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La diossina nei polli

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Nella lunga serie di storie avvenute “nel nome del profitto”, nel giugno 1999 qualcuno scoprì che, nel Belgio, erano finiti in commercio dei polli la cui carne era contaminata da diossina. Non so se nei mangimi fabbricati da qualche ditta in Belgio erano finiti grassi fritti o oli lubrificanti o isolanti di trasformatori contenenti policlorodifenili (i pcb), potenziali fonti di diossine o di altre sostanze cancerogene. Se, come probabile, dei mangimi sono stati contaminati con “diossina” non so quale delle oltre duecento “diossine” più o meno tossiche essi contenevano e in quale concentrazione. Si trattava certamente di qualche frodatore che, appunto nel nome del profitto, ha trovato qualche materiale grasso, o avanzo, o residuo, a basso prezzo, e l’ha aggiunto a qualche mangime per “fare peso” e guadagnare di più.

L’aspetto allucinante di questa pagina delle frodi alimentari è che neanche i governi europei sono in grado di dire con chiarezza e senza furbizie ai cittadini se gli alimenti che si trovano in commercio, o quelle decine di tonnellate di uova e carne avviati alla distruzione sono pericolosi per la salute, che cosa contengono.

Mi vengono alla mente i mesi successivi alla fuga di diossina a Seveso; o i mesi successivi all’incidente al reattore di Chernobil, in Ucraina, quando per settimane agli italiani è stato detto che l’insalata era radioattiva, ma anche che l’insalata non era radioattiva.

Eppure la risposta può essere data con analisi chimiche. Dove sono i laboratori in grado di analizzare la concentrazione e la natura delle diossine o di pcb o di idrocarburi cancerogeni, presenti negli alimenti in circolazione? Come vengono distribuiti i campioni da analizzare fra i vari laboratori ? chi raccoglie e coordina e riferisce ai cittadini i risultati delle analisi?

Le varie riforme sanitarie, lo spezzettamento delle competenze amministrative e politiche sui laboratori analitici, le interferenze con le agenzie per l’ambiente – tutte strutture pubbliche che dovrebbero usare gli stessi metodi analitici, disporre degli stessi strumenti per identificare le sostanze pericolose per la salute, bene supremo dei cittadini – ci hanno dato un paese, la quinta potenza industriale dell’occidente, incapace di dare risposte analitiche scientifiche esatte e rapide alla domanda posta dai cittadini: questo uovo, o questa carne, o questa farina sono sicuri? contengono sostanze pericolose? quali? in quale quantità? Anche in quel caso abbiamo dovuto costatare il  fallimento dello stato – non di uno o l’altro governo, dello stato – italiano nel suo compito principale, quello di difendere la salute dei cittadini con laboratori chimici, apparecchi, personale competente e motivato.

Occorrono soldi, ma il costo della prevenzione delle malattie è molto inferiore a quello della distruzione dei prodotti agricoli, al costo del disorientamento dei cittadini, alla perdita di credibilità dello stato, minato dalla divinizzazione del privato e degli interessi economici contrapposti ai diritti della collettività.

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