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Bertrand de Jouvenel

Bertrand de Jouvenel (1903-1987)

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L’ho visto per la prima volta nel 1967 quando il governo americano volle che la conferenza di apertura del congresso internazionale sul tema ”Acqua per la pace” fosse affidata proprio a Bertrand de Jouvenel.

Con i capelli bianchissimi, la barba e i baffi da moschettiere, questo grande filosofo, economista e uomo politico sembrava un simbolo della nobiltà francese, illuminista e lungimirante, alla quale del resto apparteneva per nascira, un figlio della cultura che ha generato il mondo moderno.

Nato nel 1903, morto nel febbraio 1987, Bertrand de Jouvenel è stato senatore, ministro, ambasciatore e ci ha dato opere fondamentali come quella “Sul potere”, del 1945, e il libro “L’arte della congettura”, del 1964, tradotto anche in italiano.

Bertrand de Jouvenel aveva lanciato, alla fine degli anni cinquanta, un grande movimento il cui nome si ispirava alla necessità, in epoca di crisi, di interrogarsi e scegliere fra i “futuri possibili”. Dalla sintesi delle due parole nacque ”futuribili”, parola poi usata infinite volte, in qualche caso anche a sproposito o banalmente.

Il movimento e la rivista francese “Futuribles” nacquero proprio negli anni della paura e della disperazione, della guerra fredda, della corsa agli armamenti, delle esplosioni nucleari nell’atmosfera. Per uscire dalla crisi non bastavano scoperte e innovazioni tecnico-scientifiche, ma occorreva piuttosto ricorrere al cervello, alla fantasia e anche alla utopia.

La previsione deve essere più che calcolo matematico, arte, fatto morale, capacità di riconoscere le conseguenze sulla vita, sulla felicità, sulla società, delle scelte possibili. Bertrand de Jouvenel fu sempre attento osservatore del suo tempo e negli anni cinquanta fu uno dei primi a cogliere i segni del degrado ambientale e urbano, della inadeguatezza delle regole economiche tradizionali.

In un libro, meno noto di quelli prima ricordati, egli raccolse vari articoli scritti fra il 1957 e il 1967.Il titolo, molto significativo è: “Arcadia: saggi sul vivere meglio”. È un peccato che non sia stato tradotto in italiano perché già un terzo di secolo fa denunciava la fallacia degli indicatori tradizionali monetari, della contabilità nazionale ai fini della valutazione del benessere di una società.

Il prodotto interno lordo, in unità monetarie, di una società per esempio non fornisce alcuna informazione sul fatto che le attività produttive che sono fonte di ricchezza monetaria sono accompagnate da una distruzione di risorse naturali, da inquinamenti, da violenza.

In un articolo del 1957 de Jouvenel racconta la parabola di due sorelle, Maria e Marta; la prima cura i figli mentre la seconda fa l’intrattenitrice di signori soli. Marta, essendo pagata per il suo lavoro, non eccessivamente entusiasmante, produce ricchezza nazionale, mentre la sorella non crea ricchezza per cui, al fine della contabilità nazionale, è come se non esistesse. Eppure il benessere sociale dipende proprio dalla cura prodigata ai bambini dalla “inutile” madre. C’è quindi un divario fra ricchezza monetaria e benessere sociale, c’è qualcosa che non va nelle nostre scale e misure dei valori.

Bertrand de Jouvenel riconosce che la crisi nel rapporto uomo-natura deriva dalla distruzione del carattere “naturale” del mondo, provocata dalla società dei consumi che trasforma qualsiasi bene in merce, in oggetto di scambio di denaro. E cita la bellissima frase dell’Alfieri che, nella parte della giovinezza della sua “Vita”, parla della “pianta-uomo”.

La salvezza si trova solo se riconosciamo di essere parte della natura proprio come lo è l’albero  con le sue radici: lo sradicamento porta alla povertà umana indipendentemente dalle macchine o dai beni materiali che possediamo.

Bertrand de Jouvenel, in conclusione del suo libro “Arcadia” invita l’uomo a farsi giardiniere della Terra: parole da ricordare proprio in questi tempi in cui tanti, nonostante le grandi dichiarazioni di amore per l’ecologia, si comportano più da assassini che da custodi del nostro pianeta. Il che dimostra che occorrono ancora nel mondo le parole e gli ammonimenti degli illuministi e degli utopisti, una specie, purtroppo, in via di estinzione.

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