Dopo una lunga pausa dovuta alle molte iniziative in cantiere, di cui si possono trovare le tracce nei siti della Fondazione Luigi Micheletti e della Fondazione Musil, riprendiamo la pubblicazione di “Altronovecento” con un numero che rispecchia la molteplicità di interessi della rete di collaboratori, assieme alla centralità del tema industria-ambiente o tecnica-natura, attorno a cui ruota il lavoro della rivista e gran parte dell’attività della Fondazione e del Museo. L’altro asse portante essendo quello delle ideologie politiche otto-novecentesche, con l’ambizione, ancora lontana dal concretizzarsi in studi e ricerche, di riuscire a cogliere i rapporti stringenti tra due piani intersecantesi, che definiscono e producono lo spazio-tempo della modernità contemporanea.
Ricerche suggestive sono state prodotte, nella prospettiva di cui sopra, per quanto riguarda la prima guerra mondiale, il nazismo e lo stalinismo. Mancano però, completamente, lavori che indaghino secondo una tale ottica il grande ciclo, successivo alla seconda guerra mondiale, e tuttora aperto, dello sviluppo economico e tecnologico, imperniato sull’assetto capitalistico di mercato, contestualmente e contemporaneamente al delinearsi sempre più netto della crisi ecologica globale, con contorni difficili da afferrare, definire, circoscrivere.
In Italia, gli studi di storia contemporanea scontano una perdurante politicizzazione, anche se i riferimenti partitici, un tempo solidi e costringenti, sono stati scompaginati con effetti liberatori, per altro colti solo molto parzialmente. A nostro avviso, l’attenzione pressoché esclusiva sulle vicende politiche, lette in chiave di schieramenti e raggruppamenti di forze, ma lo stesso avviene per la storia economica centrata sulle gesta degli imprenditori, non consente di esplorare e conoscere i movimenti profondi e sempre più rapidi che coinvolgono la tecnica e l’ambiente, così come gli individui e la società, i sentimenti e le passioni dei singoli e della collettività, immersi nel moto incessante dello sviluppo tanto irresistibile quanto enigmatico circa i suoi esiti, sia per i fautori che per gli oppositori.
Un’altra caratteristica della ricerca storica di età contemporanea nel nostro Paese, che pure può contare ormai su un gran numero di cattedre ad essa riconducibili, è di avere dedicato ben scarsa attenzione alla storia dell’ambiente o anche solo dell’ambientalismo.
In tempi recenti ci sono stati sviluppi circoscritti ma sicuramente importanti perché, infine, sono state varcate le colonne d’Ercole della contemporaneità, affrontando anche vicende novecentesche. Rispetto a ciò, senza voler impartire lezioni ad alcuno, non avendone sicuramente titolo, sottolineiamo due possibili rischi della storia dell’ambiente di età contemporanea. Il primo, piuttosto ovvio ma quasi inevitabile dato un assetto universitario costruito sullo spezzettamento e gli specialismi, è che la storia dell’ambiente si riduca ad una nicchia, da circoscrivere e proteggere, che letteralmente si costruisce i suoi oggetti di studio, decontestualizzandoli ad un punto tale da renderli irrilevanti. In tal modo uno dei temi caldi, e carico di conflitti, del presente viene neutralizzato e ridotto ad una curiosità locale, sottolineandone unicamente le valenze estetiche e turistiche, a loro volta niente affatto prive di conseguenze sull’ambiente naturale e costruito.
Il secondo è intrinseco all’approccio che privilegia lo studio dell’ambiente in termini di paesaggio, ovvero, ai giorni nostri, di distruzione del paesaggio. Qui il discorso si fa impegnativo e meritevole di approfondimenti. Ci limitiamo ad un breve cenno: ci pare che attraverso lo studio delle trasformazioni del paesaggio si miri a collegare i giorni e le opere della “lunga durata”, teorizzata da Braudel, ma al centro della prima straordinaria stagione delle “Annales”, con i processi rapidi, invasivi, performativi, dell’economia a guida finanziaria che accoppia virtualità e dominio, traducendoli in fatti e manufatti che sbriciolano i luoghi e ridescrivono incessantemente un paesaggio che non è più tale. In termini pesantemente negativi si legge in una tale ottica l’intero rapporto tecnica-natura nel suo farsi contemporaneo, in opposizione frontale con i cantori e fautori dell’artificializzazione del mondo.
