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Pietro Ferraro (1908-1974)

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Gli anni cinquanta del Novecento sono stati quelli del boom economico; un intero mondo, tremila milioni di persone, era riuscito a sopravvivere alle tragedie della seconda guerra mondiale; fra i vincitori e i vinti, fra i popoli che si erano arricchiti con la guerra e quelli che erano diventati o erano rimasti poveri, molti a livello di colonie delle grandi potenze, c’era voglia di ricostruire, di liberarsi dalla miseria, di conquistare indipendenza e diritti fino allora negati.

Sembrava ancora, allora, che la Terra avrebbe potuto fornire campi coltivabili, alimenti, acqua, energia, metalli in grandi, forse infinite, quantità. La scoperta della disintegrazione dell’atomo sembrava offrire, al fianco di una devastante nuova arma, anche reattori capaci di dare elettricità in grande quantità e a basso prezzo. Lo aveva fatto intravvedere, nel suo discorso “Atomi per la pace”, il presidente degli Stati Uniti Eisenhower all’assemblea generale delle Nazioni Unite l’8 dicembre 1953.

Come si sarebbe comportata l’umanità davanti a tempi di terribili paure ma anche di grandi speranze ? Proprio in quegli anni cinquanta un numero crescente di studiosi, per lo più sociologi e economisti, cominciò a occuparsi del “futuro”, degli scenari in cui la crescente popolazione mondiale avrebbe potuto svolgere la sua vita. Non mi risulta che sia stata studiata a fondo la storia e l’evoluzione degli studi sul futuro anche se essa ha avuto alcuni protagonisti italiani di grande rilievo, la sociologa cattolica Eleonora Masini, l’economista Aurelio Peccei, l’imprenditore Ferraro, solo per citarne alcuni.

La figura più rilevante forse fu l’economista francese Bertrand de Jouvenel http://www.altronovecento.quipo.it/numero1persone3.html che aveva fondato a Parigi una associazione di studi sul futuro, anzi sui futuri possibili, il cui nome, “Futuribles”, appunto, stava ad indicare che occorreva esplorare con rigore e lungimiranza una serie di condizioni future in cui avrebbe dovuto dimenarsi l’umanità.

La meno nota, ma molto interessante figura di animatore di studi sul futuro è stato Pietro Ferraro il quale, sulla scia di “Futuribles” francese, costituì una associazione e avviò la pubblicazione di una rivista italiana intitolata “Futuribili”. Pietro Ferraro era nato a Venezia nel 1908 e si era laureato in giurisprudenza a Padova., collaboratore del quindicinale del Guf patavino, “Il Bò” nel 1935. Nel 1938 fondò a Bolzano la Società italiana per il magnesio e le leghe di magnesio, e data l’importanza ai fini bellici della sua attività venne esonerato dal prestare servizio in guerra. Dopo l’8 settembre 1943 Pietro Nenni lo mise in contatto con l’Oss (il servizio segreto americano che operava nelle zone occupate dai nazisti). Dal luglio del 1944 Ferraro fu il responsabile di una missione militare chiamata Margot Hollis, composta da italiani e dipendente dall’ufficio informazioni americano, che collegò, per mezzo di quattro radiotrasmittenti, diverse formazioni partigiane venete e friulane al Comando supremo delle operazioni nel Mediterraneo.

Accanitamente ricercato dal nemico, continuò fino alla Liberazione una opera attiva, decisa e coraggiosa, infliggendo duri colpi al nemico nelle sue retrovie e disorganizzandone a più riprese l’efficienza. Nella fase finale, in collaborazione con formazioni di patrioti, otteneva dal Comando tedesco di Venezia che la città e il porto venissero lasciati intatti. Un contributo per il quale a Ferraro è stata assegnata la medaglia d’oro al valore.

La vasta documentazione della missione Margot Hollis comandata dallo stesso Ferraro, attiva nel Veneto e nel Friuli dalla metà di luglio 1944 agli inizi di maggio 1945, è stata donata, nel 1977, dalla vedova di Ferraro, Mynna Cini Ferraro, all’”Istituto Veneto per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea”. La documentazione  è tutta in originale e comprende: carte geografiche e topografiche delle zone interessate, cifrari, telegrammi in cifra con relativa decifrazione, sia in partenza che in arrivo alla missione, appunti, notizie, lettere contenenti informazioni, anche in cifra; relazioni finali, stese da Ferraro, sull’attività della missione, di alcuni gruppi ad essa collegati, dei singoli agenti e collaboratori, richieste motivate di riconoscimenti per l’attività svolta dalla missione; articoli di giornali sulla missione e su altre ad essa collegate; un abbozzo di Ferraro per una storia della missione Margot. Il fondo mantiene l’ordinamento originario in fascicoli in parte intitolati dallo stesso Ferraro, ed è liberamente consultabile. Anche sulla base di questi documenti nel 1990, l’editore “Marsilio” ha pubblicato il volume Le missioni militari alleate e la Resistenza nel Veneto – La rete di Pietro Ferraro dell’OSS. A cura di Chiara Saonara, Venezia, 1990.

Dopo la Liberazione Pietro Ferraro ha ripreso la sua attività professionale, dirigendo alcune società industriali, tra cui il Cotonificio di San Giusto, le Cartiere del Timavo, di cui era proprietario, e le Cartiere di Arbatax. Oltre all’attività vera e propria di industriale, Ferraro diede un importante contributo allo sviluppo degli studi sulla civiltà moderna, sull’uso dei calcolatori, anticipando molte delle teorie economiche e scientifiche sulla globalizzazione.

Alla fine degli anni sessanta creò a Roma un Istituto per le Ricerche di Economia Applicata (IREA) presso il quale costituì il Gruppo Futuribili Italia. L’Istituto pubblicò dal 1967 al 1974 la rivista “Futuribili”, di cui uscirono 64 numeri:

vol. 1, n. 1, 1967

vol. 2, n. 2-7, 1968

vol. 3, 8-19, 1969

vol. 4, n. 20-31 (1970)

vol. 5, n. 32-43 (1971)

vol. 6, n. 44-55 (1972)

vol. 7, n. 56-63 (1973)

vol. 8, n. 64 (1974)

L’IREA cessò le attività e la rivista interruppe le pubblicazioni dopo la morte di Ferraro nel 1974.

Pietro Ferraro è stato autore di varie opere, fra cui si possono ricordare:

“La rivoluzione economica”, e “La dittatura economica”, pubblicati entrambi da Cappelli, Bologna, 1938.

“La nuova industria italiana del magnesio”, 1941. Ne risulta una sola copia alla Biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Torino.

“Economia liberista di massa”, Roma, Leonardo, 1947

“Progresso tecnico contro sviluppo economico ?”, Milano, Feltrinelli, 1964

“Progresso tecnico, ventagli di produttività e sviluppo: un’economia alle soglie del futuro”, con prefazione di Claudio Napoleoni, Milano, Angeli, 170

“La costruzione del futuro come impegno morale”, Roma. A. Armando, 1973

Nota introduttiva a Diego Guicciardi, “Le fonti di energia:m prospettive al duemila”, Roma, Eredi Bardi, 1969. Diego Guicciardi era stato direttore generale della raffineria Aquila di Trieste e dal 1957 presidente della Shell italiana.

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