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Il bicentenario della nascita di Antonio Stoppani

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Il 15 agosto di quest’anno sarà il bicentenario della nascita di Antonio Stoppani. Nato a Lecco nel 1824, l’Abate Stoppani rappresenta una figura straordinaria di prete naturalista, riconosciuto a livello internazionale come uno dei padri della geologia e della paleontologia.

Tutti conoscono e in molti ancora utilizzano l’espressione “il bel Paese” come sinonimo di Italia. I primi ad usare questa espressione furono Dante e Petrarca, ma fu soprattutto grazie al successo di un libro di Antonio Stoppani che questo modo di indicare l’Italia è divenuto di uso popolare.

Pubblicato nel 1876, Il bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d’Italia ebbe un numero straordinario di riedizioni fino a Novecento inoltrato. Questo libro rappresentò il primo (e non più eguagliato) best seller scientifico-divulgativo dell’Italia unificata: insieme a I Promessi Sposi, uno dei pochi libri presenti nelle case degli italiani tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Scritto nella forma del dialogo tra uno zio naturalista e i propri nipoti ai quali descrive il patrimonio naturale dell’Italia, Il bel Paese ha contributo a formare l’identità geografica degli Italiani.

Tale fu il successo del libro e la fama dell’Abate Stoppani, che “Bel paese” divenne il marchio del primo formaggio italiano a diffusione nazionale. Ad inizio Novecento, Egidio Galbani, fondatore dell’omonima industria casearia, per lanciare questo formaggio fabbricato con latte pastorizzato, nato per contrastare l’arrivo dei formaggi francesi sul mercato italiano, si ispirò direttamente all’opera del prete naturalista, la cui immagine, insieme a quella della carta geografica dell’Italia, venne stampata sull’etichetta di questo prodotto destinato a divenire, per un lungo periodo, il formaggio più popolare in Italia.

Benché avesse iniziato a produrre il Bel Paese in un moderno caseificio a Melzo, nella pianura lombarda, Egidio Galbani era nato a Ballabio, un paese sopra Lecco, all’imbocco della Valsassina, nelle Prealpi lombarde, dette anche Alpi Orobie. Ed è proprio da questi territori che conviene partire per ricordare la figura di Stoppani al di là del Bel Paese.

Proveniente da una famiglia di commercianti di coloniali, quinto di quindici figli, Antonio Stoppani entrò nel seminario di Lecco all’età di 12 anni. Fin dall’adolescenza unì alla marcata vocazione religiosa una spontanea passione per le scienze naturali, la geologia in particolare. Tale passione lo portò presto ad effettuare, durante le vacanze estive e pasquali, insieme ad alcuni fratelli, delle vere e proprie esplorazioni sui monti della Valsassina, in particolare sul massiccio delle Grigne, dove iniziò a raccogliere minerali e fossili in modo via via sempre più sistematico.

Dopo avere proseguito gli studi umanistici e filosofici presso i seminari di Seveso e Monza, Antonio Stoppani nel 1845 si trasferì al seminario maggiore di Milano per dedicarsi agli studi teologici che precedevano l’ordinazione. Come altri seminaristi, Stoppani partecipò nel 1848 all’insurrezione contro gli austriaci. Durante le Cinque Giornate di Milano, il seminario maggiore divenne una sorta di centro operativo della rivolta dove venivano stampati i proclami del Governo provvisorio. Grazie all’idea e alla direzione del giovane Stoppani, questi dispacci furono messi in cassoni legati a tredici palloni aerostatici, costruiti con pezzi di carta incollata e alimentati con un combustibile a base di paglia, lana e olio, che servirono per diffondere nelle campagne le notizie di quanto stava accadendo in città e incitare all’insurrezione anche i suoi abitanti.

Ordinato prete nel 1848, negli anni successivi Stoppani frequentò il Museo civico di Milano dove iniziò a collaborare con un gruppo di naturalisti che introdussero il giovane sacerdote, fino ad allora fondamentalmente autodidatta, ai principali lavori dell’epoca di scienze naturali e di geologia. Contemporaneamente prese in affitto una abitazione in Valsassina che utilizzò come base per le sue esplorazioni.

I risultati di questi studi e di queste esplorazioni furono pubblicati in un libro del 1857 intitolato Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia. Grazie alla traduzione del libro in francese, con il titolo Paléontologie lombarde, un fino ad allora sconosciuto Stoppani si impose all’attenzione della comunità scientifica internazionale con la sua analisi stratigrafica della sezione verticale della valle dell’Adda: quella che sale, in direzione Sud-Nord, dalla pianura padana ai colli della Brianza, passando dai Corni di Canzo fino al massiccio delle Grigne e al Legnone, per poi discendere alla Valtellina. Si trattò della prima analisi stratigrafica delle Prealpi lombarde che Stoppani considerava come “il paradiso del geologo” in quanto in esse sarebbe riassunta l’intera storia del globo.

