Ambiente Tecnica Società. Rivista digitale fondata da Giorgio Nebbia

Lotte contadine in Nicaragua

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L’Associazione Italia Nicaragua (Via Saccardo 39 20134 Milano, e Via Petrella 18, 01017 Tuscania) invia i tre documenti, che trascriviamo, sui danni che l’uso di pesticidi arreca alle lavoratrici e ai lavoratori addetti alla produzione di banane in Nicaragua. Per ulteriori informazioni rivolgersi al Circolo di Tuscania, tel 0761-435-930, sito web: http://users.iol.it/itanica.

Giorgio Trucchi, Associazione Italia-Nicaragua)

Intervista a Victorino Espinales Reyes, Presidente della Fundaciòn dei Lavoratori delle Bananeras in Nicaragua Colpiti dagli Effetti del Nemagòn e Fumazone

Può fare la storia della produzione del banano in Nicaragua ?

Possiamo dire che la produzione del banano in Nicaragua si sviluppa in cinque tappe. La prima inizia a principio del secolo, intorno al 1910-1912. E’ un tipo di coltivazione spontanea e poco curata ed avviene sulla Costa Atlantica, ma si hanno poche informazioni su quel periodo.

La seconda tappa è durante gli anni ’60. La produzione avveniva in base ad un progetto che si chiamava INFONAP (Instituto de Fomento Nicaraguense a la Producciòn). Cominciò una certa pianificazione, ma non durò molto perché non rispondeva ai bisogni delle multinazionali. La produzione veniva gestita dai privati che mettevano i terreni e parte del capitale ; dallo Stato che metteva il capitale e l’esonero dalle imposte e dalle multinazionali che mettevano la tecnica, il mercato ed il commercio. Durò 4 o 5 anni . In questo periodo fece l’apparizione l’uso di prodotti chimici per debellare i parassiti delle piante, ma le quantità erano minime. A quel tempo io avevo 12 -13 anni ed aiutavo mio padre nelle piantagioni. Apparve il Nemagòn che è meglio conosciuto come DBCP (dibromo-3-cloropropano). A quel tempo c’era la Chiquita, ma per noi sono tutte la stessa cosa. Hanno una casa centrale negli USA e fingono di essere separate, cose diverse, ma sappiamo che l’obiettivo, il contenuto e la linea economica è uguale per tutte. Ora, per esempio, la Standard Fruit si è ritirata, anche se sta per tornare, ma ha la licenza commerciale, mentre la Chiquita è quella che trasporta. Tornando all’uso del Nemagòn…veniva immesso nel suolo con grosse siringhe da circa sei litri, facendo tre buchi intorno alla pianta dove c’erano le radici. Questo serviva ad eliminare i parassiti terrestri come il gusano barrenillo, il cuerudo ed i funghi.

A partire dal 1968 sparì INFONAP ed intervenne la Standard Fruit Company (SFC) che, allora, era sconosciuta in Nicaragua mentre era già presente in Costarica ed Honduras. Cominciò a fare esami alla terra, alle strutture, alle vie di comunicazione e decise che il Nicaragua era un ottimo posto in cui investire. Chiaramente quello che gli interessava era il guadagno e non certo il beneficio sociale e la saluta della gente.

Per poter cominciare a produrre avevano bisogno di alcune condizioni: strade accessibili, terre buone di tipo A ; un porto che fosse vicino per il carico e scarico del materiale tecnico e  della produzione e una manodopera forte, instancabile ed a basso costo. La zona di Chinandega, ad occidente del paese, godeva di tutte queste condizioni.

Chinandega, Posoltega, Chichigalpa, El Viejo, Tonolà, Puerto Morazàn, Corinto e Villa 25 de Julio, che a quel tempo dipendevano dalla produzione del cotone, ormai in crisi, si convertirono nelle zone del banano.

A partire dagli anni ’70 iniziò già un’altra fase in cui le multinazionali strutturarono il territorio in base ai propri bisogni. Le terre restarono in mano ai privati. e le multinazionali le affittavano solamente ma, in effetti, erano quelle che avevano in mano il controllo di tutto : la tecnica, il mercato ed il commercio/trasporto. Il padrone della terra  era solo un alleato, ma erano la Dole, come trasportatrice e la SFC, come produttrice, che controllavano il settore.

Si ebbe anche un grosso cambio all’interno della produzione. Il lavoro era più tecnicizzato ; migliorò notevolmente la produzione in termini di qualità e quantità ; s’impiantarono nuovi tipi di sistemi d’irrigazione con cannoni alti 3 metri che sparavano l’acqua ad 80 metri di distanza. Allo stesso tempo, però, peggiorava la situazione dei lavoratori che dovevano fare turni massacranti con un salario misero ed un’alimentazione pessima.

A partire da questo periodo si cominciò ad utilizzare in modo massivo e continuato il Nemagòn, sia con le siringhe che con i cannoni d’irrigazione con una pressione a 160 libbre. In questo modo notammo che venivano controllati i parassiti terrestri ma anche quelli aerei e che le piante divennero molto più alte, frondose ed il casco di banane passò a pesare da 110-120 libbre (55 Kg) a 160-170 libbre (80Kg) ottenendo, per ognuno, fino a 2 casse e mezzo di banane. Ad un certo punto, però, notammo che, oltre a controllare ed uccidere i parassiti, uccideva qualsiasi forma di vita animale che si aggirava tra i banani : galline, uccelli, rospi, serpentelli, formiche. La cosa cominciò ad insospettirci, ma mai immaginammo e mai nessuno ci avvisò dei rischi e che il prodotto potesse provocare danni alle persone ; mai ci diedero un corso o delle informazioni su come proteggerci, o che metodi usare per prevenire i danni che causava.

