Ambiente Tecnica Società. Rivista digitale fondata da Giorgio Nebbia

Giovanni Haussmann, direttore a Lodi (1948-1976)

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Il rilancio della Stazione sperimentale di Praticoltura

La Stazione sperimentale di Praticoltura di Lodi era stata costituita nei primi anni Venti dagli Enti locali e dal Ministero dell’Agricoltura in considerazione della centralità della coltura del prato per l’economia agricola lodigiana. Fin dal suo sorgere era stata diretta da Mario Bresaola, un esperto agronomo, che era stato chiamato a Lodi nel 1920 dal Consorzio Agrario per avviarvi l’Ufficio tecnico sementi, con lo scopo di favorire la produzione qualificata e il controllo delle sementi agrarie, in particolare nel settore delle essenze foraggere. Con un regio decreto del 22 febbraio 1923 la Stazione era stata formalmente istituita; essa era retta da una Commissione amministratrice. Il direttore Bresaola l’aveva indirizzata alla selezione di stirpi elette di alcune specie di foraggere (medica, trifoglio pratense, ladino, ginestrino, loietto italico, erba mazzolina, coda di topo). Si era inoltre impegnato sulla selezione di varietà di frumento nell’ambito della nota Battaglia del grano, sui problemi della concimazione, specialmente nei prati e pascoli montani, della densità di semina della medica, della costituzione dei miscugli polifiti. Nel 1939 Bresaola aveva anche promosso una società (“La Foraggera”) che integrasse nel campo applicativo l’attività scientifica della Stazione, facendo conoscere e commercializzando le stirpi selezionate dalla Stazione e curandone la riproduzione su vasta scala. Questa fu l’ultima iniziativa di largo respiro, perché ormai l’istituzione aveva perso per strada molti finanziatori e si dibatteva in gravi difficoltà. Restava irrealizzato il progetto di Bresaola di dare alla Stazione da lui diretta una prospettiva più ampia dell’ambito lodigiano, al servizio della foraggicoltura nazionale. Il direttore non era riuscito a superare le riserve di un ambiente piuttosto chiuso che, concedendogli finanziamenti sempre più esigui, aveva depresso la sua capacità propositiva e non capitalizzato la sua competenza professionale. Né brillava il Ministero nel promuovere la ricerca della Stazione lodigiana. Un decreto del 1941 aveva addirittura prospettato la sua soppressione entro due anni. Da quel momento la vita della Stazione si trascinò in uno stato comatoso, da cui Bresaola, ormai sessantenne e malfermo in salute, non era stato più in grado di strapparla.

Dopo la Liberazione Bresaola aveva presentato le dimissioni, anche se l’Amministrazione militare alleata nell’agosto 1945 lo aveva nominato commissario straordinario della Stazione. La nuova Commissione amministratrice, entrata in carica nel maggio 1947, e il suo nuovo presidente, l’agricoltore lodigiano Luigi Premoli, non erano riusciti a ridare motivazioni allo sfiduciato Bresaola che coltivava ormai un unico desiderio: essere esonerato dal servizio1Sui primi 25 anni di storia della Stazione e sulla figura di Bresaola: E. Ongaro, Istituzioni economiche nel Lodigiano negli anni Venti, in Bruno Bezza (a cura di), Movimento contadino e fascismo nel Lodigiano (1915-1930), FrancoAngeli, Milano 1983, pp. 119-122; Luigi Cavazzoli, La ricerca in agricoltura: gli Istituti sperimentali Lattiero-caseario e per le Colture foraggere, in Maurizio Magri e Adolfo Scalpelli (a cura di), Terra e lavoro nel Lodigiano, Ediesse, Roma 1997, pp. 39-58; Gesualdo Sovrano Pangallo, Istituto sperimentale per le Colture foraggere. Le origini e la storia, in E. Ongaro (a cura di), Il Novecento nel Lodigiano. La cultura, FrancoAngeli, Milano 2006, pp. 113-162.. Bresaola cessò dal servizio ufficialmente il 31 marzo 1948, dopo aver assistito impotente a un declino avvilente dell’istituzione: licenziato tutto il personale subalterno, vendute le scorte vive dell’azienda, non rimanevano che gli immobili, di cui alcuni occupati abusivamente da una famiglia e altri bisognosi di restauro, una biblioteca non più aggiornata da anni e pochi attrezzi.

Il 14 marzo 1948 il Ministero dell’Agricoltura scrisse al presidente Premoli che il 16 marzo il nuovo direttore Giovanni Haussmann doveva presentarsi a Lodi “per prendere le consegne dell’Istituto e assumere le sue funzioni di direttore a far tempo dal 1° aprile”. Questa lettera datata 14 marzo fu però spedita da Roma il 31 marzo e recapitata alla Stazione di Praticoltura di Lodi il 2 aprile. Tempi e tempestività della burocrazia! Di fatto Haussmann partì da Torino il 4 aprile. Il 5 aprile ci fu il primo incontro col presidente Premoli2ISCF, cart. P. 5 aprile 1948 – 30 giugno 1950, Lettera di L. Premoli al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 6 aprile 1948 prot. 11. I documenti protocollati in partenza dalla Stazione sperimentale per la Praticoltura sono stati archiviati in cartelle distinte rispetto a quelle che dei documenti in arrivo; pertanto le prime sono contrassegnate con la lettera P (cart. P), le seconde con la lettera A (cart. A). Questo sistema procedette fino al 31 dicembre 1964; dal 1° gennaio 1965 il protocollo fu unificato. Dal gennaio 1964 la numerazione ripartì dal n. 1 e così negli anni successivi.. Il 7 e l’8 aprile avvenne il passaggio di consegne. Nel mese di aprile Haussmann ritornò a Torino, dove continuava a risiedere la famiglia, tre volte, per il fine settimana, tra cui la Pasqua e la scadenza elettorale del 18 aprile, che diede all’Italia il primo Parlamento dell’età repubblicana.

I suoi primi atti furono significativi. Nonostante fosse in sede da pochi giorni, Haussmann adottò una decisa presa di posizione, nel tesissimo clima della vigilia elettorale del 18 aprile, che ci fa capire come il senso delle istituzioni fosse in lui profondamente radicato: il 17 aprile telegrafò al prefetto sollecitando comunicazioni “circa intervento Comando Militare di Lodi, volendo questi occupare Stazione Praticoltura scopo protezione senza superiore autorizzazione”. Secondo Haussmann la legalità democratica era la base della convivenza civile e doveva anzitutto dimostrare il rispetto delle istituzioni; lui intendeva esigere anzitutto rispetto della istituzione che dirigeva3IbidemTelegramma di G. Haussmann al prefetto di Milano, Lodi 17 aprile 1948, prot. 16..

Si rivolse poi al predecessore Bresaola invitandolo a venire a Lodi perché intendeva muoversi in continuità con l’opera da lui condotta. Era un gesto di grande rispetto verso una persona che aveva abbandonato l’incarico esprimendo “il più grande sconforto”. Gli manifestava il desiderio di “conoscere gli estremi circa le esperienze attualmente in corso, i loro precedenti, i progetti programmati da Lei per l’avvenire, giacché la mia modesta opera futura dovrà naturalmente ispirarsi all’attività scientifica da Lei fin qui svolta”4IbidemLettera di G. Haussmann a M. Bresaola, Lodi 22 aprile 1948, prot. 21.. Per il suo predecessore Haussmann avrebbe sempre avuto espressioni di grande stima per la sua professionalità. Nel novembre successivo gli avrebbe scritto chiedendogli una fotografia da appendere in ufficio “a ricordo della Sua opera feconda per chi – nato dopo di noi – troppo spesso è portato a ignorare il lavoro compiuto dalle generazioni precedenti”5IbidemLettera di G. Haussmann a M. Bresaola, Lodi 25 novembre 1948, prot. 178. Bresaola inviò la fotografia con dedica autografa; egli morì nel febbraio 1955. Haussmann partecipò alle esequie e scrivendo alla vedova affermò che il suo predecessore restava per lui un “valente e ascoltato Maestro” (ibidem, cart. P. 2 febbraio 1955 – 31 gennaio 1956, Lettera di G. Haussmann alla signora Bresaola, Lodi 18 febbraio 1955, prot. 6317)..

Le lettere scritte dal neodirettore già nei primi mesi danno la dimensione dell’orizzonte in cui intendeva muoversi: l’11 aprile scriveva a Gwilym Evans, responsabile della produzione di semi dell’Università del Galles, per informarlo che gli aveva inviato 250 grammi “of the Lodigiano clover [trifoglio]”; il 19 maggio si rivolgeva alla Biblioteca Lenin di Mosca e alla Biblioteca di Washington proponendo lo scambio di riviste e pubblicazioni; il 20 maggio chiedeva al direttore della Stazione sperimentale agricola della Pennsylvania lo scambio di pubblicazioni e di semi selezionati6

Ibidem, cart. P. 5 aprile 1948 – 30 giugno 1950, Lettera di G. Haussmann a G. Evans, Lodi 11 aprile 1948, prot. 12; Lettera di G. Haussmann alla Lenin Library of Moscow, Lodi 19 maggio 1948, prot. 38; Lettera di G. Haussmann alla Library U. S. Department of Agriculture of Washington, Lodi 25 settembre 1948, prot. 135 (anche una lettera al Superintendent of documents U. S. Department of Agriculture – Washington, Lodi 19 giugno 1948, prot. 74); Lettera di G. Haussmann a F. F. Lininger (Stazione sperimentale agricola della Pennsylvania), Lodi 20 maggio, prot. 40.

Nel febbraio 1949 Haussmann propose uno scambio di sementi al prof. Kostof di Sofia, Bulgaria (prot. 274) e al direttore del Dipartimento di Agronomia di Santa Fé in Argentina (prot. 277); nel marzo 1949 il contatto fu con J. Caputa, della Stazione federale di controllo delle sementi di Losanna, Svizzera (prot. 306).

. Gli scambi di informazioni, di pubblicazioni, di sementi con istituzioni e enti di ricerca in tutti i continenti, superando ogni frontiera o “cortina” ideologica e politica, sarebbero diventati prassi abituale nell’attività di Haussmann alla Stazione per la Praticoltura di Lodi.

Sentiva un grande bisogno di ridare slancio all’istituzione a lui affidata nel più breve tempo possibile. I tempi della burocrazia gli andavano stretti. Il 3 aprile 1948, la vigilia della sua prima partenza da Torino per Lodi, in previsione delle esigenze del servizio, aveva chiesto al Ministero l’autorizzazione per viaggiare tra Torino – dove aveva, oltre alla famiglia, anche incombenze da sbrigare presso la Stazione Chimico-Agraria – e Lodi, ma anche per raggiungere ogni altra località dove si sentisse chiamato dal suo servizio. La risposta del Ministero, giunta il 15 maggio, autorizzava soltanto i viaggi per ispezioni presso la Stazione di Torino. Per cui Haussmann scrisse al Ministero:

In merito all’autorizzazione, faccio presente che essa si riferisce unicamente ai viaggi per ispezioni saltuarie presso l’Istituto di Torino; è ovvio per altro, che in qualità di Reggente la Stazione di Praticoltura di Lodi sono costretto, nell’esercizio stesso delle mie funzioni, a compiere dei viaggi sia per sopralluoghi in zone di campagna, sia per rapporti scientifici, tecnici e amministrativi con i centri di Milano, Pavia, ecc. Ritengo che simili viaggi, rientrando pienamente nei compiti che mi sono stati assegnati da Cotesto On. Ministero, non possono essere soggetti ad altra autorizzazione se non quella del Ministero stesso, concessa una volta per tutte (data la pratica inattuabilità di autorizzazioni specifiche), se già non sottintesa nel conferimento medesimo del presente incarico. Prego pertanto di voler indicarmi la via da seguire in avvenire riguardo alla giustificazione dei viaggi nelle tabelle di missione, onde queste non abbiano a subire ritardi nella liquidazione: rilevo infatti che da due mesi e mezzo sono obbligato a sostenere le spese della mia missione con mezzi propri e ho assoluta urgenza di essere rimborsato con sollecitudine7IbidemLettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 14 giugno 1948, prot. 64. In maggio Haussmann si era recato a Torino soltanto il 4 e il 29, facendo ritorno il giorno dopo (ibidem, prot. 51, 31 maggio 1948)..

Erano stati riassunti a lavorare nella Stazione il salariato fisso Sante Cappelletti e il portinaio Celso Marchiori; altra manodopera agricola veniva reclutata a giornata in caso di bisogno8bidemLettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 14 giugno 1948, prot. 66.. Dopo due mesi dal suo arrivo Haussmann redasse il programma tecnico-finanziario per il 1948-1949: ribadendo di voler attuare una continuità rispetto al lavoro scientifico precedentemente portato avanti dal suo predecessore, premetteva che il bilancio preventivo accluso era stato compilato “col massimo scrupolo, attenendosi il più possibile a dati reali” e basandosi su previsioni attendibili e chiedeva allo Stato di fare la sua parte:

Il contributo richiesto allo Stato, pertanto, va inteso come minimo indispensabile, affinché l’Istituto possa funzionare con un ritmo pressoché normale; una riduzione su tale richiesta, forse eccessivamente modesta, significherebbe un procrastinarsi della stasi della sperimentazione, più volte deprecata e alla quale oggi occorre rimediare senza ulteriore indugio. Ho tenuto a distinguere nel bilancio le spese ordinarie di gestione da quelle straordinarie, cui si deve provvedere per il riassetto dell’Istituto dopo le vicende belliche: anche queste ultime spese sono da considerarsi inferiori alle esigenze complessive, specie per quel che riguarda la ricostituzione della stalla, oggi del tutto inesistente e che si dovrà rimettere in sesto per gradi; d’altra parte la sua esistenza è il presupposto non solo di un razionale ordinamento dell’azienda agraria dell’Istituto produttrice unicamente di foraggio, ma anche della possibilità di svolgere studi proficui e controllati sul valore alimentare delle foraggere in esperimento. […] Nutro fiducia che Cotesto On. Ministero vorrà concedere i fondi richiesti allo Stato, considerando l’assoluta necessità di potenziare l’unico Istituto specializzato nello studio delle foraggere in Italia9IbidemLettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 16 giugno 1948, prot. 70. Il 14 giugno Haussmann aveva scritto al suo ex professore di Agronomia esprimendo l’intenzione di “far uscire un Bollettino periodico sull’attività della Stazione”. Il progetto si concretizzò a partire dal 1950 con la pubblicazione della Relazione sull’attività della Stazione sperimentale di Praticoltura di Lodi nell’anno 1949, che avrebbe avuto cadenza annuale o biennale (Lettera di G. Haussmann a A. Oliva, Lodi 14 giugno 1948, prot. 69)..

