunatamente adesso esce il numero 6, molto “ricco”, o, almeno, con molte pagine, e la redazione, nell’augurarsi che almeno alcune di queste possano interessare i lettori, si scusa per il ritardo, nella speranza di riacquistare i lettori delusi.
In realtà la Fondazione Micheletti, sulle cui spalle ricade tutto il peso della redazione e pubblicazione di altronovecento, ha vissuto degli anni piuttosto affaccendati. Pensiamo così utile renderne brevemente conto, in apertura di questo numero 6.
Museo della tecnica e dell’industria
Qualche lettore ricorderà che uno di noi ha esposto, nel numero 5 della rivista, l’avvio del progetto per la realizzazione a Brescia, una città che ha avuto così grande importanza nella storia dell’industrializzazione italiana, del Museo dell’Industria e del Lavoro E. Battisti.
In questi due anni il Museo ha cominciato ad assumere una fisionomia concreta. È stato aperto un primo “polo” alla periferia della città in un edificio proto-industriale convertito in Museo del ferro. Particolarmente importante e laborioso è stato il varo, nell’estate del 2002 di un accordo di programma con lo scopo di raccogliere le risorse finanziarie necessarie al varo della sede centrale nella ex Metallurgica Tempini (12.300 mq) e del Museo dell’energia idroelettrica di Cedegolo in Valle Camonica.
Pubblicazioni.
La Fondazione ha curato, insieme alla casa editrice Jaca Book di Milano, la pubblicazione di numerosi volumi
Giorgio Pedrocco, “Bresciani. Dal rottame al tondino. Mezzo secolo di siderurgia (1945-2000)”, 2000.
Il libro è stato recensito nel numero 3 di altronovecento ed ha avuto molte altre recensioni. Dopo aver brevemente ricostruito la storia della siderurgia nelle valli bresciane dal Medioevo agli anni 40 del Novecento, il libro descrive l’avventurosa impresa di vari imprenditori bresciani che hanno introdotto nelle valli la siderurgia al forno elettrico in grado di trasformare i rottami, di cui esistevano ampie disponibilità nel mondo, dai residui bellici ai residui dei macchinari usati, in acciaio adatto specialmente per la produzione del “tondino” per l’armatura delle costruzioni in calcestruzzo. Il boom edilizio degli anni cinquanta del Novecento richiedeva crescenti quantità di tondino e il successo di mezzo secolo di produzione siderurgica dei “bresciani” ha fatto sì che la produzione di acciaio al forno elettrico uguagli, in questo inizio del XXI secolo, quella degli impianti siderurgici a ciclo integrale.
Marino Ruzzenenti, “Un secolo di cloro e …PCB. Storia delle industrie Caffaro di Brescia”, 2001
Il libro ha avuto un notevole successo: alcuni giornalisti, nell’estate 2001, lo hanno utilizzato per avviare un’inchiesta sulla contaminazione dei terreni intorno allo stabilimento chimico Caffaro di Brescia e ne è nato un vasto movimento popolare che ha costretto le istituzioni ad intraprendere delle analisi sistematiche e approfondite soprattutto della concentrazione dei policlorobifenili (PCB) e delle “diossine” nei terreni intorno alla fabbrica.
Giorgio Nebbia, Le merci e i valori. Una critica ecologica del capitalismo, 2002
Testo che si propone di fornire un rinnovato fondamento storico e materialistico alle contraddizioni del modo di produzione capitalistico, al di là dei paradigmi dell’economia politica, nell’orizzonte insuperabile della crisi ecologica.
Pier Palo Poggio – Carlo Simoni, Ottocento & Novecento. Società – Tecniche – Ambiente, 2001-2002, 6 voll.
Trattasi di atlanti divulgativi ma rigorosi che si prefiggono di raccontare per grandi quadri la storia del XIX e del XX secolo, facendo perno sulla rapida evoluzione delle tecniche, una sorta di rivoluzione permanente intrecciata con la società e trasformatrice violenta dell’ambiente.
Tra i numeri monografici di “Studi Bresciani” merita di essere segnalato il volume di Roberto Cucchini ed Enrico Fornoni, L’energia e la pazienza. L’Ideal Standard di Brescia: dalla “caa de l’or” alla “fabbrica snella”, eccellente esempio delle trasformazioni produttive “postfordiste”, con un’attnzione particolare per i miglioramenti negli ambienti di lavoro
Archivio
L’archivio per la storia dell’ambiente e della tecnica ha assorbito una parte rilevante delle attività della Fondazione.