Un’altra cosa che scoprimmo fu che il prodotto veniva cosparso solo di notte altrimenti di giorno sarebbe evaporato per l’alta temperatura evaporando prima di poter rendere effettivo il suo potenziale.

Si continuò così fino alla fine degli anni ’70. Nel 1979 ci fu la Rivoluzione Sandinista con la caduta del dittatore Somoza e la confisca delle sue proprietà e di quelli che erano i suoi maggiori alleati all’interno della Guardia Nacional.

Le bananeras, però, non furono mai confiscate perché i proprietari non erano schierati con Somoza ed il suo partito, ma lo appoggiavano in quanto era l’unico modo per poter operare in Nicaragua in quel tempo. Uno solo, Alfonso Deshon Callejas, era un vero somozista ed era stato vicepresidente della repubblica.

Nel 1980, come lavoratori, chiedemmo al Governo che intervenisse nelle bananeras per difendere i nostri diritti che erano continuamente calpestati. Il Governo sandinista decise, quindi, di non espropriare le terre, ma di prendere in mano la politica economica, commerciale, amministrativa e produttiva del banano e le multinazionali, nel 1982, abbandonarono il paese senza pagare un contratto di 4 anni e mezzo per la produzione già effettuata.

Lo Stato formò, allora, due imprese : la EMBANOC che si occupava della produzione e la BANANIC INT.  che era la commercializzatrice. A causa dell’embargo USA e della guerra con la Contras si riuscirono sì ad aprire nuovi mercati, ma crollò la produzione che passò da 6 milioni e mezzo di casse per anno a 2 milioni degli anni ’80.

Nel 1990, dopo la sconfitta elettorale del FSLN e l’elezione di Violeta Barrios de Chamorro, si cominciò la quinta fase della storia del banano nel nostro paese. Il nuovo Governo, come prima cosa, sospese un processo contro la Standard Fruit iniziato dal Governo sandinista nel 1987 presso la Corte Suprema dell’Aia per lo sfruttamento ai lavoratori nicaraguensi durante gli anni ’70 e per il mancato pagamento dell’usufrutto delle piantagioni.

Venne sciolto EMBANOC ed il controllo delle proprietà fu restituito ai proprietari.

Nel 1992 ritornò la Chiquita Brand. ed il prossimo agosto tornerà la Standard Fruit.

La produzione cominciò a migliorare. Nel 1992 si risollevò a 3 milioni e mezzo di casse per anno e l’anno scorso arrivò a 5 milioni.

Oggi, purtroppo, si è tornati esattamente alla situazione degli anni ’70 ; le multinazionali sono quelle che definiscono le regole della produzione, del commercio, dell’aspetto tecnico-amministrativo ed i privati, proprietari delle terre, sono solo figure decorative. Non possono produrre senza l’appoggio delle multinazionali ed inoltre si devono sobbarcare l’aspetto della contrattazione e della gestione della manodopera.

In tutto ci saranno tra i 3800 ed i 4200 lavoratori dei quali, solo 600, fanno parte della vecchia guardia ; gente che ha 45-50 anni e che non regge più questo tipo di lavoro. La maggior parte dei nuovi sono giovanissimi ed hanno tra i 16 ed i 22 anni e sono quelli che io chiamo “la nueva clase obrera”. Vivono ancora condizioni di lavoro pessime. Hanno contratti a termine che vengono rinnovati se si comportano bene e non creano problemi ; guadagnano circa 1 dollaro per le 8 ore di lavoro e possono raggiungere  i 3 dollari facendo fino a 10 e più ore. E’ gente che, quando avrà 30 anni ne dimostrerà 50. Il vitto è pessimo e poco nutriente. Ci sono stati dei miglioramenti rispetto ai carichi di lavoro, ma è un’inezia rispetto alle condizioni generali. Tutti lo sanno, ma nessuno fa nulla.

Come si arrivò a capire che la causa delle tante malattie di cui soffriva la popolazione delle bananeras era il Nemagòn ?

Nel 1990, una volta caduto il Governo Sandinista, andai in Guatemala ad un Convegno Ecologico. In quel tempo lavoravo ancora con la CST (Central Sandinista de los Trabajadores) e con la ATC (Asociaciòn Trabajadores del Campo) e quindi riportai tutto quello che avevo visto e sentito. Là mi resi conto che in altri paesi, come Costarica, Honduras, Guatemala, si stavano facendo indagini e ricerche sulle cause che stavano facendo ammalare e morire centinaia di persone che avevano lavorato nelle bananeras. Vidi che le malattie erano le stesse di cui soffrivano anche i miei compagni di lavoro. Scoprii, inoltre, che i prodotti Nemagòn e Fumazone, entrambi a base di DBCP (dibromo-3-cloropropano), erano stati vietati negli USA già negli anni 70 e che quindi, le imprese produttrici e quelle applicatrici e commercializzatrici, lo avevano impiegato ugualmente in Centroamerica nonostante, negli USA, alcune persone avessero già vinto cause milionarie per i danni ricevuto dal contatto con questi prodotti. Si parlava di indennizzi di 1 o 2 milioni di dollari.

Immediatamente ci mettemmo al lavoro per poter far causa alle ditte produttrici del Nemagòn, come la Shell Oil Company, la Dow Chemical e la Occidental Chemical Inc, ed alle imprese applicatrici come la Standard Fruit C.

Nel 1990 si aprì il processo negli USA e portammo tutti gli esami fatti ai lavoratori ed alle lavoratrici. C’erano buonissime possibilità di vittoria, ma purtroppo, i nostri stessi compagni leader dei sindacati, con il beneplacito del Governo e degli avvocati, giunsero ad un accordo extragiudiziale con le Compagnie produttrici e ricevettero 28 milioni di dollari in cambio di una firma su un documento che declinava qualsiasi responsabilità delle imprese per i danni subiti dai lavoratori a seguito del contatto con i pesticidi a base di DBCP.

