Giorgio Renato Levi (1895-1965)
Nato a Ferrara nel 1895, cresce nell’ambiente accademico padovano di Bruni e Sandonnini e con Giuseppe Bruni si laurea in Chimica nel 1916. Sul suo certificato di laurea non c’è un voto inferiore a trenta.
È immediatamente chiamato alle armi e, come chimico, lavora al dinamitificio di Cengio, della società SIPE, nel reparto ricerche. Al termine della guerra continua la sua collaborazione alla SIPE, sviluppando nuovi processi: da ricordare soprattutto quello per la sintesi della benzidina utilizzando l’idrogeno sottoprodotto della preparazione elettrolitica della soda caustica e l’ossido di ferro sottoprodotto della lavorazione dell’anilina. Riveste per un breve periodo le funzioni di direttore del laboratorio ricerche della Società Italica di Rho, occupandosi di coloranti azoici; ma nel 1921 il suo Maestro, Giuseppe Bruni (autore del Trattato di Chimica Generale e Inorganica sul quale si sono formate intere generazioni di studenti) lo chiama come assistente al Politecnico di Milano. È un periodo di grande attività scientifica: sulle pubblicazioni che escono dai laboratori del Politecnico di Milano compaiono, accanto al nome di Levi, quelli di Natta, Quilico, Ferrari, protagonisti ed epigoni di quell’eccezionale periodo. Dall’Istituto di Chimica del Politecnico di Milano provengono le prime ricerche italiane con i raggi X, che P.P. Ewald definisce “di alta qualità e importanza chimica”. E dal Politecnico Giorgio Renato Levi spicca il volo verso la cattedra universitaria: nel 1927, dopo soli cinque anni, diviene titolare di Chimica Generale e Inorganica all’Università di Milano.
Nel 1936 si traferisce all’Università di Pavia, nella quale l’Istituto di Chimica Generale attraversava un periodo burrascoso. Già diretto negli anni ‘20 dal prof. Giorgio Errera (uno dei dodici professori universitari che rifiutarono il giuramento con la nuova formula fascista nel 1931), fu affidato per breve tempo al prof. Bernardo Oddo, professore di Chimica farmaceutica, mentre la Scuola di Chimica Industriale, pure diretta a suo tempo dall’Errera, fu prima affidata al prof. Temistocle Jona, espulso dall’Università nel 1938 perché israelita e poi soppressa. L’Istituto riceve dal prof. Giorgio Renato Levi nuovo impulso, grazie anche a collaboratori come Renato Curti Magnani e Delfina Ghiron. Anche Giorgio Renato Levi eraisraelita; tuttavia apparteneva a quelle che il Gran Consiglio del Fascismo, nella legge del 6 ottobre 1938, definiva “categorie benemerite”. La sua permanenza a Pavia fu comunque breve: il 14 dicembre 1938 Giorgio Renato Levi fu dispensato dal servizio e pochi mesi dopo lasciò, provvidamente, l’Italia, per l’Olanda (dove lavorò qualche mese a Eindhoven presso i laboratori Philips) e successivamente per il Brasile, passando per Ginevra e Basilea. Per inciso, lasciarono Pavia anche Leone Lattes (1922-1954), allievo di Cesare Lombroso, già volontario di guerra, professore di Medicina legale, che espatriò in Argentina e Vittore Zamorani, insignito di due croci di guerra, pediatra, che divenne professore all’Università di Merida in Venezuela.
In Brasile l’attività di Giorgio Renato Levi non fu meno intensa: fonda un laboratorio di ricerche ed analisi per conto delle Industrie Riunite Matarazzo e nel 1942 diviene professore all’Università di San Paolo. La sua attività nell’industria fu volta a temi di carattere applicativo, come era necessario in una economia che risentiva fortemente della guerra in corso. Si occupò della fabbricazione degli alcali attraverso una curiosa reazione fra nitrato del Cile e carbone di legna, preparò alluminato di sodio (molto ricercatodai saponifici) per reazione tra bauxite, nitro del Cile e carbone di legna, estrasse la caffeina dal tè verde, si occupò di fertilizzanti ed ausiliari per l’industria tessile.
Dopo la riammissione in servizio nella cattedra pavese, l’università paulista lo sollecitò ad accettare un incarico triennale di insegnamento, che Levi tenne dal 1950 al 1953 con autorizzazione del nostro Ministero. In una lettera al Rettore Magnifico dell’Università di Pavia dichiarò la sua soddisfazione di poter svolgere la sua attività in forma ufficiale, dopo tanti anni nei quali l’aveva svolta da profugo: in quell’occasione insegnò sia nella Facoltà di Medicina, sia nella Facoltà di Farmacia, dove tenne il corso di Chimica analitica.
Ritornato definitivamente in Italia, continuò le ricerche sulla chimica dei cloriti, potenziò la scuola pavese di cristallografia, introdusse tra le discipline d’insegnamento del corso di laurea in Chimica la Chimica merceologica, fedele alla convinzione che nella preparazione del Chimico non potessero mancare quelle nozioni tecnico-economiche che egli stesso aveva così proficuamente utilizzato.
Lasciò alla sua scomparsa vasto rimpianto e numerosi allievi, che ne continuarono l’attività di ricerca e d’insegnamento.
Bibliografia
V. Riganti e A. Galbani, From Alchemy to Industrial Chemistry, Milano, Libri Scheiwiller, 1990, pagg. 1-117.
R. Curti, Giorgio Renato Levi, La Chimica e l’Industria, 47, Ottobre 1965, 1123.
P. P. Ewald, Fifty Years of X-Ray Diffraction, 1962
Archivio dell’Università di Pavia (AUPV), Lettera di Giorgio Renato Levi a Plinio Fraccaro, 3 aprile 1950, Pavia, AUPV, Fascicolo personale G.R. Levi.
M.A. Rollier, Giorgio Renato Levi, Università di Pavia, Annuario anno accademico 1965-66, pagg. 595