Ambiente Tecnica Società. Rivista digitale fondata da Giorgio Nebbia

Editoriale n°3

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Al terzo numero, ormai, della rivista “altronovecento” la redazione cerca di fare un esame di coscienza e sollecita i lettori ad osservazioni e critiche. 
Chi ha seguito questi tre numeri può giudicare se siamo riusciti ad avvicinarci all’obiettivo originale: quello di lasciare qualche traccia di eventi, persone, carte di un “novecento” diverso da quello degli eroi e del potere, della ricchezza e della prepotenza. Il XX secolo, che abbiamo chiamato “secolo lungo”, cominciato con il diffondersi dell’industrializzazione in Europa e con le guerre napoleoniche, è stato pieno di protagonisti, spesso sconosciuti o dimenticati: nelle fabbriche, nei laboratori scientifici, negli uffici, nelle città, nelle abitazioni. Ciascuno di questi testimoni ha lasciato qualche traccia di sé, nel ricordo di parenti o di amici o di nemici, ha smosso qualche pietra o putrella, o qualche penna o ha consumato le dita sulle tastiere delle macchine per scrivere o dei computer, spesso ha lasciato scritti che non hanno mai avuto successo editoriale, ma senza i quali non avremmo niente della società moderna o postmoderna o utramoderna in cui viviamo. Da qui l’importanza di cercare di riconoscere qualche volto in queste moltitudini. 
La rivista, come i lettori avranno visto, si era proposta di sviluppare varie sezioni: quella dei “Saggi” avrebbe dovuto contenere articoli, in genere riassuntivi di episodi dell’altro novecento; dalle lotte per la difesa della natura, alle lotte operaie, all’analisi di problemi ancora aperti, come quelli della violenza nella produzione oppure quelli associati all misteriosa entità del valore. 
Una sezione è – e sarà sempre più in futuro – dedicata alle “Persone”, che sono talvolta giganti come Marie Curie, talvolta sono dimenticati professori universitari, talvolta piccoli eroi di periferia, militanti politici, imprenditori o operai. 
Una sezione contiene notizie sugli “Eventi” dell’altronovecento, privilegiando eventi minori o dimenticati: dall’esplosione di una fabbrica, all’invenzione di qualche nuovo macchinario, a manifestazioni di protesta popolare e civile, eccetera. 
Una sezione è dedicata alle “Cose dell’altronovecento”; metalli, oggetti, merci, materiali da costruzione, infrastrutture, dispositivi per risolvere problemi del lavoro e della produzione, talvolta dispositivi di morte anche per non dimenticare l’esistenza delle “merci oscene” per eccellenza. 
Una sezione è un invito alle “Letture”; recensioni o citazioni di libri, bibliografie, descrizioni ed esplorazioni di quell’enorme biblioteca spesso nascosta nelle reti telematiche, ricchissima di testi, citazioni, biografie: materiale abbastanza volatile che viene spostato da un sito all’altro, che talvolta ha breve vita. E ci chiediamo: fra quanti mesi o anni qualcuno troverà ancora “altronovecento” “in rete”? e invitiamo anzi i lettori, se trovano qualcosa meritevole di essere ricordato, di registrarlo su carta, ancora il mezzo di comunicazione che da qualche affidamento di durata. 
E mica tanto neanche la carta; lo stiamo costatando ogni giorno, ogni anno – e al problema è dedicata la sezione “Documenti” che meglio sarebbe chiamare ”dove sono?” – perché preziose documentazioni, libri, lettere, documenti, articoli, giornali, riviste, sono destinati alla, o minacciati dalla, dispersione. 
Lo sanno bene alla Fondazione Micheletti che, con pazienza e fatica, proprio in coincienza con l’avvio di “altronovecento” sono riusciti a raccogliere, con la generosa collaborazione di Marco Martorelli, una parte dei libri e delle carte di una persona a tutti cara, Laura Conti, a sei anni dalla morte. Delle migliaia di pagine che ha scritto quante sono ancora accessibili, in quali giornali, dove sono? Quante altre sono ancora salvabili? Qualche risposta verrà dal convegno a Lei dedicato e di cui daremo notizia nel prossimo numero della rivista. 
“Altronovecento” si propone di essere e diventare un diario di caccia, caccia alle carte e ai libri; almeno cercando di capire dove sono, davanti al rischio della perdita e dispersione, di salvarne una parte nell’archivio e nella biblioteca della Fondazione a Brescia. Il lettore attento avrà scoperto da solo numerose notizie su a quanto si fa in questo campo all’estero, dove università e fondazioni private, talvolta investendo molti soldi, danno veramente la caccia a tutto quanto si può salvare, di archivi e biblioteche private nel campo della scienza e della tecnica – considerate veramente beni culturali. Da noi le strutture archivistiche ufficiali sono più attente al salvataggio di carte e manoscritti di interesse politico e letterario, ma manca un’organizzazione che coordini archivi e biblioteche tecnico-scientifiche. 
Chi legge potrebbe essere indotto a ritenere che “altronovecento” sia attenta essenzialmente ai “problemi ecologici”; in realtà nel procedere del lavoro si è visto che la storia dell’ambiente si intreccia ineluttabilmente con quella del lavoro, delle manifatture, delle macchine, del territorio, delle città. Non a caso “altronovecento” si propone di diffondere le conoscenze e le conquiste alla base di quello che diventerà un grande museo dell’industria e delle attività produttive, non senza fatica in una città come Brescia che pure ha una antica tradizione imprenditoriale. 
Quanto si potrebbe fare nelle altre parti d’Italia, dove pure esistono o sono esistite imprese produttive, dove si è formata e talvolta dispersa una classe operaia, dove si sono formate scuole di economia, di scienze naturali, di commercio e di ingegneria che hanno lasciato tracce nella storia del Novecento? 
Siamo contenti dei primi tre numeri di “altronovecento”? Si e no. Quello che è “in rete” è il risultato del lavoro dei componenti la redazione, specialmente quelli della Fondazione Micheletti, e di Carmine Marinucci che ha seguito il lavoro informatico come silenzioso e sempre presente nume tutelare. Quello di buono che è stato fatto è stato reso possibile dalla paziente collaborazione del personale della società Quipo Internet Provider, Via Sisto IV 145, Roma, www.quipo.it. che gestisce la rete in cui compare la rivista. 
Si potrebbe fare di più e meglio? Certamente e per questo ci rivolgiamo ai lettori per avere i loro commenti e le critiche e anche i loro contributi: articoli scritti e poi dimenticati, interventi a manifestazioni e congressi, recensioni di libri letti in tempi vicini e in tempo lontani, anch’essi dimenticati dai più, ricordi di persone e di eventi. Grazie anticipate a tutti e vedremo se il n. 4, che dovrebbe “uscire” nel prossimo autunno 2000, sarà migliore dei precedenti. 

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