Il volumetto del FAI contiene contributi di personalità di prestigio, da Umberto Vattani a Salvatore Settis, da Domenico Fisichella alla stessa presidente e amministratrice del FAI, Giulia Maria Mozzoni Crespi. Contiene altresì spunti di notevole interesse per chi è impegnato sul fronte della conservazione della memoria culturale e ne conosce le sabbie mobili. Ma voglio segnalare solo l’ultimo e anomalo intervento, dovuto ad Antonio Ricci, curatore della celebre trasmissione televisiva “Striscia la notizia”, quindi uno che sa cos’è la società dello spettacolo (e della distruzione di qualsivoglia memoria culturale). Dice Ricci: «… il problema vero è la conoscenza, è il sapere. E l’apprendimento può avvenire solo nella scuola attraverso lo scambio e la crescita.
«Io ho assistito nella scuola delle mie figlie ad alcune lezioni tenute da Libereso Guglielmi, che è stato il giardiniere di Calvino, e ho visto con quanta carica utopica, con quanto amore e passione riusciva a coinvolgere quei bambini che hanno un intero mondo vicino e, come tutti noi, non riescono più a vederlo. Ormai siamo costretti a guardare solo nella scatola magica, abbiamo delegato i nostri sensi ad altre persone che ce le riflettono dalla televisione, a modo loro. Quei bambini scoprivano il mondo in una scarpata sopra una curva d’asfalto e cemento: Libereso, in un metro quadrato, riusciva, a raccontare loro la storia dell’uomo. Narrava di piante che arrivavano dall’Arabia perché le loro radici servivano a mantenere salde queste scarpate, facendogliele assaggiare, strappando i fiori…Quando Libereso va ai giardini Hambury, lo temono come una maledizione di Dio perché lui strappa le foglie, le mangia, le annusa, rosicchia le cortecce, ti fa ciucciare le radici…ma è così che va fatto, bisogna morsicare le cose, mettersele dentro, mettere tutto dentro e solo quando abbiamo incamerato tutto, allora riusciamo a parlare con gli altri.
«La televisione, invece, è uno specchio deformato. (…)
«Purtroppo la televisione non è una finestra sul mondo, è una finestra sul mercato e chi grida di più raccoglie l’attenzione dei suoi clienti».
Posso confermare che Libereso è una figura davvero straordinaria, su cui spero che ci sia modo di tornare, riprendendo il filo di un discorso che Francesco Maria Battisti ha aperto in questo numero della rivista, riproponendo la bella relazione tenuta in occasione della presentazione bresciana di Iconologia ed ecologia del giardino e del paesaggio, Olschki, Firenze 2004, pp.XIV-418, lo straordinario libro postumo di Eugenio Battisti, magnificamente curato da Giuseppe Saccaro Del Buffa.