LA FAO dovrebbe sostenere la selezione dei semi da parte dei contadini e piccoli agricoltori e condannare la confisca, attraverso il brevetto dei geni, della Biodivesità coltivata
Era da aspettarselo che, per discutere il tema delle biotecnologie, la FAO avrebbe invitato coloro che stanno utilizzando le biotecnologie nella ricerca e nell’industria.
Tuttavia, era assolutamente imprevedibile che la FAO, nel condurre le proprie discussioni sulla politica pubblica e la politica alimentare, si rivolgesse quasi esclusivamente a questi stessi attori, mentre, allo stesso tempo, un numero molto elevato di contadini, coltivatori su piccola scala, le organizzazioni della società civile che si oppongono allo sviluppo incontrollato delle biotecnologie, non sono stati invitati a parlare – o solo in modo molto marginale, attraverso l’invito che mi è stato inviato. Le organizzazioni in questione hanno rilasciato una dichiarazione pubblica che vi sto chiedendo di prendere in considerazione.
Le piante geneticamente modificate non hanno rispettato le loro promesse.
La maggior parte di esse sono stati modificate in modo da essere tolleranti agli erbicidi. Esse hanno portato alla rapida comparsa di erbe infestanti resistenti agli erbicidi, ad un aumento esponenziale nell’uso di erbicidi sempre più tossici, e, a sua volta, a un danno grave per la salute pubblica e per l’ambiente. I contadini e i residenti nelle aree rurali e le loro famiglie sono le prime vittime di questi effetti negativi. L’altra grande classe di piante geneticamente modificate produce sostanze insetticide che portano ad insetti “divenuti resistenti” – e quindi ad un insuccesso agronomico già programmato. Anche in questo caso, le prime vittime sono i contadini e piccoli agricoltori che hanno perso i loro raccolti, spesso nonostante l’uso aggiuntivo di insetticidi chimici tossici. Le tecnologie genetiche utilizzate per la produzione di queste piante hanno causato numerosi effetti non voluti e imprevisti che l’industria sta disperatamente cercando di nascondere.
Il più visibile di questi effetti è la perdita dei raccolti e il declino della qualità delle colture. Così, il settore del cotone in Burkina Faso ha perso il suo posto nel mercato, che aveva raggiunto con molta fatica e che era basato sulla qualità della sua fibra di cotone; con gli OGM c’è stata una drastica diminuzione della qualità. A che serve aumentare le rese, se il raccolto è invendibile? Qui, ancora una volta, contadini e piccoli agricoltori sono i primi a soffrire, mentre le imprese che sono responsabili di tali catastrofi si limitano a dire che non sono in grado di spiegare cosa è successo.
Per la sicurezza alimentare i semi OGM non avranno mai nessuna importanza.
Il loro costo di acquisto e il costo degli input, indispensabili per la loro coltivazione, limita il loro utilizzo ai soli mercati in cui essi sono accessibili: la produzione di colture industriali per l’alimentazione degli animali nei paesi ricchi, per gli agro-carburanti, e per l’economia a biomassa – che sta prendendo terreni agricoli per usi non alimentari. L’industria non è interessata alle colture alimentari che forniscono i tre quarti del cibo disponibile al mondo.
I contadini e piccoli agricoltori che producono questi alimenti non hanno abbastanza soldi per comprare gli OGM e gli input indispensabili per la loro coltivazione. Gli OGM sono solo un mezzo per impadronirsi dei loro terreni agricoli, in modo da sostituire le colture alimentari con la monocultura industriale delle agro-esportazioni.
Ogni volta che le piante geneticamente modificate sono approvate, l’immensa biodiversità delle piante coltivate, risultante da molti secoli di selezione da parte dei contadini e piccoli agricoltori, è sostituita da poche varietà brevettate. Quando polline e semi sono mossi dal vento, dagli insetti, o da attrezzature agricole, i geni brevettati vengono trasportati da un campo all’altro.
Essi contaminano i semi contadini, che vengono poi considerati come violazioni e infrazioni delle varietà brevettate dell’industria. In questo modo, negli Stati Uniti, in meno di 20 anni, si è arrivati al punto che gli OGM brevettati rappresentano l’89% del mais e il 94% della soia che viene piantata.
Il divieto agli agricoltori di riutilizzare i semi dei propri raccolti, oltre a costituire una violazione dei loro diritti, impedisce loro di adattare le loro colture ai cambiamenti climatici.
