E’ morto Paolo Berbenni (1929-2013), un protagonista e testimone di molti eventi della storia della chimica, dell’ambiente e della scienza delle acque, i temi a cui ha dedicato tutta la vita. Non riesco a ricordare quando l’ho conosciuto, immagino nei primi anni sessanta; aveva poco meno della la mia età e mi ha colpito la sua modestia e sapienza, due cose che raramente stanno insieme. In quel tempo curava già la rivista “Acqua Industriale”, divenuta poi “Inquinamento”. Era uno specialista di chimica delle acque ed era coinvolto nelle attività della FAST, la Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche, antica istituzione milanese rilanciata nel 1950 da Luigi Morandi che ne fece una specie di baconiana “Casa di Salomone”, in Via del Vecchio Politecnico, come punto di incontro delle molte associazioni che si occupavano di problemi tecnico-scientifici.
Morandi capì l’importanza del problema dell’acqua e affidò a Berbenni, allora uno dei pochi specialisti in questo campo, la costituzione del Gruppo di Studio sulle Acque che organizzò una serie di convegni, di importanza storica, che coprirono tutti gli aspetti delle acque e dell’inquinamento; da quello sulle acque in Italia del 1963, a quelli sulle acque sotterranee e superficiali del 1965 e 1966, a quello “Water for tomorrow” del 1968. Da tali convegni derivarono i primi piani sull’approvvigionamento idrico e le leggi sulla difesa contro gli inquinamenti e l’erosione del suolo. Nel 1970 Berbenni contribuì all’organizzazione del convegno internazionale “L’uomo e l’ambiente, una inchiesta internazionale”, in occasione della prima “Giornata della Terra”.
Il mio ricordo di Berbenni è associato all’ironia; era l’unica persona con cui si poteva scherzare e ridere sui vizi, la supponenza e la vacuità di molti nostri conoscenti. Berbenni ha contribuito all’”ecologia” con il suo sorriso e la competenza e la capacità di far capire che la nuova moda avrebbe potuto migliorare il mondo, soltanto se avesse sfruttato le conoscenze e la chimica, quella che sembrava a tanti una parolaccia. Con la chimica Berbenni ha denunciato gli inquinamenti dei fiumi, e ha suggerito rimedi di depurazione che sarebbero poi diventati standard..
E’ difficile ricordare gli scritti di Barbenni che comprendono numerosi saggi scientifici sull’analisi delle acque “minerali”, delle acque dei fiumi e dei laghi, sulla messa a punto di tecniche di analisi e di trattamento delle acque inquinate, ma anche molti altri campi, dall’energia ai rifiuti. Ma a me piacciono ancora di più gli scritti, sempre attenti e puntuali, apparsi in tante riviste, come le centinaia di “editoriali” pubblicati come direttore della rivista “Inquinamento”. Nel 50° anniversario della rivista, Berbenni raccolse in dieci puntate il percorso della rivista nel suo mezzo secolo di esistenza, prima di interrompere le pubblicazioni. Un contributo che da solo aiuterebbe a comprendere i problemi ambientali italiani nel corso della seconda metà del Novecento.
Proprio per la sua modestia e riservatezza Berbenni non ha avuto quei riconoscimenti accademici che ben avrebbe meritato. Eppure l’insegnamento era un’altra sua passione: libero docente in Chimica delle acque, ha insegnato per molti anni presso l’Università di Pavia e più recentemente nel Politecnico di Milano presso cui si trova un documentato curriculum e elenco di molte sue pubblicazioni. http://www.diiar.polimi.it/amb/persona.asp?id=20. Ma il suo impegno didattico ed educativo andava ben al di là dell’Università, con conferenze presso associazioni e gruppi culturali in tutta Italia.
Dei morti si suol dire “ci ha lasciato”, ma uno studioso non ci lascia mai, continua a vivere nelle riviste, nei libri, fino a quando esisterà lo schedario di una biblioteca o funzionerà Internet, fino a quando qualcuno citerà i suoi scritti, magari in nota a piè di pagina. E così è anche per Paolo Berbenni
Sono vicino — penso, insieme ai lettori che l’hanno conosciuto — alla famiglia e mi auguro che il suo vastissimo patrimonio di libri e di pubblicazioni e, soprattutto la racconta dei suoi scritti, non vadano dispersi e trovino qualche Fondazione che li raccolga e li inventari e li renda disponibili al pubblico. Chi vorrà capire qualcosa sulle acque in Italia e sulla storia delle lotte per avere un’acqua più pulita e sicura, vi troverà una miniera di informazioni e suggerimenti.
Postilla Redazionale.
Dopo la scomparsa del prof. Paolo Berbenni, la famiglia ha deciso di donare alla Fondazione Luigi Micheletti le carte e pubblicazioni presenti nel suo studio milanese: la documentazione, pervenuta in più riprese tra il dicembre 2013 e il gennaio 2014, è da ordinare ed è costituita da circa 200 buste d’archivio e da alcune centinaia di pubblicazioni a stampa (l’arco temporale è concentrato dai primi anni Sessanta agli inizi degli anni Duemila, il tema fondamentale è l’acqua, con particolare e minuta attenzione per tutte le forme di inquinamento).