A questo accordo parteciparono solo 812 lavoratori degli oltre duemila che avevano fatto causa. Gli altri, rendendosi conto dello sporco gioco che si stava facendo alle loro spalle, rifiutarono l’offerta.

Degli 812 lavoratori, l’85% ricevettero 100 $ di indennizzo ; 36 più di 500$ ; 16 tra 1000 e 1500 $ e solo 5 o 6 ricevettero da 2000 a 3000 $. Questo dipese dalle conoscenze e dal legame che avevano con il sindacato. Il resto dei milioni, ancora oggi, non si sa che fine hanno fatto. Dopo il 1992, con la fine del tentato processo, si persero tutte le informazioni e con il resto dei lavoratori, decidemmo fondare una nuova associazione, la ASOTRAEXDAN (Asociaciòn de Trabajadores y Ex Trabajadores Afectados por el Nemagòn), completamente staccata da partiti politici e da sindacati come la ATC e la CST. 

Quali sono i danni e le malattie più gravi che hanno colpito i lavoratori e le lavoratrici delle bananeras ?

I danni sono tanti ed enormi : vi sono stati già 110 morti per varie cause e molti altri compagni stanno solo aspettando la fine dato che i dottori gli hanno già diagnosticato che non c’è cura.

Stiamo parlando di tumori ai reni, al pancreas, alla milza ; cecità precoce con persone di 40 anni che non vedono quasi più nulla ; fragilità ossea ; aumento esagerato della temperatura corporea ; atrofia dei testicoli ; ematomi, eruzioni cutanee e deformazioni in tutto il corpo ; perdita di peso ; caduta della pelle, dei capelli e delle unghie ; alterazioni nervose; sterilità totale, parziale e danneggiamento degli spermatozoi che stanno provocando la nascita di bimbi deformi.

Abbiamo già prove che il potere residuo del Nemagòn nel sottosuolo è di almeno 120 anni.

In tutti questi anni, nei 7 municipi dove sono state sviluppate le bananeras, sono passati tra gli 8400 ed gli 8600 lavoratori di cui 2500 donne.  Inoltre, il problema, è più ampio. Il Nemagòn, come detto, veniva irrorato di notte ed i primi lavoratori arrivavano alle 4 di mattina e poi ci passavano le mogli che gli portavano il pranzo ; i bambini che venivano a giocare ; le famiglie di lavoratori o custodi che vivevano dentro le bananeras. A tutte queste persone cadevano le goccioline condensate del pesticida o comunque, in qualche modo, venivano a contatto con il prodotto comprese le donne che lavoravano nell’impacchettamento delle banane.  Si può quindi dire che il problema tocca l’intera comunità e tutte quelle famiglie che, ad esempio, attingono l’acqua dai pozzi, un’acqua che è contaminata dal Nemagòn

Stiamo parlando di almeno 20 mila persone che sarebbero da controllare con degli esami medici completi. Si calcola che, in ogni famiglia composta in media da sei persone, almeno quattro sono colpite da malattie che derivano dal contatto con il Nemagòn.

Nessuna struttura pubblica controllata dal MINSA (Ministerio de Salud) ci ha voluto aiutare facendo diagnosi alle persone che portavamo. Il personale ha paura delle ritorsioni del Ministero e di essere licenziato. Ci dicono le cose di nascosto, ma non sono disponibili a scriverle ufficialmente. Siamo stati costretti ad andare presso laboratori privati che sono carissimi. Un esame completo per una donna costa più di 100 $ e restano ancora da far visitare 1800 uomini e 1000 donne, per poi poter iniziare con il processo contro le multinazionali. La maggior parte di loro non hanno speranza e sono destinati a morire ed oggi stanno già vivendo una situazione di morte sociale perché nessuno da loro lavoro quando si presentano senza capelli, senza unghie, senza pelle o perché non ce la fanno più e si stancano subito. Per questo abbiamo fondato anche questa Fondazione, la FUNPPANFBAN. 

Quali sono gli obiettivi di questa Fondazione ?

La Asotraexdan, di cui sono presidente, è un’associazione nata prevalentemente per la lotta dei lavoratori delle bananeras e per poter fare pressione per l’approvazione di una legge specifica per i colpiti dall’uso del Nemagòn, cosa che ci permetterà, ora, di fare causa alle multinazionali. In quanto associazione siamo però limitati in quanto ai rapporti con altre associazioni straniere che vogliono aiutarci, anche economicamente, nella nostra lotta e quindi abbiamo dato vita alla Fundaciòn che ha obiettivi prevalentemente incentrati nell’aiuto concreto alle persone che non sono più in grado di autosostenersi perché malate e con un futuro totalmente incerto.

Tra i vari obiettivi abbiamo quelli di un progetto di salute integrale che comprenda una terapia psicologica riabilitativa e ricreativa per le persone colpite dalle malattie ; la creazione d’impiego attraverso piccoli progetti produttivi ; un progetto di ricerca medica con la creazione di un laboratorio proprio in modo da non dover dipendere dal MINSA. Tutti i progetti produttivi saranno a livello municipale ed a conduzione collettiva. Esiste il problema della terra su cui sviluppare tali progetti. L’idea è quella che, una volta  iscritti regolarmente al MINGOB (Ministerio de Gobernaciòn) per evitare quello che sta succedendo alle altre fondazioni che, non essendosi iscritte, ora rischiano la chiusura in quanto scomode al governo, di chiedere le terre al Governo stesso. Se non incontreremo la disponibilità dovremo chiedere ai privati i finanziamenti per l’acquisto.

Una cosa è certa : qualsiasi tipo di progetto produttivo dovrà essere avviato senza l’uso di prodotti chimici. Cercheremo di lavorare con prodotti organici, ma di chimici non ne vogliamo nemmeno sentir parlare. Sarà più difficile e lungo, ma per noi è fondamentale dopo tutto quello che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere. 