Prima dell’industrializzazione l’azione di trasformazione dell’ambiente naturale si dispiegava su tempi lunghi, rispettando, e trasformando in risorsa, vincoli e limiti locali. La creazione del paesaggio avveniva attraverso un processo storico-naturale posto in essere da culture materiali tradizionali, tanto diversificati e ricche di saperi quanto lente e conservatrici nella prospettiva della modernità tecnico-industriale.
Se non riusciamo a concettualizzare, analizzare, interpretare, la grande frattura che si determina con il trionfo dello sviluppo e il suo esito nella crisi ecologica globale, non sarà possibile far uscire la storia dell’ambiente dalla sua attuale condizione di marginalità e assoluta minorità.
A noi pare che caricare la storia del paesaggio di un tale peso sia improprio e che ci si debba dotare di strumenti interpretativi e di archivi che consentano di perseguire piste di ricerca multiple e differenziate. Compito non facile come dimostra il fatto che il filone “annalista” non è poi riuscito ad essere ugualmente incisivo sul Novecento a confronto dei grandi risultati raccolti per altre epoche.
Tale inadeguatezza, a cui non hanno saputo porre rimedio altre correnti storiografiche , a partire da quella marxista, deriva dal fatto che le “Annales” hanno condiviso la traduzione dell’ottocentesca ideologia del Progresso in sviluppo economico, considerando quest’ultimo la strada maestra obbligata per il progresso universale della civilizzazione umana. In tal modo venivano superate illusoriamente le catastrofi politiche del Novecento, mentre mancavano gli strumenti per affrontare le retroazioni negative sistemiche dello sviluppo, al di la dei suoi squilibri interni e internazionali.
Si dirà che questo scenario è retrodatabile agli anni Sessanta e Settanta del Novecento, ma il fatto è che dall’impasse non siamo più usciti. La stragrande maggioranza degli storici non si occupa affatto di tali problematiche, scavalcando lo stesso senso comune quanto a pigrizia intellettuale. Le posizioni sono diversificate ma l’esito convergente: c’è chi pensa che, per definizione o statuto, la storiografia debba limitarsi alla politica senza entrare nel merito di questioni che riguardano, da un lato le scienze naturali, dall’altro le speculazioni filosofiche o teologiche. La corrente principale continua a pensare che lo sviluppo economico, sorretto da adeguate iniezioni di scienza e di tecnica, sarà in grado di risolvere problemi sicuramente all’ordine del giorno ma ingigantiti per motivi ideologici. Altri confidano in un “nuovo modello di sviluppo” costruito per tentativi ed errori, ovvero frutto del funzionamento di un mercato liberalizzato, ma non manca chi sostiene necessario ritornare a qualche forma di pianificazione più o meno tecnocratica.
In sostanza la storiografia riflette, e non potrebbe essere diversamente, le posizioni presenti nell’opinione pubblica, ma non riesce a dare un suo specifico e significativo contributo conoscitivo sul nodo della crisi ecologica.
Questo vale, a parer nostro, anche per la minoranza che, al contrario, considera la frattura determinatasi nel corso storico, frutto di errori cumulatisi nel tempo, un evento senza precedenti e, forse, senza rimedi. Prevale in questi casi una sindrome prevalentemente depressiva e melanconica, poi variamente coniugata in termini apocalittici o mistici, con la ricerca della salvezza in un ritorno alla religione, con o senza distacco dal mondo, meritevole, secondo curvature neognostiche, di distruzione, ovvero rigenerabile in termini neopagani, recuperando Nietzsche, e così via all’infinito.
