Usciamo con questo nuovo numero della rivista un po’ in ritardo rispetto alla consueta scadenza. Ciò è dipeso alla difficile fase vissuta dalla Fondazione Luigi Micheletti che, dopo la scomparsa di Giorgio Nebbia, ha attraversato la complessa transizione dalla direzione di Pier Paolo Poggio a quella attuale di Giovanni Sciola e poi ha subito, il 6 dicembre scorso, il trauma dell’improvvisa perdita del Presidente, Aldo Rebecchi, che ha imposto l’elezione di un nuovo Presidente nella figura di Paolo Corsini. Si può comprendere come questo percorso abbia comportato e comporti un riassetto della Fondazione, una revisione della programmazione e un approfondimento del ruolo, all’interno della stessa, del Centro di storia dell’ambiente e della rivista “altronovecento”, fondati, appunto, da Giorgio Nebbia e Pier Paolo Poggio nel 1999. Ebbene, noi siamo di nuovo qui, con giustificato ritardo, ma più che mai determinati nella nostra volontà di raccogliere quell’eredità e di portarla avanti possibilmente ampliando le collaborazioni e gli orizzonti.
In questo numero offriamo quattro piccoli dossier su temi che ci sembrano assumere un particolare rilievo anche nel dibattito attuale sulla cosiddetta transizione ecologica.
Il primo su Marx, marxismi, ecologia e decrescita, ripropone una rilettura di Marx, che è sempre stata cara a Giorgio Nebbia il quale scorgeva, in particolare nei Manoscritti economici e filosofici, una sorprendente attenzione alla natura come base incoercibile di ogni attività umana; si riprende poi la riflessione proposta da due importanti testi recentemente pubblicati in Francia e da un saggio di Angelo Baracca su Marx e le scienze della natura per concludere con un documento elaborato collettivamente in vista della Conferenza internazionale sulla decrescita prevista a Venezia dal 7 al 9 settembre. Del resto, se si vuole tenere insieme la questione ecologica e la questione sociale, non si può aggirare un confronto con il grande pensatore di Treviri che su quest’ultima riveste ancora un valore unanimemente riconosciuto.
Il secondo, Per una critica dell’infosfera, affronta le ricadute culturali, etiche, cognitive educative e antropologiche della rete e dei supporti di connessione. Prendendo spunto dal discusso saggio di Luciano Floridi, La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, di cui riprendiamo la quarta di copertina, ospitiamo un’importante analisi critica del filosofo Roberto Finelli ed il resoconto di un convegno internazionale tenuto a Parigi sulla dipendenza dallo schermo e sugli effetti di questa in particolare sui giovani.
Il terzo su Greenwashing, la grande rivoluzione passiva, ovverola riverniciatura di verde di pratiche e politiche che lungi dal cambiare alcunché contribuiscono a perpetuare modelli devastanti di produzione, di scambio, di consumo. Nel dossier che presentiamo abbiamo cercato di raccogliere testi di diversa natura ma che permettano a chi legge di iniziare a farsi un’idea articolata del fenomeno del greenwashing. Il primo testo è costituito dall’introduzione e dall’indice di un vero e proprio dizionario del greenwashing uscito in Francia nella scorsa primavera nella bella collana Anthropocene delle Editions du Seuil. Questo “manuale per disinquinare il dibattito pubblico” consta di venticinque voci pensate dal collettivo tolosano Atécopol-Atelier d’écologie politique e scritte da una quarantina tra studiosi e studiose, militanti e collettivi e rappresenta un importante sforzo – realizzato con una grande attenzione alla chiarezza e alla comunicatività – sia per offrire un ritratto sufficientemente sfaccettato del fenomeno sia per mostrare come esso operi negli ambiti più diversi e con strategie linguistiche e psicologiche altrettanto diversificate. Ricordiamo anche che con la sua curiosità, la sua capacità di osservare i fenomeni politici, sociali e culturali a 360 gradi e la sua lucidità, Giorgio Nebbia è stato pioniere in Italia anche nel denunciare tanto i fenomeni di negazionismo quanto quelli di greenwashing. Tra i numerosi scritti in cui ha illustrato le strategie del “cambiare tutto perché nulla cambi” in campo ambientale ne riproponiamo uno pubblicato nel 1999 nella rivista “Villaggio globale”, particolarmente icastico in cui auspicava l’abolizione della parola sostenibile. Un’altra riproposta riguarda una strategia di greenwashing aziendale ma al tempo stesso globale: quella del gigante americano delle biotecnologie Monsanto (dal 2018 di proprietà della multinazionale tedesca Bayer), per decenni impegnato nel dipingersi come protagonista al tempo stesso della lotta alla fame e della protezione ambientale anche e soprattutto per nascondere gli impatti ambientali e sociali devastanti delle sue produzioni. L’inchiesta pubblicata nel 1998 da “The Ecologist” è considerata oggi un piccolo classico dello smascheramento delle grandi strategie comunicative del greenwashing e dei loro protagonisti: sia aziende che agenzie di pubbliche relazioni. Chiude il dossier un breve e recente articolo dell’urbanista Paolo Pileri che ritorna sul nesso primordiale tra produzioni inquinanti, domanda di sostenibilità, pubblicità “verde” e continuazione pacificata di modelli di consumo devastanti illustrandolo mediante un caso di scuola: il SUV elettrico.