Pochi giorni dopo il ministro dell’Agricoltura Antonio Segni, in visita a Lodi, non mancò di prendere personalmente visione della situazione. Haussmann gli illustrò la grave situazione di deterioramento dell’Istituto e chiese il suo interessamento per far accedere la Stazione ai finanziamenti del Fondo Lire UNRRA. Scrisse in proposito anche al direttore generale della produzione agricola del Ministero, Aurelio Carrante: egli riteneva indispensabile rimettere in piena efficienza la Stazione in quanto la riteneva “indispensabile per il progresso agricolo non solo regionale, ma anche nazionale”10IbidemLettera di G. Haussmann a A. Carrante, Lodi 3 luglio 1948, prot. 87. Haussmann domandava a Carrante un colloquio personale, che si svolse il 27 o 28 luglio (ibidemRichiesta di indennità di missione, Lodi 3 agosto 1948, prot. 104). Il 31 luglio ringraziò l’on. Giuseppe Arcaini di Lodi per il suo interessamento a favore della Stazione presso il ministro Segni (ibidemLettera di G. Haussmann a G. Arcaini, Lodi 31 luglio 1948, prot. 97)..

Dal 1° gennaio 1949 il Ministero concesse una borsa di studio biennale, che fu assegnata a Luigi Chiapparini, laureato in Agraria, residente a Milano. Fu assunto anche un secondo salariato fisso, Enrico Boccalari. Ma al nuovo ministro dell’Agricoltura Emilio Colombo, che visitò la Stazione il 27 febbraio 1949, Haussmann illustrò la necessità di avere un altro laureato in Agraria e un chimico; in assenza di nuovi concorsi pubblici, il direttore suggeriva al ministro – in una successiva lettera – di “devolvere all’Istituto un contributo apposito [di lire 500.000 annue] per l’assunzione di un analista” e concludeva:

Fino a quando tutto il lavoro della Stazione – scientifico e sperimentale, amministrativo e organizzativo – dovrà essere compiuto da una sola persona (quella incaricata della Direzione), non soltanto non se ne potranno attendere risultati positivi rapidi, ma la stessa opera divulgativa – sulla quale Ella ha voluto giustamente insistere – sarà seriamente pregiudicata11IbidemLettera di G. Haussmann a E. Colombo, Lodi 22 marzo 1949, prot. 338..

A un anno del suo arrivo a Lodi quindi Haussmann era ancora assillato da molteplici e gravose incombenze, che esulavano dal suo compito direttivo. Per le questioni amministrative si serviva di un impiegato bancario, il ragioniere Agostino Tresoldi (4 ore settimanali)12IbidemLettera di G. Haussmann a A. Tresoldi, Lodi 15 novembre 1948, prot. 175. La retribuzione per 4 ore settimanali era di 6.000 lire mensili.. Ma il ritmo di lavoro di Haussmann era elevatissimo. I direttori di riviste agricole lo invitavano a collaborare con articoli divulgativi. Scriveva per il “Bullettino dell’Agricoltura” della Società Agraria di Lombardia”, per “Italia Agricola”, per il “Giornale dell’Agricoltura”, per “L’allevatore”; era richiesta la sua collaborazione dalle riviste “Il Coltivatore”, “Alimenti”, “Humus”. Con il direttore del “Giornale di Agricoltura”, Calzecchi Onesti, si lamentava di aver inviato un articolo sul Tiogamma, che non era stato pubblicato; gli manifestava la franca impressione “che il Giornale di Agricoltura abbia voluto soprassedere alla pubblicazione per tutelare interessi non strettamente tecnici”, ciò che risultava “dannoso al buon nome una volta goduto dal Giornale medesimo”13

IbidemLettera di G. Haussmann a A. Calzecchi Onesti, Lodi 7 ottobre 1948, prot. 141. Chiedeva di rimediare pubblicando al più presto l’articolo così che gli agricoltori non dovessero in futuro “lamentare gli stessi fatti da me denunciati nell’articolo, e proprio in seguito ad una propaganda avventata, per non dire disonesta”.

Tiogamma era il nome commerciale di un insetticida usato in frutticoltura, prodotto dalla società SIPCAM. In manuali degli anni Cinquanta, si cita il Tiogamma normale e il Tiogamma 50, in cui il principio attivo era l’E.C.E (esaclorocicloesano), nonché il Tiogamma inodoro, in cui il principio attivo era il Lindano. Il Tiogamma normale aveva l’inconveniente di emanare un odore sgradevole di muffa, che poteva essere assorbito dalla frutta. Devo queste precisazioni sul Tiogamma a Gesualdo Sovrano Pangallo, che ringrazio vivamente.

. Sarebbe stata una costante della sua attività quella della trasparenza e della netta separazione tra ambito scientifico e interesse economico privato: la scienza non doveva accettare di mettersi al servizio, palese o camuffato, di interessi privati miranti al profitto.

Haussmann rispondeva a tutti coloro che si rivolgevano a lui per consulenze agronomiche, soprattutto attinenti all’impianto e al mantenimento del prato. Altrettanto assiduamente si dedicava a sopralluoghi presso aziende che glielo chiedevano14Il 4 marzo 1949 era stato a fare sopralluoghi in alcune cascine in provincia di Novara, mentre in luglio fece altrettanto in provincia di Pistoia (ibidem, prot. 296, 4 marzo 1949; prot. 309 bis, 7 marzo 1949; prot. 454-455, 22 luglio 1949)., oltre a quelli presso le colture sperimentali che la Stazione di Lodi andava man mano predisponendo.

Dal 1° gennaio 1950 alla Stazione furono assegnate due nuove borse di studio, una ordinaria e una messa a disposizione dal Fondo ERP: ne usufruirono Sandra Carini, laureata con tesi in Chimica agraria, e Lino Consolini15IbidemLettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 7 gennaio 1950, prot. 678.. Haussmann seguiva da vicino il lavoro dei suoi tre sperimentatori. Invitato dal Ministero a partecipare a una lunga missione negli Stati Uniti d’America vi aveva rinunciato a causa delle “molte incombenze” del suo lavoro nella Stazione16Si diceva disponibile invece per più brevi viaggi in Paesi europei (ibidemLettera di G. Haussmann a A. Carrante, Lodi 23 dicembre 1949, prot. 652).. Stilando la relazione per l’anno 1949, che diede alle stampe tempestivamente a fine gennaio 1950, Haussmann osservava che rispetto a un “primo assestamento” avviato nel 1948, dopo la lunga interruzione delle attività dovuta a cause belliche e non solo, l’Istituto nel 1949 aveva potuto riprendere “il suo funzionamento a ritmo pressoché normale”, grazie ai maggiori contributi dello Stato e all’aumento di contributi degli Enti locali: riparazione degli immobili, acquisto di nuove macchine agricole, ampliamento della concimaia, costruzione di un essiccatoio sperimentale per l’erba col sistema a elettroventilatore, allestimento di un laboratorio per analisi chimiche17Haussmann, in una lettera al Ministero, evidenziava che all’impianto del laboratorio aveva concorso “con notevole competenza” la borsista Sandra Carini, che si era poi dedicata “non solo all’esame del valore nutritivo dei foraggi ottenuti nelle diverse prove istituite dalla Stazione, ma curando altresì le determinazioni pedo-biologiche sulle cotiche erbose, in relazione agli studi iniziati dal sottoscritto” (ibidemLettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 19 maggio 1950, prot. 938)., riordino delle collezioni di sementi foraggere, aggiornamento della biblioteca, riapertura della stalla grazie ad un accordo con la Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso che aveva fornito 10 manze olandesi “a patto di mantenerle e di restituirne la metà all’epoca dei primi parti, l’altra metà dovendo rimanere in proprietà dell’Istituto”. Quanto all’attività scientifica, tecnica e divulgativa, Haussmann precisava:

Nulla è stato omesso per renderla efficiente al massimo grado. […] L’Istituto ha iniziato la collaborazione fattiva con altri Centri Scientifici (la Facoltà Agraria di Milano, l’Istituto Botanico di Pavia, la Stazione di Batteriologia di Crema, l’Istituto per la Chimica Agraria di Torino, l’Istituto Zootecnico e Caseario per il Piemonte, ecc.) avviando studi collegiali riguardanti le cotiche erbose dei prati e pascoli. Dietro richiesta dell’Istituto Federale di Credito Agrario per il Piemonte, la Stazione si è interessata al problema foraggero nelle Valli Alpine del Pinerolese, effettuando sopralluoghi e concretando un programma di azione in accordo col Corpo Forestale e con la Scuola Agraria Valdese di Torre Pellice. Numerosi sono stati gli interventi tecnici diretti dell’Istituto presso agricoltori della Lombardia, del Piemonte e di altre regioni finitime; sistematicamente soddisfatte le continue richieste di consigli tecnici e di informazioni per corrispondenza, da tutte le parti d’Italia, da parte di privati, di Enti, di Istituti, di Ispettorati Agrari, ecc18Tra le consulenze: Conte Edilio Raggio marchese d’Azeglio, Torino (prot. 96, 23 luglio 1948); G. Giulivo, ispettorato agrario di Mirano-Venezia (prot. 165, 12 novembre 1948); Vittore Mainardi, Sassari (prot. 240, 10 gennaio 1949); Floriano Chizzali, Consorzio agrario di Brunico (prot. 354, 2 aprile 1949); Amedeo Consolini, ispettorato agrario di Milano (prot. 363, 6 aprile 1949); barone Kurt Engelmann (prot. 372-373, 19 aprile 1949); Valentino Miniscalco, Udine (prot. 618, 21 novembre 1949); Giuseppe Carini, Castelnuovo Bocca d’Adda (prot. 733, 9 febbraio 1950); Chiodi, cascina Chiesuolo Piccolo di Maleo (ibidem, prot. 734, 9 febbraio 1950).. Alcuni argomenti di maggiore importanza nei riflessi della foraggicoltura sono stati trattati pubblicamente in 5 conferenze e in vari scritti su periodici agrari19Ibidem, G. Haussmann, Relazione sull’attività della Stazione Sperimentale di Praticoltura di Lodi nell’anno 1949, Tipografia editrice G. Biancardi, Lodi 1950, pp. 8-9. Haussmann accennava anche all’organizzazione di una gita di istruzione in Svizzera per tecnici e agricoltori, svoltasi dal 26 al 29 settembre, per studiare la tecnica colturale dei prati e pascoli polifiti e i nuovi sistemi di disidratazione dell’erba; l’evento aveva permesso di avviare la collaborazione con la Stazione sperimentale di Zurigo-Oerlikon (su questo tema: prot. 449 del 7 luglio 1949, prot. 467, 480, 483, 509, 537; prot. 548 del 30 settembre 1949)..

La Stazione sperimentale di Praticoltura, in meno di due anni di direzione di Haussmann, aveva cambiato volto: era risorta, diventando un centro rinomato, a servizio di chi operava nel settore foraggero. Negli interstizi di questa febbrile attività, Haussmann aveva anche compiuto lo sforzo finale di elaborazione di un suo voluminoso trattato, il più importante tra gli scritti fino allora da lui pubblicati.

La prima importante opera: L’evoluzione del terreno e l’agricoltura

A quest’opera Haussmann aveva cominciato a lavorare già dai primi anni Quaranta, a Torino. Era venuto a conoscenza delle opere del pedologo russo Vladimir R. Williams tra il 1935 e il 1940 ed era stato colpito – come raccontò molto più tardi in una lettera a uno studioso italiano che lavorava a Mosca – da alcune sue concezioni fondamentali: “l’interdipendenza dei fattori dell’evoluzione del suolo, il ruolo preminente della struttura, la sua derivazione dalla coltre vegetativa e dall’attività microrganica, gli insegnamenti agronomici di concretissima importanza per la produzione che ne derivano, la ricerca dei nessi [tra] il substrato e la pianta”. Erano aspetti inediti rispetto agli indirizzi seguiti a quel tempo in Italia, per cui Haussmann pensò fosse interessante far conoscere gli orientamenti dell’agronomo sovietico: l’opera di Williams era però troppo incentrata sulla situazione russa, carente nell’analisi dei terreni mediterranei, subtropicali e tropicali, quindi parve poco fruibile per il lettore italiano; Haussmann scelse allora una diversa soluzione:

Ebbi l’idea di esporre i concetti-chiave dello studioso sovietico e di aggiornarli, sviluppandoli per tutta la fascia che verso i tropici segue al deserto, da me indicato come “divisionale”; con ciò si introduceva anche un nuovo principio nel “ciclo pedogenetico generale”: le formazioni del ciclo pedogenetico annuo, legato essenzialmente al clima equatoriale, o da esso dipendente; inoltre veniva a collocarsi al suo giusto posto l’ambiente mediterraneo come alternativa di congiunzione (laddove manca la fascia “desertica”) tra il ciclo biologico pluriennale e quello annuo. Il cap. VIII, come pure il IX, riflettono dunque queste prospettive interamente inedite, anche se impostate facendo tesoro di alcuni concetti bio-pedologici di Williams20Ibidem, cart. P. 1 marzo 1957 – 12 maggio 1958, Lettera di G. Haussmann a Rosario Guarriera, Lodi 21 aprile 1958, prot. 9241. Questi aspetti inediti della propria opera erano stati ribaditi da Haussmann anche in una lettera al direttore della Stazione sperimentale Chimico-Agraria di Roma (cart. P. 1 luglio 1950 – 17 maggio 1952, Lettera a Felice Lanza, Lodi 6 maggio 1952, prot. 3779)..

Nella documentazione protocollata della Stazione di Praticoltura di Lodi, il primo accenno pare contenuto in una lettera del febbraio 1949 al prof. Carlo Arnaudi, docente presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Milano: Haussmann gli chiedeva in consultazione un suo testo sulla microbiologia del terreno, aggiungendo: “Sto per terminare il mio lavoro e vorrei poter consultare quanto hai scritto in merito”21Ibidem, cart. P. 5 aprile 1948 – 30 giugno 1950, Lettera di G. Haussmann a C. Arnaudi, Lodi 8 febbraio 1949, prot. 268.. Il mese seguente, rispondendo a una lettera del suo professore di Agronomia all’università di Firenze, Alberto Oliva, che gli aveva chiesto delucidazioni sui metodi di calcolo ai fini delle calcitazioni, l’ex studente lo informava:

In merito al Suo desiderio di  accennare al mio volume, il cui titolo esatto è L’evoluzione del terreno e l’agricoltura, devo precisare che non si tratta di traduzione, bensì di una rielaborazione radicale e critica autonoma, integrata da una trattazione (che il Williams non ha fatto) dei terreni tropicali, onde avere una visione panoramica di tutti i principali tipi di suolo. S’intende che l’impostazione è sempre quella data dal Williams nel suo lavoro: flora erbacea specifica (prati polifiti) più flora batterica uguale humus attivo; struttura uguale fertilità; ma l’esposizione è corredata di dettagli che interessano in particolare il nostro ambiente. E non è stata lieve fatica coordinare le osservazioni e perfino i metodi d’indagine disparatissimi di fonti così eterogenee; spero solo di essere riuscito ad una sintesi sufficientemente esplicita. Conto mandarLe il testo quanto prima22Ibidem, Lettera di G. Haussmann a A. Oliva, Lodi 28 marzo 1949, prot. 346..

