Virginio Bettini, Pamphlet ecologico, Milano, Mimesis, 2022
Virginio Bettini è stato, insieme a Laura Conti e Giorgio Nebbia, uno dei grandi studiosi della crisi ecologica che, accanto al rigore scientifico, hanno sempre svolto un’importante attività divulgativa e hanno partecipato in prima fila e da infaticabili militanti alle grandi battaglie ambientaliste del nostro Paese.
Il Pamphlet ecologico esce postumo grazie alla curatela ed all’interessamento di uno stuolo di amici: Maurizio Acerbo, Fabrizio Cracolici, Laura Tussi, Paolo Ferrero, Alfonso Navarra e David Boldrin Welfort. I temi trattati da Bettini, oltre all’ecologia urbana, una costante nel suo lavoro universitario, sono quelli di grande attualità della crisi climatica e della necessaria transizione energetica.
Ma il titolo non risponde esattamente alla struttura reale del testo. Pamphlet evoca, infatti, un trattatello di sintesi e di carattere divulgativo, in sé compiuto, mentre qui siamo di fronte piuttosto ad appunti, note bibliografiche, materiali sparsi, insomma al lavoro preparatorio per una possibile pubblicazione, alla quale l’autore forse pensava, ma che non ha potuto realizzare per l’improvvisa scomparsa.
In questo senso la lettura è innanzitutto interessante perché ci fa capire come fino all’ultimo Bettini mantenesse vive un’intelligenza attenta a cogliere i grandi problemi dell’attualità e la curiosità per i movimenti giovanili, quello di Greta in particolare, che su quei problemi ponevano e pongono interrogativi cruciali per il loro futuro.
Un altro pregio del volumetto sta nel permetterci di apprezzare il metodo di lavoro di Bettini, la vastità e molteplicità delle fonti cui accedeva, con un ventaglio amplissimo sia sul piano internazionale, sia per la pluralità e diversità dei punti di vista. Tutto ciò ci restituisce appieno la straordinaria complessità dei diversi aspetti e riflessi sugli ecosistemi viventi del surriscaldamento climatico e soprattutto dei cambiamenti necessari per farvi fronte, delle valenze spesso contraddittorie delle soluzioni tecnologiche oggi sul campo, dei limiti degli assetti istituzionali di governo deputati a realizzare questi cambiamenti.
Una complessità che può apparire persino fastidiosa a chi sognasse soluzioni immediatamente realizzabili, invece straordinariamente utile per sbarazzarci dalla banalità e dalla faciloneria di chi si è improvvisato protagonista della presunta “transizione ecologica” e per obbligarci al confronto con un compito di impegno gigantesco e difficilissimo, se si volesse fare sul serio.
La messe di informazioni, di analisi anche di dettaglio, di ipotesi risolutive, ma anche di possibili “trappole tecnologiche” è quindi davvero enorme e utilissima per chi vuole capirne di più di questo tema cruciale per il futuro dell’umanità.
Ma proprio per questo disturba il lettore esigente il modo grezzo con cui questi materiali vengono proposti. Essendo appunti, come di norma si fa preparando un saggio, spesso sono stati ripresi in mano, rivisti, integrati, corretti, con due o tre bozze successive, che, se vengono pubblicate così com’erano state lasciate, presentano inevitabilmente ripetizioni e incompiutezze, salti logici, sconnessioni…
Ma non solo: ad esempio, le note bibliografiche che l’autore appunta in fase di preparazione, non sempre comportano una totale condivisione, ancor più se non sono accompagnate da una valutazione critica dello stesso autore.
Insomma, nelle pubblicazioni postume, a maggior ragione se non si tratta di un saggio compiuto e rivisto dall’autore, ma di abbozzi e materiali preparatori, sarebbe doveroso un apparato critico molto preciso da parte dei curatori, che aiuti il lettore ad orientarsi e ad interpretare correttamente il testo, possibilmente evitando inutili ripetizioni, ad esempio scegliendo in modo motivato l’ultima versione, in modo da offrire una struttura il più possibile coerente del testo. Ovviamente, il presupposto è una conoscenza approfondita di tutta la produzione scientifica dell’autore stesso e del suo metodo di lavoro in modo da evitare possibili travisamenti delle sue intenzioni.
Mi sento in dovere di segnalare questo limite, per rispetto allo stesso autore, per evitare a un lettore che non l’avesse conosciuto la sensazione di un’esposizione piuttosto confusa e raffazzonata, ben lontana dalla fluente, precisa e coerente scrittura, quasi fino alla pignoleria, che ha sempre contraddistinto la saggistica di Virginio Bettini.