In Italia da alcuni anni la ricerca storica e delle scienze sociali è insidiata dal fenomeno crescente di citazioni a giudizio e querele per diffamazione da parte di soggetti motivati da avversione ideologica o miranti a ottenere cospicue somme a titolo di risarcimento.
In particolare, questo fenomeno riguarda chi studia i fascismi, trovandosi inoltre – in non rare occasioni – oggetto di intimidazioni da parte di esponenti di formazioni politiche e/o culturali ispirate in vario modo al mussolinismo.
Si tratta di una strategia giudiziaria determinata da valutazioni ideologiche e di nessun rischio per i promotori poiché, anche quando (come accade nella maggioranza dei casi) dopo anni di istruttoria il giudice archivierà il fascicolo, essi avranno comunque conseguito l’obiettivo di provocare fastidi, preoccupazioni e perdite di tempo a intellettuali sgraditi.
Diversi studiosi collocati su posizioni antifasciste e democratiche sono bersagliati – per essersi occupati (in libri, articoli, tesi, ricerche…) della storia e dell’attualità dei movimenti di matrice fascista – da minacce, intimidazioni, querele, citazioni a giudizio.
Si tratta di situazioni che, valutate complessivamente, hanno una precisa valenza politica e investono il diritto alla libertà di ricerca e di espressione, garantiti sia dalla Costituzione della Repubblica italiana sia dalla Carta fondamentale dell’Unione Europea (che ha valore giuridico in tutti gli stati membri): Le arti e la ricerca scientifica sono libere. La libertà accademica è rispettata (art. 12). Crediamo nell’importanza di questo diritto e rivendichiamo la libertà di ricerca e di espressione contro ogni forma di intimidazione, inclusa l’autocensura.
All’interno di un contesto preoccupante per vari altri soggetti, il costituendo Osservatorio intende concentrarsi sulle peculiari problematiche incontrate da studiosi del mondo contemporaneo interessati a fenomeni sociali, storici e politici legati a fascismo, nazismo, radicalismo di destra, razzismo.