Con ciò non intendiamo ridicolizzare, come succede al main stream opinionistico, un travaglio che è parte integrante della crisi ma segnalare che, come detto, anche chi la assume terribilmente serio poco si cura di scavarne la fenomenologia concreta, i tempi, le manifestazioni, i conflitti, più in generale le cause e gli effetti. Vale a dire il solo modo che ha la ricerca storica di dare un contributo conoscitivo, senza la pretesa di fornire ricette per il futuro, tutt’al più degli elementi per riflettere. Intendiamo così questa rivista e il lavoro del Centro per la storia dell’ambiente con le possibili, auspicabili, ricadute sia all’interno della Fondazione Luigi Micheletti che del Museo dalla stessa promosso. A testimonianza di un’operosità sinora confinata prevalentemente nella raccolta di fondi e documenti forniamo qui di seguito lo stato dell’arte per la sezione archivi di storia dell’ambiente e dell’ambientalismo, segnalando che altre importanti acquisizioni sono in corso, e che di esse e di alcune ricerche in atto daremo conto nel prossimo numero di “Altronovecento”.
Il Centro di storia dell’ambiente della Fondazione Micheletti di Brescia
Descrizione sintetica dei principali fondi d’archivio
Fondo “Barbieri Masini”
Il fondo è stato versato da Eleonora Barbieri Masini ed è costituito da circa 30 buste d’archivio, compendiate da varie pubblicazioni (opuscoli, volumi e riviste specializzate); la documentazione riguarda principalmente la Federazione Mondiale Studi sul Futuro, della quale la Barbieri è stata Segretario generale e Presidente, e del “Club di Roma”. Quest’ultimo fu fondato nel 1968 dall’italiano e piemontese Aurelio Peccei, insieme a premi Nobel, leader politici e intellettuali; il nome nasce dal fatto che la prima riunione si svolse a Roma. Si tratta di una associazione non governativa, no profit, di scienziati, economisti, uomini d’affari, attivisti dei diritti civili di tutti e cinque i continenti.
In particolare è conservata documentazione dagli anni Settanta agli anni Novanta comprendente carteggi e materiali a stampa su: sviluppo e cooperazione, la disponibilità di risorse naturali e i limiti dello sviluppo, disarmo e diritti umani, Unep (United Nation Environment Program) di Ginevra, Unesco (United Nations Educational Scientific and Cultural Organization), ed altre organizzazioni internazionali.
Associato a questo fondo vi è anche la documentazione, raccolta in 4 buste, appartenuta al padre di Eleonora Barbieri Masini, Vincenzo Barbieri (ingegnere civile, pioniere dell’edilizia sanitaria in Italia negli anni Cinquanta); i documenti, da ordinare, contengono carteggi e corrispondenza del Consolato di Tangeri in Marocco (1943-1944) di cui il Barbieri era Vice Console; diari e quaderni d’appunti; varia documentazione relativa all’Alto commissariato per l’igiene e la sanità pubblica; progetti relativi alla costruzione dell’Ospedale civile di Nogara (Verona) del 1951; dell’Ospedale civile di Pescara del 1952; dell’Istituto cura neonati di S. Gregorio al Celio di Roma; del nuovo Ospedale di Tolentino; della fognatura nera della città di S. Margherita ligure. A compendio dei materiali d’archivio dell’ing. Vincenzo Barbieri sono inoltre disponibili circa 350 pubblicazioni varie (libri, manuali, opuscoli, testi specialistici in lingua inglese, parte della biblioteca tecnica privata e alcune riviste).
Fondo “Enzo Tiezzi e Nadia Marchettini”
Enzo Tiezzi, nato a Siena nel 1938, è professore ordinario di Chimica Fisica all’Università di Siena. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche nel campo della risonanza magnetica e della chimica fisica ambientale.