Il 30 luglio 1949 Haussmann si era recato ad Albo di Mergozzo, località montana, ad incontrare il suo ex professore, che vi si trovava in vacanza. Due giorni dopo gli scriveva per ringraziarlo “ancora vivamente dell’accogliente ospitalità e dei preziosi consigli” e per sottoporgli l’approvazione del sottotitolo, idea questa suggeritagli da Oliva: “Studio delle correlazioni tra i processi pedogenetici, la fertilità, la tecnica culturale e le rese massime dei prodotti agrari”; Oliva aveva anche accettato di scrivere la “presentazione” al volume, promettendola per la fine di agosto23IbidemLettera di G. Haussmann a A. Oliva, Lodi 1 agosto 1949, prot. 484. La presentazione sarebbe però stata datata “Firenze, Facoltà Agraria, luglio 1949”. Haussmann gli scrisse ancora il 14 settembre (prot. 530) e il 7 novembre (prot. 607)..

A fine febbraio 1950 l’editore Einaudi stava lavorando a ultimare le prime bozze del libro; rispondendo a una lettera di Paolo Boringhieri, che lavorava all’Einaudi e gli chiedeva consigli sull’opportunità di tradurre un volume dell’agronomo russo Williams e uno dell’inglese C. Bell, Haussmann accennava che era sua intenzione scrivere in seguito la “seconda parte del lavoro che la vostra Casa mi sta attualmente pubblicando”24IbidemLettera di G Haussmann a P. Boringhieri, Lodi 18 febbraio 1950, prot. 757. Questa “seconda parte” diventerà, molti anni dopo, il volume La terra e l’uomo (Boringhieri, Torino 1964).. Il 15 giugno Haussmann spediva a Einaudi le bozze corrette “con preghiera di rapida stampa definitiva, senza nuovi errori”25IbidemLettera di G. Haussmann a P. Boringhieri, Lodi 15 giugno 1950, prot. 977.. Ma il testo non fu pronto che alla fine di luglio; Haussmann definì con Italo Calvino gli ultimi dettagli sulla stampa del volume e sui possibili recensori26Ibidem, cart. P. 1 luglio 1950 – 17 maggio 1952, Lettera di G. Haussmann a I. Calvino, Lodi 19 luglio 1950, prot. 1041. Haussmann nel 1948 aveva avviato uno scambio di pubblicazioni e di sementi di piante con Mario Calvino, padre di Italo e direttore della Stazione sperimentale di Floricoltura di San Remo (ibidem, cart. P. 5 aprile 1948 – 30 giugno 1950, Lettera di G. Haussmann a M. Calvino, Lodi 22 giugno 1948, prot. 78)..

            Al prof. Alvise Comel, della Stazione sperimentale Chimico-agraria di Udine, che aveva redatto una recensione “lusinghiera” ma non particolarmente estesa e approfondita, rispose:

Le sarei veramente grato se – con Suo comodo – mi esprimesse con tutta franchezza (come L’avevo pregata a voce durante il nostro incontro) il Suo autorevole giudizio sui punti che ritiene controversi, onde togliere a me stesso ogni dubbio sulla esattezza di quanto ho esposto. Sarei davvero desolato se il libro non venisse criticato a dovere, dappoiché m’importa di fare non già dei “bei” libri, bensì dei libri utili e rispondenti a realtà scientifica27IbidemLettera di G. Haussmann a A. Comel, Lodi 25 agosto 1950, prot. 1080. In una lettera a Calzecchi Onesti, cui la recensione di Comel doveva essere inviata per la pubblicazione, Haussmann definì “alquanto laconica” la suddetta recensione (Lettera di G. Haussmann a A. Calzecchi Onesti, Lodi 25 agosto 1950, prot. 1081)..

Nel complesso l’accoglienza fatta al volume risultò abbastanza deludente per l’autore, cui dispiacque in particolare il disinteresse di molti colleghi agronomi: “Alla scienza ufficiale non sembrò interessare l’argomento”, ebbe a commentare poi Haussmann; invece fu apprezzato negli anni seguenti da “studenti e tecnici agricoli, e anche agricoltori di maggiore istruzione”, così che andò esaurito nel giro di alcuni anni, evento raro per un volume scientifico28Ibidem, cart. P. 1 marzo 1957 – 12 maggio 1958, Lettera di G. Haussmann a Rosario Guarriera, Lodi 21 aprile 1958, prot. 9241..

Il volume era uscito con un sottotitolo semplificato rispetto alla prima proposta: Correlazioni tra i processi pedogenetici, la fertilità, la tecnica e le rese delle colture agrarie. Haussmann aveva premesso anche una dedica: “Al ricordo vivo e incancellabile delle ore trascorse in mezzo ai campi con l’amico ing. Luigi Arcozzi-Masino il quale con tenace amore le leggi della terra investigando seppe di questa far risplendere i frutti nel fondo, nella famiglia, nella società, nello spirito”. Era un tributo di gratitudine verso chi lo aveva ospitato, con la famiglia, negli anni della guerra per sfuggire ai bombardamenti.

Nella “prefazione” il prof. Alberto Oliva esordiva affermando che Haussmann – “mio allievo, certo tra i migliori” – si era avvalso della conoscenza della letteratura pedologica anglosassone e russa e del movimento scientifico tedesco del suolo che faceva capo a Mitscherlich: conquistato dall’opera originale del pedologo russo Vladimir R. Williams, la faceva conoscere ora in Italia e dimostrava superate le teorie di Liebig, di Hall e di Mitscherlich:

Lo studio pedologico di Haussmann vuole differenziarsi da quelli precedenti per una visione del dinamismo evoluzionistico del suolo non tanto panoramica, quanto più possibilmente storica, per dedurne le posizioni dell’evoluzione futura29A. Oliva, Prefazione, in G. Haussmann, L’evoluzione del terreno e l’agricoltura, Einaudi, Torino 1950, p. 1.

Haussmann, nel suo corposo volume (429 pagine), che è stato ritenuto la sua “opera tecnico-scientifica più importante”30Questo giudizio è di Efisio Piano, attuale direttore dell’Istituto sperimentale per le Colture foraggere di Lodi; secondo Piano le due grandi opere di sintesi successive, La terra e l’uomo e Suolo e società, avrebbero spostato l’interesse dell’autore dalla dimensione tecnico-scientifica a quella storico-antropologica (E. Piano, Ruppe con la tradizione scientifica del suo tempo, in “Il Cittadino”, 15 marzo 2005)., partiva col chiedersi “che cos’è la fertilità”. E rispondeva che per fertilità – “contrassegno precipuo del terreno agli effetti agrari” – si deve intendere “la capacità del terreno a soddisfare le esigenze delle piante in acqua ed elementi nutritivi” ed essa è “inscindibile dalla presenza di sostanza organica nel suolo, che gli conferisca una appropriata struttura”31G. Haussmann, L’evoluzione del terreno…, cit., p. 51.. La presenza della sostanza organica deriva dall’azione della vegetazione sulla roccia disgregata da un processo di erosione. Pertanto il suolo non si forma se non a seguito dell’intervento della vegetazione e questo costituisce il ciclo della pedogenesi: il suolo, per Williams, è “un corpo vivo, la cui esistenza è indissolubilmente connessa con l’esistenza di una vita organica e, in primo luogo, di una vegetazione”. Il processo erosivo avviene senza la partecipazione della vegetazione, il processo pedogenetico invece ha nella vegetazione un elemento essenziale, capace di conferire ai detriti di origine rocciosa la presenza di sostanza organica sotto forma più o meno umificata. Il processo di umificazione della sostanza organica è “l’aspetto più saliente” che accompagna gli stadi del ciclo pedogenetico, è “l’anello centrale”, dal quale dipende tutto lo sviluppo della fertilità del suolo: “l’humus è un prodotto di sintesi32I fenomeni di sintesi derivano implicitamente dalla moltiplicazione dei microorganismi, batteri e funghi (Démolon)., sia pure successiva a una decomposizione degli organismi viventi”, connesso quindi con la vita microorganica del suolo33G. Haussmann, L’evoluzione del terreno…, cit., pp. 59-62..

Per “struttura del terreno” si intende la disposizione delle particelle solide del substrato, ossia il modo in cui vengono a contatto tra loro; ai fini della fertilità tale struttura deve essere “glomerulare”, ossia composta da grumi di 1-10 mm. di diametro collegati tra loro dai prodotti umici dell’attività microrganica. La fertilità durevole ed elevata, secondo Williams, è dovuta essenzialmente alla struttura glomerulare del terreno e tale struttura “è il risultato dello sviluppo di una ‘cotica da prato’, con tutti i processi batterici che la contraddistinguono e con la formazione di sostanze umiche che ne derivano”34Ibidem, p. 127. L’agricoltura deve quindi imperniarsi sulla creazione e sulla conservazione della “struttura” del terreno attraverso un sistema di coltivazione che introduca le foraggere nel ciclo produttivo. Ne deriva – questo è quanto preme rilevare ad Haussmann – che l’opera dell’uomo assume straordinaria importanza e “solo una conoscenza precisa delle leggi della pedogenesi potrà rendere proficuo il lavoro svolto dall’agricoltore”35Ibidem, p. 143..

Ma agli effetti specifici dell’intervento dell’uomo Haussmann si proponeva di dedicarsi “nella parte II di quest’opera”36 Ibidem, p. 372. Haussmann accenna a questo secondo volume (poi pubblicato con il titolo esplicito La terra e l’uomo) anche alle pp. 408 e 419.. Intanto, a conclusione di una approfondita analisi di una vasta gamma di terreni posti nelle diverse fasce climatiche, Haussmann ribadiva:

Una adeguata composizione dei miscugli pratensi fra [alcune] categorie di graminacee (integrate, com’è ovvio, da leguminose), e un governo oculato della cotica non solo possono procurare cospicui raccolti di foraggio sano ed equilibrato nel suo valore nutritivo, sibbene sono in grado di indurre nel terreno il fattore primo della fertilità, la struttura glomerulare; ne deriva, come corollario immediato, il significato nuovo che andrebbe assegnato ai prati polifiti od oligofiti, in confronto a quelli monofiti. Lo studio della praticoltura da questo punto di vista, in Italia è da iniziare37Ibidem, p. 408. Haussmann specifica tre categorie di graminacee: le piante rizomatose, le graminacee a cespo lasso e le graminacee a cespo compatto..

Nonostante le buone intenzioni, la seconda parte dell’opera sarebbe stata portata a termine soltanto nel 1964 e avrebbe avuto come titolo La terra e l’uomo. Lo storico Ruggiero Romano – unico tra quanti hanno scritto su Haussmann – ha rilevato che sul volume L’evoluzione del terreno e l’agricoltura c’era stampata l’indicazione di “vol. I”38R. Romano, Giovanni Haussmann, pedologo umanista, in M. Magri e A. Scalpelli (a cura di), Terra e lavoro…,cit., p. 23., scomparsa poi nella ristampa del 1965 a cura dell’editore Boringhieri. Soltanto la mole di lavoro che si abbatté su Haussmann negli anni seguenti spiega il notevolissimo ritardo nella pubblicazione del promesso secondo volume, al punto che quando questo uscì non si denominò come “vol. II”, oltretutto era cambiato l’editore: non più Einaudi ma Boringhieri.

Il difficile rapporto con il Ministero

Haussmann dimostrava una capacità di lavoro instancabile, una disponibilità inesausta alle richieste di conferenze, articoli, consulenze, collaborazioni, anche quando richiedevano viaggi logoranti: questo emerge dalla corrispondenza protocollata in arrivo e in partenza dalla Stazione di Praticoltura. Soltanto raramente chiedeva una retribuzione, come in occasione di un corso di aggiornamento da svolgere nei pressi di Perugia:

Né io, né – penso – i miei Colleghi hanno mai lesinato le loro energie nell’esercizio delle loro incombenze specifiche, senza per questo chiedere allo Stato compensi straordinari, bensì accontentandosi dei proverbialmente miseri stipendi d’ufficio; il nostro sovraccarico di lavoro si paga sempre di persona, silenziosamente, e più scrupolo e onestà ci si mette, meno è facile che lo stipendio venga integrato con altri proventi… Quando perciò ci viene affidato un compito supplementare e impegnativo come quello attuale, che non ci esonera dalle nostre funzioni normali, ma rappresenta un aggravio cospicuo delle medesime (specie per coloro che devono spostarsi fuori sede), è solo giusto che la nostra prestazione sia adeguatamente retribuita da chi ha interesse a tenere i corsi. D’altra parte, io per lo meno, non sono più nell’età di assoggettarmi a qualunque sfacchinata per questioni che non interessano direttamente il mio lavoro, né sono ancora tanto ricco (né lo sarò mai, con i nostri stipendi!) da farlo per amor di gloria39 ISCF, cart. P. 5 aprile 1948 – 30 giugno 1950, Lettera di G. Haussmann a Achille Grimaldi, Lodi 6 maggio 1950, prot. 909..

Avvenne che, dopo un sopralluogo in un’azienda di Limbiate (Milano), l’agricoltore gli consegnasse una busta, in cui Haussmann credeva fossero contenuti i dati dei rilievi fatti sulle parcelle impiantate per esperimento; una volta giunto in sede e aperta la busta vi trovò diecimila lire. Scrisse immediatamente precisando che a lui nulla era dovuto, e pertanto intendeva rispedirgli la somma, in quanto “quel poco di utile che posso recare agli Agricoltori, da me assistiti nella mia veste di sperimentatore, fa parte delle mie funzioni di impiegato già retribuito dallo Stato, nelle quali il buon esito delle prove, se non altro, è il miglior compenso che io possa desiderare”40Ibidem, cart. P. 1 luglio 1950 – 17 maggio 1952, Lettera di G. Haussmann a Paolo Brandazza, Lodi 20 giugno 1952, prot. 3957..

Haussmann aveva un profondo senso delle istituzioni, in particolare dell’istituzione che dirigeva, e più in generale si sentiva a servizio degli interessi pubblici del settore in cui operava. Nella primavera 1950 venne organizzato a Rieti un importante convegno di genetica agraria sulle foraggere. Egli manifestò agli organizzatori l’intenzione di inviarvi una propria comunicazione, così giustificandosi:

Tanto ho creduto di dover fare non certo per la presunzione di intervenire personalmente in un dibattito che sorpassa di gran lunga la mia competenza, bensì per un senso di dovere morale verso l’Istituto che molto indegnamente rappresento e che per 25 anni si è non infruttuosamente occupato di selezione delle foraggere; mi sembrava infatti che sarebbe stata una omissione per lo meno sorprendente l’assenza della Stazione di Praticoltura da un Convegno di Genetica riguardante le foraggere, specie di fronte ad una totale carenza di relatori italiani specialisti della materia. […] Ho scelto per argomento il tema seguente: “I compiti della selezione delle foraggere in funzione del potenziamento della fertilità agronomica del terreno”. Spero che i Maestri e i Colleghi genetisti mi perdoneranno se sono incorso involontariamente in strafalcioni, data la brevità del tempo concesso per la stesura e anche il fatto che proprio adesso sono estremamente impegnato in altri lavori: per cui avrei di molto preferito il tacere, se non fosse per la ragione sopra esposta41Ibidem, cart. P. 5 aprile 1948 – 30 giugno 1950, Lettera di G. Haussmann a Carlo Jucci, Lodi 29 aprile 1950, prot. 892. Haussmann partecipò al convegno di Rieti e al ritorno ringraziò calorosamente per l’accoglienza ricevuta (Lettera a Pietro Colarieti, Lodi 5 giugno 1950, prot. 959)..

