A Brescia, dal 14 ottobre al 25 novembre 2025 una proposta per insegnanti a partire dagli archivi della Fondazione “Luigi Micheletti”, in collaborazione con Società italiana di storia ambientale – SISAM, Movimento per la Decrescita Felice, AlterNative, musil – museo dell’industria e del lavoro, Collettivo “assenze ingiustificate”, Istituto nazionale Ferruccio Parri.
Indice
Programma
Lezione introduttiva (3 ore). A cura di Salvo Adorno.
La relazione si articolerà in due momenti. Nel primo verranno presentate le riflessioni dei principali studiosi internazionali di didattica della storia, nella seconda si declineranno queste riflessioni nel campo specifico della didattica della storia ambientale. Si individuano due principali filiere di didattica, quella cognitivista di matrice anglosassone e americana rappresentata da Peter Lee e Sam Wineburg che ha individuato i principali concetti procedurali indispensabili alla costruzione del ragionamento storico da insegnare agli studenti; la seconda culturale di matrice tedesca, interpretata da Georg Rusen, che ha individuato nella formazione della coscienza storica, intesa come capacità di mettere in relazione passato, presente e futuro, l’obiettivo principale dell’insegnamento della storia. Il canadese Peter Seixas, con i sui Big Six, ha proposto una sintesi educativa tra i due approcci. L’applicazione di questi metodi alla storia ambientale è stata affrontata da studiosi come Kennet Nordgren e Kate Hawkey , ma è già presente nelle riflessioni di Rusen. La ricostruzione di questo contesto di riflessioni su teorie metodi e pratiche relative alla didattica della storia ambientale sarà oggetto della lezione durante la quale verrà introdotto e spiegato anche il concetto di Antropocene, che recentemente è anche entrato nelle tracce della maturatià, e le modalità della sua applicazione didattica in chiave interdisciplinare tra materie umanistiche e materie scientifiche. Durante la lezione saranno forniti esempi di applicazione didattica e materiali di studio.
Sul campo: percorsi tra natura e tecnica (4 ore). A cura di René Capovin e Roberto Saleri.
L’incontro si svolgerà nella sua prima parte all’aperto, nel quartiere di San Bartolomeo, tra i campi rimasti e il fiume Bova: si osserveranno un paesaggio peri-urbano, alcune aree agricole e una serie di interventi e dispositivi tecnici, talora ancora funzionanti, che nei secoli hanno permesso di produrre energia, irrigare campi e difendere il territorio dalle piene. Chiuderà l’incontro la visita del Museo del Ferro, dove si tornerà sui temi toccati nella passeggiata mostrando ulteriori aspetti del rapporto natura/cultura (es. miniere di ferro), riflettendo sulle indubitabili trasformazioni di paesaggio e tecniche, ma anche sulle non poche continuità, a livello di bisogni umani e di vincoli naturali.
Un modello alternativo di economia e società: la Decrescita (felice) (3 ore). A cura del movimento per la decrescita felice (MDF).
Stiamo vivendo un’epoca caratterizzata da una crisi socioecologica su scala globale senza precedenti. La Decrescita rappresenta un’alternativa per un benessere ecosostenibile e giusto attraverso la riduzione della produzione e dei consumi e l’uscita da un’economia basata sulla crescita infinita. Richiede un futuro in cui le società vivano entro i propri mezzi ecologici, con economie e risorse aperte e localizzate più equamente distribuite attraverso nuove forme di istituzioni democratiche. La decrescita non solo sfida la centralità del PIL come obiettivo politico generale, ma propone un quadro per la trasformazione verso un livello inferiore e sostenibile di produzione e consumo, con più spazio alla cooperazione umana e agli ecosistemi. Il Movimento Decrescita Felice si occupa di diffondere e praticare i principi della decrescita e organizza gruppi locali che collaborano nell’attuazione locale di esperienze trasformative. Metodologia: approcci partecipativi.
La ricerca di storia ambientale (2 ore). A cura di Luigi Piccioni.
