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Interrogare il futuro. Gli studi sul futuro in Italia e Europa

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  1. Gli studi sul futuro: la Francia e l’Italia

All’inizio degli anni 70 in Italia ci si accorse che esisteva una serie di studi che venivano chiamati “studi sul futuro” nei paesi di lingua anglosassone e “prospective” in quelli di lingua francese. Anche io feci la scoperta leggendo libri e testi in particolare di persone come Bertrand de Jouvenel, Robert Jungk e Johan Galtung.

De Jouvenel, insieme ad altri in Francia, già dalla fine della seconda guerra mondiale, aveva iniziato a creare una corrente di pensiero che si sarebbe raccolta più tardi, intorno al centro “Futuribles” e alla omonima rivista a partire dagli anni 60 agli anni 70. In questo ambito scrivono ed operano personaggi come Gaston Berger, che iniziò ad usare il termine “prospective” già negli anni 50 intendendo con questo guardare avanti non per sognare ma per agire. L’atteggiamento di “prospettive” per Berger aiuta a guardare alla realtà in mutamento nella sua complessità, nella sua mobilità, con tutti i rischi e le sorprese che tutto ciò comporta. Berger in questo modo ci introduce ad agire in un modo o in un altro secondo i nostri valori.

Il termine ed il concetto “Futuribles”, per de Jouvenel, poneva l’accento sui diversi futuri possibili e probabili e sulla asserzione che l’unico spazio temporale su cui l’essere umano può agire è il futuro.

Tutto questo fervore di idee sul futuro era certo dato dalla necessità di costruire in Europa una società nuova dopo la distruzione della seconda guerra mondiale, ma al tempo stesso mostrava la vitalità del pensiero europeo. Tale pensiero in Francia non rimaneva però chiuso, in quel periodo, nel mondo accademico, ma influiva su quello politico e così troviamo che molti ministeri hanno una “Unité de Prospective”, che il direttore dell’Electricité di France era un grande manager ma anche un prospettivista, Pierre Massé. Egli già negli anni sessanta si pone per il futuro una serie di problemi come l’addensamento demografico, la polarizzazione dello sviluppo industriale e soprattutto la necessità di inquadrare la programmazione economica, di breve termine, in quella politica e tecnologica di lungo termine, cioè almeno 20 anni. Si tratta certo di una grande lungimiranza vista a distanza di quaranta anni ma una novità ancora inascoltata oggi in quasi tutti i paesi del mondo.

Quindi la Francia opera in quegli anni in un quadro di prospettiva e questo modo di pensare filtra in Italia attraverso la capacità di guardare avanti di due grandi managers italiani: Pietro Ferraro e Aurelio Peccei.

Pietro Ferraro era un manager veneziano ma che operò molto a Trieste attraverso la sua attività delle cartiere del Timavo di cui era proprietario. Ferraro che era stato anche eroe della resistenza in Italia e conosciuto per il suo spirito di curiosità accolse l’indirizzo dei francesi sulla prospettiva al quale si interessò e portò in Italia non solo come pensiero francese che tradusse in italiano nella rivista da lui fondata, Futuribili, ma lo arricchì del pensiero di molti italiani come Sergio Cotta, Valerio Tomini, Silvio Cercato, Giorgio Nebbia. Tutti pensatori di avanguardia i quali come i profeti non venivano molto ascoltati.

In Futuribili vi era anche una parte di dibattito terminologico e filosofico sui modi di guardare al futuro oltre a indicazioni bibliografiche importanti. Si sviluppò così anche in Italia fino alla metà degli anni 70 un dibattito che però rimase strettamente nel mondo accademico e non raggiunse mai il mondo politico anche se, per altre ragioni e diverse motivazioni, se ne avvalsero le imprese più importanti del paese. Futuribili finì con la morte di Pietro Ferraro nel 1974 a dimostrazione che  sono i singoli con visioni individuali e creative gli unici capaci di guardare avanti al di là dei propri interessi personali. Si tratta di motivazioni profonde e di fatto sociali ma non interessate e quindi ascoltate solo quando si dimostrano vere nel lungo periodo, forse quando è troppo tardi.

