Le pene di un raccoglitore di carte per la fine che esse faranno dopo la sua morte

Giornata di studio: “Fondi e collezioni di persone e personalità negli archivi, nelle biblioteche, nei musei; una risorsa, una opportunità”, Bologna 26 ottobre 2016

Signore e signori,

vi ringrazio di aver accettato di ascoltare la testimonianza di una di quelle ‘persone’ ai cui archivi e biblioteche è dedicata questa giornata. Permettetemi di presentarmi: sono Giorgio Nebbia, ho 90 anni, sono un chimico e un professore universitario a riposo.

Qualsiasi studioso accumula nel corso della vita, libri, articoli di altri e propri, lettere scambiate con altri, ritagli di giornali, eccetera, che “raccontano” i tempi in cui ha vissuto e l’evoluzione dei suoi interessi e pensieri.

Se si tratta di una persona nota e autorevole vengono creati appositi archivi e biblioteche e il materiale viene adeguatamente inventariato e reso accessibile al pubblico. Di molte personalità della letteratura e della politica sono stati giustamente raccolti fondi e collezioni, alcuni inventariati, alcuni disponibili in rete, http://catalogo.archividelnovecento.it/ .

Ma se si tratta di persone poco importanti, alla loro morte gli eredi hanno bisogno di sgombrare le abitazione e le carte raccolte rischiano la dispersione o la distruzione. Eppure può trattarsi di libri e documenti relativi ad eventi di qualche interesse della storia civile del nostro paese. Penso a molti insegnanti, a giornalisti, a persone che sono state attive nei movimenti pacifisti, di difesa dell’ambiente, dei diritti delle donne, della sicurezza nei posti di lavoro.

Alcune persone cercano, quando sono ancora in vita, di assicurare la sopravvivenza di questo “patrimonio”, di scarso valore venale, ma che “contiene” una pur piccola parte di storia e che il proprietario vorrebbe fosse accessibile al pubblico — e che giustamente avete definito una risorsa e una opportunità.

Alla richiesta di aiuto, per salvare la biblioteca e l’archivio, propri o di altri, si incontrano difficoltà e problemi: mancanza di spazi, mancanza di soldi, mancanza di personale disposto, con passione, ad inventariare documenti, da cui peraltro una persona volonterosa potrebbe trarre ispirazione e stimoli per libri o articoli.

Talvolta si incontra la resistenza degli eredi per motivi affettivi o per la speranza di vendere i libri del defunto ((Articolo scritto da Silvio Ceccato (1914-1997) dopo aver costatato che ” migliaia di volumi della biblioteca di Cesare Musatti (1897-1989), il padre della psicanalisi in Italia, sono stati ‘svenduti’ in una bancarella, fra blue jeans e paccottiglia varia. Ma anche gli oggetti hanno un’anima, come dimostra questo racconto ” anche le biblioteche piangono.)).

Talvolta un sindaco o un assessore, sperando in una momentanea pubblicità, promette di organizzare una improvvisata biblioteca o un centro per ospitare i libri di qualche persona abbastanza nota: ho assistito a preziosi documenti personali lasciati in una cantina poi allagata e scomparsi.

Ho assistito, dopo la morte di persone che pure erano stati importanti testimoni e partecipi di eventi scientifici o di battaglie civili, alla scomparsa di biblioteche e archivi e perfino dei loro siti telematici.

Io stesso, dopo il pensionamento, mi sono visto costretto a liberare il mio appartamento dei libri, dei manoscritti, delle lettere accumulate in circa settanta anni di vita pubblica, all’università e in parlamento, e ho cercato di donare questi documenti a qualche istituzione che potesse assicurarne la conservazione e l’accesso a chi avesse voluto studiarli. E qui sono cominciate le pene e le delusioni, fino a quando ho ricevuto aiuto e ospitalità dalla Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, che aveva già vari fondi archivistici sull’Italia contemporanea, sulla Resistenza, sull’industria, sulla cinematografia e fotografia, e che dal 1990 ha avviato la raccolta di fondi sulla storia dell’ambiente. Il professor Marino Ruzzenenti ((

Marino Ruzzenenti, “Potenzialità e criticità”

Presso l’Archivio della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia sono presenti circa 55 Fondi personali, che fanno capo a protagonisti della politica, del sindacato, della cultura, della ricerca, dell’ambientalismo dell’età contemporanea.

http://www.fondazionemicheletti.eu/italiano/documentazione/archivio/default.asp )

Di questi, circa 24 sono prodotti da studiosi ed attivisti che appunto hanno affrontato le tematiche ecologiche (i più rilevanti gli archivi di Giorgio e Gabriella Nebbia e Laura Conti). Si tratta di una considerevole mole di materiali documentali, stimabili in circa 2.000 metri lineari di scaffalature, ovviamente in stato diversificato di ordinamento e inventariazione.

