La vendetta di Marx
Non è vero che le merci si producono a mezzo di denaro, e neanche a mezzo di merci; si producono a mezzo di natura e solo capendo come la materia circola in una economia – dai corpi naturali ai processi di produzione e di consumo, e poi come e dove la materia ritorna nei corpi naturali come scorie e rifiuti – solo così si può capire come funziona una economia.
Lo dimostra la fallacia di tutti gli altri indicatori, a cominciare dal prodotto interno lordo, quel numero che dovrebbe misurare la quantità di denaro che attraversa un’economia in un anno sotto forma di merci, di salari, di consumi, di imposte, di servizi. Solo per fare un esempio nel prodotto interno lordo dell’Italia, circa 1.300 miliardi di euro nel 2003, non figurano circa 300 miliardi di euro di denaro che non viene contabilizzato, ma circola ugualmente sotto forma di evasione fiscale, di profitti di attività criminali, corruzione nazionale e internazionale, eccetera. E nei 1.300 miliardi di euro non sono compresi i costi personali, i dolori, le perdite dovuti ad alluvioni, incidenti stradali e sul lavoro. No, mi sbaglio, alcuni di questi costi, figurano, ma dalla parte rovesciata: il reddito degli sfasciacarrozze e dei fabbricanti di casse da morto per le vittime di incidenti e frane e avvelenamenti fanno aumentare il PIL “grazie” a dolori e perdite umani. E nel PIL non figurano tutte le cose che i governi non misurano, la sabbia estratta abusivamente dai fiumi, i rifiuti tossici nascosti nel sottosuolo, i gas velenosi immessi nell’aria, eccetera. C’è quindi seriamente da chiedersi che cosa intende dire un governo quando afferma che il PIL è aumentato del mezzo o del due “per cento” in un anno, dal momento che non sa a che cosa si riferisce il “cento” e che tale “cento” comprende soltanto una frazione del denaro che attraversa un’economia e comunque una frazione del reale benessere di un popolo.
La critica al reale significato del PIL come indicatore dello stato di salute e benessere degli umani e della natura, della felicità e di più equi rapporti nazionali e internazionali, risale a molti decenni fa; così come agli anni sessanta del Novecento risalgono dei tentativi di sostituire la contabilità nazionale in unità monetarie con una contabilità in unità fisiche, cioè con la misura della massa dei materiali – tratti dalla natura, trasformati dal lavoro umano e restituiti poi come scorie alla natura – che “attraversano” un’economia. Tale contabilità deve essere in pareggio: non ammette evasioni, o frodi perché anche il denaro illegale, che sfugge al PIL, viene pure investito in edifici, macchinari, merci, automobili, battelli, eccetera, che richiedono un movimento fisico di pietre, cemento, mattoni, minerali, fonti di energia, acciaio, plastica, eccetera, movimento che può sfuggire nei conti in denaro ma non può sfuggire nella sua forma fisica, naturale. Non a caso Marx, nella “Critica del Programma di Gotha”, ricorda che la natura è la fonte dei valori di uso e che di essi consta la reale ricchezza.
La redazione di una contabilità nazionale in unità fisiche richiede la soluzione di grossi problemi pratici. Per far quadrare i conti bisogna avere informazioni statistiche sulle entrate e uscite di materiali, in unità di chili o tonnellate, per ciascun settore di attività: agricoltura, industrie, servizi, trasporti, consumi finali delle famiglie, comprese le materie tratte (gratis) dall’aria o dal suolo o sottosuolo, comprese le materie immesse come rifiuti o scorie nell’aria, nelle acque, nel suolo.
Per definizione, in ciascun settore economico entra esattamente la stessa quantità di materia che esce dallo stesso settore economico verso gli altri settori, verso i consumi finali e verso i corpi naturali, tenendo naturalmente conto delle importazioni ed esportazioni e della massa di materiali a vita lunga – edifici, macchinari, arredi domestici – che restano “immobilizzati” come stocks “dentro” l’economia, dentro la “tecnosfera”, per un periodo di tempo più lungo dell’anno a cui si riferisce generalmente l’analisi.
Per farla breve, è possibile redigere delle tavole intersettoriali, o input-output, come si suol dire, simili a quelle della contabilità monetaria, nelle quali peraltro sono aggiunti i flussi di materiali estratti dai corpi naturali – aria, acqua, suolo, sottosuolo – e i flussi di materiali che ritornano nei corpi riceventi naturali.