A seguito dei riconoscimenti per questo suo primo lavoro scientifico, Stoppani fu tra i soci fondatori della Società italiana di scienze naturali e ottenne l’autorizzazione all’insegnamento di queste discipline; iniziò in tal modo la sua carriera come docente universitario.

Nel 1861 il prete naturalista venne chiamato a coprire la cattedra straordinaria di geologia all’Università di Pavia, dove inaugurò l’anno accademico con la prolusione Della priorità e preminenza degli italiani negli studi geologici. Nel 1864 fu nominato professore ordinario di Geognosia e Mineralogia all’Istituto tecnico superiore di Milano (divenuto poi il Politecnico). Nel 1866 pubblicò Note ad un corso annuale di geologia dettate per uso degli ingegneri allievi del Reale istituto tecnico superiore di Milano, poi rieditato come Corso di geologia, che rappresenta il primo manuale rivolto all’insegnamento della geologia in Italia. È nel secondo volume delle Note (1867) che Stoppani introduce per la prima volta il concetto di “epoca antropozoica” per indicare l’era geologica caratterizzata dalla modificazione della crosta terreste da parte del genere umano,“una nuova forza tellurica, che, per la sua potenza e universalità, non sviene in faccia alle maggiori forze del globo”1.

Nel recente dibattito sul concetto di “Antropocene” (termine proposto nel 2000 dal premio Nobel Paul Crutzer per designare l’attuale epoca nella quale l’attività umanità è riuscita con modifiche del suolo e del clima ad incidere su processi geologici), la figura di Stoppani, insieme a quella di George Perkins Marsh (autore di Man and Nature: Or, Physical Geography as Modified by Human Action del 1864), è riemersa come precursore del concetto2.

Al Politecnico di Milano Stoppani insegnò fino al 1877. In questo primo periodo di docenza a Milano, il prete naturalista si interessò anche delle applicazioni della geologia all’industria occupandosi della ricerca dei giacimenti minerali e di combustibili fossili in Italia, della realizzazione di grandi opere di ingegneria civile (quali i trafori alpini) e collaborando alla realizzazione della Carta geologica del Regno d’Italia.

La scienza applicata fu intesa da Stoppani come uno strumento per un risorgimento del paese che non fosse solo un rinnovamento politico e culturale ma anche una rinascita economica, orientata al progresso materiale attraverso lo sviluppo industriale e commerciale. Nonostante questo, Stoppani rimase sempre fedele alla figura del geologo come naturalista. Lo dimostra la posizione assunta nel comitato nominato per la realizzazione della carta geologica dell’Italia, dove si creò immediatamente un’opposizione tra i geologi, che promuovevano la realizzazione di una mappatura molto precisa con una scala piccola-media (1:50.000), e gli ingegneri, che sostenevano un’attività di rilevamento qualitativamente e quantitativamente meno ambiziosa rivolta alla realizzazione di una carta a grande scala (1:500.000) utile per la realizzazione delle grandi opere. In questo contesto, Stoppani sostenne la necessità che l’organismo creato per la realizzazione della carta dovesse essere costituito prevalentemente da geologi in quanto la carta doveva essere un “lavoro di scienza”, indipendente dalle pressioni tecnico-industriali. Nonostante le perplessità del naturalista lombardo, alla fine si optò per una carta con scala 1:100.000 e solamente nel 1988 si diede avvio in Italia alla realizzazione di una carta geologica con scala 1:50.000.

A partire dagli anni Settanta, al lavoro di ricerca, insegnamento e consulenza, Antonio Stoppani affiancò l’attività di promozione dell’alpinismo e l’attività di divulgazione scientifica. Nel 1873 venne eletto primo presidente della sezione milanese del Club Alpino Italiano, per la quale organizzò e guidò le prime gite dei soci, da lui intesi idealmente come alpinisti-naturalisti. Ma fu soprattutto alla divulgazione scientifica che Stoppani dedicò una parte consistente del suo lavoro non prettamente accademico.

Oltre al Bel Paese che, come sappiamo, fu pubblicato nel 1876, è importante ricordare anche Acqua e Aria. La purezza del mare e dell’atmosfera fin dai primordi del mondo animato.