2. Gli studi sul futuro e l’Italia

Oltre a Pietro Ferraro e alla sua rivista “Futuribili”, intorno alla quale ruotavano un certo numero di persone, vanno ricordati altri due pensatori italiani stranament simili sotto molti punti di vista pur nelle loro diverse visioni di futuro. Si tratta di Bruno De Finetti ed Aurelio Peccei.

Bruno De Finetti, matematico di fama internazionale, titolare della cattedra di calcolo della probabilità all’Università di Roma oltre che autore di diversi testi sulla probabilità soggettiva, era anche (e questo é meno noto) sostenitore della libertà individuale e della democrazie nelle società. Organizzò vari convegni su problemi del futuro all’Università di Urbino verso la fine degli anni 70. Nel libro “Crisi di utopia, crisi di miopia” sostenne la necessità dell’utopia come presupposto per l’impostazione della scienza economica. Egli infatti, già allora, si rendeva conto di quanto fosse importante giungere ad un sistema economico accettabile socialmente.

L’altro grande italiano, poco conosciuto in Italia se non dopo la sua morte nel 1984, ma molto conosciuto all’estero, dagli Stati Uniti alla Russia, dal Giappone all’America Latina, è stato Aurelio Peccei. Manager di avanguardia tanto da aver lavorato in Cina prima della seconda guerra mondiale e poi in America Latina dove fondò la Fiat. Anche egli come Pietro Ferraro era eroe della resistenza in Italia e si rese conto alla fine degli anni 60 che il mondo si stava muovendo verso problemi non più settoriali ma globali. Egli chiamò l’insieme di questi problemi “la problematic global”. Credo che non sia necessario sottolineare quanto questo si sia dimostrato veritiero al di là dei dettagli e delle metodologie usate dai modelli matematici globali impostati all’MIT (Massachusetts Institute of Technology) con cui Il Club di Roma rese popolare questa visione globale. Intanto Aurelio Peccei con Alexander King, responsabile della politica scientifica dell’ OCSE, ed alcuni altri fondarono il Club di Roma presso l’Accademia dei Lincei.

La voce del Club di Roma e la visione di Aurelio Peccei ebbero una  grande risonanza  nel mondo internazionale sia a livello economico che politico: politico, recentemente Mihail Gorbachov ha ricordato l’influenza sul suo pensiero di Peccei e del Club di Roma; economico in vari stati. A queste influenze è importante aggiungere il contributo del Club di Roma in ambito ambientale. Di questo credo possa meglio scrivere Giorgio Nebbia.

Nello stesso periodo io mi ero avvicinato, come sociologa, al mondo degli studi sul futuro ed in particolare a quelli di indirizzo francese ed avevo iniziato un centro di studi di previsione sociale nell’ambito dell’IRADES (Istituto Ricerche Applicate Documentazione e Studi) che era stato creato da Don Pietro Pace quale Segretario Generale con la presidenza di Flaminio Piccoli. Si trattava certo di un istituto di indirizzo cattolico e democristiano le cui altre attività erano in ambito pastorale.

Il centro di previsione sociale costituì un’ampia biblioteca e documentazione, iniziò corsi ad alto livello e organizzò la terza grande conferenza  mondiale di studi sul futuro  nel 1973. A tale conferenza parteciparono tutti gli studiosi più conosciuti da de Jouvenel, a Fred Polak autore di immagini del futuro dall’Olanda, da Ossip Flechtheim autore di storia e futurologia e coniatore del termine futurologia, a Robert Jungk scrittore. Tutti questi autori erano europei. Dall’Italia è da notare la partecipazione di Pietro Ferraro, Bruno De Finetti,  Aurelio Peccei, Giuseppe De Rita, Sabino Acquaviva, Achille Ardigò e Giorgio Nebbia. Da altri paesi John Mchale sociologo, Harold Linstone metodologo insieme a Yehzkel Dror. Ancora dall’Europa E.. inventore di piccolo è bello, Sam Cole della Sussex University e Ian Miles oggi all’avanguardia dei così detti “foresight studies”(si tratta dell’ultima metodologia a livello nazionale di studi previsionali) all’Università di Manchester.

