Un appello per andare oltre una semplice rubrica
Fra i grandi movimenti per i nuovi diritti, comparsi in questa seconda metà del Novecento, un posto importante occupano quelli sorti in difesa della salute e dell’ambiente.
Un movimento con molti voti che vanno dalle lotte contro le esplosioni nucleari, a quelle contro l’inquinamento nel posto di lavoro e contro l’inquinamento dei fiumi, dell’aria, dei mari; dai movimenti che riconoscono la limitatezza delle risorse naturali, alle lotte contro le centrali nucleari commerciali o contro la violenza agli animali, fino ai più recenti movimenti che chiedono nuovi modi di vita e di consumi nel nome del diritto a condizioni di vita decenti, “sostenibili”, per le generazioni future e i popoli meno sviluppati.
Queste lotte e questi movimenti hanno coinvolto associazioni più o meno grandi, gruppi locali, singole persone e singoli studiosi, hanno avuto delle dinamiche difficili da riconoscere. La difficoltà sta anche nel fatto che gran parte delle testimonianze sono andate perdute. Sono scomparsi molti protagonisti, molte carte, talvolta conservate nelle singole abitazioni, sono andate disperse, molti documenti sono irrimediabilmente perduti.
La situazione si sta facendo sempre più grave a mano a mano che ci si allontana dai periodi “eroici” di tali lotte (collocabili fra il 1960 e il 1990); col passare del tempo è sempre più difficile recuperare testimonianze, libri, documenti. Molti protagonisti sono morti (Laura Conti, Aurelio Peccei, Valerio Giacomini, Giuseppe Montalenti, Antonio Cederna, e tanti altri).
L’ideale sarebbe poter raccogliere in un solo grande archivio nazionale dei movimenti ambientalisti, le carte ancora rimaste, riordinandole, eliminando i doppioni, assicurandone il carattere pubblico e di accessibilità, predisponendo le basi per coloro che un giorno vorranno studiare questa pagina unica della storia umana e italiana.
Nonostante molti sforzi fatti da molte persone, quest’obbiettivo sembra difficile da raggiungere: Richiederebbe denaro, persone dedicate e, soprattutto, spazio per la conservazione del materiale di archivio. Non ci sono più mecenati come furono Giangiacomo Feltrinelli o Luigi Micheletti, che a proprie spese crearono istituti e archivi storici dei movimenti di Liberazione, delle lotte operaie e civili.
Tutti i tentativi fatti con le istituzioni pubbliche, con enti locali, con gli stessi archivi dello Stato, hanno portato all’offerta di soluzioni parziali con dispersione del materiale in vari luoghi difficilmente coordinabili.
Il tempo passa troppo rapidamente: la rivista L’Altro Novecento. Ambiente, tecnica, società ha deciso di lanciare un appello nazionale per identificare chi possiede carte ancora salvabili, quale consistenza hanno, dove si trovano.