Essendo fondi personali (quindi privi di un protocollo d’ingresso e di ordinamento come quelli pubblici), conferiti nei modi più disparati (dai produttori ancora viventi, quindi interessati a presentare e mantenere un certo ordinamento, oppure, all’estremo, da parenti alla lontana preoccupati solo di disfarsi di cumuli di carte ingombranti e caoticamente affastellate) non vi può essere, sulla base della nostra esperienza, un protocollo standard di ordinamento di detti materiali. Per quanto riguarda la definizione dell’assetto proprietario nella fase di conferimento, la nostra esperienza ci spinge a privilegiare la donazione. Dopo aver effettuato una prima sommaria valutazione del contenuto di un fondo conferito, si procede all’ordinamento che tenga conto il più possibile di come il produttore abbia originariamente operato, conservando tendenzialmente tutto (si scartano, annotandolo nell’inventario, ad es. raccolte di un quotidiano di cui si possiedono già diverse copie, oppure bollette del tutto insignificanti…), estrapolando, previa annotazione nell’inventario, i libri e le riviste, che non siano direttamente o parzialmente frutto dell’attività del soggetto, che vengono collocate nella biblioteca ed emeroteca generali. L’inventario, quindi, è lo strumento indispensabile per rendere accessibile la consultazione da parte degli studiosi. Infine, per la valorizzazione, segnaliamo le esperienze degli archivi Nebbia e Conti, che hanno meritato particolari attenzioni sia in convegni di studi che in diverse pubblicazioni. Mentre per la digitalizzazione e la messa a disposizione on line, significativa l’esperienza degli archivi di alcuni esponenti dell’Anei.

Il problema, però, più rilevante è il fabbisogno di risorse che questa attività richiede, a partire dal semplice reperimento degli spazi fisici, ingigantito dalla sottovalutazione dell’importanza di questi fondi e dal diffuso atteggiamento comprensibilmente restio a farsene carico, in considerazione del problematico rapporto tra risorse investite e ritorno di immagine.))

ha esposto, di questa fondazione, la storia e le difficoltà relative a problemi di spazio, di personale e di fondi per l’inventario del vasto materiale esistente e per garantirne l’accesso al pubblico.

La fondazione ha inventariato le parti del mio archivio che riguardano le ricerche sull’energia solare e il periodo parlamentare:http://www.fondazionemicheletti.eu/italiano/documentazione/archivio/dettaglio.asp?id=119&pagina=2.

Libri, articoli e lettere, uniti come li aveva raccolti il proprietario, consentono a chi li esaminerà di comprendere anche il criterio e l’atmosfera che ha ispirato chi li ha raccolti. In questo contesto gli stessi libri, anche quando si tratta di testi abbastanza diffusi, “raccontano” — vi prego di perdonare questa immagine — quello che il loro “padrone” stava facendo quando li consultava.

Alcuni vedono nella informatizzazione di libri e di archivi la soluzione alla mancanza di spazio per i testi cartacei e alla possibilità di renderli accessibili e consultabili al più vasto pubblico. Non c’è dubbio che un grande e crescente numero di libri e documenti del passato sta diventando disponibile in internet.

Ma se parliamo di salvare documenti più recenti, si deve constatare che i testi cartacei stanno diminuendo: sempre più libri, rapporti scientifici, tesi di laurea, documenti amministrativi sono disponibili in forma digitale e la loro leggibilità e conservabilità in futuro è discutile. Le persone non scrivono più “lettere” e affidano la comunicazione alla posta elettronica o ad altri strumenti la cui “lettura” rischia di essere sempre più difficile in futuro. Nei prossimi anni chi potrà ricostruire le “corrispondenze” fra molti studiosi e personalità, quella memorialistica basata sulle “lettere” ?

Al punto che alcuni prospettano l’avvento di una futura scarsità di fonti accessibili relative al nostro tempo attuale. http://archive.ifla.org/IV/ifla63/63kuny1.pdf .

Mi auguro che da questo importante incontro nasca un progetto di inventario degli archivi e biblioteche privati ancora esistenti e della loro localizzazione.

Si tratta di migliaia di archivi sparsi presso singoli, biblioteche, centri di ricerca, accademie, università. Qualche tentativo di inventario è stato fatto, nel corso degli anni per gli archivi e le biblioteche di persone che sono state impegnate nei movimenti di difesa dell’ambiente. Alcuni fondi sono stati salvati e sono accessibili in internet ((

Alcuni fondi privati di studiosi dell’ambiente.

Antonio Cederna (1921-1996):

http://www.archiviocederna.it/cederna-web/info/la-mia-appia_it.html

Laura Conti (1921-1993):

http://www.fondazionemicheletti.eu/italiano/documentazione/archivio/dettaglio.asp?id=134&pagina=3

Fabrizio Giovenale (1918-2006):

http://catalogo.archividelnovecento.it/centro_cultura_ecologica.htm — esplora fondi — fabrizio giovenale

Antonio Iannello (1930-1998):

http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1103))

. Molto più lungo è l’elenco di quelli perduti o che non si sa dove siano.

