Ambiente Tecnica Società. Rivista digitale fondata da Giorgio Nebbia

Editoriale n°49

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Gli articoli di questo numero 49 di “altronovecento” si dispiegano su un ampio ventaglio di tematiche, ben distribuiti nelle sei sezioni della rivista e raccogliendo voci molto diverse, lasciando così a chi legge l’impegno di esplorare l’indice e di trovare quanto può interessare o servire di più.

Su cinque temi abbiamo tuttavia scelto di concentrare maggiormente la nostra attenzione e vogliamo segnalarli preliminarmente.

Il dossier più corposo è quello dedicato alla questione della crisi climatica e della transizione energetica. Alla crisi climatica è dedicata anzitutto la recensione di Coccodrilli al Polo Nord e ghiacci all’Equatore di Antonello Provenzale da parte di Simone Meini, articolo che – come altri che ospitiamo in questo numero – provengono da “Gaia”, una rivista bresciana edita a cura dell’associazione AlterNative con cui siamo in stretti rapporti. Sempre da “Gaia” proviene la riflessione di Giovanni Lonati sulla relazione tra migrazioni e problematiche ambientali, mentre alla transizione energetica sono dedicati tre articoli. Il primo è la traduzione di un’intervista rilasciata lo scorso anno da Jean-Baptiste Fressoz, uno degli esponenti più attivi e visibili del dibattito francese sulla crisi climatica, autore di diverse opere di grande successo. Anticipando le argomentazioni che sarebbero state poi al centro del volume Sans transition. Une nouvelle histoire de l’énergie pubblicato nel gennaio di quest’anno da Seuil all’interno della notevole collana “Anthropocène”, Fressoz chiarisce i motivi dell’impossibilità di una transizione immediata e senza riserve alle fonti energetiche non fossili e quindi il carattere mistificatorio delle strategie di transizione che non prendano preventivamente in carico il carattere pervasivo delle energie fossili stesse. Un tema esposto molto efficacemente dallo stesso Fressoz in un video presente nella nuova sezione del Cité des sciences et de l’Industrie di Parigi dedicata proprio alla crisi climatica. Franco Ruzzenenti interviene sullo stesso argomento da un’altra prospettiva, a partire cioè dal “paradosso di Jevons”, che già a metà Ottocento additava il rischio di veder aumentare i consumi energetici a dispetto quando non addirittura a causa degli aumenti di efficienza. Sempre Franco Ruzzenenti ci fornisce uno sguardo indiscreto e divertente sul dibattito in due paesi dove oggi si decide la sorte della transizione energetica: gli Stati Uniti e la Cina, visti da quella che ormai è la periferia europea. La periferia della periferia, cioè l’Italia meloniana, è l’oggetto invece dell’analisi di Paola Imperatore e Federica Frazzetta che illustrano attraverso un’ampia ricognizione sulla stampa quotidiana come le destre italiane siano passate dall’ignorare la questione ambientale a un misto di negazionismo anti-ambientalista e di retorica ambientale nazionalista e/o condizionata da gruppi di interesse, i cui effetti sono alla fine sostanzialmente dilatori.