Si è già parlato dell’archivio di Laura Conti che contiene libri e documenti, quello che si è potuto trovare, di questo straordinario personaggio. L’archivio è stato ormai quasi completamente classificato e inventariato.
Un altro importante fondo è quello del giudice bresciano Vincenzo Cottinelli, un magistrato impegnato per molti anni nelle lotte per la difesa dell’ambiente e dei lavoratori nelle fabbriche. A lui si devono famose inchieste sull’inquinamento delle fonderie delle valli intorno a Brescia.
È ormai completato il trasferimento del “Fondo Giorgio e Gabriella Nebbia”, la biblioteca e l’archivio di uno di noi, finora sparso a Roma e a Bari. Si tratta di circa 500 metri lineari di documenti che riguardano quarant’anni di storia della tecnica e dell’ambiente, soprattutto relativi agli anni sessanta del Novecento (ricerche sull’energia solare, lotte per la difesa delle acque, dissalazione), settanta (lotte per la difesa dell’ambiente e contro le centrali nucleari, crisi petrolifera, energie rinnovabili), ottanta (referendum contro il nucleare e i pesticidi, guerre e disarmo, incidenti industriali, visti anche attraverso un decennio di attività parlamentare).
Occorrerà qualche tempo per la catalogazione e il raccordo con la parte dell’archivio che fu trasferito, negli anni Novanta del secolo scorso, all’Archivio Centrale dello Stato a Roma. Quando il lavoro di catalogazione sarà completato, la Fondazione Micheletti sarà in grado di mettere a disposizione di studenti, ricercatori, docenti e studiosi un materiale documentario unico in Italia che potrà essere consultato senza vincoli, anche se contiene testimonianze dei rapporti, talvolta turbolenti, fra governi, istituzioni, imprese, movimenti di contestazione ecologica anche nel loro interno.
Fra l’altro l’archivio contiene delle collezioni di riviste, alcune rarissime, alcune uniche in Italia, molti libri ormai introvabili, un materiale che potrà attrarre le persone interessate alla conoscenza degli aspetti “ambientalisti”, poco noti, di un periodo di grande importanza nella storia nazionale e internazionale del Novecento. Le lotte per l’ambiente si intrecciano, infatti, con i movimenti per la conquista di diritti civili, con l’emergere dei paesi del Sud del mondo, con i movimenti pacifisti e nonviolenti.
Maggiori informazioni su questi primi tre fondi di quello che si candida a diventare l’archivio storico nazionale dell’ambiente e della tecnica si possono ottenere scrivendo a <micheletti@fondazionemicheletti.it> o telefonando alla Fondazione, 030-48578, Via Cairoli 9, 25122 Brescia.
Non vogliamo mettere le mani avanti, ma è possibile che altri importanti archivi privati vengano acquisiti dalla Fondazione e se ne darà notizia nei prossimi numeri di altronovecento.
Un altro degli obiettivi dell’archivio storico sull’ambiente e la tecnica consiste nel cercare di identificare e far conoscere altri archivi relativi alla storia dell’ambiente, sparsi per l’Italia. Dell’archivio Videsott aveva parlato Edgar Meyer nel numero 1 di altronovecento. La biblioteca e l’archivio di Valerio Giacomini si trovano a Brescia al Museo di Scienze Naturali in Via Ozanam. Ce ne sono certamente altri, anche se purtroppo molto materiale è andato irrimediabilmente perduto e molto altro rischia di essere distrutto o disperso.
Vogliamo invitare i lettori a indicarci l’esistenza di archivi privati e pubblici di cui si possa dare notizia in modo da coordinarne la conoscienza e l’utilizzo con i fondi raccolti e organizzati dalla Fondazione Micheletti di Brescia.
Si sta così realizzando quel progetto di creazione di un “Centro nazionale di Storia dell’ambiente” di cui si è parlato nel n. 1 di altronovecento, base indispensabile per attivare e incrementare la ricerca storica su uno dei settori più importanti e trascurati dell’età contemporanea.