Sull’immigrazione

Riteniamo interessante, anche in riferimento alla politica del governo italiano nei confronti dell’immigrazione, riprodurre il discorso fatto il 2 luglio 2009 da Luis Ignacio Lula da Silva, presidente della Repubblica del Brasile, al Ministero della Giustizia a Brasilia,  durante la cerimonia di ufficializzazione della legge di amnistia di stranieri in situazione irregolare in Brasile.

Comincio col ringraziare in nome del popolo brasiliano tutti gli immigrati che aiutarono e continuano ad aiutare il nostro paese. Questa terra è generosa e sempre ha ricevuto a braccia aperte tutti coloro che vengono per lavorare, crescere i loro figli e costruire una vita nuova.

È per questo che le misure che oggi adottiamo daranno agli immigrati gli stessi diritti e gli stessi doveri previsti nella Costituzione Federale per i nostri compatrioti ad eccezione di quelli esclusivi per i brasiliani nati. Tra questi diritti è bene risaltare la libertà di circolazione nel territorio nazionale e il pieno accesso al lavoro rimunerato, all’istruzione, i servizi sanitari e la Giustizia.

Queste nuove leggi mostrano che il Brasile si pone, ogni volta di più, all’altezza della realtà migratoria contemporanea, delle condizioni globali dello sviluppo economico e sociale e del rispetto fondamentale dei diritti umani. Esse sono, inoltre, il risultato di un ampio dibattito nazionale con la partecipazione dei diversi settori della società e degli stessi immigrati, che hanno avuto cosi l’opportunità di chiarire i problemi che affrontano e di proporre soluzioni.

È necessario rilevare che questa amnistia viene in un momento molto speciale in cui si approfondisce e si amplia il processo di integrazione dell’America del sud.

Durante molti decenni il Brasile ha sempre accolto europei, asiatici, arabi, ebrei, africani e, recentemente, abbiamo ricevuto forti correnti migratorie dei nostri fratelli dell’America del sud e dall’America Latina.

Siamo, in verità, una nazione formata da immigrati. Una nazione che comprova nella pratica come le differenze culturali possono contribuire alla costruzione di una società che cerca sempre l’armonia e combatte con rigore la discriminazione e i pregiudizi. Non solo siamo un popolo misturato, ma ci piace essere un popolo misturato! Da qui viene gran parte della nostra identità, della nostra forza, della  nostra allegria, della nostra creatività, del nostro talento. Non possiamo dimenticare che la stessa Costituzione brasiliana quando parla dei diritti e delle garanzie fondamentali, stabilisce che tutti sono uguali davanti alla legge, siano essi brasiliani o stranieri residenti. Lo Stato brasiliano, per mezzo di accordi firmati in vari incontri internazionali, riconosce che gli immigrati sono titolari di diritti e doveri che devono essere rispettati.

Sosteniamo che la immigrazione irregolare è una questione umanitaria e non può essere interpretata come un problema di criminalità. Adottiamo per questa situazione un approccio inclusivo, equilibrato, tenendo presenti i principi dell’universalità, dell’interdipendenza e dell’indivisibilità dei diritti umani.

Per migliaia di brasiliani vivere in paesi come gli Stati Uniti, il Giappone, l’Italia, la Spagna, il Portogallo, per esempio, significa un sogno di progresso. Ma per molti dei nostri vicini, il Brasile è visto come una possibilità reale di migliorare la loro vita. Qui, questi stranieri hanno diritto ai servizi pubblici della sanità e i loro figli all’educazione gratuita, il che purtroppo non succede in molti paesi che ricevono immigrati brasiliani.

Consideriamo ingiuste le politiche migratorie adottate recentemente in alcuni paesi ricchi che hanno, come uno dei punti principali, il rimpatrio degli immigrati. Per noi la repressione, la discriminazione e l’intolleranza non vanno alla radice del problema. Ho già detto altre volte e lo ripeto: nessuno lascia la sua terra perché lo vuole, ma perché è obbligato o perché pensa che può costruirsi altrove una vita degna e migliore per sé e per i suoi figli. E parlo per esperienza. Fu proprio questo che accadde alla mia famiglia quando lasciammo il Sertão del nord-est, nello stato di Pernambuco, per la città di São Paulo. Andammo in cerca di opportunità, lavoro, cultura, migliori condizioni di vita. Proprio per questo penso che i paesi ricchi dovrebbero considerare la questione dell’immigrazione in modo più solidale. Dovrebbero stabilire collaborazioni che promuovano lo sviluppo delle regioni e dei paesi dove si origina il flusso migratorio, creando opportunità, lavoro, migliori condizioni di vita.

