La Fondazione Luigi Micheletti dedica da molto tempo ricerche e attività di documentazione alle diverse fenomenologie della produzione industriale, specialmente in relazione agli effetti sull’ambiente nonché alla ricostruzione e analisi dei conflitti ambientali associati alla produzione industriale, come testimoniano molti dei contributi apparsi su questa rivista.
In questo ambito il “caso” Massa-Carrara presenta particolare interesse. Si tratta di una zona industriale nata nel 1938 per dare una risposta alla grave crisi occupazionale dovuta, negli anni Trenta del secolo scorso, alla diminuzione delle esportazioni e quindi dell’estrazione del marmo a causa sia della grande crisi economica internazionale, sia alla politica autarchica e aggressiva del fascismo.
Per alleviare tale crisi furono incentivati gli insediamenti, nell’area compresa fra i due comuni di Massa e di Carrara, unificati nel comune di Apuania, di vari stabilimenti essenzialmente per produzioni autarchiche associate alle esigenze belliche: distillazione del carbone, industrie chimiche di base, industrie metallurgiche e meccaniche; fra queste ultime uno stabilimento Olivetti conformemente piano “olivettiano” di localizzazione di fabbriche in zone depresse.
La zona industriale subì gravi danni durante la Seconda guerra mondiale, essendo il territorio occupato dai tedeschi a ridosso della Linea Gotica, le strutture delle fabbriche furono difese con dure lotte (la provincia di Massa-Carrara fu insignita della medaglia d’oro al valor militare per la guerra di Liberazione) dai lavoratori per impedire il loro trasferimento in Germania. La ricostruzione fu faticosa e difficile; molti stabilimenti cambiarono produzione e proprietà; molti processi ebbero effetti negativi sull’ambiente e ne derivarono conflitti che si fecero particolarmente acuti negli anni Settanta e Ottanta del Novecento.
Si può dire che, con non molti antecedenti, a partire da quegli anni la conflittualità industrie-ambiente costituisca una delle pagine fondamentali della storia contemporanea, tanto importante quanto ricca di ostacoli per la posta in gioco e, in definitiva, poco frequentata dalla ricerca storiografica. A titolo esemplificativo delle persistenti rimozioni e cancellazioni cito il recente volume: Bruno Ziglioli, “Sembrava nevicasse”. La Eternit di Casale Monferrato e la Fibronit di Broni: due comunità di fronte all’amianto, Franco Angeli, Milano 2016, in cui il tentativo di fare luce sulla vicenda della Fibronit deve sostanzialmente arrendersi di fronte al muro dei silenzi e delle reticenze della comunità locale.
In tale contesto sono preziose le ricerche come quella condotta da Simone Ortori sulla cronaca e storia della nascita, evoluzione, conflitti ambientali, declino, bonifica di una delle fabbriche della zona apuana, la Farmoplant, per la quale i conflitti fra amministrazioni locali, impresa, popolazione e movimenti ambientalisti furono particolarmente intensi, anche con ferite nel tessuto sociale specialmente della città di Massa.
Lo studio di Ortori è preceduto da un breve intervento di Giorgio Nebbia che, fra l’altro, fu diretto testimone di tali lotte.