Quello della storia ambientale è un campo di ricerca vasto e variegato e sono di conseguenza molto numerosi e diversi gli strumenti e le metodologie utilizzate al suo interno. La storia ambientale è infatti al tempo stesso storia degli ambienti naturali in sé; storia degli ambienti naturali in rapporto alla presenza e all’azione delle collettività umane; storia delle tecnologie, del loro rapporto e del loro impatto sugli ambienti naturali; storia delle visioni del mondo naturale via via elaborate dalle collettività umane; storia delle visioni del rapporto tra ambiente naturale e collettività umane. Questa ricchezza di ambiti e di approcci ha fatto in modo che dal momento della sua comparsa, negli anni Sessanta del Novecento, la storia ambientale abbia mobilitato discipline molto diverse, da quelle che studiano l’ambiente come ad esempio la botanica, la geologia, la zoologia, la climatologia, a quelle che studiano le istituzioni e gli aggregati umani come ad esempio la sociologia, la politologia, il diritto, a quelle che studiano la psiche umana e la cultura come ad esempio la filosofia, l’antropologia culturale, la psicologia. La lezione introdurrà brevemente a questa ricchezza di prospettive e illustrerà alcuni casi esemplari di integrazione tra sguardi, metodologie e strumenti di ricerca.
Presentazione del manuale A come ambiente, di Nebbia-Ruzzenenti-Costa (2 ore). A cura di Marino Ruzzenenti.
L’ecologia per un lungo periodo è stata confinata nell’ambito delle scienze naturali, argomento di interesse per i biologi. La crisi drammatica del rapporto tra l’economia umana e l’ambiente naturale ha imposto il superamento di quell’impostazione e ha chiamato in causa altre discipline che hanno a che fare proprio con la presenza e l’azione degli umani sulla biosfera. Il testo scolastico Acomeambiente,pensato come sussidiario nel ciclo secondario inferiore e biennio delle superiori, cerca di illustrare questo approccio interdisciplinare, grazie al fondamentale contributo del grande scienziato e militante ambientalista Giorgio Nebbia, che nella sua vita ha esemplarmente interpretato la “nuova” ecologia, umana e sociale.
I temi ambientali nei musei e nei centri visitatori (2 ore). A cura di Stefano Morosini.
Lavorare con musei e centri visitatori richiede una visione integrata del patrimonio come costruzione culturale e prodotto materiale/virtuale. L’intervento esplora come i professionisti e le istituzioni interpretano, gestiscono e comunicano il patrimonio, con particolare attenzione alle pratiche partecipative e agli strumenti digitali. Verranno discussi casi internazionali e approcci innovativi che coniugano conservazione, accessibilità e coinvolgimento del pubblico. Il contributo evidenzia le sfide politiche e ideologiche della gestione del patrimonio ambientale, proponendo una serie di casi di studio a livello internazionale e italiano e una serie di strategie per una governance inclusiva e sostenibile.
Laboratorio: sviluppare unità didattiche di apprendimento sulla crisi ecologica (3 ore). A cura del collettivo Assenze ingiustificate.
L’UDA (unità didattica di apprendimento) è un organismo complesso: il suo scopo è armonizzare obiettivi formativi, contenuti, metodologie e modalità di verifica coinvolgendo discipline diverse. È un modo comunitario e creativo di fare scuola: la progettazione è condivisa tra docenti, l’argomento è osservato da più punti di vista, studenti e studentesse si confrontano direttamente con i temi affrontati grazie ai compiti di realtà. Nel laboratorio i docenti utilizzeranno quello che hanno appreso dagli incontri precedenti per lavorare in gruppo, progettando la loro UDA che sarà poi condivisa con il resto del corso. A conclusione del lavoro di gruppo, i corsisti saranno chiamati a sviluppare autonomamente l’UDA strutturata a lezione, producendo per la propria parte un lesson plan semplice e individuando materiali della propria disciplina coerenti con quanto stabilito durante il lavoro di gruppo, al fine di produrre un elaborato coerente e utilizzabile in sede didattica (6 ore di lavoro). Il lavoro dovrà essere inviato, entro e non oltre il 17 gennaio 2026, al seguente indirizzo mail: salbego@fondazionemicheletti.it.

