Ottilia De Marco (1934-2009)

Uno studioso non muore mai; può morire biologicamente ma il suo contributo resterà per sempre, fino a che esistono delle biblioteche, degli schedari … e fino a che funziona Internet. Questo vale certamente per Ottilia De Marco, professore emerito dell’Università di Bari. Nata nel 1934, orgogliosa della sua origine e cultura salentina, Ottilia De Marco ha affrontato presto le ricerche in quello che era l’Istituto di Merceologia di Bari ottenendo la libera docenza (quando ancora esisteva) e raggiungendo la cattedra di professore ordinario di Tecnologia dei cicli produttivi. Questa disciplina, originariamente nata da una costola della Merceologia, http://www.minerva.unito.it/Storia/Articoli/Merceologia01.htm, Ottilia De Marco ha saputo far diventare il centro di ricerche di rilievo internazionale, punto d’incontro e sintesi nei rapporti fra chimica, economia e ecologia. Ha infatti impostato i suoi corsi universitari e la sua ricerca sull’analisi dei “flussi” di materiali, di materie prime, di merci agricole industriali, attraverso l’economia.

La Tecnologia dei cicli produttivi è così diventata, grazie a Ottilia de Marco, la sede di analisi della circolazione della materia e dell’energia dalla natura, ai processi di produzione, a quelli di “consumo”, tenendo conto che tutti i materiali entrati in ciascun processo “devono” ritrovarsi alla fine sotto forma o di beni fisici utili, di merci, o di residui e rifiuti, merci anch’essi, sia pure negativi, con cui fare i conti per la loro sistemazione finale ma anche da cui possibilmente trarre altre materie ed energie. Alcune sue ricerche sulla chemiurgia, la tecnica per la valorizzazione dei prodotti e sottoprodotti agricoli, sono già apparsi in questa rivista:  http://www.fondazionemicheletti.it/altronovecento/articolo.aspx?id_articolo=7&tipo_articolo=d_saggi&id=180

Grazie ad Ottilia De Marco, la Tecnologia dei cicli produttivi ha così anticipato i problemi che sarebbero stati al centro dei dibattiti sul “riciclo” dei rifiuti, sugli effetti ecologici delle scorie della produzione e del consumo, insomma di molti aspetti dell’ambientalismo che spesso dimentica le vere radici, culturali e merceologiche, appunto, dei problemi con cui deve confrontarsi. Tanto che i lavori e contributi scientifici di Ottilia De Marco hanno destato attenzione e apprezzamento a livello internazionale e le sue pubblicazioni sono fra le poche italiane, citate negli studi sulla contabilità economico-ecologica.

Ma la curiosità e la passione di Ottilia De Marco andava molto al di là degli interessi “ufficiali” scientifici e universitari. Dotata di una solida cultura umanistica, proveniente fa buoni studi liceali, riconobbe presto che dietro “le merci”, oggetto dei suoi studi accademici, c’era anche un mondo di storia e di cultura. Si è così ben presto occupata di ricerche sulla storia delle merci, delle falsificazioni e frodi nell’antichità e nel Medioevo, tanto che le è stato affidato l’insegnamento di una disciplina, “Storia del commercio con l’Oriente”, poi inspiegabilmente scomparsa, con la quale mostrava il ruolo economico e politico che le merci hanno avuto nel passato, come oggetti di scambio economico, ma soprattutto come portatrici di conoscenze e di cultura attraverso i continenti.

Un gruppo di colleghi ha riunito, nel volume: “Raccolta di alcuni scritti della studiosa Ottilia De Marco”, Bari, 2011, alcuni degli studi, apparsi in riviste italiane e straniere, che la prof. De Marco amava in maniera particolare e per i quali era una riconosciuta autorità internazionale. Per tali studi aveva esplorato con coraggio e spirito davvero interdisciplinare, le conoscenze merceologiche dell’antichità greco-romana, del mondo ebraico e di quello islamico.

L’importanza di questi studi appare in maniera ancora più evidente in questo periodo di lacerazione fra mondi e religioni e etnie; tutto il lavoro di Ottilia De Marco è stato invece dedicato a riconoscere l’unità e la solidarietà fra culture e paesi anche lontani nello spazio e nel tempo, assicurate, nel corso di duemila anni, proprio dalla necessità di scambiare beni materiali, oggetti, merci, di diffondere conoscenze tecnico-scientifiche nella comune aspirazione a vivere e comunicare insieme. Ottilia De Marcio ha messo così in evidenza che anche cose apparentemente banali, come gli oggetti di commercio, le spezie, le pietre preziose, i medicinali, lo zucchero, erano portatori di civiltà in quanto mezzi per soddisfare bisogni umani, uguali sotto tutti i cieli.

Questa passione Ottilia de Marco ha diffuso fra gli studenti, i cui interessi poneva al di sopra di qualsiasi problema personale, anche quando la sua salute ha cominciato a declinare, nella vita civile servendo in cariche di responsabilità nell’associazione Soroptimist, in varie associazioni scientifiche nazionali e internazionali, e negli impegni accademici; in tutte queste attività ha manifestato, anche quando ciò la metteva contro corrente, rigore, indipendenza, disinteresse e rispetto dei principi che l’hanno accompagnata per tutta la vita.
Gaston Bachelard ha scritto una volta: “Immagino il paradiso come un’immensa biblioteca”. Gli amici di Ottilia De Marco sono certi che lei è là fra i libri che amava, con la sua grande curiosità, a completare gli studi che la malattia, invidiosa, l’ha costretta ad interrompere quaggiù.