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In ricordo di Laura Novati

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Ho conosciuto Laura nel periodo più esaltante della seconda metà del secolo scorso, tra fine anni Sessanta e inizi anni Settanta, nel sindacato scuola della Cgil: io, maestro elementare, “piccolo burocrate” del gruppo dirigente sindacale, lei, professoressa al liceo Calini, esponente del gruppo degli “intellettuali”, riconosciuti all’epoca come l’anima critica e più innovativa della vita cultura cittadina.

Era la temperie segnata profondamente dal Sessantotto studentesco e dal Sessantanove operaio.

Il rinnovamento della scuola, all’insegna di grandi maestri come Don Lorenzo Milani e Mario Lodi, era al centro del dibattito culturale e sociale del Paese: superare il classismo e l’autoritarismo della vecchia istituzione di stampo gentiliano, per un sistema formativo realmente democratico, luogo fondamentale per l’emancipazione e liberazione delle classi subalterne, era il sogno che ci animava. Laura vi partecipava con il tratto distintivo che, a mio parere, ha poi sempre caratterizzato il suo straordinario impegno culturale e sociale: per aprire al popolo le istituzioni formative e culturali non ci si doveva assolutamente rassegnare ad uno scadimento del livello qualitativo, anzi l’obiettivo doveva essere quello di offrire a tutti, a prescindere dalle diverse condizioni sociali, la possibilità di accedere ad una cultura davvero alta, fatta di curiosità e interesse insaziabile per le conoscenze condotte in profondità, per comprendere criticamente la società, sondare l’animo umano, acquisire un rigoroso metodo di studio e di ricerca scientifica, apprezzare la bellezza della natura e di tutte le arti creative. Con un assoluto rigore morale e disinteresse personale e un’attenzione mai venuta meno agli oppressi e agli esclusi di qualsiasi latitudine.

Laura, questa missione l’ha portata avanti per tutta la vita, con una infaticabile energia e determinazione, sia come insegnante ed operatrice culturale nella nostra città, fino al 1983, sia come curatrice editoriale, scrittrice, traduttrice per diverse case editrici a Milano, fino a poco tempo fa, quando è ritornata, prima saltuariamente e poi stabilmente, a Brescia, impegnandosi nella Fondazione Luigi Micheletti e in “Missione Oggi”, due realtà molto diverse, ma con il tratto in comune di traguardare l’ambito locale con una riflessione sul tormentato mondo attuale pensosa, libera, critica e sensibile alle istanze di chi soffre, esseri umani e viventi tutti. E non a caso Laura ha trovato in queste realtà, in certo modo “anomale”, la sua nuova casa ospitale, in sintonia con il suo animo.

Alla Fondazione Luigi Micheletti ha regalato la sua grande competenza acquisita in campo editoriale e la sua vastissima cultura. A “Missione oggi” ha offerto con gratuità e passione, le sue doti di promotrice di eventi, di spettacoli teatrali e dell’indimenticabile convegno del marzo 2019, Bibbia e letteratura italiana.

Un tema centrale nel percorso culturale ed esistenziale di Laura, quello del libro.

Innanzitutto il Libro per antonomasia, quello del popolo di Dio e dei Cristiani, ma poi in generale ogni libro, di qualità, s’intende. E la sua casa era come un tempio colmo appunto di libri, portatori di una laica sacralità. Perché il libro, per Laura, nella sua materialità era un deposito fondamentale di conoscenze, una tessera ineludibile di quel complesso e mai finito mosaico che solo poteva aiutarci a comprendere la condizione umana. Una lezione di bruciante attualità e generatrice di salutari interrogativi di fronte alle scorciatoie suggestive dei nuovi media, dei veicoli di infinite informazioni istantanee “usa e getta”, offerte dalle nuove tecnologie, che, forse, mentre avvincono le nostre menti per un attimo, poi scorrono via come l’acqua su un sasso, lasciando nulla o poco più.

In questi ultimi anni ho avuto il privilegio non solo di cooperare con lei, ma anche di godere della sua amicizia e dei suoi preziosi consigli per alcune delle mie ultime pubblicazioni.

Frequentandola, le sorprese erano infinite, in qualsiasi campo culturale: la letteratura innanzitutto, quella classica, quella moderna, italiana, ma anche germanica, polacca, ebraica e religiosa in generale; e poi il cinema, il teatro, la musica, e tutte le espressioni artistiche … E aveva la sensibilità di condividere la sua ricchezza culturale e spirituale – tutt’altro che una sterile erudizione – senza farlo pesare, con disinteresse e generosità, semmai stimolandoti ad ulteriori approfondimenti. Insomma con lei ogni incontro era un dono. Ed è questo, soprattutto, che ci manca.

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