Nel maggio 1980 un gruppo di persone fondò a Roma la Lega per l’Ambiente, l’associazione che ha celebrato, nel 2005, le nozze d’argento con la società italiana. La storia della Legambiente, come si chiama oggi, è una pagina importante della storia del paese; fra i fondatori e i primi soci c’era una pattuglia di giovani attivisti, guidati da Chicco Testa, che avevano capito che i problema della difesa dell’ambiente erano prioritari per il futuro dell’Italia, e c’erano alcuni di noi provenienti da altre associazioni come Italia Nostra (che a sua volta era stata fondata nel 1955) o ProNatura o dai partiti della sinistra: Fabrizio Giovenale, Giovanni Berlinguer, Laura Conti, Virginio Bettini e tanti altri.
La Lega per l’Ambiente nasceva come filiazione dell’ARCI, l’antica Associazione Ricreativa Culturale Italiana che aveva una lunga tradizione di diffusione della cultura fra i lavoratori; lo stesso nome “Lega” ricordava una gloriosa storia di mobilitazioni e lotte. Erano appena finiti gli anni settanta, quando i temi della pace, dell’ambiente e del nucleare erano stati presenti nella seconda ondata della contestazione giovanile e studentesca; erano ancora aperte le ferite ambientali e umane dell’incidente di Seveso (1976), dopo il quale un medico ambientalista come Laura Conti, consigliere regionale del PCI in Lombardia, era scesa al fianco delle donne che erano state esposte alla diossina; era in pieno il dibattito sul futuro dell’energia nucleare dopo l’incidente al reattore americano di Three Mile Island dell’aprile 1979.
La Lega per l’Ambiente utilizzò, come primo strumento di comunicazione, la rivista “Nuova Ecologia” che aveva cominciato il suo cammino come “Ecologia” negli anni 1971-1973. Ci fu, alla nascita della Legambiente, un dibattito sulla “contaminazione” dell’ambientalismo da parte dei partiti della sinistra, in particolare dei partiti comunista e socialista. Si trattava, in realtà, di un reciproco arricchimento perché era chiaro che ai problemi della contestazione ecologica si poteva dare una risposta soltanto politica, con nuove leggi, con interventi sul Parlamento. Del resto la Legambiente nasceva dopo il lungo dibattito, squisitamente “politico”, sui “limiti alla crescita” e sul progetto di austerità da parte del Partito comunista italiano, il primo a prestare attenzione ai problemi “ecologici” e dell’energia.
Nel suo primo decennio di vita la Legambiente fu in prima fila nelle lotte contro i progetti di costruzione delle centrali nucleari, per una revisione degli esagerati piani energetici governativi; non era stata ancora inventata la sostenibilità, ma era ancora vivace il dibattito sui limiti agli sprechi di energia e di materiali; i “verdi” come partito politico stavano muovendo i primi passi. Varrebbe la pena di rileggere la ormai rara collezione della rivista “Nuova Ecologia” degli anni Ottanta, i dibattiti all’interno della Legambiente, per ricostruire il clima di quegli anni ruggenti che videro le contestazioni nei confronti della centrale nucleare di Caorso sul Po (poi chiusa), della centrale nucleare di Montalto di Castro (poi fermata). Qualcuno ricorderà quando il governo voleva costruire centrali nucleari in Puglia, a San Pietro Vernotico, ad Avetrana, a Carovigno, un pericolo sventato da una vasta mobilitazione popolare. Ma non solo: sono stati gli anni del dibattito sulla tossicità del piombo tetraetile nelle benzine (poi vietato), del “buco dell’ozono” provocato dai clorofluorocarburi presenti negli spray e nella plastica espansa (poi vietati); gli anni della comparsa di alghe putrescenti nell’Adriatico, in seguito all’eccesso di fosfati e nitrati scaricati dai fiumi nel mare (poi filtrati); ci si accorse che gli alimenti erano contaminati da pesticidi usati in eccesso in agricoltura; si cominciò a parlare di ecologia urbana, della congestione del traffico, della necessità di creare zone naturali protette, di fare della informazione ed educazione ambientale. La catastrofe al reattore nucleare ucraino di Chernobyl (1986) mostrò al mondo la necessità di una revisione e di un controllo, in chiave “ecologica”, della tecnologia, del progresso, della produzione agricola e industriale, dei consumi.
Gli anni sono corsi via rapidamente; adesso la Legambiente ha centinaia di migliaia di soci, fa sentire la sua voce sui grandi temi della difesa del mare, della lotta all’abusivismo edilizio, della realizzazione e gestione di parchi; le lotte prima citate sono ormai un lontano ricordo, appartengono alla storia civile dell’Italia. Una storia in parte ancora da scrivere per la quale si possono leggere i libri “Ambientalismo” (1966) di Andrea Poggio, e “La difesa dell’ambente in Italia” (2000) di Roberto Della Seta, attuale presidente della Legambiente; l’associazione ha dei propri centri di documentazione, ma molto del materiale, delle riviste, dei verbali, delle lettere dei primi anni è andato perso. La Fondazione Micheletti, nel suo impegno di rastrellare e salvare e schedare i documenti, libri e archivi personali sulla storia del movimento ambientalista, ha salvato quanto restava dei libri e delle lettere di Laura Conti, che fu presidente del comitato scientifico della Legambiente e di “Nuova Ecologia” e l’inventario del suo archivio è ora disponibile nella rete Internet nel sito della Fondazione www.musil.bs.it
insieme a molte altre carte sui primi anni della Legambiente, donate da varie persone.
La storia del primo quarto di secolo della Legambiente mostra che con la protesta, la perseveranza e il coraggio si migliora l’ambiente e il mondo.