Un altro tema di frontiera, anch’esso coerente con una consolidata linea di riflessione della Fondazione Micheletti e di “altronovecento”, è quello sul significato, la storia, i problemi e le prospettive dell’allevamento e del consumo di carne. Questo dossier si apre con un saggio sulla “storia ambientale della mucca”, dove Alberto Berton ricostruisce l’evoluzione del rapporto tra uomo e bovino, rapporto che inizia con la domesticazione dei bovini e il loro uso principale nella coltivazione dei cereali come forza motrice e per la letamazione, e arriva ai giorni nostri dove questi animali sono allevati principalmente per la produzione di latte e carne. In questo lungo percorso, soprattutto dai paesi occidentali, i bovini sono passati da essere considerati come delle vere e proprie divinità sulle quali si sono fondate le civiltà, a semplici macchine per la trasformazione dei cereali in proteine animali. Nell’attuale contesto è certamente un fatto positivo il riconoscimento nel Trattato sull’Unione Europea degli animali come esseri senzienti e lascia riflettere la recente dichiarazione in senso opposto del Ministro Lollobrigida. “Alla mucca almeno un grazie”, la citazione in chiusura del saggio di Berton rimanda al documento pubblicato nel dossier: la “storia naturale della mucca” di Giorgio Nebbia. Qui per storia naturale della mucca Nebbia intende l’analisi merceologica del processo che parte dalla natura (acqua, pascolo, foraggio…), arriva sulle nostre tavole (latte, formaggi, carne) e nei nostri armadi (scarpe, borse…) e ritorna alla natura con effetti sia positivi (concimi e energia) che negativi (emissioni inquinanti e climalteranti). Il dossier prosegue con il saggio di Marino Ruzzenenti sulle disavventure della carne sintetica. Questo saggio per prima cosa ci ricorda che quella della carne sintetica non è solo una questione recente. Già tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, si tentò di creare delle bioproteine dal petrolio, bioproteine idealmente ottenibili senza agricoltura, da destinare all’alimentazione animale. Questo sogno di emancipazione dal suolo condusse in Italia ad uno sperpero delle risorse pubbliche usate per la costruzione di due impianti che non entrarono mai effettivamente in produzione. Come Giorgio Nebbia fece notare nel breve articolo del 1980 che riproponiamo nei documenti, l’inefficienza economico ed energetica del processo, nonché i rischi di inquinamento della catena trofica, destinarono al fallimento questo tentativo di ottenere proteine dal petrolio. Ruzzenenti affronta quindi la più recente questione della carne sintetica ottenuta in laboratorio con le cellule staminali, quindi idealmente ottenibile senza animali, evidenziando le diverse criticità e incognite del processo di produzione e auspicando, anche per la carne cellulare, quel tipo di analisi merceologiche tipiche dell’approccio di Nebbia. Il dossier contiene poi il pezzo sulla carne sintetica, o meglio cellulare, di Flavio D’Abramo, il quale ci suggerisce tre diverse linee di riflessione per affrontare questo tema controverso. Il primo suggerimento è quello di tenere in considerazione la differenza tra allevamento tradizione e allevamento industriale; la seconda riflessione riguarda le diverse relazioni (emotive, culturali, etiche e materiali) che sussistono al rapporto uomo-animali non umani; la terza osservazione riguarda la relazione tra carne cellulare e allevamenti industriali. Il dossier ospita infine tra i documenti il testo della posizione di Slow Food sulla carne coltivata.

Enzo Ferrara e Marino Ruzzenenti inaugurano dal canto loro su “altronovecento” un cantiere urgente e ancora scarsamente frequentato in Italia, ma che in altri paesi è ormai oggetto di un’ampia letteratura: quello delle implicazioni ambientali della guerra, delle guerre. Ferrara lo fa presentando una snella ma completa panoramica delle conseguenze delle attività belliche, dal sovra-consumo di risorse per la produzione bellica alle devastazioni ambientali dovute ai combattimenti, dai danni da occupazioni militari alle devastazioni dovute alle armi nucleari, dai rischi bellici che si addensano sugli impianti nucleari civili all’ampia questione dell’impatto dei residuati e dei rifiuti bellici. Marino Ruzzenenti torna invece a illustrare, articolandolo, un tema caro a Giorgio Nebbia e più volte trattato sulle colonne di “altronovecento”: quello delle “merci oscene”, cioè della spesa militare e sulle sue conseguenze sull’ambiente.

Diversi sono inoltre i bilanci e le testimonianze che abbiamo ritenuto necessario ospitare riguardo a un altro compagno che ci è mancato recentemente e che ci ha aiutato – come ha aiutato molte altre comunità di vita, di analisi e di lotta – ad attraversare il Novecento e a percorrere la prima parte del nuovo secolo: Alberto Magnaghi. Oltre a una sua bibliografia presentiamo i ricordi di Marino Ruzzenenti, Sergio Bologna, Luisa Passerini, Achille Flora e Roberto Saleri.

Dal riconoscimento dell’opportunità di richiedere a Gabriella Corona il permesso di pubblicare la sua densa introduzione all’ultimo numero di “Meridiana” dedicato alle politiche ambientali in Italia è nata poi l’idea di una piccola rassegna di alcune delle riviste che ci sono, in un modo o nell’altro, al di là delle tante differenze, “compagne di strada”. Riviste cioè che si sforzano tenacemente e con intelligenza di ricostruire e analizzare il nostro stesso terreno di ricerca e di impegno militante: il rapporto tra ambiente, tecnica e società. Alcune di queste riviste sono consolidate, altre sono comparse da poco; alcune sono molto di nicchia, come diffusione o come focus tematico, mentre altre hanno sguardi più ampi. Vale la pena elencarle qui, preliminarmente: oltre a “Meridiana”, “Global Environment”, “Quaderni della decrescita”, “Rivista contadina”, “I piedi per terra” ed “economiacircolare.org”.

Tra i soggetti che abbiamo affrontato da angolature diverse – ancora una volta per merito di Enzo Ferrara e Marino Ruzzenenti – c’è infine l’opera di un autore prolifico e di grande successo internazionale che ha il grande merito di ricordare molto da vicino, fatta salva la diversa sensibilità politica, l’approccio merceologico di Giorgio Nebbia: Vaclav Smil.

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