Per meglio contribuire allo sviluppo dell’agricoltura italiana Haussmann riteneva che si dovesse intensificare i rapporti con gli istituti di ricerca europei per imparare da loro in termini di organizzazione del lavoro, di miglioramento delle attrezzature, di risorse investite. Ma per partecipare a convegni serviva l’autorizzazione del Ministero, anche nel caso le spese di viaggio e alloggio non fossero a carico del Ministero, che solitamente rispondeva dopo molto tempo o non replicava affatto. Haussmann nel maggio 1950 chiese di partecipare alla conferenza dell’OECE (Agenzia europea per la produttività), che si svolgeva in giugno a Parigi, sul miglioramento dei terreni a pascolo; rivolse un’istanza al direttore generale della produzione agricola, Aurelio Carrante:

Ciò non solo darà modo alla Stazione di Lodi di esplicare un’azione più intensa sul piano nazionale (come è suo compito), ma permetterà a me stesso di entrare in più stretto contatto con esperti di altri Paesi e di completare in tal modo la mia preparazione tecnica, sempre a beneficio ultimo del mio presente incarico. Allo stesso fine ritengo che sia utile approfittare di questa occasione (che non comporta un’assenza eccessivamente lunga dall’ufficio) per visitare i due importanti Istituti che si occupano di colture pratensi: l’Istituto Nazionale delle Ricerche Agronomiche di Versailles e la Scuola Superiore Agraria di Gembloux (Belgio) a poche ore di viaggio da Parigi42IbidemLettera di G. Haussmann a A. Carrante, Lodi 22 maggio 1950, prot. 943 bis..

Ai primi di luglio 1950 Haussmann presentò un’altra richiesta di autorizzazione per partecipare, dall’8 al 18 agosto, a una riunione di esperti in materia di foraggicoltura, organizzata dall’OECE; affermava di sperare in un parere favorevole “data l’epoca propizia”, in quanto avrebbe utilizzato il periodo riservato alle ferie “senza interferire col normale lavoro di questo Istituto”; ribadiva che la sua partecipazione si sarebbe riflessa a beneficio dell’attività della Stazione e della praticoltura italiana e perciò era nell’interesse dello stesso Ministero; intendeva abbinare alla trasferta anche la visita a Istituti di ricerca francesi, belgi e inglesi, perché l’osservazione diretta avrebbe potuto risparmiargli “anni di ricerche bibliografiche e sperimentali”43Ibidem, cart. P. 1 luglio 1950 – 17 maggio 1952, Lettera di G. Haussmann a A. Carrante, Lodi 5 luglio 1950, prot. 1009.. Il Ministero non rispose.

A Parigi Haussmann sarebbe andato nel dicembre 1951, invitato dalla Société Commerciale des Potasses d’Alsace, che si incaricò di tutte le spese e incluse anche la visita all’Istituto Agronomico di Versailles44 IbidemLettera di G. Haussmann a A. Carrante, Lodi 16 novembre 1951, prot. 2851. Dopo il convegno si trattenne due giorni presso la cognata Nicole Abeille (prot. 2929, 12 dicembre 1951).. Nel marzo 1952 si rivolse al Ministero per essere autorizzato a partecipare a un convegno a Dublino (21-31 luglio), dove era stato invitato quale membro dell’International Society of Soil Science; desiderava approfittarne per visitare nel Galles la Stazione di Praticoltura di Aberystwyth, in quanto – spiegava Haussmann – si trattava “dell’Istituto più attrezzato” nel settore della ricerca foraggera ed era quindi “assolutamente indispensabile” conoscerlo, se si voleva “anche in Italia impostare il lavoro con le foraggere su basi scientifiche”; assicurava infine che la richiesta era dettata “esclusivamente dalla preoccupazione di adempiere nel modo migliore agli interessi dell’Ufficio affidatomi”45IbidemLettera di G. Haussmann a A. Carrante, Lodi 28 marzo 1952, prot. 3701. A fine luglio si sarebbe svolto anche il sesto Congresso internazionale di Praticoltura negli Stati Uniti: Haussmann, a metà aprile, un po’ sconsolato, scrisse a un collega che “il nostro Ministero finora ha ignorato sia il Congresso sia una eventuale partecipazione italiana” e che lui, avendo già quasi pronta una relazione, l’avrebbe inviata “senza però fare alcun passo per essere mandato laggiù”46 Ibidem, Lettera di G. Haussmann a Sergio Orsi, Lodi 15 aprile 1952, prot. 3735. La relazione di Haussmann per il Sixth International Grassland Congress: Les effets sur la fertilité du sol de l’introduction des plantes fourragères dans l’agriculture (estratto, pp. 7). Ne aveva parlato anche nella corrispondenza con altri studiosi (prot. 3143, Lodi 5 marzo 1952; prot. 3718 e 3729, 5 aprile 1952).. Quando fu contattato dagli organizzatori del congresso, Haussmann fece presente che la sua partecipazione “depends from the Italian Ministry of Agriculture, and steps are made to facilitate the necessary arrangements47IbidemLettera di G. Haussmann a Crover F. Brown, Lodi 22 aprile 1952, prot. 3749 (“dipende dal Ministero italiano dell’Agricoltura e si stanno facendo dei passi per facilitare i necessari preparativi”). Annunciando che non avrebbe partecipato al Congresso, Haussmann ringraziò: “for your offer to arrange money facilities” (“per la Sua offerta di provvedere alle agevolazioni finanziarie”) (ibidem, cart. P. 18 maggio 1952 – 30 novembre 1953, Lettera a W. M. Myers, Lodi 9 luglio 1952, prot. 3997)..

Ma la frustrante vicenda delle autorizzazioni a partecipare a convegni internazionali in questi anni (1950-1952) va letta in connessione con l’incalzare assillante di Haussmann per avere un adeguamento del personale tecnico che gli consentisse di sviluppare la Stazione secondo le attese dei settori più avanzati dell’agricoltura italiana: probabilmente era questo secondo aspetto a condizionare anche il primo. Nel 1951, dopo tre anni dal suo arrivo a Lodi, la Stazione continuava ad avere un solo funzionario appartenente al Ministero dell’Agricoltura, Haussmann, che oltretutto fungeva ancora come “incaricato” della Direzione, essendo da poco stato bandito il concorso; tutto il personale era direttamente assunto dalla Commissione amministratrice con contratti rinnovabili annualmente. Haussmann, rivolgendosi al Ministero a fine maggio, chiedeva l’assegnazione di un segretario contabile, di un perito agrario, di un autista, ma soprattutto denunciava la “grave deficienza” del personale tecnico superiore: almeno quattro borsisti da affiancare ai quattro già presenti48 Ibidem, cart. P. 1 luglio 1950 – 17 maggio 1952, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 26 maggio 1951, prot. 2568. I quattro borsisti presenti erano: Sandra Carini, Luigi Chiapparini, Mario Dagradi, Maria Teresa Sagrada. Gli altri dipendenti: Anita Cottica dattilografa, Enrico Boccalari e Sante Cappelletti salariati fissi, Antonio Garbari mungitore, Amelia Marchiori portinaia.. In risposta il Ministero, il 30 giugno, confermava soltanto due borse di studio; Haussmann, allarmato, avvertì il Ministero che il provvedimento era “tanto più pregiudizievole nella corrente stagione, in quanto le esperienze si trovano in pieno svolgimento, e dovrebbero essere abbandonate a metà, con sperpero evidente di fondi in esse già investiti”49IbidemLettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 28 luglio 1951, prot. 2682.. Infatti erano in svolgimento sopralluoghi alle sperimentazioni sull’altopiano di Asiago, nelle provincie di Padova, Udine, Torino e Varese, a Torre Pellice, a Bosco Chiesanuova (Verona).

Nell’autunno 1951 Haussmann inviò al Ministero un documento avente per oggetto “richiesta di personale”: richiamava sei lettere da lui rivolte tra il 26 maggio e il 28 luglio in cui era posta l’urgenza della questione della carenza di personale e ribadiva che la situazione era insostenibile, pur essendo risalite a tre le borse di studio: la mancanza di personale amministrativo e di segreteria rovesciava sul direttore compiti che non gli spettavano, “distogliendolo dall’urgente e vasto lavoro tecnico”. S’imponeva, a parere di Haussmann, una decisione:

O si dà credito alle suddette esigenze, riconoscendo al problema foraggero una portata analoga a quello cerealicolo (cui il primo è d’altronde strettamente legato, a prescindere dalle sue pertinenze nella valorizzazione dei pascoli, nella difesa antierosiva, e in genere in tutto il problema montano), e allora conviene potenziare al massimo, sia pure per gradi, lo sviluppo dell’Istituto che del problema esclusivamente si occupa; o invece si ritiene inattuale l’argomento, almeno al di fuori del ristretto quadro dell’industria zootecnica padana, e si mantengono le dotazioni della Stazione nelle loro presenti proporzioni, ma allora occorre rinunciare a ricorrere alla Stazione stessa per compiti di carattere nazionale, come viceversa si è proceduto in questo dopoguerra, dimostrando con ciò l’insussistenza di questa seconda alternativa50IbidemLettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 7 novembre 1951, prot. 2807..

Puntando sulla prima opzione il direttore incaricato tracciava un programma di sviluppo che prevedeva la costruzione di un nuovo edificio in cui collocare al pianterreno laboratori per nuove sezioni di ricerca specializzata e al primo piano camere e servizi di abitazione da destinare agli sperimentatori scapoli, supplendo ai modestissimi finanziamenti della borsa.

La sostituzione, nel maggio 1952, del direttore generale della produzione agricola Carrante51Nel rispondere alla lettera di commiato di Carrante, Haussmann usò espressioni di grande stima e affetto per il suo superiore: richiamò “l’aiuto paterno” ricevuto da lui, dalla missione in Russia del 1942 fino alla direzione della Praticoltura di Lodi “che risponde con tanta aderenza alle mie più immodeste aspirazioni”. Ritenendo sincere tali espressioni di riconoscenza, si deve arguire che Haussmann non considerasse Carrante responsabile della scarsa attenzione alle sue ripetute istanze, bensì avesse presenti i vincoli oggettivi della situazione (ibidem, cart. P. 18 maggio 1952 – 30 novembre 1953, Lettera di G. Haussmann a A. Carrante, Lodi 30 maggio 1952, prot. 3888). non migliorò la situazione della Stazione di Praticoltura di Lodi rispetto al problema che più di tutti assillava il “direttore”, quello del personale52Il 30 maggio 1952 Haussmann scrisse al Ministero: “Questo Istituto non ha finora alcun organico definito, per cui non si tratta di coprire dei posti vuoti, bensì di creare ex novo un organico rispondente alle esigenze presenti e future” (ibidem, cart. P. 18 maggio 1952 – 30 novembre 1953, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 30 maggio 1952, prot. 3889).. In compenso in maggio si era concluso il concorso all’incarico di direttore e Haussmann era stato riconosciuto anche giuridicamente nel ruolo che ricopriva da quattro anni. Un altro riconoscimento della sua autorevolezza come agronomo era stata la sua designazione a membro del Comitato Mediterraneo della FAO53Ibidem, cart. P. 1 luglio 1950 – 17 maggio 1952, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 7 maggio 1952, prot. 3788.. All’inizio di dicembre 1952 interloquendo con il presidente dell’Istituto nazionale di economia agraria, sen. Giuseppe Medici, definì “davvero scoraggiante” la situazione della Stazione sotto il profilo della dotazione di personale:

Dopo 4 anni da quando l’Ufficio funziona sotto la mia direzione, siamo ancora senza assistenti di ruolo, senza un segretario, senza una dattilografa fissa, e ciò per i molteplici impedimenti burocratici che nonostante ogni mia perseverante premura non è stato possibile finora sfondare. Per adesso ho resistito allo sforzo di soddisfare in gran parte personalmente a tutte le esigenze del funzionamento e dell’Amministrazione dell’Istituto, ma sento che non potrò continuare così a lungo, dato anche l’ampliarsi inevitabile dell’attività54Ibidem, cart. P. 18 maggio 1952 – 30 novembre 1953, Lettera di G. Haussmann a G. Medici, Lodi 2 dicembre 1952, prot. 4257. Dello stesso tenore una lettera a Pietro Ugolini, direttore di “Stagioni”, che gli chiedeva di scrivere per la sua rivista (prot. 4258, 2 dicembre 1952)..

Il problema fu continuamente risollevato da Haussmann a ogni occasione che si presentava. Ma non era un problema circoscritto alla Stazione di Lodi e ne trattò in una vibrante lettera a Calzecchi Onesti, direttore del “Giornale dell’Agricoltura”, ponendo l’esigenza di rompere il silenzio a livello nazionale, facendolo uscire dai recinti delle Stazioni sperimentali e coinvolgendo l’opinione pubblica:

Quand’è che qualcuno di buona volontà solleverà sulla stampa – di fronte al Paese, al Parlamento e ai Ministri – il grave problema della mancanza di personale nelle Stazioni Sperimentali periferiche? Credo che né il Ministero dell’Agricoltura, né tanto meno gli altri si rendano conto esatto della situazione: la carriera sperimentale non è da tutti e – così come combinata – è pochissimo allettante per i giovani: i concorsi vanno deserti, i borsisti non reggono ai 4-5 anni di tirocinio con stipendi infimi e fuggono dopo aver trovato qualche altra migliore sistemazione; gli amministrativi (io non ho né segretario, né archivista, nessuno) rifiutano di dislocarsi lontano dai centri e ci costringono a impegnare la maggior parte del nostro tempo (destinato alla sperimentazione) nel disbrigo delle scartoffie; in più ora ci hanno addossato anche compiti di divulgazione55Il Ministero dell’Agricoltura nel 1951 aveva addossato alle Stazioni sperimentali anche compiti di divulgazione: Haussmann aveva replicato al Ministero che tale compito doveva spettare all’Ufficio centrale di propaganda, salvaguardando la specificità del lavoro sperimentale delle Stazioni (ibidem, cart. P. 1 luglio 1950 – 17 maggio 1952, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 16 gennaio 1951, prot. 2243).… Ma allora, la ricerca scientifica, seria, conclusiva, chi mai la potrà fare? E che progresso tecnico ci si può attendere nell’agricoltura, se mancano i quadri degli sperimentatori, e mancano le stesse esperienze? Che cosa andremo a divulgare, infine, se non vecchie baie ripetute le mille volte? […] Scusi lo sfogo, ma sono 5 anni che aspetto un cambiamento e vivo di promesse: comincio quindi a temere che finirò come il mio predecessore, con un Istituto deserto e con un’opera che avrà fine col mio ritiro, senza alcuna continuità e frutto per la Nazione56Ibidem, cart. P. 18 maggio 1952 – 30 novembre 1953, Lettera di G. Haussmann a A. Calzecchi Onesti, Lodi 9 febbraio 1953, prot. 4443..

