Processo Caffaro per inquinamento da PCB, mercurio e cromo esavalente. Ministero dell’Ambiente e Comune di Brescia assenti. Le parti civili espressione della cittadinanza attiva escluse. Il Comunicato di Medicina Democratica

Il disastroso inquinamento prodotto dall’industria chimica Caffaro con la dispersione di diossine, PCB, mercurio ed altre sostanze tossiche in una vasta porzione della città di Brescia venne alla luce nel 2001 in seguito alla pubblicazione di una ricerca sulla storia di quella fabbrica1.

Dopo più di venti anni, il 26 settembre 2023, con l’udienza preliminare, si è aperto il primo processo penale con alcuni rinvii a giudizio, che non riguardano i presunti reati degli storici responsabili di quel disastro ambientale, purtroppo ritenuti prescritti dalla prima indagine della magistratura avviata nel lontano 2001, ma solo i vertici di Caffaro Brescia, che oltre dieci anni fa avevano rilevato alcune produzioni, quelle meno pericolose, gestendo in affitto una parte dello stabilimento. Insomma gli ultimi rimasti con il cerino in mano, oltre al vecchio liquidatore della storica Caffaro Snia fallita nel 2009 e il primo commissario ministeriale del Sin Brescia Caffaro. Quindi i rinviati a giudizio sono il presidente del CdA di Caffaro Brescia Antonio Donato Todisco, il legale rappresentante dell’azienda Alessandro Quadrelli e i direttori di stabilimento Alessandro Francesconi e Vitantonio Balacco, accusati di inquinamento ambientale e gestione incontrollata e omessa bonifica di rifiuti pericolosi, ma anche di disastro ambientale. Invece l’ex commissario straordinario del sito Caffaro Roberto Moreni, accusato di inquinamento ambientale colposo, il commissario liquidatore dell’ex Caffaro Chimica del gruppo Snia, Marco Cappelletto e il collaboratore Alfiero Marinelli, delegato per l’ambiente e la sicurezza, hanno chiesto il rito abbreviato.

Questo processo è il risultato dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Silvio Bonfigli con il sostituto Donato Greco, titolari del fascicolo aperto nel 2019 e che il 9 febbraio di tre anni fa chiesero e ottennero il sequestro del Sito di interesse nazionale, acquisendo nei confronti di Caffaro Brescia, nel giugno 2021, il sequestro di 7 milioni 762 mila euro. In virtù di un’intesa tra il ministero della Transizione Ecologica e la Caffaro Brescia, tre milioni furono poi scongelati per essere investiti nell’adeguamento della barriera idraulica ed evitare la contaminazione in falda di sostanze tossiche.

Ebbene il Gup, nell’udienza preliminare, ha escluso Medicina Democratica come parte civile nel processo che stava iniziando sul Caso Caffaro (esclusi anche Codacons e Lac), con la motivazione che non sarebbe stato dimostrato e quantificato il danno subito dalle rispettive associazioni (tema proprio del processo…).

Il risultato clamoroso è che il processo sarà senza parti civili, visto che coloro che erano già stati individuati come parti offese, Ministero e Comune di Brescia, hanno deciso di non costituirsi.

L’avvocata di Medicina Democratica, Laura Mara, in 22 anni di attività sul territorio nazionale, non si è mai trovata in una situazione simile.

Va sottolineato che da Medicina Democratica erano stati presentati a supporto due faldoni che documentavano tutta l’attività più che ventennale svolta dalla stessa associazione per far emergere il disastro Caffaro e che indicavano anche il danno che avrebbero subito i cittadini che Medicina Democratica rappresentava.

Va anche aggiunto che l’attuale processo Caffaro non è altro che la ripresa del processo Caffaro storico del 2001, in cui erano costituiti e ammessi come parti civili Medicina Democratica e Legambiente, archiviato nel 2010  non definitivamente, ma con la trasmissione alla procura della nota, sempre di Medicina Democratica come parte civile, del 18 settembre 2009, in cui si sosteneva che il disastro ambientale non poteva essere prescritto in quanto “in ogni caso, risulta evidente che a Brescia la dispersione degli inquinanti in questione nell’ambiente circostante è proseguita e prosegue ancora oggi in quantità importanti nelle acque di falda”2.

Ed è a partire da quella nota di Medicina Democratica e dal conseguente provvedimento del Gip di allora che si è riaperto l’attuale processo, dal quale ora la stessa Medicina Democratica è stata esclusa.

