La nascita di IFOAM, la federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica, avvenuta a Versailles il 5 novembre del 1972, rappresenta un evento fondamentale per la storia del biologico, tale da costituire il passaggio tra la fase pionieristica del movimento, il cosiddetto “Biologico 1.0”, e la fase basata sulla regolamentazione e la crescita del mercato dei prodotti da agricoltura biologica, il cosiddetto “Biologico.2.0”.
Il Biologico 1.0 fu il periodo dei “pionieri” e dei “fondatori”, precursori di un nuovo modo di vedere e di studiare le relazioni ecologiche tra il suolo, le piante, gli animali e l’uomo nella prospettiva di un’agricoltura rivolta a “permanere”, ad essere sostenibile, nel tempo. Agronomi, medici, agricoltori e pensatori che dagli anni Venti, opponendosi al processo di industrializzazione in atto nel sistema agroalimentare, sempre più dipendente da risorse non rinnovabili e inquinanti, posero le fondamenta del movimento per l’agricoltura e l’alimentazione biologica.
Amalgama di esperienze e di visioni eterogenee, a tratti in contrasto tra loro, che si possono riassumere nelle figure molto diverse tra loro dell’agronomo inglese Albert Howard (1873-1947) -il padre dell’agricoltura organica- e dell’esoterista austriaco Rudolf Steiner (1861-1925) -il padre dell’agricoltura biodinamica-, il movimento biologico cercò di trovare un suo primo momento unificante nella fondazione dell’associazione inglese Soil Association nel 1946. Ma non ci riuscì…
Soil Association era stata promossa dall’agricoltrice e attivista inglese Eve Balfour (1898-1990), nipote di un primo ministro della Gran Bretagna, con l’obiettivo di istituire nella sua azienda agricola un esperimento scientifico, l’Haughley Experiment, volto a dimostrare la tesi centrale del movimento basata sulla relazione tra salute del suolo e salute delle piante, degli animali, delle persone. Il fine immediato era quello di orientare la politica agricola britannica nel periodo post-bellico verso un’agricoltura biologica e non industriale.
Per la sua avversione ai metodi steineriani, per la sua contrarietà all’idea di un esperimento troppo ambizioso per una associazione su base volontaria, e forse anche per l’ambiente dominato da figure con posizione politiche non democratiche, Albert Howard -che aveva trascorso tutta la sua vita professionale nell’attività di ricerca agraria pubblica e privata- si rifiutò alla fine di aderire a Soil Association.
Le idee di Howard trovarono maggior sostegno dall’altra parte dell’oceano, negli Stati Uniti, dove un giovane uomo d’affari, giornalista ed editore, Jerome Irving Rodale (1898-1971), ispirato dalla lettura di An Agricultural Testament di Howard, nel 1940 istituì un’azienda biologica sperimentale in Pennsylvania, nel 1942 iniziò a pubblicare la rivista “Organic Farmer” e nel 1947 fondò The Soil and Health Foundation, una fondazione nata per promuovere le ricerche scientifiche sull’agricoltura biologica, ritenute necessarie per affrontare il dibattito pubblico con i promotori dell’agricoltura industriale.
Nel corso degli anni ‘50 Soil Association, grazie ai numerosi viaggi di promozione di Eve Balfour, cercò di internazionalizzare il movimento biologico, ma quest’ultimo, per la sua non omogeneità e frammentarietà, ma soprattutto per i successi della “Rivoluzione Verde”, venne relegato di fatto in una posizione di estrema marginalità.
Questa situazione si protrasse fino al 1962, quando uscì Silent Spring, l’opera in cui la biologa marina Rachel Carson (1907-1964) denunciò l’uso improprio ed indiscriminato del DDT in agricoltura. Lo straordinario successo di questo libro favorì il diffondersi di una nuova consapevolezza, soprattutto tra i giovani, dell’importanza delle interrelazioni tra mondo vegetale, animale e umano. Questa consapevolezza trovò alimento nella controcultura giovanile che, tra il 1969 e il 1972, a partire dagli Stati Uniti, riposizionò l’ecologia a fondamento di una nuova visione del mondo, di una nuova etica in cui l’agricoltura e il cibo – in una certa misura – divennero lo strumento di una più vasta azione di riforma.
Fu in questo rinnovato contesto, quello della Primavera dell’ecologia, che l’interesse per il cibo biologico nei paesi occidentali ritrovò uno slancio inaspettato che fece entrare il movimento biologico in una rapida fase di metamorfosi nella quale acquisì nuove argomentazioni, obiettivi e riferimenti politici. Questa fase trovò il suo compimento proprio con la fondazione di IFOAM e l’avvio del Biologico 2.0, ovvero del periodo caratterizzato dallo sviluppo dei disciplinari di produzione e del mercato dei prodotti biologici.