A che punto è la Legge che inquadra e regola la tematica del Nemagòn ?

Il 17 gennaio del 2001 è stata finalmente pubblicata dopo un’attesa di più di due mesi in cui il Presidente Alemàn l’aveva messa nel cassetto e sembrava non volesse firmarla. E’ stato un parto difficilissimo, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.

Ci abbiamo messo più di due anni e contando solo con le nostre forze e gli aiuti economici di amici. Ci siamo scontrati con le resistenze del governo, dei sindacati e dei partiti perché eravamo troppo scomodi dopo aver denunciato la vergogna del processo dei 28 milioni di dollari di cui ho già parlato.  Il caso, però, era troppo grosso ed abbiamo fatto una grande pubblicità, nel paese e fuori, sui disastri provocati dal Nemagòn e quindi, alla fine, le Commissioni Lavoro e Diritti Umani del Parlamento hanno spinto affinché la Legge 364 venisse approvata.

Nell’ottobre scorso siamo rimasti 3 settimane accampati davanti all’Asamblea Nacional fino all’approvazione della Legge. In molti ci hanno aiutato con viveri, coperte, tende e sono stati tantissimi quelli che arrivavano anche solo per darci la loro solidarietà. Abbiamo anche dovuto minacciare di sfilare nudi per le vie della città mettendo in mostra i danni che il Nemagòn ha provocato ai nostri corpi, ma per fortuna non ce n’è stato bisogno.

Voglio risottolineare la totale solitudine in cui ci hanno lasciato le istituzioni : quello che abbiamo fatto l’abbiamo fatto da soli, altrimenti saremmo ancora qui a leccarci le ferite. 

Quali sono i contenuti della Legge 364 ?

E’ una legge molto importante, in quanto è l’unica che, nel Continente Latinoamericano, tratta direttamente la problematica del Nemagòn e di tutti i prodotti a base di DBCP.

In sintesi, dalla data di notifica della denuncia alle Compagnie Multinazionali, che per ora sono la Dow Chemical, la Occidental Chemical Corp., la Shell Oil Company, come produttrici e la Standard Fruit Company, la Standard Fruit and Steamship, la Dole Fruit Company e la Chiquita Brand Inc., come applicatrici, tali compagnie avranno 90 giorni per depositare 100 mila dollari come garanzia per gli eventuali indennizzi ai lavoratori e per coprire parte delle spese processuali. In caso di mancato versamento il processo verrà spostato negli USA per eseguire la sentenza che sarà già di colpevolezza in quanto non avranno rispettato i termini di legge e dovranno rinunciare al “Foro non Conveniente”.

Questa formula del “Foro non Conveniente” era stato applicato dalla Corte di Giustizia USA su richiesta delle multinazionali affinché, basandosi sul fatto che i denuncianti non erano nordamericani e che quindi non potevano avvalersi delle leggi e delle strutture USA, tutte le cause venissero spostate nei paesi di origine dei denuncianti contando sul fatto che, lì, non esistevano leggi apposite.

La legge, inoltre, prevede che le compagnie dovranno, sempre entro i primi 90 giorni, depositare 300 milioni di dollari, in una banca da loro scelta, come anticipo sugli eventuali indennizzi che dovranno versare ai lavoratori.

Vengono anche previste due cose molto importanti e cioè che i lavoratori, per dimostrare la loro malattia derivante dal contatto con il Nemagòn, dovranno presentare due certificati medici emessi da cliniche riconosciute dal MINSA e che si prevedono, come indennizzi cumulabili tra loro, le cifre di 100mila dollari per chi soffre di sterilità totale ; 50mila dollari per chi soffre di sterilità parziale e 25mila dollari per gli altri tipi di malattia. Chiaramente chi è colpito da più effetti del Nemagòn potrà sommare i vari indennizzi. Sappiamo che non è molto rispetto agli indennizzi milionari che alcuni cittadini USA hanno ricevuto per casi come i nostri, ma siamo in Nicaragua e questo è già un passo molto importante.

Immagino che le multinazionali staranno muovendosi per difendere i propri interessi e la propria immagine. Avete già avuto modo di capire quali saranno le loro mosse dopo l’approvazione di questa legge ?

Loro stanno cercando di agire in due modi : il primo è comprandoci. A me hanno offerto 20mila dollari affinché mi astenessi dalla lotta ; ad altri mille o 5mila dollari, ma non abbiamo accettato e gli abbiamo risposto che noi non cerchiamo i soldi, ma che volevamo dare un esempio che potesse servire anche per il resto dei paesi in cui sono avvenute le stesse cose. Abbiamo voluto dimostrare che in Nicaragua esiste ancora gente che crede nella classe lavoratrice e nei suoi diritti.

Il secondo tentativo è stato quello di far credere al paese che, con questa causa milionaria aperta, il mercato del banano sarebbe crollato lasciando a spasso migliaia di lavoratori. Sappiamo che è falso ed anzi, le notizie che abbiamo è che il mercato è in espansione.

Esiste un’altra formula piuttosto ambigua che é stata inserita nella legge e che potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. L’articolo 13 dice che, per i lavoratori denuncianti che non hanno i soldi per avviare il giudizio, lo Stato è obbligato a fornire i mezzi e l’assistenza tecnica e finanziaria necessaria. Nel momento in cui lo Stato paga il processo potrebbe, poi, farsi passare come beneficiario degli indennizzi ; proprio per questo stiamo cercando il maggior numero di appoggi per evitare di incorrere in questo rischio. 

Dicevi che esiste già un processo aperto. Con l’approvazione della legge 364 aprirete un’altra causa o continuerete con quella già in corso ampliando il ventaglio delle imprese denunciate ?

