In quel periodo, l’Italia, non baciata dalla fortuna per i giacimenti fossili, era costretta dalle strettoie dell’agognata autarchia a cercare in altre direzioni per il proprio approvvigionamento energetico, in quelle fonti direttamente o indirettamente originate dal sole, il “ministro maggior della natura”che opera nelle “officine chimiche del buon Dio”, come diceva il Parravano. Si svilupparono tutte le tecnologie in grado di catturare il solare indiretto (biocombustibili, idroelettrico, eolico, solare termico) realizzando innovazioni di grande interesse per l’epoca e non solo.
Del resto l’Italia è per eccellenza il paese del sole, fonte primaria di energia per il Pianeta. Ed era al sole che alcuni scienziati e ricercatori lungimiranti guardavano in quel periodo. Il tema fu posto già nel 1930 in un’appassionata relazione su “Energia idraulica e termica” da Orso Mario Corbino, scienziato e ministro, secondo il quale grandi conseguenze economiche avrebbe potuto avere per l’Italia “la risoluzione del problema di trasformare direttamente l’energia solare in energia elettrica”, un impatto sullo sviluppo del Paese paragonabile al ruolo dell’energia idrica nella prima industrializzazione di fine Ottocento – inizio Novecento. Purtroppo, dopo 80 anni, proprio noi italiani dobbiamo constatare quanto esigua sia la strada percorsa.
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