Editoriale n°7
Qualche buona notizia. I lettori che hanno seguito i numeri precedenti ricorderanno l’impegno della Fondazione Micheletti alla caccia, si fa per dire, delle testimonianze dell’altronovecento, di quello senza eroi, soprattutto di quello che scompare senza tracce. Fra l’altro l’attenzione è stata rivolta alle testimonianze della storia dell’ambiente, pagine straordinarie della storia civile d’Italia, di cui c’è testimonianza negli articoli apparsi trent’anni fa su quotidiani come “Il Corriere della Sera”, “Avvenire”, “Il Giorno”, nei bollettini e pubblicazioni della principali associazioni – Italia Nostra, WWF, Legambiente – ma anche i volumetti delle Università verdi, le pubblicazioni, i ciclostilati, i manifestini degli innumerevoli gruppi o associazioni che sono intervenuti contro una qualche offesa alla natura e all’ambiente. Vicende che hanno inciso sulla realtà e cambiato la mentalità, in attesa di una compiuta ricostruzione storiografica.
Si è già ricordato che molti dei militanti di allora hanno, nel corso degli anni, svuotato le cantine o le case delle carte di quel tempo e una massa enorme di materiale è andato irrimediabilmente perso. Ce ne siamo accorti a partire dagli anni novanta del Novecento, a mano a mano che scomparivano alcuni dei protagonisti, a vario titolo, di quegli anni: Valerio Giacomini (1981), Aurelio Peccei (1984), Raffaello Misiti (1986), Giuseppe Montalenti (1990), Laura Conti (1993), Antonio Cederna (1996), Franco Scudo (1998), Antonio Iannello (2002). E ci si è chiesto dove fossero finiti i loro libri, i loro archivi, con la risposta che molti erano andati del tutto persi, i residui dispersi fra persone, uffici, ripostigli inaccessibili o sconosciuti. Si è cominciato allora a cercare di raccogliere quanto restava, pensando ad un ideale archivio, pubblico, che potesse conservare e rendere accessibili le testimonianze delle lotte ecologiche.
L’unica risposta convinta a questa domanda l’ha data la Fondazione Micheletti, che cura anche questa rivista telematica, e che ha capito l’importanza di estendere i suoi archivi, sulla Resistenza e sull’Italia contemporanea, sull’industria e sulla tecnica, alla documentazione delle lotte ambientaliste. La Fondazione ha cominciato a raccogliere quanto restava della biblioteca e delle carte di Laura Conti e la buona notizia è che l’intero inventario sarà pubblicato come volume degli “Annali” della Fondazione stessa.
Con grande pazienza l’archivio sull’ambiente della Fondazione si è arricchito di altri documenti, acquisiti a titolo gratuito e al fine di renderli accessibili al pubblico. Il “Fondo Vincenzo Cottinelli” contiene molte carte di un magistrato che è stato attivo nella denuncia degli inquinamenti delle fabbriche nel bresciano e nella difesa della salute dei lavoratori. Il “Fondo Giorgio e Gabriella Nebbia”, contiene la quasi totalità dei miei libri e documenti (sull’ambiente, sull’acqua, sull’energia solare, eccetera) e occupa ora 550 metri lineari di scaffalature (la schedatura richiederà un paio di anni). Il Fondo “Eleonora e Franco Masini” comprende libri, lettere, documenti e una raccolta di riviste e di atti di congressi internazionali sui problemi delle risorse naturali, sugli studi sul futuro, sul Club di Roma. L’ultima acquisizione comprende varie carte di Raffaello Misiti, noto studioso e attivo nella difesa dei lavoratori contro le malattie e nelle lotte per l’ambiente. Lo stesso direttore della Fondazione, Pier Paolo Poggio, ha trasferito alla Fondazione parte del suo archivio con testimonianze sulle lotte per l’ambiente nell’Alessandrino, nel Genovese, tra cui i casi “Cromium” ed “Ecolibarna” ma con particolare riguardo alla “vicenda Acna”, la fabbrica di Cengio (SV), in territorio ligure sul fiume Bormida, che ha inquinato, per un secolo, la parte piemontese della valle del fiume. Questo materiale ha permesso di produrre un volume curato dallo stesso Poggio. Perché un archivio non è una cosa morta; come la parte sul fascismo e sulla Resistenza della Fondazione Micheletti ha offerto il materiale per numerosi libri e volumi, così la parte sull’ambiente si propone di stimolare studiosi, studenti, laureandi, a ricostruire eventi in gran parte dimenticati. E a riprendere fiducia in un miglioramento della natura e del mondo.
Ma ancora più urgente è lo sforzo di identificare dove esistono altri archivi simili e di darne notizia. Quanto resta dei libri e delle carte di Valerio Giacomini si trova a Brescia nel Museo di storia naturale; una parte dell’archivio Peccei dovrebbe essere all’Accademia dei Lincei; l’archivio della “Commissione per la conservazione della Natura” presieduta da Giuseppe Montalenti e poi “dimissionata” nel 1980, dovrebbe essere da qualche parte presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche; una parte della documentazione sulle centrali nucleari che avrebbero voluto insediare nel Mantovano, fermate da anni di lotte popolari, si trova presso l’Istituto di Ricerca sul Po (Irpo) a San Benedetto Po.
Cogliamo anzi l’occasione per invitare i lettori a segnalare quanto sanno su raccolte di carte, libri, manifesti sulle lotte ambientali presso i loro conoscenti, presso le associazioni o presso enti pubblici. Molto materiale (per esempio gli atti del processo di Marghera) si trovano su Internet (ma per quanto tempo saranno ancora disponibili ? non sarà la “vecchia” carta forse l’unico supporto duraturo per chi vuole fare storia o almeno cronaca ?). “Il passato è prologo”, ha scritto Shakespeare, e la conoscenza delle vittorie e delle sconfitte, grandi o piccole, per la difesa della salute e della natura può dare coraggio per affrontare i tempi che ci aspettano.