L’esame delle tavole input-output in unità fisiche spiegano bene fenomeni noti spesso solo qualitativamente: le attività “economiche” comportano un impoverimento delle riserve di beni “naturali” – materiali di cava e miniera, fertilità del suolo, risorse idriche – e un peggioramento della qualità dei corpi riceventi ambientali: aria, acqua, suolo. Informazioni fondamentali per la politica ambientale, per identificare i settori da cui provengono le scorie inquinanti e per fargli i pagare i danni ambientali, per incentivare usi e materiali alternativi a quelli esistenti, divieti di scaricare rifiuti nei corpi riceventi naturali, per orientare produzione e consumo di materiali e merci, eccetera.
Nonostante le difficoltà pratiche, tavole input-output in unità fisiche sono state redatte per la Germania, la Danimarca, in parte per la Finlandia. Per l’Italia sono state redatte le tavole intersettoriali in unità fisiche per il 1995 e per il 2000. Per l’Italia, in particolare, è stata proposta [Statistica, 63, (2), 397-409 (aprile-giugno 2003)] la misura di un “prodotto interno materiale lordo” (PIML), formalmente simile al prodotto interno lordo in unità monetarie.
Nel 2000 in Italia, in corrispondenza di un prodotto interno lordo di circa 1.150 miliardi di euro, il PIML, cioè la massa di materiali estratti dalla natura e importati che alimenta i consumi finali e i servizi, e che viene immobilizzata in beni a vita lunga, tenuto conto delle importazioni ed esportazioni, è risultata di circa 860 milioni di tonnellate, circa 750 chili per 1000 euro di PIL, circa 15 tonnellate per persona all’anno. Questo significa che ogni persona in Italia, per mangiare, abitare, muoversi, lavorare, guardare la televisione o andare a spasso, richiede ogni anno circa duecento volte il proprio peso di materiali, provenienti dall’aria, dalle cave, dalle attività agricole e industriali e dalle importazioni, poi restituiti come gas, liquidi o rifiuti solidi nell’ambiente naturale, o immobilizzati “dentro” l’universo degli oggetti materiali, che così si dilata, anno dopo anno.
Considerando che una contabilità nazionale in unità fisiche permette di risolvere molti problemi importanti per l’economia e per l’ambiente, i deputati Giordano, Russo Spena e Vendola del Prc hanno presentato, l’8 aprile 2004, alla Camera la proposta di legge n. 4895 proprio intitolata: “Istituzione del sistema di calcolo denominato ‘Prodotto Interno Materiale Lordo’ (PIML)”.
Oltre che a livello di singoli stati, è possibile redigere una contabilità dei flussi annui di materiali che attraversano una città o una regione, anche per capire quanto “peso” la città o la regione può sostenere e quando il flusso di materiali diventa insostenibile. A maggior ragione la conoscenza del flusso di materiali fra paesi del Nord del mondo e paesi del Sud del mondo aiuta a comprendere l’origine di molte disuguaglianze negli scambi internazionali, la forma in cui un paese porta via da un altro paese, in cambio di limitate quantità di denaro o magari anche in cambio di niente, grandi masse di materiali – acqua, prodotti agricoli, o forestali, minerali – che nel paese imperialista si trasformano in merci e macchinari e in ricchezza monetaria.
In Germania addirittura, insieme alle tavole intersettoriali in unità fisiche, sono state redatte anche tavole intersettoriali in unità “di lavoro” – quante ore di lavoro sono associate a ciascuno scambio monetario, o di materia – e anche questa sembra essere la “vendetta di Marx” e della sua proposta di misurare il “valore” nell’economia in unità di lavoro, oltre che in unità di natura. Materia e lavoro, oltre che denaro, sono i vertici di un “triangolo magico” – Das magische Dreieck – come lo statistico tedesco Carsten Stahmer ha chiamato la sua analisi che viene diffusa in Germania e nell’America latina dal movimento “Politik und Kultur” www.puk.de, nell’ambito del lavoro per un socialismo per il XXI secolo e per la fine del capitalismo globale. E del resto le tavole intersettoriali dell’economia sono ben state inventate proprio nel 1921, all’alba della pianificazione bolscevica leninista. Guarda un po’: la statistica scienza sovversiva?