La storia dell’ambiente, così come è stata concepita e in qualche misura praticata presso la Fondazione Micheletti, ha come asse portante la questione energetica. La tecnica divenuta tecnologia, cioè scienza applicata, rivoluziona continuamente se stessa, attraverso una sempre più intensa astrattizzazione e parcellizzazione, ma questo moto incessante che, come è avvenuto in passato, può essere alimentato dalla stessa crisi economica, deve confrontarsi con delle invarianti, gli elementi base della costituzione materiale del mondo planetario: la terra e l’acqua, l’aria e il fuoco.
Il problema, e la ragion d’essere della storia ambientale, è che nella contemporaneità le invarianti non sono più tali, essendo investite e rese funzionali e, nelle intenzioni, asservite allo sviluppo della tecnica. Qui si apre una divaricazione che spacca la cultura e rende obsolete le vecchie divisioni politiche, anche se la loro operatività pratica oscura la dislocazione che si sta operando attorno a una nuova polarizzazione nelle visioni del mondo.
E’ vero che ci sono molte posizioni intermedie, mediazioni e compromessi pratici e teorici, ma per non restare preda della confusione se non del caos è necessario dire con chiarezza che, in ultima istanza, le opzioni in campo, le scelte possibili, sono solo due. La prima, tuttora prevalente, investe le sue speranze nello sviluppo illimitato, nel superamento, costi quel che costi, di ogni barriera che si interponga alla totale artificializzazione del mondo. In questa ottica, al di là di specifiche peripezie e inciampi, è decisivo poter disporre di quantità crescenti e tendenzialmente illimitate di energia.
Sotto traccia, nonostante i disastri e i problemi sinora insormontabili nella gestione delle scorie, il nucleare resta l’orizzonte ultimo, la meta agognata da perseguire, con tutti i miglioramenti e i salti tecnologici necessari. Nell’immaginario e nella realtà risponde a due requisiti cruciali: la disponibilità illimitata di energia, il controllo politico del mondo attraverso una concentrazione brutale del potere. Tenendo conto, inoltre, che le fonti fossili tradizionali sono fortemente inquinanti e responsabili del riscaldamento globale (nonostante ogni negazionismo), il nucleare può presentarsi anche come paladino dell’ecologia.
La seconda opzione è che l’energia, come calore e come elettricità, sia ricavata da fonti rinnovabili, in definitiva dal sole. In questo ambito l’idroelettrico, contrariamente ad opinioni infondate, non solo occupa un posto rilevante ma è lungi dall’avere esaurito la sua parabola, considerati gli spazi che esistono per gli impianti ad acqua fluente. Non meno importanti sono i risultati che si possono ottenere con l’urbanistica e l’architettura solare, grazie a tecnologie ormai pienamente collaudate.
Considerati i valori dominanti nelle nostre società l’utilizzo delle fonti rinnovabili, che ha ricevuto un nuovo e inedito impulso dalla crisi ecologica, può tradursi in realizzazioni pratiche dannose all’ambiente, oltre che in condotte illegali se non criminali; l’economia verde non è al riparo dagli interessi della criminalità e dalle degenerazioni politico-affaristiche spesso intrecciate alla prima, basti pensare a quel che è successo e succede nel settore dei rifiuti urbani e industriali.
Nondimeno, sullo sfondo di questo fosco scenario, le tecnologie “verdi”, rette dal principio del minor impatto ambientale possibile, tracciano una nuova via maestra che può rendere possibile il superamento dell’era “primitiva” nella storia dell’energia, per usare la periodizzazione di Cesare Silvi. E in questo contesto, nonostante l’apporto quantitativo ancora modesto, lo sfruttamento diretto dell’energia solare, le invenzioni e innovazioni dovute in modo rilevante a scienziati e tecnici italiani, su cui si soffermano i contributi di questo numero di “Altronovecento”, presentano un fascino straordinario sia sul piano intellettuale che storico, per la ricerca scientifica e per le applicazioni tecnologiche, nonché per le implicazioni che si intravedono a livello politico e sociale.
Il fascicolo è costruito attraverso una selezione dei contributi presentati al Convegno svoltosi presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, preceduti dall’introduzione di Cesare Silvi. Completa il numero una utilissima panoramica storica sull’energia solare dovuta al direttore e animatore di questa rivista, Giorgio Nebbia, che in una delle sue tante vite è stato anche un pioniere nella sperimentazione di impianti di dissalazione ad energia solare.