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Decrescita in movimento. Conversazione con Bruno Mazzara

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Dal 22 al 24 novembre il movimento italiano della decrescita si è ritrovato a Pisa per un importante appuntamento intitolato “Le vie della decrescita”, articolato in due momenti: la presentazione dei numeri 2 e 3 della rivista “Quaderni della decrescita” presso l’Università di Pisa e un incontro residenziale di due giornate di riflessione e dialogo, in una bella struttura turistica a Calambrone, sul litorale pisano. Il tutto promosso, oltre che dalla redazione della Rivista, dalle due associazioni storiche italiane: l’Associazione per la decrescita e il Movimento per la decrescita felice.

Le due iniziative hanno permesso di fare il punto – finalmente in presenza – su una fase animata e anche contraddittoria ma anche piuttosto vivace, segnata dalla presenza di forze giovani e di importanti novità sul fronte delle relazioni transnazionali.

Ne abbiamo parlato con Bruno Mazzara, che della Rivista è stato uno dei fondatori ma che soprattutto è stato l’ospite locale, colui che si è maggiormente speso per la realizzazione della tre giorni di Pisa.

ALTRONOVECENTO. La tre giorni pisana è stata un piccolo evento per la decrescita italiana…

MAZZARA. Si, è così. Eravamo reduci dal grande incontro internazionale di giugno a Pontevedra e grazie anche alle discussioni nate attorno alla rivista si erano accumulate diverse questioni sulle quali valeva la pena di discutere de visu e soprattutto prendendoci tutto il tempo necessario. In questi anni le occasioni di chiamare a discutere persone fuori dai nostri giri stretti sono state pochissime, in presenza ci si è visti raramente, le assemblee annuali si riducevano a incontri, sì, in presenza ma di poche ore. L’esigenza di confrontarsi con calma, di approfondire i temi, di fare bilanci, di vedersi e discutere e socializzare anche fuori dai momenti di discussione ufficiale, di invitare persone esterne era diventata molto forte e con la presentazione della rivista a Pisa e con le due giornate di Calambrone siamo riusciti a soddisfare tutte queste esigenze. Il risultato è stato soddisfacente, tanto che ha fatto venir voglia di far divenire fisso l’appuntamento e di inventarne altri, più focalizzati su temi specifici.

ALTRONOVECENTO. Andiamo per ordine: hai citato anzitutto l’incontro di Pontevedra.

MAZZARA. Una piccola delegazione dell’Associazione per la decrescita ha deciso di partecipare a questa grande kermesse (si trattava ufficialmente della decima conferenza internazionale della decrescita) organizzata dalla Società europea di economia ecologica, dall’associazione Research and Degrowth e dal Post Growth Integration Lab, gruppo di ricerca costituito da giovani studiose e studiosi della cosiddetta ‘scuola di Barcellona’, vicina a Joan Martinez-Alier, vincitore di un importante progetto europeo. Il congresso di Pontevedra ha dimostrato come la decrescita stia uscendo dall’angolo, stia diventando una proposta seria, rigorosa, con una intersezione efficace tra teoria e pratica (all’incontro erano presenti non solo gli studiosi, ma anche i movimenti, le vertenze, le campagne), e ha contribuito a far maturare l’idea che non si tratta più di una fantasia ma di qualcosa di molto concreto, un’utopia realizzabile che si confronta con i maggiori nodi problematici dell’economia e della società ma anche con il consenso, con la necessità di convincere. L’incontro ha ospitato 1.200 persone e decine e decine di sessioni parallele, animate soprattutto da giovani. Noi abbiamo riferito con entusiasmo della nostra trasferta, suscitando reazioni contrastanti e quindi a maggior ragione la voglia di condividere e approfondire impressioni e temi dell’incontro spagnolo è diventata una delle spinte principali che ci ha portato a mettere in piedi la tre giorni pisana.

ALTRONOVECENTO. Dicevi anche che un altro propellente è stata la Rivista.

MAZZARA. Si, nel suo anno e mezzo di vita la rivista è diventata una fonte di informazione, una palestra di discussione e uno strumento di apertura verso l’esterno che ha consentito un grande arricchimento del dibattito rispetto al quale dei momenti di confronto in presenza e “lenti” diventavano indispensabili. Io mi sono avvicinato all’Associazione per la decrescita proprio grazie alla rivista. Da un lato avevo appena pubblicato il libro su società dei consumi e sostenibilità1 e lo stavo facendo circolare, da un altro lato avevo avuto ospite Paolo Cacciari nel corso di formazione alla sostenibilità che facciamo all’Università di Roma, e di lì sono nate delle relazioni che mi hanno portato nel laboratorio in cui si stava progettando la rivista. Oltre a Paolo il gruppo che ha avviato l’operazione era costituito tra gli altri da Marco Deriu, Daniela Passeri e Massimo Renno, e la nascita del giornale ha permesso di fare un salto di qualità al dibattito nazionale soprattutto grazie al fatto che ci siamo posti l’obiettivo di dialogare con tutti. All’interno stesso della rivista ci sono dall’inizio persone che sono da anni totalmente dentro al percorso della decrescita e altre arrivate da poco, come pure la scelta di corposi numeri tematici (pace, marxismo, energia) ci ha permesso di parlare con mondi anche abbastanza lontani e questo ha determinato un grande interesse e un notevole successo. Per ogni numero riceviamo una grande quantità di proposte molto qualificate; i vari temi sono trattati in maniera approfondita e anche con una buona varietà di opinioni.