Queste sono due possibilità che stiamo studiando attentamente perché non vogliamo lasciare nemmeno una minima possibilità di scappatoia alle imprese. Non lo abbiamo ancora deciso ed i nostri avvocati le stanno studiando a fondo tutte e due.

La causa già aperta, per 10 milioni di dollari, risale al 1998 quando denunciammo la Dole e la Standard Fruit Company per tutto quello che avevano fatto, negli anni, ai lavoratori.

Riuscimmo, con una sentenza di una giudice e la collaborazione di due ottimi avvocati, a far mettere sotto sequestro giudiziario preventivo 54 camion, del valore di 40 mila dollari cadauno, pieni di banane che erano già pronti a varcare la frontiera honduregna ed a bloccare, con più di 2mila lavoratori, le uscite delle varie fincas dove si produce il banano. Il blocco durò per alcune settimane e le compagnie gridarono allo scandalo.

Venimmo anche denunciati dalle compagnie stesse, ma il loro obiettivo era solo quello di arrivare ad un accordo extragiudiziale, cosa che non accettammo arrivando fino in fondo al processo e la Suprema Corte di Giustizia ci dette ragione e quindi, ora, siamo totalmente liberi. 

Come si risolse la protesta del 1998 ?

Alla fine decidemmo di togliere i blocchi perché avevamo già raggiunto il nostro obiettivo che era quello di denunciare quello che stava succedendo e l’abbandono in cui, tutte le istituzioni, i partiti ed i sindacati, ci avevano lasciato. Sapevamo, inoltre, che il Governo avrebbe fatto intervenire la polizia antisommossa cosa che, puntualmente, si verificò il giorno stesso in cui togliemmo i picchetti.

Non serviva più continuare perché, dopo lo scandalo, avevamo il compito di cominciare a lavorare seriamente per l’approvazione della legge e concentrare lì i nostri sforzi.

Per quello che riguarda i camion il Governo fece pressione sul responsabile della Dogana affinché li facesse passare di nascosto. Restano, comunque, sotto sequestro e se dovessero tornare glieli riprendiamo nuovamente. La denuncia, come ti dicevo, è ancora aperta e vedremo se ampliare questa, estendendola alle altre compagnie produttrici ed applicatrici del Nemagòn che, in totale, dovrebbero essere circa 20, o se aprire un nuovo processo. 

Come Fondazione ed Associazione state lavorando anche  con i nuovi lavoratori ?

Attualmente non rientra nei nostri piani perché siamo concentrati sulla legge e sulla denuncia che dovrebbe, una volta per tutte, rendere giustizia, almeno economicamente, alle migliaia di lavoratori e lavoratrici che hanno subito i danni dell’uso del Nemagòn, ma abbiamo già in cantiere la formazione di due sindacati municipali che entrino con forza per la difesa dei diritti dei nuovi lavoratori che, come ho già detto, sono ancora violati. 

Esiste a livello centroamericano un coordinamento dei comitati che stanno lavorando sulla situazione delle bananeras ?

Ci stiamo interessando a questo. Partiamo da tre presupposti :

1) Il problema è uguale in tutta l’America Latina ed ha portato gli stessi danni alla gente. Il fatto è che, in molti paesi, si è fatta poca pubblicità sulle condizioni di chi ha lavorato o lavora nelle bananeras. In Centroamerica, ad esempio, si è lavorato abbastanza in Honduras e Guatemala, ma molto poco in Costarica .

2) Tutti i paesi, a parte il Nicaragua, mancano di una legge specifica. L’idea è di fare una riunione per definire una strategia comune partendo dalla nostra legge come precedente per far pressione sui governi degli altri paesi.

3) Attualmente esiste una strategia generale, ma mancano i finanziamenti e dovremo fare di tutto per trovarli.

E’ nata anche l’ipotesi di presentare la nostra legge al Parlamento Centroamericano affinché l’approvi per tutto il Centroamerica. 

Per concludere, chi vi ha appoggiato fino a questo momento ?

Abbiamo informato tutte le agenzie e tutte le istituzioni, ma le risposte sono state poche. Il CENIDH (Centro Nicaraguense para los Derechos Humanos) si è molto interessato e ci ha appoggiato in molte delle nostre iniziative di denuncia e la Procuradoria para los Derechos Humanos ha collaborato , ma non ha mai emesso una risoluzione.

All’interno dell’Asamblea Nacional solo la Commissione del Lavoro e quella per i Diritti Umani ci hanno aiutati, ma perché coinvolte direttamente nella formazione della legge.

Alla fine il maggior aiuto è venuto dai singoli ; amici e compagni che ci hanno dato quel poco che avevano, ma che è stato fondamentale per arrivare fino a dove siamo oggi.

Il Nemagon e i suoi pericooi

Division de Relaciones Internacionales de la Asamblea Nacional de Nicaragua- Managua, septiembre 1998

Problema generale 

Il Nemagòn o Fumazone, come è stato conosciuto in Nicaragua ed altri paesi del Centroamerica, è un “plaguicida” o pesticida con alcune proprietà di fertilizzante che è stato utilizzato nelle piantagioni bananeras per eliminare, principalmente, un verme microscopico la cui presenza impediva l’esportazione delle banane negli USA. Le multinazionali nordamericane, dedicate alla coltivazione delle banane, così come i produttori nazionali, ne hanno fatto uso nelle loro piantagioni. Inoltre si è attribuito al Nemagòn proprietà di fertilizzante dato che, tanto la pianta della banana come il frutto stesso, crescevano più velocemente e miglioravano la loro qualità.

Il Nemagòn si chiama genericamente Dibromo Cloro Propano, più conosciuto come DBCP. Si conosce anche con altri nomi commerciali come : BBC12, Fumazone, Fumagòn, Fumazone 86 E, Nemabròn, Nemafume, Nemagòn Soil Fumigant, Nemagòn 20, Nemagòn 90, Nemanax, Nemapaz, Nemaset, Nemazòn, 0S 1897 OXI-DBCP, etc. Così che, nel resto del documento, faremo riferimento indistintamente al Nemagòn o DBCP.