Ernst Friedrich (detto Fritz) Schumacher (1911-1977), l’economista e filosofo tedesco che a seguito del successo del suo testo Small is Beautiful (1973) divenne l’economista di riferimento per il movimento ecologista, è probabilmente la figura che influenzò maggiormente questo rapido processo di trasformazione nel movimento biologico che alla fine portò alla nascita di IFOAM.
Eletto presidente di Soil Association nel 1970 (associazione nella quale l’altro guru dell’ambientalismo Barry Commoner era vicepresidente onorario dal 1968), Fritz Schumacher, si ritrovò a dirigere la storica associazione inglese in un momento di grande attenzione per l’agricoltura biologica e di un primo sviluppo del mercato di alimenti biologici. Quando ne assunse la presidenza, del resto, Soil Association era nel mezzo in una gravissima crisi finanziaria causata dal trascinarsi di un ormai confuso piano di sperimentazione che l’aveva pesantemente indebitata.
In questo contesto Schumacher ridefinì completamente la strategia dell’associazione:
La ricerca scientifica non è più il nostro futuro. Noi dobbiamo sviluppare nuove linee di cooperazione con altre organizzazioni del campo; un nuovo modello di cooperazione (Reed, 2010,78).
Schumacher cercò quindi di aprire verso l’esterno Soil Association e di trasformarla da un’associazione volta a promuovere un piano sperimentale estremamente ambizioso, in un’associazione inserita in un movimento sociale più ampio, quello ecologico, che mirava ad un cambiamento più generale della società, della politica e dell’economia. L’obiettivo primario divenne la promozione dell’agricoltura biologica intesa come un modello alternativo praticabile, basato sulla relazione trasparente tra le aziende agricole condotte con metodi biologici e associazioni, negozi indipendenti e cooperative di consumatori. Il settore biologico come un esempio concreto e replicabile di economia alternativa, quella che Schumacher aveva teorizzato con il suo “piccolo e bello” e che il movimento giovanile statunitense stava mettendo in pratica con la rapida creazione di cooperative di produzione e cooperative di consumo (le Food Co-ops).
Come scrisse Eve Balfour, “nel 1970, strane cose iniziarono ad accadere” in Soil Association. In primo luogo ci fu l’apertura fisica dell’azienda sperimentale biologica a fertilizzanti organici provenienti dall’esterno, fatto questo che a molti sembrò rompere la “magia” dell’Haughley Experiment. In secondo luogo, ci fu l’incontro tra i più anziani rappresentanti dell’aristocrazia rurale conservatrice, che avevano dato origine a Soil Association subito dopo la Seconda guerra mondiale, e i giovani di sinistra provenienti dai movimenti di contestazione studenteschi, sempre più interessati all’agricoltura biologica. Questa seconda apertura culturale, che di fatto riposizionò il movimento biologico politicamente a sinistra, non fu semplice. Eve Balfour e la sua storica amica e collaboratrice Mary Langman (1908-2004) furono determinanti nel mediare questi rapporti e mantenere la fondazione aperta al vento di cambiamento che stava attraversando il globo, secondo quanto aveva indicato Schumacher.
Nonostante questi nuovi orientamenti Soil Association non aumentò di molto i suoi associati durante la Primavera dell’ecologia. Fu probabilmente con la chiara consapevolezza dei limiti specifici dell’associazione inglese che Schumacher, Balfour e Langman, sostennero con decisione l’idea di una federazione internazionale.
Il primo impulso operativo verso l’organizzazione di un convegno per creare una rete internazionale delle realtà a sostegno dell’agricoltura biologica arrivò dalla Francia, da Nature et Progrès (Association européenne d’agriculture et d’hygiéne biologiques) , una giovane organizzazione creatasi nel 1964 nella periferia di Parigi. Il suo presidente Roland Chevriot, ingegnere e attivista ecologista, aveva incontrato durante un viaggio negli USA nella primavera del 1972 Bob Rodale, il figlio di Jerome Rodale. Bob Rodale stava portando avanti l’opera di promozione del biologico negli USA iniziata nel 1942 dal padre. Deceduto nel 1971, al culmine della Primavera dell’ecologia, Jerome Rodale aveva lasciato in eredità al figlio Bob la Rodale Press con la sua rivista “Organic gardening and Farming” che negli USA aveva raggiunto i 2 milioni di lettori.