Il fondo è composto da una busta contenente l’elenco dei libri scritti e curati dal professor Tiezzi; una sintesi del suo curriculum in italiano e in inglese; un elenco di articoli pubblicati sulle riviste Arancia Blu, Corto Maltese, Linus; copie della corrispondenza con Laura Conti e Giovanna Melandri; copia di testi scritti da Laura Conti; un curriculum della professoressa Nadia Marchettini e un elenco delle pubblicazioni della stessa. Il fondo è inoltre composto dai reprint degli scritti di Tiezzi (171 estratti) col relativo elenco. A compendio dei materiali d’archivio è altresì disponibile una selezione di pubblicazioni varie (libri e riviste) scritti o curati da Enzo Tiezzi.
Fondo “Gianfranco Amendola”
Gianfranco Amendola (Roma, 8 aprile 1942) si èlaureato in giurisprudenza e nel 1967 entrava in magistratura, con le funzioni di Pretore a Roma. Dal 1970 dedica alla lotta per la tutela dell’ambiente tutta la sua attività professionale, politica e culturale.
Capo di gabinetto del primo ministro per l’ambiente nel 1973, consulente della Camera e del Senato per la normativa ambientale, ha ricoperto successivamente numerosi incarichi pubblici partecipando a tutte le vicende che hanno visto nascere ed affermarsi il diritto dell’ambiente in Italia.
Dal 1989 al 1994 è stato parlamentare europeo, e in tale veste vice presidente della commissione per la protezione dell’ambiente, la sanità pubblica e la tutela dei consumatori. Dal settembre 1994 è tornato in magistratura con le funzioni di sostituto procuratore presso la Pretura di Roma per i reati ambientali, e dal 2000 procuratore aggiunto presso il Tribunale di Roma. Collabora per i temi ambientali con diverse testate e riviste. Ha scritto, da solo o in collaborazione con altri autori, una ventina di libri in tema di normativa ambientale, fra cui “In nome del popolo inquinato”.
Ha insegnato diritto dell’ambiente in varie sedi, tra cui le Università di Roma, Teramo e Siena.
Il fondo, una decina di buste da ordinare, raccoglie dossier, carteggi, rassegna stampa e altra documentazione d’archivio relativa all’attività svolta. A compendio del fondo fanno parte un centinaio di pubblicazioni a stampa, libri e riviste (sull’agricoltura, sull’ambiente, sul diritto, sull’ecologia, sull’energia, sui rifiuti, ecc.).
Fondo “Giorgio e Gabriella Nebbia”
Il fondo raccoglie complessivamente una mole documentaria che occupa oltre seicento metri lineari di scaffalature: la parte relativa all’archivio consta di mezzo migliaio di raccoglitori a leva a cui si aggiungono alcune centinaia di faldoni per un stima totale di circa 450.000 carte. Al momento i repertori dei materiali inventariati, oltre 250.000 carte, riguardano le carte relative all’energia solare e quelle provenienti dall’Archivio Centrale dello Stato.
L’arco cronologico copre il periodo che va dall’immediato secondo dopoguerra agli ultimi anni e il panorama è di carattere decisamente internazionale, tanto per la documentazione raccolta che per la corrispondenza con studiosi di diversi Paesi e continenti. La parte presentata nella sezione “Archivio Centrale dello Stato” attiene a documenti, lettere e pubblicazioni, costituenti il fondo che Nebbia aveva donato all’A.C.S. di Roma nel 1991 e nel 1996, durante e al termine del suo mandato parlamentare. In seguito, tale fondo è stato concesso in comodato alla Fondazione Luigi Micheletti per consentirne un ricongiungimento con i restanti materiali a suo tempo già donati alla medesima. Gli anni a cui si riferiscono i documenti sono stati di grande interesse per la storia civile, sociale e culturale del Paese. La sezione sull’energia solare è una delle più consistenti del corpus documentario raccolto nel Fondo “Giorgio e Gabriella Nebbia”. Ciò rispecchia l’ampia attività svolta da Giorgio Nebbia sia per quanto riguarda specifiche tecnologie, ad esempio il settore della dissalazione, sia in rapporto al tema generale delle fonti energetiche di origine solare, dirette e indirette. Attraverso i materiali presenti nel fondo è possibile seguire l’interessante e poco nota storia del “solare” nel Novecento, a lungo trascurata per il predominio dei combustibili fossili se non per l’affermarsi del “nucleare”. Nel momento in cui il futuro energetico del pianeta torna a farsi incerto e carico di minacce la storia del “solare” torna pienamente di attualità.