Nel 1977, in un settore della Occidental Petroleum in Lathrop, California, USA, ricercatori scientifici scoprirono che la sostanza chimica, Dibromo Cloro Propano (DBCP) causava sterilità nei lavoratori di questa installazione e ciò provocò l’immediata proibizione del suo utilizzo in California e due anni dopo (1979), in tutti gli Stati Uniti.

Nonostante  negli USA si proibì l’utilizzo del DBCP all’interno del paese, si permise, però, la sua fabbricazione per l’esportazione nei vari paesi del Terzo Mondo, cioè, dell’America Latina ed i Caraibi, Asia ed Africa dove le multinazionali della coltivazione delle banane avevano i loro investimenti.

In un secondo tempo, la United States Enviromental Agency, USEPA, ritirò, negli USA, la registrazione della marca del prodotto chimico DBCP dato che, questa sostanza aveva potenzialità cancerogene per gli esseri umani, provocando alterazioni ai testicoli ed era un tossico genetico che causava rottura nei cromosomi e resisteva nell’ambiente lasciando residui e provocando inquinamento nell’atmosfera, nel suolo e nelle acque.

In Costarica l’uso del Nemagon è stato vietato nel 1978, ma i distributori del prodotto avevano grandi scorte di questo chimico agricolo e lo hanno venduto al Nicaragua ed all’Honduras dove non esistevano ancora leggi che lo proibivano.

Gravi effetti nella salute umana

Sterilità

Dopo aver verificato che il contatto per assorbimento od inalazione del DBCP produceva sterilità negli uomini derivante da una bassa produzione di sperma, i laboratori clinici specializzati trovarono, nei loro risultati, casi di uomini che già non producevano spermatozoi, meglio conosciuto come Azoospermia ed altri casi in cui la produzione è inferiore al normale, Oligospermia.

Si sono riscontrati anche casi di Teratospermia in cui il soggetto produce spermatozoi ma sono deformi. In tutti questi casi la diagnosi finale è di sterilità ; bisogna, inoltre, considerare un altro effetto che deriva dalla sterilità e cioè l’impotenza con le conseguenze psicosomatiche che ne derivano.

Tumori 

Dagli stessi studi ed analisi realizzate in vari paesi si è giunti alla conclusione che questo pesticida provoca cancro con uno spettro molto amplio : cancro alla pelle, allo stomaco, ai reni, all’intestino ed ai testicoli ; così come ad una grande varietà di organi e parti del corpo.

Difetti della nascita 

In base ai risultati apportati da molti scientifici molte donne, che sono venute a contatto con il prodotto, non hanno potuto essere madri perché abortiscono dopo poche settimane e hanno sofferto di tumori, dolori alle ossa ed atrofia muscolare. Gli effetti più gravi, però, sono state le malformazioni congenite nella prole dato che, il DBCP, provoca alterazioni nella riproduzione delle cellule.

Altri effetti 

Si sono scoperti effetti con processi degenerativi come la caduta dei denti, la perdita della vista e danni al sistema nervoso centrale. Si sono osservate vesciche ed irritazione alla pelle così come irritazione agli occhi, al naso ed alla gola. Si è accertato che, l’esposizione continuata al DBCP produce sintomi visibili come eccessiva lacrimazione, nausea e giramenti di testa.

Il DBCP, inoltre, provoca la morte di rane, uccelli e maiali e tutte le creature che bevevano acqua inquinata nelle piantagioni.

Danni all’ambiente

Oltre a causare gravi danni alla salute dei lavoratori, il DBCP, inquina l’aria che si respira, l’acqua che si beve ed il suolo dato che è altamente persistente e può rimanere nella terra per molti anni. Nel caso del Nicaragua la realtà è molto più tragica dato che, le bananeras in Chinandega, quando cominciò la produzione a fine degli anni ’60, si svilupparono su terre che furono coltivate con cotone negli anni ’40 e ’50  e ciò significa che avevano già ricevuto una forte carica di prodotti chimici, come pesticidi, insetticidi, etc., che causarono effetti simili al Nemagòn. A conseguenza di ciò, la contaminazione raggiunge, ora, grandi proporzioni dovuta all’accumulazione di tutti questi residui tossici che, con il passare del tempo, si sono applicati e disgraziatamente, continuano ad applicarsi su queste terre.

La situazione del Nicaragua

La United Fruit Company degli Stati Uniti d’America è diventata celebre per i grandi investimenti nelle piantagioni di banane del Centroamerica che durano già da parecchi decenni. La sua presenza si è avuta, soprattutto, in Honduras dove, la Cuyamel Fruit, riuscì a creare dei veri e propri domini e contribuì a dare origine all’espressione dispregiativa che gli yankee usano nei nostri confronti di “Repubbliche delle Banane”.

Posteriormente alle decadi del ’70 ed ’80, la Standard Fruit Company e la Dole Fruit Company, associate con gli impresari bananeros nicaraguensi, cominciarono ad applicare i pesticidi, come il Nemagòn ed il Fumazone elaborati a base di Dibromo Cloro Propano (DBCP), nelle piantagioni di banane dell’Occidente del paese ed in particolare nel Dipartimento di Chinandega e questo nonostante il suo uso fosse già proibito negli USA, essendo causa di gravi danni alla salute dei lavoratori che ne venivano in contatto e di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo.

In Nicaragua si sono già riscontrati migliaia di lavoratori, colpiti dagli effetti di questi pesticidi altamente tossici, che soffrono di severi danni alla salute come la sterilità, l’impotenza, varie forme di cancro, aborti e malformazioni congenite nei figli/e.