Durante l’incontro con Rodale, Chevriot sviluppò l’idea di organizzare una conferenza volta alla creazione di una federazione internazionale tra le persone e le organizzazioni che nel mondo si stavano occupando di agricoltura biologica. Per portare avanti operativamente questa idea, Roland Chevriot si avvalse della collaborazione volontaria di un giovane studente, Denis Bourgeois, che in occasione del 25° anniversario di IFOAM descrisse il suo primo incontro con Chevriot in un modo che ci restituisce l’ambiente del movimento biologico durante i primi anni Settanta:
Non fu un colloquio di lavoro convenzionale. Il quartier generale dell’associazione era situato in una modesta abitazione, circondata da un ettaro di terreno nella periferia di Parigi. La mia prima immagine di lui in quel giorno fu due piedi nudi e un pezzo di gamba. Il resto del corpo era nascosto sotto una vecchia Citroen 2CV che lui stava riparando. Roland faceva l’ingegnere a Parigi durante la settimana e il giardiniere e l’attivista biologico alla sera e nei fine settimana. Quando lo vidi interamente, andammo in una piccola stanza piena di carte e di libri che era allora l’ufficio principale di Nature et Progrès. Mi propose di aiutarlo ad organizzare una grande conferenza nazionale che avrebbe dovuto avere luogo a novembre, e inoltre di lavorare al lancio di una federazione internazionale, rappresentando la conferenza l’opportunità di un primo incontro di rappresentanti di altre organizzazioni. Lui non poteva pagarmi per questo lavoro ma avrebbe preso in affitto una casa nelle vicinanze, in modo da provvedere alla sistemazione di alcune persone che come me si sarebbero occupate di gestire la conferenza e l’associazione. L’associazione si sarebbe presa a carico del cibo, almeno quello che non avremmo potuto coltivare da soli nel campo circostante. Dissi OK- e in tal modo il primo volontario di IFOAM venne ingaggiato. (Bourgeois, 1997, 12).
In queste circostanze storiche e per questa serie di eventi che si svolsero molto rapidamente, il 5 novembre del 1972 si ritrovarono a Versailles: Roland Chevriot in rappresentanza di Nature et Progrès, Eve Balfour e Mary Langman in rappresentanza di Soil Association, Pauline Raphaely in rappresentanza di Soil Association of South Africa, Jerome Goldstein in rappresentanza della Rodale Press e Kjell Armani, in rappresentanza della Associazione biodinamica svedese. L’obiettivo di tutti i partecipanti all’incontro: la creazione di una federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica. La nuova organizzazione prese il nome dall’acronimo della descrizione che era stata adottata da Rodale e Chevriot per qualificare il progetto dell’incontro: International Federation of Organic Agricolture Movements (IFOAM). Nonostante l’acronimo richiamasse in lingua inglese una sorta di detersivo (I-foam), il nome provvisorio della nuova organizzazione non venne messo in discussione e venne preso da tutti come assodato.
Con la creazione di IFOAM per la prima volta apparve nel nome di un’organizzazione per il biologico il termine “organic”. Questo termine venne usato per la prima volta da Walter James, lord Northbourne (1896-1982), nel libro del 1940 intitolato Look to the Land, per qualificare un’agricoltura contrapposta a quella industriale. L’unificazione delle organizzazioni per il biologico che furono presenti al momento fondativo di IFOAM, nessuna delle quali presenta nel proprio nome questo termine, avvenne sulla base del concetto di “organic” che rappresentò la matrice scientifica e valoriale condivisa.
IFOAM venne registrata come organizzazione no profit e adottò fin da subito una struttura democratica e non gerarchica, caratteristica che ancora oggi la contraddistingue. Solo in quanto necessari secondo la legge francese, nel 1972 vennero nominati l’agronomo Claude Aubert come segretario generale, Roland Chevriot come tesoriere e Denis Bourgeois come amministratore del segretario generale.
Grazie alla forte motivazione interna, rivolta alla promozione di reti e di scambi di conoscenza sul biologico, IFOAM crebbe rapidamente tanto da raggiungere già nel 1975 il numero di 50 membri provenienti da 17 diverse nazioni.
Nel primo convegno di IFOAM del 1977 in Svizzera intitolato “Towards a Sustainable Agriculture”, Eve Balfour definì l’approccio della federazione come “sia filosofico che pragmatico, nel lavoro verso un’agricoltura sostenibile”. Vale la pena qui notare l’uso pionieristico da parte di IFOAM e della Balfour dell’aggettivo “sostenibile”, oggi usato per ogni cosa…
Inizialmente costituita da agronomi e organizzazioni di agricoltori, con la crescita del mercato dei prodotti biologici, nel corso degli anni Ottanta furono ammessi come membri di IFOAM anche aziende e persone con interessi commerciali:
Negli anni ’80 e nei primi anni ’90 ci fu un intenso dibattito che mostrò la paura che il movimento, con tutti i suoi ideali e principi, avrebbe potuto finire con l’essere dominato dal potere economico del business e dell’industria. . Ci volse quasi un processo educativo interno per permettere alle attività economiche di entrare in IFOAM come membri con gli stessi servizi e privilegi (Geier, 2007, 179).
