R. Curti Magnani (1908-1981)
Ricorre in questi giorni il ventesimo anniversario della scomparsa del prof. Renato Curti Magnani, ordinario di Merceologia nella Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Pavia fino al 1979.
Originario del lodigiano, fu allievo prediletto del prof. Giorgio Renato Levi (ricordato nel n. 3 di altronovecento) e lo seguì quando, dalla cattedra di Chimica generale dell’Università di Milano, il Maestro si trasferì a quella dell’Università di Pavia. Breve fu però la permanenza del prof. Giorgio Renato Levi nell’Università di Pavia: ben presto le inique leggi razziali lo costrinsero a lasciare l’Italia per l’esilio sudamericano. Se il Maestro poté trasferirsi all’estero dignitosamente, lo dovette alle premure dell’Allievo, che si adoperò in mille modi per salvaguardarne i beni e – dopo la sconfitta del nazifascismo – lo riaccolse quando fu reintegrato nella cattedra che era stato costretto ad abbandonare.
Ma nel frattempo Renato Curti Magnani non soltanto continuò le ricerche perseguendo ogni nuova tecnica avanzata – dalla roentgenografia, alla polarografia, alla cromatografia – ma svolse anche una apprezzata attività come resistente nelle formazioni partigiane dell’Oltrepò pavese.
Dopo la guerra Renato Curti Magnani fu docente di varie discipline chimiche: dalla Chimica analitica, alla Chimica generale, alla Elettrochimica, finché gli fu chiesto di insegnare Merceologia nella nascente Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Pavia. Arricchì la neonata Facoltà apportando ad una disciplina già allora in evoluzione il contributo che gli derivava dalla multiforme attività svolta nelle altre discipline scientifiche, fino a quando fu chiamato a coprire la cattedra di Chimica Merceologica nella Facoltà di Scienze.
Sempre attento ai progressi del pensiero scientifico, utilizzava le nozioni per insegnare un metodo, per stimolare il desiderio di approfondire e di ampliare: in una lunga e feconda carriera didattica, dal primo incarico che gli fu conferito nel 1937 all’ultima lezione cattedratica che tenne nel 1979, in un arco di più di quarant’anni conobbe ed educò migliaia di allievi.
Continuò nel frattempo la ricerca scientifica: ne danno testimonianza le sue pubblicazioni, apparse su riviste nazionali ed internazionali, molte delle quali precorritrici e anticipatrici di successivi importanti sviluppi, dalle misure dielettriche sulle soluzioni di iodio in benzene, alle ricerche roentgenografiche sui carboni colloidali, alle cromatografie sugli stereoisomeri che apparvero sul Journal of the American Chemical Society all’inizio degli anni ’50, fino alle successive ricerche indirizzate a temi merceologici e tecnologici di notevole rilievo.
Mi piace ricordare che le sue ultime pubblicazioni della seconda metà degli anni ’70 toccano temi quali la qualità delle acque di superficie ed il restauro delle strutture monumentali, ancor oggi attuali e vivi, a testimonianza della sua acuta sensibilità non soltanto di ricercatore nel settore della chimica merceologica ma anche di naturalista e di cultore d’arte. Egli difatti non limitò la sua attività allo specifico campo disciplinare della Chimica merceologica ma fu cultore attento e preparato delle discipline musicali, autore di volumi storici, colse meritati successi nello sci e nella motonautica, militò attivamente nella Resistenza.
Anche in questo sta il suo insegnamento: ci ha mostrato che l’uomo è veramente tale solo se è aperto a tutti gli orizzonti della vita.