Quella di Haussmann era una voce spesso inascoltata. All’inizio del 1953 il personale tecnico era costituito da tre borsisti: l’agronomo Luigi Chiapparini, la botanico-genetista Myreille Dassogno, e l’analista chimico S. Dagradi, che aveva sostituito Sandra Carini dimessasi nel corso del 195257 “Con mio grande dispiacere” fu il commento di Haussmann a proposito delle annunciate dimissioni di Sandra Carini (ibidemLettera di G. Haussmann a Pietro Venino, Lodi 14 luglio 1952, prot. 4011). La Carini avrebbe proficuamente progredito nei ruoli della sperimentazione agraria del Ministero, divenendo direttore dell’Istituto sperimentale Lattiero caseario di Lodi.; come dattilografa era arrivata invece Beatrice Ravera, che avrebbe lavorato accanto a Haussmann un quindicennio. La sperimentazione condotta era molteplice e intensa sia nel terreno della Stazione (articolata in 9 sezioni atte a “comprendere tutti gli argomenti inerenti alla foraggicoltura”) sia in altre sedi: prove collegiali (con altri sei Istituti) sulle foraggere introdotte dagli USA; prove collegiali (con altri sette Istituti) sugli erbai; esperienze su miscugli polifiti per prati di lunga durata asciutti e irrigui nell’Alto Milanese, nel Varesotto, nella Bassa Lombarda; prove di riabilitazione di prati falciabili di monte e sulle colture foraggere da seme in montagna a Candide di Comelico; esperimenti di introduzione in zone montane di essenze antierosive a Predazzo (Trento); coltivazione delle foraggere da seme, graminacee e leguminose, in centri montani della Valle d’Aosta, del Piemonte, del Veneto; esperimenti di concimazione e pascolamento razionale per il miglioramento dei prati e pascoli in Valtellina; sopralluoghi per l’impianto di prove di inerbimento in aeroporti della Sardegna e dell’Italia Centrale, su richiesta del Ministero della Difesa58Haussmann si era recato in Sardegna, col traghetto, per visitare gli aeroporti di Elmas, Decimo e Monserrato (4 ottobre 1952), di Oristano e Borore (5 ottobre), di Alghero (4 ottobre), di Olbia (7 ottobre); successivamente era stato negli aeroporti di Ravenna, Rimini e Fano (ibidem, prot. 4169, 4189, 4204, 4306).; analisi sistematiche dei foraggi della provincia di Cremona; assistenza al funzionamento del primo impianto italiano di disidratazione dell’erba presso la cascinetta S. Giovanni di Romolo Grassi a San Colombano al Lambro (Milano)59G. Haussmann, Relazione sull’attività della Stazione sperimentale di Praticoltura di Lodi nell’anno 1952, Arti grafiche G. Biancardi, Lodi 1953, pp. 10-12..

Haussmann sapeva valorizzare il lavoro dei suoi collaboratori: si incaricava di spedire ufficialmente i loro saggi o i loro articoli a riviste scientifiche o divulgative sollecitandone la pubblicazione. Quando conduceva con loro degli esperimenti, ne firmava insieme l’elaborato da pubblicare. Nel 1951 aveva fatto pubblicare negli “Annali della Sperimentazione Agraria” un saggio preparato da lui e da Sandra Carini: Sull’analisi strutturale dei terreni. Nota I. Alcuni metodi ad acqua. Questo saggio riprendeva le tematiche del suo volume edito da Einaudi: l’esame della fertilità chimica del terreno andava completato con l’analisi “strutturale” di esso, partendo dal concetto che la fertilità agronomica viene assicurata non solo e non tanto dalla presenza di elementi nutritivi in quantità elevata, quanto dall’adeguato tipo di aggregazione delle particelle del terreno e dalla stabilità degli aggregati stessi, resistenti ai fattori dell’erosione. Ma questo, secondo l’insegnamento di Williams, comportava l’introduzione di foraggere da taglio e da pascolo, perché favoriscono la rigenerazione e l’esaltazione della struttura glomerulare e quindi della fertilità. Pertanto Haussmann-Carini si posero il problema di “definire la metodologia più adatta per mettere in evidenza le caratteristiche strutturali di un dato terreno e di saggiare la sensibilità dei singoli metodi alle variazioni della struttura”; dei metodi di analisi strutturale dei terreni vennero preferiti quelli funzionanti ad acqua, che poi vennero sottoposti a una sperimentazione sistematica (metodi Sekera e Meyer, per percolazione). La scelta si orientò verso il metodo Meyer, perché “si presta bene a saggiare la resistenza dei grumi terrosi al dilavamento ed è sufficientemente sensibile per avvertire le variazioni di strutturalità dipendenti dalle varie colture, e in particolare dalle diverse cotiche di piante pratensi”60G. Haussmann – Sandra Carini, Sull’analisi strutturale dei terreni. Nota I. Alcuni metodi ad acqua, in “Annali della Sperimentazione Agraria”, Roma 1951, vol. V, pp. 9, 43 (estratto)..

La svolta disattesa

Haussmann continuava a perseguire lo sviluppo del proprio Istituto perché, solo muovendosi in questa prospettiva, sentiva di fare un servizio utile alla Nazione. Sperimentava con i suoi collaboratori e nel contempo non si risparmiava nella divulgazione, sobbarcandosi a continui spostamenti per rispondere alla richiesta di conferenze, di relazioni a convegni, di corsi di aggiornamento. Le sue conferenze rivolte agli agricoltori suscitavano talvolta aspri dibattiti; una volta fu un illustre agronomo, Alfonso Draghetti, a contestargli una serie di affermazioni in tema di prato e di concimazioni riportate nel resoconto giornalistico di una conferenza di Haussmann a Mantova; Draghetti finì col sostenere che con gli operatori agricoli bisognava tenere un’impostazione meno problematica, più pratica. Haussmann rispose chiarendo i nodi del dissenso, ma rivendicando integralmente il suo approccio con gli agricoltori:

Dove resto perplesso è di fronte alla tua affermazione che noi – sperimentatori! – non dovremmo proporre agli agricoltori dei problemi, bensì solo delle soluzioni, per non confondere loro la testa: o che sono tante bestie davvero? E se lo fossero, è gran tempo che diventino uomini: io, per mio conto, da tali continuerò a trattarli, prospettando loro la problematica del loro stesso mestiere (s’intende in termini accessibili), affinché ci riflettano per conto loro e non si abituino a sentire il “propagandista” come un disco di grammofono, magari per non applicare mai quanto ne hanno appreso! Giacché non si apprende realmente nulla a pappagallo, e solo i problemi ancora insoluti destano in effetti curiosità, acume e possibilità di soluzioni concrete, sul terreno dell’applicazione: allora anche quelle soluzioni già acquisite che noi, indubbiamente, abbiamo il dovere di presentare diventano operanti, e non lettera morta, come fin qui si è potuto constatare anche troppo spesso. Del resto, la mia esperienza personale mi suggerisce che gli agricoltori apprezzano un tale mio modo di avvicinarli, almeno nella grande maggioranza, e ciò parla a favore della loro intelligenza61

ISCF, cart. P. 18 maggio 1952 – 30 novembre 1953, Lettera di G. Haussmann a A. Draghetti, Lodi 12 gennaio 1952, prot. 4364.

Un’altra aspra polemica tra Draghetti e Haussmann scoppiò nel 1955 a seguito della pubblicazione di due “note” di Giancarlo Chisci (in “Ricerca scientifica, n. 2, 1955) relative a ricerche compiute presso la Stazione di Lodi sui letami addizionati di fosfatici, che Draghetti interpretò come una critica nei confronti del sistema umo-minerale da lui teorizzato; Draghetti accusò il collega anche di fare “avventate affermazioni” nelle sue conferenze a proposito del  sistema umo-minerale. Haussmann negò che l’intento delle ricerche fosse mettere in discussione il sistema draghettiano e inoltre difese il suo metodo divulgativo: “Nelle mie comunicazioni agli agricoltori mi attengo, come norma, ai fatti da me controllati e sto lontano da ciò che può essere speculazione pura o esperienza altrui acquisita in condizioni da me non conosciute in ogni dettaglio. Ma i fatti da me controllati, credo che sia mio incontestabile dovere di esporli, perché altrimenti verrei meno alla verità che guida ogni ricercatore sincero: faccio del mio meglio per controllarli e per spiegarli, come suppongo faccia anche tu; ma sempre dubito delle mie osservazioni e opinioni in misura maggiore di quanto capita a non pochi assertori di scienza, tuttavia sono costretto alla fine di prendere delle decisioni, di fronte a una esigenza tanto concreta come è quella della vita dei campi” (ibidem, cart. A 1 aprile 1955 – 30 giugno 1955,  Lettera di A. Draghetti a G. Haussmann, Modena 14 aprile, prot. 6170; cart. 2 febbraio 1955 – 31 gennaio 1956, Lettera di G. Haussmann a A. Draghetti, Lodi 18 aprile 1955, prot. 6545).

Intanto continuavano insistenti gli appelli di Haussmann al Ministero affinché si ampliasse l’organico della Stazione. L’orizzonte si aprì, ai primi di marzo 1953, con l’assunzione della Direzione generale della produzione agricola da parte di Paolo Albertario, che conosceva bene l’agricoltura irrigua lombarda. Questi diede ad Haussmann assicurazioni sul deciso sostegno alla sua linea di azione: adeguamento di personale e di strutture per rendere l’Istituto capace di rispondere ai bisogni della foraggicoltura in campo nazionale. In maggio Haussmann era alla ricerca di cinque laureati desiderosi di fare tirocinio come sperimentatori alla Stazione, poiché – scriveva a Peyronel, direttore dell’Istituto Orto botanico di Torino – il Ministero “ha deciso di trasformare la mia Stazione in Istituto a funzioni nazionali”62 Ibidem, cart. P. 18 maggio 1952 – 30 novembre 1953, Lettera di G. Haussmann a B. Peyronel, Lodi 12 maggio 1953, prot. 4697.. All’inizio dell’estate furono assunti, oltre a due operai avventizi, il tecnico Fulvio Angeloni e lo sperimentatore Carlo Steinberg; dopo qualche mese ci fu l’assunzione di Giancarlo Chisci63Il prof. Chisci, rievocando il suo rapporto con Haussmann, ha scritto: “Sono arrivato alla Stazione Sperimentale di Praticoltura di Lodi nell’estate del 1953. […] Haussmann era già allora uno scienziato prestigioso per gli studi e le ricerche che aveva condotto alla Stazione Sperimentale di Chimica Agraria di Torino ed io ero felice e pieno di entusiasmo al pensiero di andare a collaborare con Lui. Il direttore Haussmann aveva contattato l’Istituto di Agronomia e Coltivazioni Erbacee dell’Università di Agraria di Firenze per avere nominativi di giovani laureati dotati di vocazione specifica per la ricerca. Io ero inquadrato a Firenze come assistente volontario e, alla domanda fattami dal Direttore Marino Gasparini, accettai di andare a Lodi nella prospettiva di collaborare con Haussmann in una istituzione che allora mi sembrava offrire maggiori opportunità rispetto all’Università per un ricercatore entusiasta quale io ero” (Lettera di G. Chisci a E. Ongaro, Firenze 8 gennaio 2007)., mentre la Dassogno veniva inviata per un mese a Versailles per specializzarsi nei laboratori dell’Istituto nazionale francese della Ricerca agronomica64ISCF, Lettera di G. Haussmann a Mayer, Lodi 22 ottobre 1953, prot. 5051..

Il progetto di costruire un nuovo padiglione all’interno del recinto della Stazione aveva ripreso quota e Haussmann si era messo alla ricerca di enti finanziatori, accreditando la disinteressata consulenza che negli anni precedenti aveva svolto in diverse provincie del Settentrione65IbidemLettera di G. Haussmann alla Federazione italiana dei consorzi agrari, Lodi 2 luglio 1953, prot. 4829; Lettera di G. Haussmann a C. Marani, Lodi 12 novembre 1953, prot. 5087.. Il 21 ottobre 1953 la Commissione amministratrice deliberava la costruzione del nuovo edificio per sistemarvi laboratori e alloggiare sperimentatori. Scrivendo a Claudio Marani, direttore dell’Istituto federale di Credito Agrario per il Piemonte e la Liguria, affermava che la Stazione era “in piena fase di allargamento di attività, grazie al particolare interessamento del prof. Albertario che ne ha deciso la trasformazione in Istituto Nazionale per le Colture Foraggere”66IbidemLettera di G. Haussmann a C. Marani, Lodi 12 novembre 1953, prot. 5087.. In conclusione, delineando la pianta organica del nuovo Istituto, Haussmann chiedeva al Ministero, in aggiunta al personale in servizio, di dotare l’Istituto di 6 sperimentatori agronomi, di 5 sperimentatori laureati in Scienze Naturali o Biologia, di 3 sperimentatori chimici, di un preparatore, un archivista, un bidello67Ibidem, cart. P. 1 dicembre 1953 – 31 gennaio 1955, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 5 dicembre 1953, prot. 5158..

Nel marzo 1954 un Haussmann sprizzante ottimismo, concludeva una lettera alla signorina Clara von Berger con notizie sulla propria famiglia e sul proprio Istituto, associandoli come due cerchi concentrici:

Quanto a noi, stiamo tutti bene e immersi nel lavoro: mia moglie si occupa della casa che dà parecchio da fare, le figlie sono a scuola e sgobbano discretamente. […] Il mio Istituto è in pieno sviluppo e assume veste nazionale: avrà almeno due sottosezioni nell’Italia Centro-Meridionale, e il personale sarà gradatamente portato a una quindicina di assistenti (nel 1948 ero partito con zero). Ciò Le dà un’idea delle trasformazioni in corso, senza menzionare gli impegni di carattere internazionale. Di conseguenza, Le confesso di essere soddisfatto, anche se un’impresa del genere non dà tregua e non ho praticamente alcun tempo libero; ma finché c’è la salute si lavora volentieri68IbidemLettera di G. Haussmann a Clara von Berger, Lodi 27 marzo 1954, prot. 5504. Scrivendo un mese prima a Sandra Carini, l’aveva invitata a una visita “alla nostra ormai numerosa famiglia (6 assistenti!), che crescerà ancora quanto prima” (Lettera di G. Haussmann a S. Carini, Lodi 27 febbraio 1954, prot. 5426)..