ALTRONOVECENTO. Assistere alla tre giorni di Pisa e Calambrone può aver dato l’impressione di una certa babele di linguaggi e di approcci: diverse generazioni, diverse collocazioni sociali, lavorative e di movimento, diversi avvicinamenti alla decrescita e anche alcune posizioni conflittuali.

MAZZARA. Si, è vero, e proprio per questo l’incontro era intitolato “Le vie della decrescita”, per indicare che non c’è un unico modo di leggere questi processi e che con la passione e le competenze di tante e tanti la decrescita sta cercando la sua strada ottimale. In preparazione dell’incontro i materiali sono stati messi a disposizione di tutti in un apposito forum nel quale è stato possibile avviare discussioni preventive, e l’incontro stesso è stato costruito con ampi spazi di dialogo, intorno ad un grande cerchio di tavoli. C’è stato quindi ampio spazio per approfondire e rendersi conto di tutte queste diverse opzioni, per far emergere alcune differenze di approccio e anche qualche conflitto, e questo è solo un bene. Un tema specifico, a tratti notevolmente divisivo, che attraversa non solo il mondo della decrescita ma anche il mondo ambientalista più in generale e sul quale ci siamo ripromessi di organizzare un incontro tematico specifico, è quello delle energie rinnovabili, con particolare riferimento ai grandi impianti fotovoltaici e soprattutto agli impianti eolici. All’interno del movimento si è creato un dibattito acceso tra chi ritiene che questi impianti rappresentino delle violazioni intollerabili sia ai patrimoni ambientali locali sia ai diritti di autogoverno delle comunità e chi ritiene invece che sia impensabile raggiungere l’indispensabile defossilizzazione senza fornire alternative energetiche in grado di sostenere una fase di transizione, sia pure in un orizzonte di decrescita. Questo nodo problematico ne porta con sé un altro: quello della comunicazione e di proposte che siano in grado di procurare consensi alla prospettiva della decrescita. Da questo punto di vista, diversi approcci alla questione della decrescita conducono a diverse strategie di comunicazione e di proposta, alcune più radicali e spartane, altre più pragmatiche e attente agli equilibri esistenti e alla necessità di guadagnare consenso, entrambe con pregi e difetti, potenzialità e rischi. Ma il movimento italiano ha in questo momento di fronte una discussione più di fondo, che è in parte generazionale, tra chi privilegia una visione della decrescita collegata all’elaborazione e alle proposte di Serge Latouche e una visione collegata a quelle di Joan Martinez-Alier e della scuola di Barcellona. Si tratta di “scuole” con interessi in parte diversi e un diverso grado di radicalità, che attraversano il mondo italiano della decrescita anche su linee generazionali. Non c’è necessariamente incompatibilità, si possono trovare punti e terreni di mediazione e di incontro, e la discussione avviata nell’incontro di novembre ci auguriamo possa servire anche a questo.

ALTRONOVECENTO. Ma ci sono anche questioni logistiche che all’esterno appaiono un po’ bizantine …

MAZZARA. Si, siamo arrivati a questo appuntamento che – ripeto – speriamo possa diventare una consuetudine, mettendo assieme due sodalizi (l’Associazione e il Movimento) che in gran parte si sovrappongono, che collaborano da anni e che si ritrovano entrambe nella Rivista. Sono realtà nate a due anni di distanza l’una dall’altra (nel 2005 e nel 2007), che hanno caratteristiche in parte diverse – più attento agli stili di vita e all’autorganizzazione locale il Movimento, più attenta alla sfera teorica e politica l’Associazione – e radicamenti territoriali diversi, ma che ai miei occhi, in queste condizioni, dovrebbero valutare la possibilità di dare vita a un’unica realtà, più e meglio visibile, più capace di dare risposte al sempre maggiore interesse che circonda la teoria e le proposte della decrescita.

1 Bruno M. Mazzara, Società dei consumi e sostenibilità. Una prospettiva psicoculturale, Carocci, Roma, 2023.

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