Gli inventari compilati (consultabili agli indirizzi http://www.fondazionemicheletti.it/ e http://www.musil.bs.it/archivi.html) sono il risultato del progetto “Archivi dell’ambiente in Lombardia”, presentato dal W.W.F. Italia, in collaborazione con la Fondazione Luigi Micheletti, e sono stati realizzati con il contributo della Fondazione CARIPLO.
Fondo “Giovanna Ricoveri”
Giovanna Ricoveri, economista per formazione, ha lavorato prima all’università negli Stati Uniti, e dopo nel sindacato italiano della Cgil. Ambientalista e scrittrice è impegnata in un progetto editoriale internazionale di ecologia politica, che ha pubblicato la rivista “Capitalismo Natura Socialismo” della quale è stata direttore responsabile (1991-1997). La rivista, nata nel solco dell’interesse suscitato anche in Italia dalla rivista omonima edita da James O’Connor in California, ha cercato di dare risposta alla domanda se il capitalismo sia compatibile con la difesa della natura e dell’ambiente intesi come base vivente della stessa vita degli esseri.
Il fondo raccoglie la collezione della rivista di ecologia socialista “CNS” e, a compendio, un centinaio di pubblicazioni a stampatra volumi, opuscoli, dispense e riviste.
Fondo “Giovanni Francia”
Giovanni Francia (Torino, 15 luglio 1911 – Genova, 25 aprile 1980), libero docente e professore incaricato presso l’Università di Genova. Tra il 1955 e il 1980 sviluppa e registra in Italia e in altri paesi 21 brevetti, di cui alcuni di grande rilevanza tecnico scientifica e industriale. Scienziato, inventore e pioniere di livello internazionale nel settore dell’energia solare, nel 1961 è stato l’ideatore delle celle antiraggianti; nel 1964 fonda la stazione solare di San Ilario e costruisce la prima centrale solare a torre; consulente dell’Ansaldo dal 1973, in particolare per la realizzazione della caldaia dell’impianto solare ad Adrano (Catania).
Le carte d’archivio attualmente raccolte in 8 faldoni e 8 scatole sono equivalenti a circa 22 buste; i documenti, da ordinare, contengono: carteggi e corrispondenza di lavoro; brevetti; pubblicazione di lavori; lettere e documenti; congressi, conferenze e seminari; progetti; consulenze; rassegna stampa e ritagli di articoli. A compendio della documentazione d’archivio fanno parte del fondo un centinaio di pubblicazioni a stampa (libri, testi specialistici sul solare e sulle fonti di energia, unitamente a riviste specializzate internazionali).
Fondo “Laura Conti”
Laura Conti, nata a Udine il 31 marzo 1921, ha intrecciato nella sua vita una molteplicità d’impegni e interessi, dal campo scientifico a quello pedagogico, a quello ambientalista, diventando presenza e voce autorevole nelle battaglie civili e culturali nei decenni dal dopoguerra fino alla scomparsa avvenuta a Milano il 25 maggio 1993.
In anni in cui la questione ambientale era considerata secondaria, fu tra i primi ad introdurre in Italia riflessioni sullo sviluppo-zero, sulla limitatezza delle risorse, sul nesso tra sviluppo industriale e distruzione della natura. Il suo libro “Che cos’è l’ecologia” divenne la base di formazione del nascente ambientalismo italiano.
Il Fondo è costituito dalla biblioteca (circa 6.000 volumi) e dall’archivio (60 buste) che costituisce il nucleo iniziale del Centro di storia dell’ambiente costituito dalla Fondazione Micheletti di Brescia.