Con Albertario era anche stata studiata l’organizzazione delle Sezioni meridionali della Stazione “per poter condurre esperienze sistematiche nell’ambiente caldo sub-arido”: ci si sarebbe appoggiati a Stazioni sperimentali esistenti per avere a disposizione un campo sperimentale e alle Facoltà Agrarie locali per ottenere un reggente di Sezione, che avrebbe assunto personale per il loro funzionamento: le spese relative sarebbero gravate su Lodi, unica responsabile della gestione: ne scriveva, per cercare appoggio logistico, a due direttori di Istituti di Agronomia e Coltivazioni erbacee presso le Facoltà di Agraria di Portici (Napoli) e di Palermo69IbidemLettera di G. Haussmann a R. Barbieri, Lodi 7 aprile 1954, prot. 5535; Lettera di G. Haussmann a Emilio Zanini, Lodi 7 aprile 1954, prot. 5536..

Purtroppo nel maggio 1954 giungeva la notizia che Paolo Albertario veniva destinato ad altro incarico e al suo posto di Direttore generale al Ministero giungeva il comm. Mario Scapaccino. Haussmann gli espresse il suo vivo rammarico “di non vederLa più a capo della nostra Direzione, per il ricordo luminoso che ne serbo” e, sperando di poter contare comunque sul suo appoggio anche in avvenire, non si trattenne dall’esporgli un increscioso problema: Luigi Chiapparini, il primo assistente di ruolo che si era formato accanto ad Haussmann, avendo vinto i concorsi per ispettore e per sperimentatore, era stato nominato sperimentatore presso la Stazione di Risicoltura di Vercelli, nonostante fosse “palese l’opportunità di lasciarlo nella sede di Lodi, del tutto sprovvista ancora di personale tecnico statale”70IbidemLettera di G. Haussmann a P. Albertario, Lodi 13 maggio 1954, prot. 5624..

Qualche giorno dopo aver scritto ad Albertario, il 17 maggio Haussmann partì in nave per la Turchia, – dove partecipò alla Conferenza internazionale della FAO per le foraggere mediterranee, in quanto membro dello specifico gruppo di lavoro – rientrando in sede il 3 giugno. Dal 13 al 17 giugno partecipò a Roma al Convegno internazionale del Comitato europeo dell’Agricoltura, organizzato dalla FAO. Il 18 giugno, rivolgendosi al ministro dell’Agricoltura, Giuseppe Medici, per invitarlo all’inaugurazione del nuovo padiglione, prevista per la metà di ottobre, gli allegò un “appunto” sul problema posto dal trasferimento di Chiapparini: chiedeva venisse disposto che i vincitori di concorso di sperimentatore fossero “destinati di regola agli Istituti presso i quali essi hanno compiuto il tirocinio, salvo la loro espressa rinuncia, e salvo il consenso, pure esplicito, del Direttore interessato”, poiché il destinarli a un Istituto di specializzazione diversa era dannoso per l’Amministrazione e irriguardoso verso il Direttore che aveva “impegnato tempo ed energie per preparare per l’Istituto un futuro assistente”71 IbidemLettera di G. Haussmann a G. Medici, Lodi 18 giugno 1954, prot. 5700, allegato n. 1..

Il 19 giugno Haussmann partì per Parigi, dove partecipò alla Conferenza europea delle foraggere; il 25 giugno proseguì per l’Inghilterra, dove visitò i più importanti centri di ricerca (Aberystwyth, Hurley, Stafford, Harpenden, Maidenhead). Sulla via del ritorno sostò a Parigi per partecipare all’VIII Congresso internazionale di Botanica (con visita agli impianti di Fontainebleau) e a Losanna per visitare le Stazioni sperimentali di Mont Calme e Nyon, rientrando a Lodi il 13 luglio.

Haussmann ai primi di agosto si rivolse al direttore generale Scapaccino per invitare ufficialmente il ministro Medici, a nome della Commissione amministratrice, all’inaugurazione del nuovo padiglione; ne approfittava per richiamargli il programma di attività e di sviluppo della Stazione, concordato col suo predecessore Albertario, e gli chiedeva di esprimere a sua volta in modo esplicito il consenso su tale programma, percependo ormai delle incrinature nell’appoggio del Ministero:

Ciò che preme sovra tutto, per chi ha il compito di predisporre l’attività concreta della Stazione e di amministrarne i mezzi con visione proiettata nel futuro, è l’essere sicuro che il programma generale sopra prospettato trova il pieno consenso del Superiore Ministero e il suo impegno di assecondarlo e anzi di promuoverlo con unità di indirizzi: su questo argomento di vitale importanza, Le sarò vivamente riconoscente se vorrà esprimere il Suo schietto pensiero, se crede, nella stessa manifestazione pubblica, o almeno in via riservata, giacché non saprei davvero come degnamente rispondere alla fiducia finora in me riposta dalle Autorità di codesto Dicastero, se dal canto mio non avessi la certezza di una piena intesa su quanto vi è da fare72IbidemLettera di G. Haussmann a M. Scapaccino, Lodi 4 agosto 1954, prot. 5786..

Il 27 settembre 1954, dopo intese verbali scambiate a Roma il 23 in occasione dell’insediamento del Consiglio superiore dell’Agricoltura e delle Foreste, di cui era membro Haussmann, questi inviava al capo di Gabinetto del ministro Medici lo schema del programma per l’inaugurazione del nuovo padiglione: non mancava di ricordare al ministro che, in base agli accordi, “si sarebbe dovuto approfittare della manifestazione in parola per conferire alla Stazione la nuova denominazione ufficiale di Istituto Nazionale per le Colture Foraggere, in considerazione dei compiti ad essa devoluti de facto ormai da alcuni anni”73 IbidemLettera di G. Haussmann a Mango, Lodi 27 settembre 1954, prot. 5899..

Il nuovo padiglione entrò in funzione con alcuni mesi di ritardo (1 aprile 1955), ma senza essere inaugurato, perché il ministro continuò a rinviare la sua visita, senza mai attuarla. Neppure fu adottata la nuova denominazione di “Istituto Nazionale per le Colture Foraggere”, che per Haussmann era “più importante della inaugurazione in sé”74Ibidem, cart. P. 2 febbraio 1955 – 31 gennaio 1956, Lettera di G. Haussmann a Mango, Lodi 2 marzo 1955, prot. 6371. Ancora nell’ottobre 1955 Haussmann si rivolse al segretario particolare del ministro chiedendo che, in occasione della prevista visita a Milano del ministro, venisse inserita una tappa a Lodi per inaugurare l’Istituto (prot. 7013, 26 ottobre 1955). Non fu esaudito..

Tuttavia Haussmann non desisteva dalla volontà di realizzare il programma concordato con Albertario: il 16 gennaio 1955 aveva incontrato a Lodi l’on. Giuseppe Arcaini e gli aveva esposto l’atmosfera di incertezza che tornava a percepirsi attorno alla Stazione; il giorno appresso gli spedì un “Promemoria” chiedendogli di “persuadere le Autorità competenti a considerare favorevolmente [gli obiettivi] cui tende l’Istituto e a spianare la via del suo potenziamento sia nei riguardi del finanziamento sia nei riflessi dei vari problemi che concernono l’organico e l’amministrazione”75Ibidem, cart. P. 1 dicembre 1953 – 31 gennaio 1955, Lettera di G. Haussmann a G. Arcaini, Lodi 17 gennaio 1955, prot. 6201. L’organico nel 1954 era così composto: Myreille Dassogno borsista del Ministero; nuove assunzioni temporanee: Carlo Steinberg botanico, R. Gullì chimico, Andrea Polesello chimico, Giancarlo Chisci agronomo, Carlo Beghi agronomo, A. M. Ciancarelli fisiologo, A. Brambilla tecnico analista per sementi; assegnato dalla Fondazione per i problemi montani dell’Arco Alpino, R. Brandazza agronomo; personale di nomina ministeriale: F. Angeloni, tecnico, Marina Vitale segretaria; dattilografa: Beatrice (Bice) Ravera; salariati fissi: S. Cappelletti capo coltivatore, A. Gavardi mungitore, E. Boccalari coltivatore, G. Boccalari meccanico autista; portinaia: A. Marchiori (G. Haussmann e collaboratori, Relazione sull’attività della Stazione Sperimentale di Praticoltura di Lodi nell’anno 1954, Arti grafiche G. Biancardi, Lodi 1956, p. 5)..

Nei primi mesi del 1955, nel pieno dello sforzo di trasformazione della Stazione, lavoravano alle dipendenze del direttore 17 persone. Questo risultato lusinghiero, ottenuto dalla tenaci di Haussmann, presentava tuttavia aspetti ancora preoccupanti, così riepilogati nella Relazione tecnica di fine anno:

Col 1955 venivano a scadere 3 anni da quando era stata intrapresa la radicale trasformazione dell’Istituto, felicemente avviata nel 1953 dietro il programma approvato e sostenuto dal Superiore Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste […] allo scopo di istituire un servizio efficiente nel settore foraggero, il quale rispondesse alle moderne esigenze dell’agricoltura nazionale, coordinasse la sperimentazione in materia e potesse fungere da organo competente di consultazione per lo stesso Ministero dell’Agricoltura; ovviamente, all’inizio del potenziamento in questione erano stati previsti adeguati finanziamenti da parte del Ministero medesimo, che avrebbero dovuto integrare i fondi provenienti dal mutuo trentennale, acceso per l’erezione del nuovo edificio.

Sfortunatamente, nel corso del predetto triennio i finanziamenti in parola giunsero solo in parte. […] La situazione si fece particolarmente gravosa nel 1955, anche per il fatto che le spese preventivate per il fabbricato nuovo erano cresciute, per motivi giustificati, di circa 10.000.000. […] L’increscioso stato creatosi essenzialmente per la sensibile e inattesa riduzione dei finanziamenti ministeriali permane tuttora e potrà essere sanato solo nel caso che il Superiore Ministero abbia a riprendere in considerazione il programma di sviluppo della Stazione da esso precedentemente promosso, e al quale l’Istituto non ha fatto che attenersi con pronta e comprensibile sollecitudine. I sacrifici finora sostenuti non troverebbero giustificazione, ove non fosse portata alla conclusione prestabilita l’opera76G. Haussmann e collaboratori, Relazione sull’attività della Stazione Sperimentale di Praticoltura di Lodi negli anni 1955-1956, Arti grafiche G. Biancardi, Lodi 1958, pp. 5-6..

Haussmann, in una lettera del giugno 1956 al sottosegretario al Bilancio Mario Ferrari Aggradi, avrebbe attribuito alla Direzione generale la responsabilità non solo di aver “stornato ad altre esigenze del Ministero” una parte consistente della somma prevista per finanziare l’adeguamento della Stazione, ma di aver boicottato la realizzazione del piano di Albertario, in particolare la trasformazione in Centro Nazionale delle Colture Foraggere; quest’ultima era stata accantonata perché si riteneva prematura la creazione di sezioni dell’Istituto nel Meridione. La svolta decisiva, cui Haussmann aveva lavorato, restava disattesa: sarebbero seguiti altri anni di continui sforzi per scongiurare un’involuzione, bussando a tante porte per avere finanziamenti, sostenendo con scritti e discorsi la necessità di rispondere ai reali bisogni e agli interessi del Paese, sempre ribadendo:

Se, com’è indiscutibile, lo sviluppo delle colture foraggere è una necessità dell’agricoltura nazionale, un’istituzione specializzata che guidi tale sviluppo ha innegabili ragioni di esistere, e la Stazione ha finora dimostrato di rispondere non indegnamente allo scopo; deflettere adesso dal cammino intrapreso sarebbe non solo motivo di comprensibile amarezza e di sfiducia per chi vi si era personalmente impegnato, ma sovratutto un danno agli effetti di quei piani di rinnovamento economico del Paese (come lo schema Vanoni), che il Governo sembra ansioso di realizzare77ISCF, cart. P. 2 febbraio 1955 – 31 gennaio 1956, Lettera di G. Haussmann a M. Ferrari Aggradi, Lodi 11 giugno 1956, prot. 7582..

La misura dei molteplici sforzi di Haussmann e della Commissione amministratrice – dal luglio 1954 presieduta da Gianfranco Danelli – per assicurare lo sviluppo della Stazione è data dalla crescita degli enti sostenitori: nel 1956 erano 16, tra essi i Consorzi agrari di Mantova, Milano, Padova, Pavia, Piacenza, le Camere di commercio industria e agricoltura di Milano e di Bologna, la Banca popolare di Lodi, la Cassa di risparmio per le provincie lombarde, l’Istituto federale di credito agrario per il Piemonte e la Liguria; contributi straordinari erano stati dati dalle Camere di commercio, industria e agricoltura di Brescia e Pavia.

Nel 1956 si ripeté la vicenda dell’assegnazione ad altra sede di uno sperimentatore, vincitore di concorso per ispettore agrario, che si era formato presso la Stazione: Carlo Steinberg; vicenda aggravata dal fatto che questo avrebbe comportato la partenza anche di sua moglie, la sperimentatrice Myreille Dassogno78In realtà la Dassogno si adattò poi a fare la pendolare ogni giorno da Como a Lodi, dimettendosi definitivamente soltanto nel settembre 1961 (ibdem, prot. 12253, 18 settembre 1961).. Il 1956 fu un anno deleterio sotto questo profilo, perché – riferiva Haussmann -“tutto il personale tecnico superiore (eccetto il chimico dott. Polesello, in ruolo stabile) dovette essere sostituito nel corso dell’anno, per ragioni varie, con tutte le conseguenze intuitive che tale sostituzione comporta per la continuità del lavoro”79 G. Haussmann e collaboratori, Relazione sull’attività della Stazione Sperimentale di Praticoltura di Lodi negli anni 1955-1956, p. 13. In sostituzione di Steinberg nel 1957 fu assunto L. Visonà..

Haussmann, un esperto internazionale

Nella primavera 1952 Haussmann era stato designato dal Ministero dell’Agricoltura a far parte del Comitato Mediterraneo della FAO; dalla stessa organizzazione sarebbe stato richiesto di collaborare alla Commissione per la pastorizia e le foreste80ISCF, cart. P. 8 gennaio 1953 – 31 gennaio 1955, Lettera di G. Haussmann a Marcel Leloup, Lodi 8 novembre 1953, prot. 5083: nel marzo 1954 partecipò al Congresso internazionale del pascolo nel bosco presso la FAO a Roma81IbidemLettera di G. Haussmann, Lodi 6 aprile 1954, prot. 5528., cui seguì nella seconda metà di maggio la partecipazione alla Conferenza internazionale di Ankara per le foraggere mediterranee e, a metà giugno, al convegno internazionale del Comitato europeo dell’agricoltura. La sua presenza a livello internazionale era ovviamente favorita dalla sua padronanza delle lingue; in una comunicazione al Comitato italiano preso la FAO dichiarò di conoscere otto lingue, oltre l’italiano: francese, inglese, tedesco, spagnolo, russo, polacco, greco, turco82IbidemLettera di G. Haussmann a G. P. Robustelli, Lodi 20 dicembre 1954, prot. 6130..