A distanza di qualche decennio possiamo dire che quelle paure non erano del tutto infondate e che effettivamente il Biologico 2.0 ha subito nel corso del tempo un progressivo processo di “convenzionalizzazione” che in alcuni casi lo ha portato lontano dagli ideali e dalle visioni originarie del Biologico 1.0. Basta del resto ricordare le serie di eclatanti casi di frode che hanno colpito il settore a partire dagli anni Duemila per convincersi della perdita valoriale che ha colpito almeno una parte, non certo la totalità, del mondo del biologico.
A questo proposito, è importante ricordare che proprio in queste circostanze estremamente critiche, IFOAM ha svolto un ruolo fondamentale per orientare il dibattito interno ed esterno sul futuro del movimento biologico, ribadendo -nel 2005- i principi base del biologico (ecologia, salute, cura e equità) e promuovendo -a partire del 2013- una nuova fase del movimento, il Biologico 3.0, capace di posizionarlo, oltre la nicchia di mercato, tra le soluzioni concrete alle problematiche ecologiche sempre più pressanti .
E’ difficile sopravvalutare il ruolo, o meglio i ruoli, che IFOAM ha avuto in questi ultimi 50 anni (che rapprendano nella sostanza la metà della storia del biologico) nella promozione dell’agricoltura biologica a livello mondiale, nello scambio di conoscenza tra agricoltori, nella creazione di piattaforme condivise tra gli operatori, nella definizione degli standard e delle norme di accreditamento di base, nella rappresentanza del movimento biologico con le istituzione e le agenzie internazionali.
Ricordo solo che IFOAM è stata impegnata nell’attività di pressione a livello istituzionale fin dalla messa in circolazione della bozza inziale del regolamento europeo, la quale definiva il biologico come “free of chemical residues”. Fu allora che per la prima volta intervenne un team di IFOAM per influenzare la scrittura del testo in modo da fare accogliere a livello normativo europeo il concetto innovativo che la qualità del prodotto biologico non riguarda solo le sue caratteristiche finali, ma anche e soprattutto il modo in cui questo prodotto è stato realizzato.
Oggi IFOAM è una delle organizzazioni più attive -insieme a Greenpeace , Slow Food, Via Campesina- nella difesa degli interessi degli agricoltori e dei consumatori biologici, come di fronte ai tentativi in atto in Europa di deregolamentare le nuove biotecnologie, le cosiddette new breeding techniques (Nbt), in Italia proposte anche come “biotecnologie sostenibili”, le cui creature sono state di equiparate ai vecchi OGM dalla Corte di Giustizia Europea.
Il 5 novembre 2022 IFOAM -che ha oggi sede a Bonn, uno staff di decine di persone e quasi 800 affiliati in 117 nazioni- compirà 50 anni e la sua storia, che ci racconta nella sostanza come il movimento biologico è stato unificato e sviluppato, è a ragione una storia di successo, come molte storie del biologico del resto, nonostante le avversità del presente e le incertezze del futuro.
Buon compleanno IFOAM e un ricordo riconoscente a tutte quelle donne e uomini che hanno fatto la tua storia.
Bibliografia
- B. Geier, “IFOAM and the History of the International Organic Movement”, in William Lockeretz (a cura di), Organic Farming. An International History, Wallingford, CABI, 2007, pp. 175-186
- M. Reed, Rebels of the Soil. The Rise of the Global organic Food and Farming Movement, London and Washington, Earthscan, 2010.
- J. Paull, “From France to the World: The International Federation of Organic Agriculture Movements (IFOAM)”, in “Journal od Social Research & Policy”, (2010), n. 2, pp. 93-102
- D. Bourgeois, “How it all began”, in “Ecology and Farming”, 1997, n. 17, pp. 12-14
- E. Balfour, “Towards a Sustainable Agriculture-The Living Soil”, 1st IFOAM conference, Switzerland, 1977
- J. Toye, “The world improvement plans of Fritz Schumacher”, in “Cambridge Journal of Economics”, (2011), n. 36, pp.387-403
- B. Geier, “IFOAM and the History of the International Organic Movement”, in William Lockeretz (a cura di), Organic Farming. An International History, CABI, Wallingford, 2007, pp. 175-186