Che si può dire, a parte la personale e profonda amarezza, se non constatare che questa esclusione toglie di fatto dall’imbarazzo quelle parti civili che, in quanto parti offese, “dovevano” costituirsi, Ministero e Comune di Brescia, e non l’hanno fatto, dimostrando di non aver alcun interesse a tutelare il bene pubblico.

Si riporta di seguito il Comunicato stampa di Medicina Democratica.

Processo Caffaro, senza parti civili chi difenderà gli interessi del territorio?

Sconcerto e preoccupazione di Medicina Democratica per l’esclusione come parte civile dal processo Caffaro, Marco Caldiroli: “Chi rappresenterà gli interessi della popolazione e del territorio, gravemente danneggiati dall’inquinamento ambientale?”

“Sconcerto, è il termine che meglio esprime la reazione di Medicina Democratica a fronte della esclusione quale parte civile nel processo che si aprirà a Brescia per gli episodi più recenti di inquinamento dal sito ex Caffaro”, è quanto ha dichiarato Marco Caldiroli,presidente di Medicina Democratica,a commento della decisione di ieri del GUP che ha escluso le parti civili come Medicina Democratica, Codacons e Lac. È la prima volta che accade un fatto simile e sono incomprensibili le ragioni di una tale esclusione vista la ponderosa documentazione in due faldoni presentata dalla avvocata di Medicina Democratica Laura Mara, che ha espresso per questo profonda amarezza.

“Siamo convinti – ha aggiunto Marco Caldiroli – di avere tutte le carte in regola per rappresentare nel processo le ragioni delle popolazioni e dei lavoratori esposti, loro malgrado, a sostanze tossiche anche negli ambienti di vita e nell’acqua. Come in molte altre occasioni, oltre ai nostri fini statutari di tutela della salute e dell’ambiente, nel caso di Brescia abbiamo documentato le attività da noi svolte sul problema da decenni”.

Medicina Democratica, anche grazie alla azione della realtà locale rappresentata da Marino Ruzzenenti, con le sue denunce di oltre venti anni fa, è quella che ha portato davanti a tutti la grave situazione di compromissione ambientale e ha contribuito in maniera determinante a portare l’attenzione sul disastro ambientale, provocato dalle attività industriali della Caffaro, dalla diffusione nel terreno e nelle acque di veleni come i policlorobifenili, (PCB), le policlorobenzodiossine e dibenzofurani (PCDD/F), mercurio e arsenico.

Inoltre la Città di Brescia e il Ministero dell’Ambiente hanno deciso di non presentarsi come parti civili: il processo Caffaro, che si sta aprendo, conterrà una anomalia rispetto alle decine di procedimenti giudiziari per inquinamento ambientale e danni alla salute, in corso in ogni dove in Italia, in cui le parti civili, e in primis Medicina Democratica, sono sempre presenti, rappresentando un riferimento per la difesa degli interessi delle popolazioni e dell’ambiente. “Abbiamo ragione di ritenere – ha sottolineato Marco Caldiroli – che la nostra presenza come parte civile nei processi ove abbiamo partecipato ha assolto a un ruolo certamente importante ai fini della determinazione di sentenze, con la condanna dei responsabili, e conseguente avanzamento della giurisprudenza come è il caso dei procedimenti per violazioni ambientali Solvay di Spinetta Marengo, Centrale Tirreno Power Savona-Quiliano, Porto Margherain passato, e da ultimo il processo Eternit Casale Monferrato, che ha portato, nel giugno scorso, alla condanna del magnate svizzero Stephan Schmidheiny a 12 anni di reclusione.Per questo esprimiamo la nostra preoccupazione per le sorti di un processo che non si avvarrà per nostra esclusione e per scelta degli enti pubblici del supporto delle parti civili a rappresentare gli interessi della popolazione”.

Milano, 27 settembre 2023

1 Si veda nell’archivio della nostra rivista: M. Ruzzenenti, La storia dei pcb, policlorobifenili. Miracoli e disastri della tecnica nel Novecento, in “Altronovecento. Ambiente tecnica società” n. 6, 1° dicembre 2002, cfr. https://altronovecento.fondazionemicheletti.eu/la-storia-dei-pcb-policlorobifenili-miracoli-e-disastri-della-tecnica-nel-novecento/.

2 Tutta la documentazione si può vedere al seguente link: https://www.ambientebrescia.it/download/caffaro-il-gip-dispone-larchiviazione-del-procedimento-penale-ma-indica-anche-un-nuovo-filone-dindagine-linquinamento-della-falda/.