Aveva cominciato a partecipare alle sedute degli organismi dell’OECE: ne guidò la missione di esperti (l’olandese Hart, l’inglese Williams, lo svedese Giobel) che nella seconda metà del maggio 1953 visitò l’Italia settentrionale: alcuni giorni di sopralluoghi in pianura e una settimana nelle vallate alpine del Trentino, della Lombardia, del Piemonte83IbidemLettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 16 marzo 1953, prot. 4551; Lettera a P. Albertario, Lodi, 1 giugno 1953, prot. 4729. In quest’ultima Haussmann riferiva che “la visita degli esperti esteri si è svolta nel modo più soddisfacente”.; in luglio Haussmann fu a Parigi per concordare la stesura finale del rapporto. Coordinò per l’OECE le sperimentazioni collegiali di foraggere in Italia (i progetti EPA 209, 210, 252): prove internazionali comparate “su 14 popolazioni di medica e su sette miscugli di medica con Dactylis”84IbidemLettera di G. Haussmann a R. Mayer, Lodi 12 gennaio 1955, prot. 6177., su graminacee diverse e su trifoglio violetto, nonché la riproduzione per seme di mediche nordiche in zone mediterranee; tali lavori richiesero molteplici sopralluoghi di Haussmann e dei suoi sperimentatori in Italia settentrionale e centro-meridionale85G. Haussmann e collaboratori, Relazione sull’attività della Stazione Sperimentale di Praticoltura di Lodi negli anni 1955-1956, p. 10 (per il 1955) e p. 16 (per il 1955)..

Nel 1955 Haussmann intervenne alla IV Conferenza internazionale del Gruppo di lavoro per le foraggere mediterranee della FAO a Lisbona (9-16 maggio) e alla riunione del Comitato di esperti per il piano EPA 252 presso l’OECE di Parigi (23 maggio)86Ibidem, p. 11..

La sua presenza negli organismi internazionali incentivava le visite di ospiti stranieri presso la Stazione, le corrispondenze con tecnici e sperimentatori di ogni continente, l’arrivo di tecnici e di studenti che chiedevano di essere ospitati presso la Stazione di Praticoltura di Lodi per uno stage. Nel 1954 avevano visitato la Stazione l’ing. K. Sostaric dell’Università di Zagabria, l’israeliano Talmon, gli statunitensi A. T. Semple e W. H. Youngman, lo svedese H. Esbo consulente dell’OECE, gli australiani T. R. Lawler e C. A. Neal-Smith, un gruppo di agrobiologi universitari dell’URSS; l’iraniano M. Heydarzade e gli yugoslavi N. J. Cisek e N. Nikolov, borsisti della FAO87ISCF, cart. P. 2 febbraio 1955 – 31 gennaio 1956, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 3 giugno 1955, prot. 6687.. Nel 1955 visitarono la Stazione tecnici e studiosi provenienti dall’Australia, dall’Inghilterra, dal Portogallo, dalla Svizzera e dagli Stati Uniti d’America, gli studenti dell’Institut National Agronomique di Parigi accompagnati da René Dumont, quelli dell’Institut agronomique di Lione e di Digne, un gruppo di ingegneri idraulici della Yugoslavia, i membri della Soil Association di Haughley, Suffolk (Inghilterra)88G. Haussmann e collaboratori, Relazione sull’attività della Stazione Sperimentale di Praticoltura di Lodi negli anni 1955-1956, p. 11..

Nel 1956, oltre a gruppi di tecnici e agricoltori italiani, furono ospiti della Stazione la Scuola di ingegneri agronomi di Madrid, la Scuola di periti agrari di Barcellona, una delegazione di esperti agricoli dell’Istria, una organizzazione di studenti svizzeri, studiosi e tecnici dell’Australia, della Spagna, della Francia, della Svizzera, della Germania occidentale e orientale, dell’Olanda, del Giappone, degli Stati Uniti d’America, funzionari del Dipartimento dell’Agricoltura degli USA, F. R. Horne direttore dell’Istituto di Botanica di Cambridge, Luzenko vice ministro dell’Agricoltura dell’URSS89Ibidem, p. 17..

Richieste per scambio di semi e di pubblicazioni con tecnici e istituzioni straniere, espletamento di consulenze per operatori agricoli in Italia e all’estero erano all’ordine del giorno nell’attività di Haussmann. Scorrendo ad esempio il protocollo del 1955 incontriamo i seguenti nominativi corrispondenti stranieri: Alberto Basso di Montevideo (prot. 6269), Institut for Research in Plant production di Zagabria (prot. 6274), Department of Agriculture di Adelaide (prot. 6276), F. G. Nichols di Melbourne (prot. 6292), Neal Smith di Camberra (prot. 6492), Hans Leichum di Francoforte sul Meno (prot. 6465), Edwin McLee di Moultrie in Georgia (prot. 6709), Paul Henson della Field Crops Research Branch di Beltsville, USA (prot. 6729), H. A. Schoth di Parigi (prot. 6730), Emilio Gomez Ayan di Madrid (prot. 6754), A. F. Kelly di Cambridge (prot. 6776), Fritz Scheffer dell’Università di Gottingen (prot. 6920), M. Gueit di Algeri (prot. 6921), C. Thomsen di Parigi (prot. 6955), A. G. G. Hill di Hurley in Inghilterra (prot. 6997).

Seguendo da vicino la fitta corrispondenza quotidiana di Haussmann, gli spostamenti per sopralluoghi, i viaggi di studio, la stesura di articoli e conferenze, la partecipazione a convegni e a riunioni del Ministero, della FAO, dell’OECE e di altri organismi di cui era membro (Accademia dell’Agricoltura di Torino e dei Georgofili di Firenze, Comitato svizzero per la Fertilizzazione in montagna, Fondazione per i problemi montani dell’Arco Alpino) possiamo comprendere che talvolta egli fosse costretto a rifiutare l’offerta di nuove collaborazioni con riviste del settore agrario: al direttore di “Agraria” che lo invitava a collaborare rispose, nell’aprile 1955, che era costretto a rimandare l’offerta “perché anni così carichi di lavoro come lo scorso e il presente non ne ho ancora vissuti, e non ho un attimo di tempo per occupazioni non inerenti all’Ufficio”90ISCF,  cart. P. 2 febbraio 1955 – 31 gennaio 1956, Lettera di G. Haussmann a P. F. Nistri, Lodi 20 aprile 1955, prot. 6568..

Nel 1956 Haussmann, in seno all’OECE, partecipò alla fondazione dell’Associazione europea per il miglioramento delle piante coltivate (poi denominata EUCARPIA), che diventò la più autorevole assise internazionale nel campo della genetica e della selezione delle piante agrarie, poiché vi appartenevano i maggiori esponenti della ricerca scientifica nel campo delle specie vegetali coltivate; con sede a Wageningen (Olanda), l’Associazione si proponeva “di creare stretti legami di collaborazione fra i singoli studiosi del miglioramento genetico delle piante, ai fini del progresso della produzione agricola, e al di fuori di ogni interesse economico privato”. Al suo interno fu costituita una Sezione per le piante foraggere, che fu varata nel corso di un convegno scientifico, organizzato da Haussmann, svoltosi a Milano presso i locali della Camera di Commercio dal 24 al 26 marzo 1958. Haussmann presentò l’iniziativa al pubblico e alla stampa:

Mentre è oggetto di particolare compiacimento il fatto che la manifestazione (integrata da una serie di comunicazioni scientifiche) si svolga a Milano, nel centro di una regione da secoli interessata alla produzione foraggera, va salutato con vivo plauso il sorgere dell’iniziativa in questione anche in considerazione dell’importanza cui è destinata ad assurgere la foraggicoltura italiana nel quadro dei programmi di sviluppo dettati dal Mercato Comune: la collaborazione fattiva che viene ad istituirsi ad alto livello fra i competenti europei del settore non potrà non assecondare l’evoluzione del nostro Paese verso forme più perfette di valorizzazione del binomio foraggi-bestiame91Ibidem, cart. P. 1 marzo 1957 – 12 maggio 1958, Allegato alla Lettera di G. Haussmann al presidente della Camera di Commercio di Milano, Lodi 6 febbraio 1958, prot. 8996 ..

I convenuti nominarono Haussmann presidente della Sezione per le piante foraggere di EUCARPIA; la parte convegnistica fu integrata dalla visita dei partecipanti alla Stazione di Praticoltura di Lodi, ad alcune cascine tipiche della zona, a impianti sementieri della valle Padana e all’Istituto di genetica di Lonigo (Vicenza).

Le riunioni di OECE e EUCARPIA si svolgevano di solito a Parigi, in due sessioni annue. Alcuni piani di lavoro precedentemente svolti dalla prima, ai quali la Stazione di Praticoltura di Lodi aveva partecipato come rappresentante dell’Italia, passarono alla seconda. In EUCARPIA Haussmann presiedette la Sezione per le piante foraggere fino al 1965; nel 1963 era stato eletto vice presidente di EUCARPIA e dal 1968 al 1971 ne fu il presidente.

Nella prima decade di maggio del 1959 si svolse a Roma il Congresso mondiale della sperimentazione agraria e Haussmann fu designato come relatore per l’Italia92G. Haussmann, Sperimentazione agraria italiana sulle colture foraggere, pp. 10 (estratto dal volume Congresso mondiale della sperimentazione agraria, Roma 1959).. Nel 1960 svolse una relazione all’VIII Congresso mondiale delle Colture foraggere, a Reading in Inghilterra; in tale occasione fu eletto dall’assemblea plenaria come membro del Comitato permanente del Congresso medesimo, composto di 8 membri, quale rappresentante della sezione “Europa – zone mediterranee”: ne fece parte per otto anni. Nel 1964 Haussmann fu inserito nella delegazione italiana per le trattative in materia di politica e ricerca agraria – istituzione di un catalogo varietale delle sementi e delle piante – in sede di Comunità Economica Europea, per cui semestralmente si recava a Bruxelles. Il Ministero dell’Agricoltura inoltre lo designò come delegato permanente presso la Commissione europea dell’Agricoltura della FAO. Dalla FAO ebbe poi l’incarico, nel 1965, di coordinare due sottocomitati europei per l’agroclimatologia e l’inventario e valutazione delle cotiche pabulari naturali.

Questi ruoli venivano attribuiti a Haussmann perché il suo prestigio e la sua autorevolezza erano ovunque riconosciuti; da parte sua sosteneva tali compiti mantenendo un atteggiamento di grande modestia, avendo sempre presenti gli interessi del Paese e ispirandosi a regole di probità, onestà, rigore scientifico ed etico. Espressioni di modestia erano abituali nel suo linguaggio epistolare, al punto da parere eccessive. Ma esse erano conseguenza di una riflessione convinta: nel suo primo saggio filosofico aveva lapidariamente scritto che “la modestia interna è il cammino stretto del progresso”, mentre la presunzione è sovente causa di insuccesso e di caduta.93G. Haussmann, Saggio preliminare…, cit. p. 90.

La sperimentazione agraria

Nonostante la fama e la stima che lo circondavano, Haussmann veniva considerato dal Ministero – al di là degli incarichi ufficiali che questi gli affidava – come un sognatore fastidioso che andava riportato alla realtà stringendogli i cordoni della borsa, frenando la sua ansia di partecipare agli eventi internazionali e di accorciare le distanze tra l’Italia e gli altri Paesi europei nel campo della ricerca. Dopo i casi degli sperimentatori Chiapparini e Steinberg assegnati ad altra istituzione di ricerca e la lettera da lui inviata al ministro Medici, Haussmann si impegnò sempre di più per una riforma della sperimentazione agraria a livello nazionale. Nel 1955 fu tra i promotori di una riunione dei direttori delle Stazioni sperimentali per affrontare il problema: fu concordato un documento comune da presentare al ministro in un incontro stabilito per il 22 aprile 195594

ISCF, cart. P. 2 febbraio 1955 – 31 gennaio 1956, Lettera di G. Haussmann a Alfonso Draghetti, Lodi 31 marzo 1955, prot. 6489. In una successiva lettera Haussmann chiedeva, a nome dei colleghi, a Draghetti – “quale nostro più autorevole esponente” – di recarsi, insieme a Pavari (“il più anziano presente”), in delegazione dal ministro.

[95] IbidemLettera di G. Haussmann a Piero Malucelli, Lodi 22 giugno 1955, prot. 6746.

. Al direttore della Stazione sperimentale di gelsicoltura e bachicoltura di Ascoli Piceno, che aveva pubblicato un articolo (In favore della sperimentazione agraria), Haussmann scrisse che da tempo cercava personalmente “di scuotere questa situazione insostenibile, col chiedere una sostanziale revisione delle carriere e della stessa struttura della sperimentazione”, ma avvertiva una forte opposizione che aveva “ben altre radici che non quelle del Bilancio”95IbidemLettera di G. Haussmann a Piero Malucelli, Lodi 22 giugno 1955, prot. 6746..

Nel 1956 Haussmann era stato impegnatissimo nel far fronte alla gravissima situazione finanziaria della Stazione, a seguito delle decisioni adottate dalla Direzione generale del Ministero: l’11 giugno aveva lanciato un appello al sottosegretario al Bilancio Mario Ferrari Aggradi, tracciandogli la storia dell’Istituto, le speranze suscitate dal piano di rilancio approvato dal direttore generale Albertario, la delusione per l’indirizzo attuato dal suo successore, le esigenze per non venir meno agli impegni di sperimentazione già in atto96Questo documento era stato suggerito ad Haussmann dal vice presidente della società Montecatini, Luigi Morandi, suo amico, che si era incaricato di spedire personalmente il testo al sottosegretario accompagnandolo con un suo scritto.. Ad Albertario, divenuto Direttore generale della tutela economica dei prodotti agricoli, Haussmann continuò a rivolgersi, avendo fiducia che potesse in diverso modo aiutarlo; aggiornandolo nel novembre 1956 sulle disavventure dei mesi precedenti che lo avevano “indicibilmente mortificato” e lasciato “in tanto scoramento”, toccò anche il problema del personale per la sperimentazione: sosteneva che le carriere degli Ispettorati facevano “agli sperimentatori una concorrenza sleale, perché meno esigenti di preparazione scientifica e indubbiamente più remunerative e più rapide”: ciò comportava che i concorsi per sperimentatori andavano regolarmente deserti e Haussmann non si sentiva “di ingannare i [suoi] giovani collaboratori con prospettive di un futuro migliore”97ISCF, cart. P. 2 febbraio 1956 – 28 febbraio 1957, Lettera di G. Haussmann a P. Albertario, Lodi 12 novembre 1956, prot. 7876.A Franco Angelini, presidente della CONGITA, che lo invitava a partecipare a un convegno sulla sperimentazione, Haussmann rispose: “Siamo ai limiti dell’umana sopportazione” (prot. 7931, Lodi 1 dicembre 1956)..