Il cambiamento climatico non è lineare. Nel momento in cui i semi sono piantati, nessuno sa che tempo ci sarà nel prossimo anno. I geni che sono resistenti alla siccità sono inutili negli anni in cui ci sono cicloni o alluvioni eccezionali, e viceversa. La resilienza delle nostre coltivazioni di fronte alla crescente violenza delle crisi climatiche, dipende soprattutto dalla loro diversità genetica e dal loro adattamento alle aree locali – e non da questo o quel nuovo gene che è stato brevettato in laboratorio. Solo le selezioni fatte da contadini e piccoli agricoltori nei loro campi, dai semi che sono state raccolti a livello locale, sono in grado di promuovere un tale adattamento; senza di loro, non ci può essere vera soluzione. I brevetti che accompagnano tutti gli OGM sono una falsa soluzione, perché vietano la selezione del seme da parte di contadini e piccoli agricoltori.
Di fronte al rifiuto degli OGM da parte di un gran numero di consumatori, l’industria ha inventato nuove tecniche di modificazione genetica che vuole siano esenti dai regolamenti sugli OGM.
Queste tecniche di ingegneria genetica consistono nel modificare i geni delle cellule vegetali che vengono coltivate in vitro. Non vi è alcun possibile dubbio che essi producono organismi viventi modificati come definito nel Protocollo di Cartagena. Ma, col pretesto che alcune di queste tecniche non lasciano, nelle piante vendute sul mercato, tracce visibili del materiale genetico che è stato introdotto nelle cellule vegetali al fine di modificare il loro genoma, l’industria vuole che queste piante non siano classificate come OGM – in modo da evitare sia le norme internazionali del protocollo di Cartagena che l’etichettatura, la valutazione e il follow-up dei requisiti che fanno parte di molti sistemi nazionali di regolamentazione. Per ottenere questo, l’industria sta cercando di limitare la definizione di OGM in modo che essa si applichi solo all’inserimento di DNA ricombinante che può essere trovato nel prodotto finale. È inammissibile che la FAO, nelle proprie pubblicazioni, abbia accettato e dato credibilità a questa flagrante violazione della sola definizione di OGM riconosciuta a livello internazionale, quella fornita dal Protocollo di Cartagena.
Questa nuova manovra è ancora più perversa perché permette all’industria di brevettare geni senza distinguerli dai geni esistenti naturalmente nei semi dei contadini e piccoli agricoltori e nelle banche del seme. In questo modo, l’intera biodiversità coltivata disponibile è sottoposta al controllo di un pugno di multinazionali che detengono i più grandi portafogli dei brevetti. I contadini e piccoli agricoltori e piccoli selezionatori di sementi non sono più in grado di scoprire – al fine di proteggerli – se i semi che stanno utilizzando contengono geni brevettati o no. Questa incertezza giuridica sta portando ad una accelerazione della estrema concentrazione dell’industria dei semi che permette a tre multinazionali di controllare più della metà dell’attuale commercio di semi nel mondo.
E sta anche portando alla scomparsa della immensa diversità dei semi contadini che sono stati salvati e rinnovati anno dopo anno, dai contadini e piccoli agricoltori nei loro campi.
Per contribuire a questa nuova biopirateria, il programma Divseek sta rendendo liberamente disponibili le informazioni sulle sequenze genetiche di tutte le risorse vegetali nel sistema multilaterale di ITPGRFA. In questo modo, si sta violando gli obblighi di previo consenso e condivisione dei benefici.
La complicità di ITPGRFA a collaborare con questo programma è un tradimento inaccettabile della fiducia di milioni di contadini e piccoli agricoltori che gli hanno affidato i loro semi.
La Via Campesina e le organizzazioni della società civile alleate si aspettano che la FAO ponga immediatamente fine a questa nuova biopirateria e a qualsiasi tipo di supporto alle tecnologie di modificazione genetica, il cui unico scopo è quello di consentire a una manciata di multinazionali di prendere in consegna e di brevettare la totalità della biodiversità esistente coltivata.
La FAO dovrebbe sostenere i contadini e le organizzazioni degli agricoltori su piccola scala e i ricercatori che sono coinvolti in programmi di selezione collaborativa di sementi dei contadini, che rafforzano la sovranità alimentare e l’agroecologia contadina.
Traduzione di Antonio Lupo