La società brasiliana, contrapponendosi a varie manifestazioni di intolleranza che accadono a livello Internazionale, vuole vivamente festeggiare la sua ospitalità. Come si è visto l’anno scorso, ad esempio, in occasione delle commemorazioni del centenario dall’immigrazione giapponese. Ho sempre creduto nella solidarietà come un valore fondamentale per lo sviluppo sociale. Il Brasile con responsabilità ed equilibrio è stato e continuerà ad essere un paese aperto e solidale agli immigrati di tutte le parti del mondo.

Compagni e compagne, potete vedere che sono venuto vestito con una abito da immigrato di oggi. Sono venuto con addosso un po’ di Bolivia e un po’ di Paraguay. Non potevo venire con un po’ di peruviano, di cinese, di giapponese, di colombiano, perché non sarebbe appropriato a questa cerimonia. Diventerebbe una ballo in maschera con tanti colori e tanti vestiti insieme.

Voglio concludere col dire che questo è un ulteriore esempio che il Brasile vuole dare al mondo. Quando il primo ministro Gordon Brown venne al Palácio da Alvorada [la residenza ufficiale del presidente, n.d.t.] per una riunione bilaterale, sulla stampa cominciavano ad essere divulgate voci ed insinuazioni che le persecuzioni agli immigrati stavano per iniziare, soprattutto contro i poveri che transitano per il mondo alla ricerca di una opportunità, a volte per problemi politici nel loro paese, oppure perché le persone, gli esseri umani sono nomadi che vanno alla ricerca di un posto in cui si sentano bene.

In quella occasione dissi che gli uomini dagli occhi azzurri non dovevano addossare la colpa della crisi sui neri, sugli indios e sui poveri del mondo. Perché alla fin fine la crisi, se danneggia tutto il mondo, certamente sarà più grave con i più poveri. Basta vedere quello che succede molte volte ai brasiliani nei paesi europei.

Penso che in questo momento in cui l’America del sud discute il suo problema di integrazione, in modo ancora molto incipiente, sappiamo di avere un debito storico con il popolo africano che mai potrà essere pagato in moneta, ma invece attraverso gesti come questo, attraverso la solidarietà e il riconoscimento; penso che questa sia l’opportunità per poter smuovere le coscienze ed i cuori dei dirigenti del mondo intero.

Io, mercoledì prossimo, sarò in Italia al G-8. Voglio che il ministro Tarso Genro prepari un promemoria, è sufficiente solo qualche riga, un riassunto di ciò che stiamo facendo qui, in modo che possa dire a tutti i presidenti dei Paesi più importanti del mondo, quanto il Brasile, che prende posizione, sia deluso dalla politica praticata dai paesi ricchi. So quanti brasiliani vivono in Paraguay, più di 400 mila. So quanti brasiliani vivono in Bolivia; decine di migliaia di brasiliani sono sparsi per il mondo. Ed è giusto che sia cosi, è giusto che si crei un modo senza frontiere, o con frontiere più malleabili, che permettano non solo a macchine, prodotti agricoli e merci di attraversare le frontiere, ma che la persona umana sia vista dal suo lato migliore e non si pensi all’uomo come fonte di cattiveria solo perché ha attraversato una frontiera.

      Continueremo ad essere duri nella lotta al narcotraffico. Continueremo ad essere duri contro il contrabbando. Continueremo ad essere duri contro i crimini internazionali.

Ma è anche vero che dobbiamo essere generosi con gli esseri umani di qualunque parte del mondo che qui vogliano venire a stabilirsi e preparare il loro futuro. È cosi che il Brasile invia questo progetto di legge al parlamento.

Ho detto poc’anzi: il Brasile è ciò che è a causa della mistura che formiamo fin dal 1500, con portoghesi, tedeschi, italiani, arabi, giapponesi, spagnoli, cinesi, latinoamericani. Tutti quelli che arrivarono furono trattati con dignità.

Ho detto a tutti i governanti: non vogliamo nessun privilegio per nessun brasiliano, in nessuna parte del mondo. Vogliamo solo che voi trattiate i brasiliani all’estero come noi trattiamo gli stranieri in Brasile: come fratelli, come amici e come brasiliani. Spero che il parlamento con generosità voti rapidamente questo progetto di legge.

Un abbraccio e buona fortuna.