Il quarto dossier, infine, si occupa di Siti industriali inquinati: un passato ingombrante che non va rimosso. Tema ineludibile se si intende cambiare davvero il rapporto tra industria e ambiente, al quale Giorgio Nebbia ha dedicato gran parte delle sue ricerche e dei suoi studi. Innanzitutto proponiamo il caso, recentemente emerso dall’oblio, di Piazzola sul Brenta dove si è scoperto che un istituto superiore pubblico era stato costruito su un terreno inquinato di un sito industriale dismesso e “rimosso”. Quindi la relazione di un’esperienza straordinariamente interessante e positiva di valorizzazione culturale e turistica di uno dei siti storici dell’industrializzazione nazionale l’ex Snia di Torviscosa, ora sito inquinato di interessa nazionale Caffaro. Seguono stralci dall’introduzione e dalle conclusioni di una ricerca sull’inquinamento del Salto di Quirra in Sardegna. Infine gli effetti prodotti in diversi siti industriali inquinati su un siero umano di grande e insostituibile valore, il latte materno, contaminato da diossine.
Nella rubrica “cose”, intraprendiamo il viaggio con Giorgio Nebbia nella “città degli elementi”, quelli della Tavola periodica inventata da Mendeleev, ovvero la radice chimica delle merci. Nel 2010 Giorgio Nebbia ha deciso di festeggiare a suo modo l’Anno internazionale della Chimica – proclamato dall’ONU per il 2011 – proponendo alla Fiera di Milano una specie di gioco, anzi uno “scherzo”: pubblicare sul suo sito e sulla sua rivista un certo numero di schede di elementi come se la Tavola periodica fosse una città e ciascuno degli elementi “abitasse” in una strada, a un numero civico preciso. Le 49 brevi schede sono state poi raccolte in un CD che è stato allegato all’opera Il caso italiano. Industria, chimica e ambiente pubblicata nel 2012 da Jaca Book e curata da Pier Paolo Poggio e Marino Ruzzenenti. Le riproponiamo ora a puntate, come abbiamo fatto per le “cose” alimentari.
La sezione “Persone” di questo numero è aperta dal dolente ricordo di tre figure appartenenti o molto vicine alla nostra piccola comunità. Il 1° dicembre 2021 è morta Laura Novati, storica collaboratrice della Fondazione Luigi Micheletti e pilastro della redazione di “altronovecento”, il 6 ci ha lasciato invece il presidente della Fondazione Aldo Rebecchi, stroncati in poco tempo da inattesi e feroci malanni. Due figure per noi fondamentali che vogliamo ricordare assieme a Roberto Cucchini, militante e dirigente sindacale, archivista e studioso, scomparso appena un mese dopo, anch’esso collaboratore della rivista, di cui vogliamo segnalare il saggio scritto a quattro mani con Marino Ruzzenenti pubblicato sul n. 3 di “altronovecento” del 1° giugno 2000, https://altronovecento.fondazionemicheletti.eu/lambiente-di-lavoro-tra-razionalita-tecnologica-e-ragioni-dell-uomo-lesperienza-bresciana-negli-anni-settanta/. Ospitiamo inoltre un saggio su una persona che ha avuto un ruolo assai rilevante nel pensiero ecologico italiano, la studiosa e pubblicista Carla Ravaioli, della quale la Fondazione custodisce l’archivio, e uno sull’importante eredità di Luciano Gallino. Chiude infine la sezione un profilo – opera di Angelo Baracca ed Ernesto Burgio – dello zoologo Mauro Cristaldi, figura di scienziato impegnato e co-autore della citata ricerca sull’inquinamento del Salto di Quirra.