Per la prima volta personaggi che hanno influenzato i futuro dei paesi in via di sviluppo erano presenti. Lo stesso si può dire di persone dall’allora “oltre la cortina” come Igor Bestuzhev Lada, USSR, Ian Strezlezki dalla Polonia, Erzebet Novaki dall’Ungheria e molti altri. Bisogna ricordare aquesto proposito che si trattava del periodo di piena guerra fredda.

Questa conferenza ha avuto conseguenze in molti paesi dove gruppi sono stati creati ed ancora oggi se ne ricorda l’importanza in modi diversi.

Purtroppo nel 1975 l’IRADES venne chiusa in modo rapido e non giustificato ed io, che ero diventata, nel frattempo, segretario generale della appena nata World Futures Studies Federation (1973 presso l’UNESCO) mi trovai nella scomoda posizione di lasciare tutto il lavoro fatto ma anche di salvare l’ indirizzario dei membri delle WFSF che appartenevano a vari paesi e che avrebbero potuto essere in pericolo se caduti in mani non adatte. Con l’aiuto di Aurelio Peccei portai via l’indirizzario ed aprii una  casella postale, tuttora esistente avvertendo ogni membro della WFSF. Per vari anni mantenni la posizione di segretario generale sulle mie forze personali con l’aiuto morale dei presidenti, prima Johan Galtung, poi Mahdi Elmandjra; Finalmente nel 1980 la Svezia venne in aiuto assumendosi la segreteria generale con Goran Backstrand (poi diventato membro dedicato della Croce Rossa.). Tra il 1980 e il 1990 i segretari generali furono Jim Dator politologo  delle Hawaii e il matematico Pentti Malaska della’Accademia delle Scienze Finlandesi. Nello stesso periodo mantenni la presidenza di questa unica organizzazione di professionisti della previsione provenienti da vari paesi.

Così sopravvisse a molte vicissitudini questo gruppo di studiosi di circa 80 paesi in un area che ancora nel 1990 non veniva riconosciuta come disciplina. Da allora le cose sono cambiate e se ne potrà parlare ulteriormente.

 Breve bibliografia preliminare

-de Finetti ,B. Crisi di energia e crisi di miopia, Franco angeli editore, Milano, 1975?

-Ferraro, P., La costruzione del futuro come dovere morale, Armando, Roma, 1973

-Peccei ,A., Quale futuro?, Mondadaori, edizione Est, Milano, 1974

-World Futures Studies Federation, Proceedings Third World Conference, Huaman Neddes, New Societiees, Supportive Technologies, Irades , Rome 1973(5 volumi)

 -The Rome Special Conference on futures Reserach 1973,Human  Futures, Needs, Societies ,Technologies, Futures and IRADES,  Business press limited, 1974

 -World Futures Studies Federation Conference in Dubrovnik 1976, World Alternatives, Systems versus Needs,ed  Johan Galtung and Eleonora Masini,  Ilexim Bucharest, 1979, Vol.2

-VI World Futures Studies Federation Conference, The future of Communication and Cultural Identity in an nterdipendent World, ed  Eleonora Masini , Cairo 1978

-VII World Conference World Futures Studies Federation, The Futures of Pôlitics,  Ed  William Page and Eleonora Masini, Stockholm ,1980, Francis Pinter, London 1983

-VIII World Conference World Futures Studies Federation, The Futures of Peace , Cultural perspectives , ed. Luis Garita and Eleonora Masini, Universidad para la Paz, Costa Rica, 1986

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