Si sono identificate le imprese multinazionali degli USA che sono le produttrici di questi prodotti chimici come la Shell Oil Company e la Dow Chemical Company. Per quello che riguarda le applicatrici del prodotto si sono individuate la Standard Fruit Company e la Dole Fruit Company.

(il documento risale al 1998  per cui, ora, lo spettro delle multinazionali coinvolte è aumentato come si nota dalla lista che appare nell’intervista a Victorino Espinales che avete già ricevuto n.d.r.)

Elenco dei pesticidi vietati

In una intervista con gli ex lavoratori delle bananeras di Chinandega ci hanno informato che in Nicaragua, dal 1984, La Red Internacional de Acciòn de Plaguicidas, ha reso nota una lista di prodotti considerati tra i più pericolosi del mondo ed il cui uso deve essere proibito per gli effetti estremamente dannosi per la salute dei lavoratori e per il medio ambiente, tra i quali si incontrano i seguenti :

  1. Pentaclorofenolo “P.C.P.”

  2. Lindano B.H.C. (1,2,3,4,5,6) (Exacloropropano)

  3. Nemagon/Fumazone (D.B.C.P.)

  4. D.D.T.

  5. Aldrin, Dieldrin, Endrin

  6. Dibromuro de Acetileno

  7. Acido 2,4,5-triclorofenossiacetico

  8. Clordimefor

9. Etil-Paration (Paration)

10. Hetacloro

11. Paraquat (Gramoxone)

12. Toxafene/Canfeno Cloridrato

—- Osservazioni, Commenti e Suggerimenti

Vogliamo segnalare che la Legge n° 174 chiamata LEGGE BASICA PER LA REGOLAZIONE ED IL CONTROLLO DEI PESTICIDI, SOSTANZE TOSSICHE PERICOLOSE ED ALTRI  SIMILI, stabilisce l’inquadramento legale sui chimici agricoli. L’articolo 70 di detta legge stabilisce che entrerà in vigore 60 giorni dopo la data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Dato che è apparsa sulla Gazzetta numero 30 del 13 febbraio 1998, è già vigente dal 13 aprile del 1998 restando ancora in sospeso il corrispondente Regolamento. Osserviamo che in questa Legge non esiste una proibizione esplicita sui pesticidi come il Nemagòn e simili e considero che ciò si debba incorporare nel Progetto di Legge denominato LEGGE DI EMERGENZA PER I LAVORATORI DELLE BANANERAS DANNEGGIATI DALL’USO DI PESTICIDI FABBRICATI A BASE DI DBCP.

A mio parere, questa legge, dovrebbe cambiare nome dato che non sono d’accordo con il termine “Emergenza” e quindi suggerisco che si denomini “LEGGE PER PROTEGGERE NELLA LORO GIUSTA RICHIESTA DI INDENNIZZO I LAVORATORI DELLE BANANERAS DANNEGGIATI DALL’USO DI PESTICIDI ELABORATI A BASE DI DBCP” .

Il Nicaragua registra, ogni anno, circa tremila casi di intossicati da pesticidi, numero che tende a raddoppiarsi o triplicarsi dopo che il Governo ha decretato l’esonero dalle imposte per i pesticidi ed i fertilizzanti importati nel paese come misura per migliorare la produttività e la modernizzazione del settore agricolo.

Questa misura ha generato un uso indiscriminato di questi prodotti per nulla salutari per i lavoratori e che, inoltre, contribuiscono ad inquinare il medio ambiente.

Il Governo del Nicaragua ha decretato, per i pesticidi, un abbassamento del 15%, il 29 maggio del 1998, e ciò provocherà un aumento delle importazioni e del consumo.

Il Grupo de Promociòn de la Agricoltura Ecologica e la Red de Acciòn de Plaguicidas de Nicaragua hanno espresso che il nostro paese ha bisogno di una politica agricola coerente che offra le condizioni sufficienti affinché gli agricoltori migliorino i loro livelli di produttività e siano competitivi con le nuove esigenze dell’economia e lo sviluppo sostenibile.

Entrambe le organizzazioni denunciano che questa misura adottata dal Governo è passata quasi inavvertita e solo beneficia alcuni commercianti importatori di questi prodotti chimici ed i grandi produttori di monoculture.

Inoltre, le due organizzazioni citate, propongono una gestione ecologica degli insetti-piaghe, come si propone nel caso della gestione integrata delle piaghe definito dall’ONU per l’Agricoltura e l’Alimentazione (FAO), come un controllo ed una regolazione razionale che lavori insieme alla natura e non contro di essa.

Esiste anche la necessità di elaborare una Legge sull’Agricoltura Sostenibile ed Organica che permetta al nostro paese di poter partecipare nel mercato organico mondiale attraverso sistemi propri di normazione e certificazione che permetterebbero l’entrata nei mercati della Unione Europea.

Le persone colpite dai pesticidi devono essere appoggiate affinché possano ottenere il loro giusto indennizzo con l’aiuto del Governo del Nicaragua.

I Ministeri competenti si dimostrano insensibili davanti alla disgrazia dei lavoratori e finiscono sempre per proteggere gli interessi delle imprese. Questo è ovvio dato che non ci sono mai fondi né mezzi per realizzare un esame ai lavoratori colpiti e lo stesso succede con le medicine che devono comprarle ad un prezzo molto alto.

Appurata con qualsiasi mezzo idoneo la pericolosità o tossicità di un prodotto come il  DBCP, le autorità competenti devono disporre il ritiro immediato di detto prodotto dal mercato e la proibizione della sua circolazione. I danni prodotti per la azione di questo prodotto saranno a carico del distributore con tutte le responsabilità civili e penali che ne conseguono.

Il Governo del Nicaragua ha l’obbligo di difendere la salute e la sicurezza dei lavoratori e velare affinché i responsabili paghino i giusti indennizzi per i danni provocati come la sterilità, il cancro e gli altri mali fisici e morali.