Un inventario di alcune biblioteche “private” sui problemi ambientali è stato avviato per iniziativa dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA):http://www.isprambiente.gov.it/it/biblioteca/servizi/biblioteche-di-interesse-ambientale-1/altri-fondi-bibliotecari . E questo solo per gli archivi e le biblioteche “ambientali”, un ristretto segmento della storia italiana.

Il problema ha carattere di urgenza perché la generazione che è stata attiva nella seconda metà del secolo scorso sta invecchiando e molti, di tale generazione, sono morti. Se ne è andata mia moglie che ha condiviso il mio lavoro, fra poco me ne sarò andato anch’io, affidando il ricordo di quel poco che abbiamo fatto alla sopravvivenza e all’auspicabile utilità delle carte che abbiamo amato.

Grazie per la loro pazienza e attenzione.

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Venduta a peso. Ma si può finire così ?

Ero una volta, appena cinque anni fa, una biblioteca. Anzi una Signora Biblioteca. Quanto mi ha amata il mio signore-padrone. Mi aveva presa che sgambettavo già; insomma voglio dire che una parte di quei primi libri erano già appartenuti a suo padre, l’avvocato Elia Musatti. Era un vanto per me poter esibire tali natali. Mica come certe mie colleghe che non hanno nessuna storia, comperate giusto perché fa fine averle in casa. Poverette, mai una parola d’amore per loro, solo una tiritera della padrona di casa allorché deve spolverarle.

Il mio, di padrone, invece, non solo mi spolverava, ma mi accarezzava. Non passava giorno senza che uno dei miei libri non venisse accarezzato, letto, sottolineato. Che allegra brigata eravamo. Libri di psicoanalisi, di matematica, di musica, di teatro, di politica, romanzi, riviste di cinema. Eh si, il mio padrone aveva mille interessi, mille curiosità. Non lo dico per vantarmi, anche lui scriveva. E per me era il massimo dell’onore quando giungeva fra di noi un suo nuovo libro, fresco fresco di stampa …

E i viaggi, poi. Dico io, quante biblioteche possono vantare i viaggi che ho fatto io ? Quanti traslochi in novant’anni ! E mai che dimenticasse di portarmi con sé. Neppure un volumetto tralasciava. Anche se ormai ero diventata grande, enorme, a dismisura. Anzi so per certo che io non ero estranea alla decisione di quei traslochi. Lo sentii una sera borbottare con tenerezza: qui non c’è più posto per i libri, bisognerà cambiare casa ancora una volta. E la cambiammo.

Passavano gli anni, i suoi capelli sempre più bianchi, molte mie pagine sempre più gialle. Com’è dolce crescere ed invecchiare insieme. Ogni mio libro era lì a testimoniare una lunga storia condivisa. Il Liceo, l’Università, il Primo Amore. Abbiamo vissuto sulla nostra pelle le crudeli leggi antirazziali, i primi successi accademici, i tanti palpitar di cuore. Abbiamo studiato insieme e insieme abbiamo talvolta riso. Ci siamo commossi, qualche volta persino annoiati. Non contento dei miliardi di parole stampati …

Adesso lui non c’è più. Mi ricordo ancora l’ultima mano amorosa, femmina, che venne a me per scegliere un libro da leggere al Maestro. Era tanto stanco nelle ore supreme. Questione di un attimo, il compagno della vita se ne andò. Dove ? Non so. So soltanto che ben più dolorosa fu la mia di sorte e morte.

Per qualche mese nella casa ci fu un gran via vai. Architetti che parlavamo di ristrutturazione. Manacce che frugavano fra gli scaffali. Questo va tenuto, questo va buttato.

Mi ritrovai un dì in un mercato. Fra banchetti di blue jeans e paccottiglia varia. Venduta a peso, smembrata. Ho pianto, lo confesso. E di disperazione ho peccato, in quel sabato assolato. Oggi io non ci sono più. Dispersa per il mondo. Alcuni miei figli ancora imballati in scatoloni nella cantina di un mercante. Ma forse non tutto è perduto. Perché sì, gli eredi possono uccidere una biblioteca, ma non l’amore.

Riconobbi una mano, quel dì. Una mano di donna. Era venuta a darmi l’estremo addio. E lei che non ha mai imparato a memoria le tabelline, dal banchetto scelse e comprò un libro di matematica difficile. I “Logaritmi” che erano già appartenuti a Benussi. Era il Maestro del mio padrone. Nessuno, salvo lui, me e lei, poteva conoscere il “valore” di quelle pagine. Ma questa, forse, è un’altra storia.

La Signora Biblioteca

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