In quest’opera pubblicata nel 1875, che trae origine da una serie di conferenze tenute nel 1873 al Salone dei giardini pubblici di Milano, Stoppani, attraverso l’esposizione del ciclo di alcuni minerali come il carbonato di calcio, il salgemma, il carbone e il ferro sedimentare, espone in maniera chiara la sua idea dell’esistenza di un’”economia tellurica”, ideata da Dio, che permette la perpetuazione della vita sulla terra attraverso la circolazione provvidenziale degli elementi. È evidente nell’opera la visione antropocentrica del prete naturalista che vede le ricchezze del creato come destinate all’uomo, senza il quale la Terra non avrebbe senso.

Come ricorda Elena Zanoni, “per la verità in un articolo del 1873 intitolato L’uomo e il suo impero sulla terra, Stoppani aveva definito il genere umano «ladrone del mondo» e aveva lasciato timidamente emergere una preoccupazione protezionistica. […] Tuttavia egli aveva finito per ribadire come la terra fosse destinata all’uomo e al suo progresso”3.

Figura di primo piano in campo geologico e paleontologico, Antonio Stoppani fu inoltre un protagonista della battaglia tra intransigenti e conciliatoristi che caratterizzò la Chiesa cattolica in questa fase di formazione dello stato italiano.

A differenza di quanti all’interno degli ambienti ecclesiali sostenevano una posizione intransigente nei confronti del Regno d’Italia, negando la possibilità ai religiosi di partecipare alle competizioni elettorali, nel 1876 Stoppani si candidò a deputato nella circoscrizione di Lecco e della Valsassina. A causa delle dure critiche provenienti anche dagli ambienti a lui più vicino, fu però costretto a ritirare la candidatura.

L’amarezza che derivò da questa vicenda lo indusse ad accettare il trasferimento presso l’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze, dove tenne la cattedra di geologia e geografia fisica fino al 1882.

Richiamato a Milano alla cattedra di geologia presso l’Istituto tecnico superiore, fu nominato direttore del Museo civico di storia naturale.

Negli anni successivi gli interessi di Stoppani si concentrano progressivamente sul rapporto tra Chiesa e Stato nazionale e sul rapporto fra dogma religioso e scienze positive. Gli scritti su questi argomenti attirarono su Stoppani durissime critiche e accuse da parte degli ambienti cattolici intransigenti, arroccati in una posizione di ottusa chiusura nei confronti della modernità. A causa degli attacchi della stampa cattolica e delle pressanti attenzioni della S. Sede, il prete naturalista arrivò persino a pensare di staccarsi dalla Chiesa.

L’abate lecchese morì per un malore il 1° gennaio del 1891 a Milano, all’età di 67 anni. I funerali si svolsero al Cimitero monumentale di Milano. Anche in questa circostanza non mancarono le accuse nei suoi confronti di parte dei cattolici intransigenti. Seguendo le sue volontà, la salma venne portata al Cimitero monumentale di Lecco.

Subito dopo la morte, sia a Milano che a Lecco, si propose di erigere un monumento ad Antonio Stoppani. Nel 1891 una sua statua in bronzo venne collocata nei giardini pubblici di Milano di fronte al Museo civico di storia naturale. Molti anni dopo, nel 1927, un’altra scultura bronzea venne collocata a Lecco e si trova ora nell’omonima piazza antistante il lungolago.

A noi pronipoti indaffarati e distratti, cittadine e cittadini di questo Bel Paese, il dovere di ricordare Antonio Stoppani e la sua preziosa eredità culturale nel bicentenario della nascita. Le iniziative tra l’altro non stanno mancando con diversi articoli, manifestazioni ed eventi di grande interesse4.

1 A. Stoppani, Corso di geologia. Volume II, Geologia stratigrafica, Milano, Bernardoni e Brigola, 1873, p.732.

2 E. Luciano e E. Zanoni, “Antonio Stoppani’s ‘Anthropozoic’ in the context of the Anthropocene”, The British Journal for the History of Science (2023), 1–12

3 E. Zanoni, Scienza Patria Religione, Antonio Stoppani e la cultura italiana dell’Ottocento, Milano, Franco Angeli, 2014, p.179.

4 https://bibliotecaseminariomilano.it/antonio-stoppani-e-il-seminario-di-milano-tra-fossili-libri-e-documenti/

https://leccoheritage.it/presentazione-della-mostra-per-il-bicentenario-di-antonio-stoppani-les-petrifications-desino/

https://www.accademiaxl.it/attualita-di-antonio-stoppani-visioni-e-sfide-delle-geoscienze-nel-terzo-millennio/

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