Bisogna inoltre segnalare che, la Standard Fruit Company e la Dole Fruit Company, sono responsabili direttamente dei danni provocati ai lavoratori nicaraguensi per aver usato questi pesticidi dopo che gli stessi erano stati proibiti negli USA per aver provato che causavano sterilità e cancro negli esseri umani.

Il Nicaragua, come dice la Costituzione Politica, ha l’obbligo di difendere i diritti dei suoi cittadini contro le aggressioni ai diritti umani da parte delle imprese straniere.

Per finire, la Union de Paises Exportadores de Banano (UPEB) con sede a Panama e che è formata dalla Colombia, Costarica, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama e dove l’Ecuador, primo esportatore di banane al mondo, non è membro ma partecipa come osservatore, dichiarano che la Unione Europea pratica politiche discriminatorie contro l’esportazione dei paesi produttori delle banane in America Latina. Questo nonostante che la Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) la obblighi ad eliminare le barriere che impediscono l’accesso delle banane latinoamericane affinché possano competere, con condizioni uguali, con le banane prodotte nei paesi delle ex colonie europee.

(molte delle osservazioni riportate nell’ultimo punto sono già state risolte con l’approvazione della nuova Legge n°364 che tratta specificamente la tematica dei lavoratori colpiti dal Nemagòn n.d.r.)

Lizbeth Garcia

Le vittime del Nemagon presentano denuncia e reclamano mezzo milione di dollari per ogni caso

da El Nuevo Diario del 1 marzo 2001,  traduzione di Giorgio Trucchi)

Dopo l’attesa di vari mesi per l’approvazione di una legge che desse maggior sicurezza giuridica, le quasi 4 mila persone colpite dagli effetti del Nemagòn o DBCP nelle bananeras dell’Occidente hanno presentato, questo mercoledì, la prima delle 37 denuncie milionarie per danni contro sette multinazionali nordamericane.

I primi 100 ex lavoratori colpiti dal Nemagòn hanno annunciato che potrebbero portare la loro denuncia, contro le potenti multinazionali, davanti alla giustizia nordamericana anche se, prima, cercheranno di portare fino alla fine la loro azione giuridica all’interno dei Tribunali Civili nicaraguensi, presso i quali, stanno reclamando risarcimenti per 134 milioni di dollari.

Ogni uomo e donna ammalati di cancro ed altro stanno richiedendo tra 300 e 500 mila dollari, come indicano gli accusatori delle multinazionali Shell Oil Company, Occidental Chemical Corp., Standard Fruit Company and Vegetal Co., Dole Fruit Corporation Inc., Chiquita Brands International, Del Monte Foods e Dow Chemical.

La denuncia è stata presentata al Juzgado Terzo del Distrito Civil di Managua. Se la giudice Vida Benavente accetterà la denuncia per danni, i rappresentanti delle multinazionali accusate avranno 3 giorni per rispondere alla stessa ; 8 giorni per presentare prove ed altri 3 giorni per attendere la sentenza in base al procedimento speciale (il 383) stabilito dalla nuova Legge 364.

Se i denuncianti si trovassero nelle condizioni di dover trasferire la causa negli Stati Uniti, come ha spiegato l’avvocato Boanerges Ojeda, si sommetteranno a ciò che stabilisce la legge nordamericana e saranno rappresentati dalle società internazionali Engstrom, Lipscomb and Lack e Gerardi and Keese,

Per il primo processo che è stato aperto a Managua, Ojeda ha detto che già hanno in mano tutte le cartelle mediche che provano gli effetti dannosi del Nemagòn e delle altre sostanze tossiche  utilizzate dagli ex lavoratori delle bananeras.

Il rappresentante legale dei denuncianti ha spiegato che nella lista delle persone malate sono inclusi anche alcuni loro figli che, indirettamente, hanno sofferto  gli effetti tossici a cui, i loro padri e le loro madri, sono stati esposti/e nelle aziende delle banane delle multinazionali in Nicaragua.

L’avvocato Ojeda ha indicato che le analisi dimostrano che i lavoratori del banano sono stati colpiti da sterilità, malformazioni genetiche, cancro e nel peggiore dei casi, sono già morti a causa del Nemagòn.

Post scriptum

Ai primi di marzo 2001 é stata presentata la prima denuncia contro le multinazionali delle banane e che coinvolge 100 dei quasi 4 mila ex lavoratori/trici. L’allegato è la traduzione di un articolo uscito sul Nuevo Diario che tratta dell’argomento. In base a quello che diceva Victorino Espinales verranno presentate, nei prossimi mesi, varie denuncie ognuna di 100 persone fino a completare tutti gli ex lavoratori/trici. Per capire meglio l’articolo i termini esatti sono questi: dalla data in cui viene inoltrata la denuncia si avranno 3 giorni per notificarla alle multinazionali; e multinazionali avranno, poi, 8 giorni per rispondere ed altri 3 per farsi presenti nel Tribunale. In effetti, anche se l’articolo non ne parla, poi, la legislazione prevede che le multinazionali avranno altri 60 giorni per un’azione di mediazione che potranno intentare in forma volontaria. A partire dal 61° giorno partiranno i 90 giorni per i depositi che le multinazionali dovranno fare. Nel caso in cui, entro i 90 giorni, le multinazionali non avranno risposto in nessun modo il processo verrà trasferito negli USA dove, gli ex lavoratori, verranno seguiti dalle firme di avvocati riportate nell’articolo, ed a questo punto, sarà solo per eseguire la sentenza dato che, non avendo rispettato i tempi previsti dalla Legge 364, le multinazionali risulteranno già perdenti. E’ chiaro che il risultato di questo primo atto sarà fondamentale per il futuro dell’azione legale e soprattutto, svelerà quali saranno le mosse delle multinazionali che, fino ad ora, non hanno rilasciato dichiarazioni.

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