I libri, attualmente ordinati per sezioni, raccolgono testi di una ricca biblioteca specializzata sull’economia, sulla scienza, sull’ecologia e sui relativi argomenti d’approfondimento: energia, genetica, biologia, etologia, antropologia, medicina, psicologia, ecc. Numerose sono anche le testate dei periodici conservate nel fondo: in particolare riviste di scienza, medicina e ambiente.
Nell’archivio è invece conservata la documentazione prodotta o raccolta da Laura Conti: corrispondenza, scritti, materiali di lavoro, testi relativi all’attività politica e a pubblicazioni, rassegna stampa, ecc.
L’inventario del fondo è consultabile agli indirizzi http://www.fondazionemicheletti.it/ e http://www.musil.bs.it/archivi.html.
Si segnalano le buste contenenti il carteggio “Seveso-Icmesa”, della seconda metà degli anni Settanta, che raccolgono la documentazione relativa all’incidente verificatosi nello stabilimento e al conseguente disastro ambientale verificatosi.
Fondo “Pier Paolo Poggio”
Il fondo raccoglie in circa 50 buste il materiale versato da Pier Paolo Poggio (Acqui Terme, 1 luglio 1944), storico, direttore della Fondazione Luigi Micheletti e del Museo dell’Industria e del Lavoro “Eugenio Battisti”.
Un primo nucleo raccoglie cronologicamente la corrispondenza ricevuta e in parte la copia di quella inviata, dagli anni Sessanta in poi. Essa riguarda fondatori e redattori di riviste italiane e straniere della sinistra (Classe operaia, Ludd, Invariance), circoli culturali di Genova (Circolo Rosa Luxemburg, Lega operai-studenti) e Milano, la Casa editrice Jaca Book, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano, la Fondazione Luigi Micheletti di Brescia e molti studiosi e amici italiani e stranieri; inoltre sono presenti lettere inviate da Poggio a vari giornali italiani.
Un secondo nucleo raccoglie invece il materiale elaborato durante corsi, seminari e convegni organizzati da istituti culturali o predisposti per la pubblicazione, di cui Poggio era ispiratore o curatore.
Un terzo nucleo concerne tematiche attinenti la questione ambientale. Di particolare interesse è la documentazione concernente l’area del Basso Piemonte e il Genovesato. Molti materiali sono stati prodotti dalla sezione Novi/Ovada di Italia Nostra; materiali vari riguardano L’ACNA di Cengio, l’Ecolibarna di Serravalle Scrivia, la Cromium di Masone, la diga di Ortiglieto, ecc.
A compendio della documentazione d’archivio fanno parte del fondo oltre settecento pubblicazioni a stampatra volumi, opuscoli, dispense e riviste.
Fondo “Raffaello Misiti”
Raffaello Misiti (1925-1986),professore ordinario all’Università degli Studi di Roma, è stato uno studioso ed un’attivista nella difesa dei lavoratori contro le malattie e nelle lotte per l’ambiente.
A partire dalla fine degli anni Sessanta fece della modesta biblioteca dell’Istituto Nazionale di Psicologia del CNR – tutta psicologica e fondamentalmente per uso interno – quella che per molti anni fu la prima e più importante biblioteca italiana di scienze cognitive. Negli anni Ottanta ha sviluppato il tema del lavoro con l’esperienza della partecipazione direttadei lavoratori alla salute professionale. Ricordiamo la sua collaborazione con Franco Basaglia che ha prodotto i primi risultati per approfondire i limiti della psichiatria tradizionale: dal loro sodalizio è nato il “progetto finalizzato medicina preventiva, prevenzione delle malattie mentali”. Nel 2002 la Biblioteca di Scienze e Tecnologie della Cognizione a Roma è stata intitolata a “Raffaello Misiti”.
Il fondo, da ordinare, è raccolto in una decina di buste d’archivio con documentazione varia sull’attività svolta negli anni Ottanta.
