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Come l’Italia dissipa le proprie ricchezze

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Il 21 aprile 2015 un gruppo di studiosi e di operatori del sistema agroalimentare biologico ha indirizzato una lettera al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali per segnalare le condizioni di abbandono della ex Stazione Sperimentale di Agraria di Modena.

Tale Stazione è stata prestigiosa sede operativa del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, il più importante istituto di sperimentazione agraria in Italia. Essa nacque come istituto del ministero dell’Agricoltura nel 1870 e alla sua direzione si succedettero alcuni tra i più importanti scienziati italiani noti a livello internazionale per le avanzate analisi di laboratorio applicate all’agricoltura, per la selezione delle sementi e per le ricerche sulla coltivazione dei cereali.

La Stazione è stata chiusa nel 2006, in seguito ad una riorganizzazione voluta dall’allora Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, i locali sono stati destinati all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, dipendente dal ministero dell’Agricoltura, che ha poi deciso di dismettere l’immobile.

Primo direttore “agronomo” della Stazione fu Alfonso Draghetti, che vi operò dal 1927, trasferendola nell’attuale edificio ottocentesco in Viale dei Caduti di Guerra.

Draghetti, autore di oltre cinquecento lavori, membro di accademie e società scientifiche, delegato italiano alla FAO, si occupò di temi oggi attualissimi come quello della sicurezza agro-alimentare, della fertilità del suolo e della concimazione, della gestione e del governo delle acque, delle analisi bioeconomiche applicate alle aziende agricole. Alfonso Draghetti è oggi considerato a livello internazionale come uno dei padri dell’Agricoltura Biologica e dell’Agro-ecologia.

La ex-Stazione contiene una preziosa biblioteca con oltre 12.000 volumi dal ‘700 ad oggi e rare collezioni (anche quarantennali) di riviste e pubblicazioni, gli strumenti di laboratorio, gli archivi pedologici e di ricerca, un patrimonio culturale, storico e scientifico di enorme valore per il paese che in questo momento non è chiaro come verrà conservato nella sua unitarietà.

I tempi chiaramente sono cambiati, ma alla luce di questo nostro patrimonio storico e del fatto che l’agricoltura biologica è cresciuta fino al 10% della superficie agricola utilizzata (SAU), divenendo una priorità strategica per lo sviluppo del sistema agroalimentare italiano, gli studiosi firmatari dell’appello chiedono che l’ex Stazione Sperimentale di Agraria di Modena, l’edificio ottocentesco, la sua preziosa biblioteca e i suoi laboratori e il terreno annesso, beni pubblici, siano utilizzati per istituire un centro nazionale per l’Agricoltura Biologica e l’Agro-ecologia.

I firmatari ricordano la numerose istanze presentate dal Comune e dalla società civile di Modena per la salvaguardia del patrimonio della Stazione Agraria e anche che la città di Modena si è già distinta nel panorama internazionale dell’agricoltura biologica per aver ospitato, nell’anno 2008, il XVI Congresso Mondiale dell’ “International Federation of Organic Agriculture Movements” (IFOAM) dal titolo ” Cultivating the future based on Science”.

Giorgio Nebbia

Alberto Berton

Fabio Caporali

Matteo Panini

Pier Paolo Poggio

***

Egregia Dott.ssa Saso,

come da suggerimento del Prof. Giorgio Nebbia e di Pier Paolo Poggio, Direttore della Fondazione Micheletti di Brescia, in occasione del sopraggiungere della data del convegno “L’ambiente in biblioteca, le biblioteche per l’ambiente”, le scrivo per segnalarle la situazione estremamente critica della biblioteca della Stazione Sperimentale Agraria di Modena.

La biblioteca di quello che è stato il più storico e il più importante istituto di sperimentazione agraria del paese, la Stazione Sperimentale Agraria di Modena, è composta da oltre 12.000 volumi dal ‘700 ad oggi e da rare collezioni (anche quarantennali) di riviste e pubblicazioni.

Si tratta a tutti gli effetti di una delle più preziose biblioteche di agricoltura del paese, che per decenni venne personalmente curata Alfonso Draghetti, direttore della Stazione Sperimentale di Modena dal 1927 fino alla fine degli anni ’50, è che è oggi considerato a livello internazionale come uno dei padri dell’Agricoltura Biologica e dell’Agro-ecologia.

A seguito di una riorganizzazione voluta dal Ministero delle Politiche Agricole nel 2006, è stato deciso di dismettere lo storico edificio che ha ospitato la Stazione Sperimentale di Modena, e i testi della biblioteca sono stati tolti dalle scaffalature che erano state progettate specificatamente per ospitarli, imballati e inviati a Roma presso il CRA-RPS (Centro di Ricerca per lo Studio delle relazioni fra pianta e suolo). Pare che non siano usufruibili e non è chiaro come questi testi verranno conservati nella loro unitarietà.

Circa un anno fa abbiamo scritto una lettera al Ministro dell’Agricoltura per segnalare la situazione delle Stazione di Modena e della sua biblioteca ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Le allego il comunicato stampa a seguito della lettera.

In merito alla figura di Alfonso Draghetti, e alla sua importanza per lo sviluppo dell’Agricoltura Biologica e l’Agroecologia, ho scritto di recente un piccolo saggio divulgativo pubblicato sulla rivista on-line Altronovecento.

Crediamo che la biblioteca della Stazione di Modena rappresenti una ricchezza inestimabile anche per la cultura agricola e ambientale del nostro paese. Il rischio che questa ricchezza venga dissipata è molto alto in questo momento.

Le chiediamo quindi il suo aiuto nel diffondere e condividere queste nostre preoccupazioni , se possibile anche durante il convegno di settimana prossima.

Resto a sua disposizione per ogni chiarimento.

La ringrazio per l’attenzione.

Alberto Berton

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