Fondo “Riccardo Canesi”
Riccardo Canesi, laureato in Geografia Regionale all’Università di Pisa, è stato docente ordinario di Geografia Generale ed Economica nelle scuole superiori. Tra i fondatori negli anni Ottanta della Legambiente e della Federazione dei Verdi italiani, ha ricoperto anche diversi incarichi istituzionali tra cui quello di deputato, facendo parte della Commissione Trasporti della Camera dal 1994 al 1996. È stato poi, dal 1997 al 2000, Capo della Segreteria del Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, con il quale, alla fine della legislatura, ha fondato l’Istituto Sviluppo Sostenibile – Italia del quale è responsabile delle tematiche relative alla mobilità sostenibile.
Il fondo, da ordinare, è attualmente raccolto in 72 scatole con documentazione relativa all’ambientalismo ed in particolare: rassegna stampa sui temi ambientali di carattere nazionale e internazionale (1985-1997); rassegna stampa sui temi ambientali (e non solo) riguardante la Provincia di Massa-Carrara (1985-1997); dossier sui casi ambientali più importanti della Provincia di Massa-Carrara (polo chimico, escavazione, esportazione rifiuti tossici) ed altre problematiche locali; documenti sull’attività del Canesi quale parlamentare nella XII legislatura (1994-1996); collezione di riviste e periodici di ecologia, politica, natura (1985-1996); documenti, volantini e altro materiale del movimento ecologista italiano (1985-1997).
Fondo “Vincenzo Cottinelli”
Il fondo Vincenzo Cottinelli, già pretore del lavoro di Brescia, raccoglie in circa 20 buste documentazione relativa alla sicurezza del lavoro dagli anni Settanta agli anni Novanta. In particolare: sentenze e dibattimenti sugli infortuni; rapporti fra magistratura e organi di vigilanza sul lavoro; inquinamento e salute in fabbrica, igiene del lavoro, aspetti medico legali; atti di convegni, corsi di formazione e aziendali, educazione alla sicurezza; circolari della Regione Lombardia e direttive CEE relative alle norme legislative per la sicurezza del lavoro e la prevenzione degli infortuni. Inoltre carteggi relativi ad aziende e ditte bresciane sul lavoro, la salute e gli infortuni: Alfa acciai, Bisider, Caffaro, Eredi Gnutti metalli, OMAP, OMR, ecc.
Segnaliamo infine una rassegna stampa e alcuni documenti sulla strage di Brescia del 28 maggio 1974.
Fondo “Vittorio Storelli”
Vittorio Storelli (1914-2005), ingegnere industriale, nel 1964 fu fondatore e promotore a Napoli della ISES Italia, Sezione dell’International Solar Energy Society e ne divenne il Segretario. La sua attività nell’industria aeronautica lo portò a studiare e insegnare le applicazioni dell’energia solare nello spazio presso l’Università di Torino. Il fondo raccoglie la documentazione relativa alle attività dell’ISES condotte dalla Sezione italiana prima e dopo lo shock petrolifero del 1973, quando, anche in Italia, si verificò una svolta nell’interesse per l’energia solare, che portò la ISES italiana a espandere rapidamente le sue attività e il suo ruolo con la promozione delle fonti energetiche rinnovabili (solare termico, solare fotovoltaico, energia eolica, energia da biomasse, bioclimatica, energia geotermica, energia idrica, energia dal mare) e più in generale l’uso razionale dell’energia.
Le carte d’archivio, dalla fine degli anni Cinquanta sino al 2005, sono attualmente raccolte in faldoncini, cartelle rigide, oltre a documentazione sciolta in una miscellanea ed equivalgono a circa 45 buste; i documenti, da ordinare, contengono in buona parte l’archivio della segreteria ISES italiana: carteggi e corrispondenza; pubblicazione di lavori; documentazione tecnico scientifica sulle fonti energetiche; rassegna stampa e ritagli di articoli; lettere e documenti; congressi, conferenze e seminari; progetti, stampati promozionali ecc.
A compendio della documentazione d’archivio fanno parte del fondo un centinaio di pubblicazioni a stampa (libri, testi specialistici sul solare e sulle fonti di energia, unitamente a riviste specializzate italiane e varie internazionali).