Nel dicembre 1956 Haussmann partecipò a un convegno sulla sperimentazione organizzato dalla Confederazione generale italiana della tecnica agraria (CONGITA): denunciò la scarsità dei finanziamenti, citando l’entità dei bilanci delle Stazioni inglesi nel settore delle foraggere da 20 a 30 volte superiori a quelli della sua Stazione. Secondo Haussmann l’insensibilità dei responsabili ministeriali poteva essere spiegata con la loro provenienza dai ruoli degli Ispettorati agrari “del tutto digiuni di sperimentazione e – forse per questo – molto spesso accaniti avversari di ogni ricerca seria”98IbidemLettera di G. Haussmann a Adriano Buzzati Traverso, Lodi 15 gennaio 1957, prot. 8016. Il prof. Buzzati Traverso aveva pubblicato un articolo sulle insufficienze delle istituzioni sperimentali e universitarie nel quotidiano “Il Giorno” (13 gennaio 1957); egli si era già attivato agli inizi degli anni Cinquanta per sollecitare la riforma della sperimentazione promuovendo una protesta degli sperimentatori, alla quale Haussmann aveva aderito “con vivo consenso avendo constatato l’inanità degli sforzi individuali per sollevare le sorti della nostra ricerca scientifica” (cart. P. 1 luglio 1950- 17 maggio 1952, Lettera di G. Haussmann a A. Buzzati Traverso, Lodi 8 novembre 1951, prot. 2809)..

Nel gennaio 1957  Haussmann si rivolse alla Direzione generale per avere l’autorizzazione a partecipare ad un corso di addestramento per la certificazione delle sementi (Progetti 215 e 252 OECE), che si sarebbe svolto in Svezia a inizio luglio. A fronte del tergiversare del Ministero, intervenne il segretario generale di EUCARPIA, Rowan, specificando che per Haussmann la partecipazione sarebbe stata totalmente gratuita; pur non ricevendo risposta, fu riservata anche una camera d’albergo per lui e prenotato un biglietto aereo. Il 1° luglio, giorno della prevista partenza, Haussmann scrisse a un funzionario ministeriale:

Con tutto ciò, io non ho ricevuto a tutt’oggi alcuna comunicazione in merito dal nostro Ministero. […] Non sta a me, dopo quanto avevo già esposto al prof. Scapaccino, di ricordare un’altra volta, quanto sarebbe stato utile il mio intervento, se della materia [certificazione delle sementi] devo continuare a occuparmi presso l’OECE; vorrei però sperare che il nostro Ministero provvederà a spiegare e a scusare la mia assenza al Corso, specie in considerazione dell’estrema gentilezza con cui il sig. Rowan ha voluto facilitare la mia partecipazione, rendendola del tutto gratuita99Ibidem, cart. P. 1 marzo 1957 – 12 maggio 1958,  Lettera di G. Haussmann a G. P. Robustelli, Lodi 1 luglio 1957, prot. 8498..

Contemporaneamente, nel maggio 1957, Haussmann aveva chiesto al Ministero l’autorizzazione a rappresentare l’Italia in tre eventi internazionali: la Conferenza internazionale di meccanizzazione della raccolta delle foraggere, dell’essiccamento artificiale e dei nuovi metodi di insilamento, a Praga dal 3 all’8 giugno; il Comitato costitutivo della Sezione per le foraggere di EUCARPIA, a Copenhagen il 17 giugno (miglioramento della medica, ricerche sugli ecotipi, irraggiamento delle piante con applicazione dell’energia atomica); il Congresso dell’Istituto internazionale della potassa, a Vienna dal 23 al 25 luglio. Le spese per Praga e Vienna sarebbero state a totale carico degli organizzatori100IbidemLettera di G. Haussmann a M. Scapaccino, Lodi 18 maggio 1957, prot. 8404.. Per Praga non ci fu risposta da parte del Ministero e Haussmann non partì. Invece Haussmann partecipò sia all’incontro di Copenhagen che di Vienna101

IbidemLettera di G. Haussmann a K. J. Frandsen, Lodi 30 giugno 1957, prot. 8495; Lettera di G. Haussmann a W. Schmidt, Lodi 29 luglio 1957, prot. 8568.  Nella riunione del Comitato OECE di Copenhagen Haussmann propose, e fu accettato, di organizzare l’insediamento della Sezione delle foraggere in una riunione plenaria da tenersi a Milano dal 24 al 26 maggio 1958 (cfr. paragrafo precedente). In tale occasione Haussmann potè anche visitare le Stazioni sperimentali foraggere di Lemberge in Belgio, Wageningen in Olanda, Otofte e Tystofte in Danimarca.

Haussmann partecipò inoltre nel corso del 1957 all’Assemblea generale della Fédération Française d’Economie Alpestre, a Lons-le Saunier dal 3 al 4 giugno, dove gli fu conferita una medaglia del Ministero dell’Agricoltura francese e all’Assemblea dell’Association Suisse des sélectionneurs a Losanna dal 4 al 7 dicembre. A Losanna Haussmann tenne una relazione: Miglioramento e produzione di semi di leguminose e graminacee foraggere in Italia. Da Losanna Haussmann, accompagnato dalla moglie Nina, proseguì per Parigi, dove si svolgeva una riunione per l’OECE.

; in quest’ultima capitale fu accompagnato dalla moglie Nina.

Il dibattito svoltosi nel Paese nel corso del 1956-1957 sulla riforma della sperimentazione sembrava stesse per concretizzarsi in provvedimenti di legge. Haussmann ne scrisse ad Angelini, presidente della CONGITA, nell’ottobre 1957:

L’essenziale è di passare alla fase di realizzazione, dopo le già troppe discussioni che durano da quasi un ventennio: nel mentre il Paese ha bisogno del massimo intensificarsi di studi per il rinnovamento delle strutture di fronte ai nuovi assestamenti internazionali, la nostra sperimentazione segna paurosamente il passo e vive in gran parte del senno scopiazzato all’estero, quell’estero ove fuggono i migliori ingegni italiani. Occorre che la Nazione se ne renda conto, traendo giusta lezione (come l’hanno già tratta gli americani) dall’esempio fin troppo eloquente del famigerato “satellite”102IbidemLettera di G. Haussmann a F. Angelini, Lodi, 19 ottobre 1957, prot. 8279. Il “satellite” era lo Sputnik che, lanciato dall’URSS in orbita attorno alla terra, aveva dimostrato la superiorità della ricerca spaziale russa rispetto agli USA..

Un netto cambiamento nella politica e nell’atmosfera del Ministero dell’Agricoltura sembrò  venire impresso dall’avvento a ministro di Mario Ferrari Aggradi, dopo le elezioni politiche dell’aprile 1958. Questi invitò a Roma, a metà settembre, per un intenso dibattito durato due giorni, tutti gli ispettori agrari e, in qualità di osservatori, una rappresentanza di sperimentatori tra cui Haussmann, che comunicò le sue ottime impressioni all’amico Luigi Morandi, vice presidente della Montecatini: i “felicissimi interventi” del ministro avevano riscosso “uno straordinario e unanime consenso”, per cui concordemente i presenti ritenevano che al Ministero si cominciasse “a respirare aria nuova”; Haussmann concludeva che “con un Uomo di tal fatta si potranno smuovere molti problemi ristagnanti”103 Ibidem, cart. P. 12 maggio 1958 – 1 ottobre 1959, Lettera di G. Haussmann a L. Morandi, Lodi 18 settembre 1958, prot. 9553..

Le speranze furono di breve durata, perché nel febbraio 1959 una precoce crisi di governo portò alla fine dell’esperimento del ministro Ferrari Aggradi, che fu spostato dall’Agricoltura alle Partecipazioni statali. Haussmann raccolse i suoi collaboratori e lesse loro la lettera di commiato del ministro; insieme si rammaricarono della sua  cessazione come ministro dell’Agricoltura, dandogli atto che nei settori di cui aveva avuto modo di interessarsi si era registrato un beneficio immediato del suo intervento; ma soprattutto il rammarico era che la sperimentazione non fosse rientrata tra quei settori. Haussmann scrisse all’ex ministro:

Disgraziatamente, la sperimentazione agraria – come succede ormai da decenni – è rimasta, ancora una volta, lasciata da parte. […] Pochi meglio di Lei sono in grado di intendere che se intristisce la sperimentazione tecnico-scientifica (processo cronico da prima della guerra), la divulgazione agricola affidata agli Ispettori gira a vuoto, l’agricoltura stagna, la concorrenza sul Mercato Comune – e su tutti i mercati – si perde. Sono cose ovvie, ma che non hanno preoccupato finora nessuno dei nostri reggitori […].

Con profonda amarezza si deve constatare come l’affluenza delle forze giovani ai nostri Istituti si fa sempre più sporadica, tanto da non ricoprire neanche i posti in organico, e ciò per l’assoluta inadeguatezza della carriera nel ruolo degli sperimentatori e la scarsità dei compensi di fronte alla competenza scientifica richiesta. […] I mezzi per condurre le ricerche sono vergognosamente irrisori. […] In questa situazione, la qualità della sperimentazione inevitabilmente decade. […] Confesso che con l’andar degli anni vedo sempre meno come, in simili condizioni, la sperimentazione possa dare “un contributo fondamentale allo sviluppo economico ed al progresso sociale” del Paese, al quale Ella ci sprona nel Suo messaggio. Quel che mi pesa particolarmente, in proposito, è inculcare ottimismo nei miei giovani collaboratori (come faccio nonostante tutto) con il sospetto di ingannarli scientemente104IbidemLettera di G. Haussmann a M. Ferrari Aggradi, Lodi 23 febbraio 1959, prot. 9995..

Nell’aprile 1959 Haussmann visitò Israele, da dove tornò carico di entusiasmo e con l’intenzione di applicare in Italia meridionale quanto vi aveva veduto di avanzato nel settore delle foraggere. Ma per far avanzare la pratica agricola attraverso la divulgazione bisognava secondo Haussmann mantenere un alto livello di sperimentazione. Questo comportava nel caso dell’Italia procedere preliminarmente ad una riforma della sperimentazione, ventilata da molti anni e sempre inattuata con il risultato che la professione di sperimentatore mancava di attrattiva per i giovani. La costruzione del nuovo padiglione nella Stazione – risolvendo il problema dell’alloggio e del vitto per gli ospiti – era stata mirata proprio a trattenere i giovani, potenziando anche il valore economico della retribuzione. In uno sfogo amaro con un collega Haussmann lamentava che “dopo Convegni e Congressi (mondiali!) sulla sperimentazione, tutto resta come prima, e cioè va indietro”105 Ibidem, cart. P. 1 ottobre 1959 – 26 novembre 1960, Lettera di G. Haussmann a Giovanni Sampietro, Lodi 10 novembre 1959, prot. 10626..

Del resto Haussmann non poteva aspettarsi molto dalla classe politica, da un Ministero dell’Agricoltura che da cinque anni restava sordo all’invito di inviare una personalità di spicco per visitare la Stazione e inaugurare il nuovo padiglione e perfino aveva “lesinato una mezza parola di compiacimento, quasicché l’iniziativa fosse stata altamente biasimevole”106Ibidem.. Ancora nel dicembre 1959 Haussmann per l’ultima volta, su invito del rappresentante del Ministero nella Commissione amministratrice, si rivolse al direttore generale ponendo la questione di una inaugurazione, seppur tanto tardiva. Il ministro, incontrato da Haussmann a Castano Primo, “non diversamente dai suoi predecessori” aveva promesso la visita “in un momento più favorevole”; ma “al di là di ogni visita” – concludeva Haussmann – era importante che fossero dati i mezzi finanziari alla sperimentazione, così che la Stazione di Praticoltura non fosse costretta a licenziare “per mancanza di fondi il suo già scarso personale, che ora è quasi a totale suo carico”107IbidemLettera di G. Haussmann a M. Scapaccino, Lodi 22 dicembre 1959, prot. 10742. Haussmann gli aveva precedentemente scritto: “So perfettamente che [la nostra Stazione] non è fra le peggio finanziate dallo Stato, ma ciò suggerisce una sola considerazione: che tutta la sperimentazione agraria è lungi dall’essere convenientemente sovvenzionata, e non per deficienza assoluta di fondi, bensì per la scarsa importanza che le viene annessa” (11 giugno 1958, prot. 9367)..

All’inizio del 1960 la questione della riforma della sperimentazione era ormai all’ordine del giorno in Parlamento. A Roma un gruppo di giovani sperimentatori – coordinati da Luisa (chiamata Lisa) Zannone e Pietro Rotili dell’Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura – si stava organizzando e attivando per premere su esponenti politici della maggioranza e dell’opposizione108IbidemLettera di G. Haussmann a L. Zannone, Lodi 15 febbraio 1960, prot. 10863.. Haussmann fu incaricato dal presidente del Consiglio superiore dell’agricoltura “di stendere le proposte relative”109IbidemLettera di G. Haussmann a Felice Campanello, Lodi 17 febbraio 1960, prot. 10880. Campanello era un giornalista della “Gazzetta del popolo” di Torino e aveva scritto un articolo dedicato alla sperimentazione..

Adriano Buzzati Traverso, studioso dell’Istituto di genetica dell’Università di Pavia ed editorialista di importanti quotidiani, nell’estate 1960 avviò un’inchiesta attraverso una raccolta di dati sulla sperimentazione in Italia. Haussmann, restituendogli il questionario ricevuto, fotografò una situazione che registrava “fughe di assistenti-sperimentatori giovani”, per cui “se continua così, potremo tra poco chiudere bottega”: raccontando il caso della Stazione di Lodi, specificava che nell’ultimo decennio cinque sperimentatori avevano lasciato il lavoro “per ragioni di insufficiente retribuzione e carriera misera”, mentre altri quattro erano “passati dal ruolo di sperimentatori alla carriera burocratica nello stesso Ministero, perché questa rende di più”; ai concorsi si presentavano spesso “degli scarti che non si sono sistemati altrove”. E concludeva: “il Ministero è perfettamente edotto della situazione, ma non provvede… da 20 anni”110IbidemLettera di G. Haussmann a A. Buzzati Traverso, Lodi 12 agosto  1960, prot. 11350. Haussmann si era sfogato con il direttore della Stazione sperimentale di Risicoltura di Vercelli: “Mezzi e personale sono anacronistici, le carriere private non solo di attrattiva per i meglio dotati, ma scostante anche per gli asini. Se si vuole chiudere le nostre Stazioni siamo sulla buona strada: ma non ci vengano a blaterare del MEC e degli impegni che esso impone, altrettanto all’agricoltore quanto al Governo, di veder migliorata la tecnica che richiede continuo aggiornamento, anche scientifico. Dopo Convegni e Congressi (mondiali!) sulla sperimentazione, tutto resta come prima, e cioè va indietro” (Lettera di G. Haussmann a Giovanni Sampietro, Lodi 10 novembre 1959, prot. 10626)..

Nel dicembre 1960 si svolse a Roma un  nuovo convegno sulla sperimentazione; Haussmann pubblicò su “L’informatore agrario” un articolo che faceva il punto della questione. Nelle settimane precedenti non aveva potuto occuparsi della riforma della sperimentazione, perché era stato molto occupato per un viaggio in Algeria (seconda metà di ottobre) e per continui spostamenti: a Parigi (7-8 novembre), a Roma (13-14 novembre), Perugia (15-16 novembre), di nuovo a Roma (17-18 novembre). Affidò pertanto la bozza delle sue proposte di riforma al gruppetto che ruotava attorno a Zannone-Rotili, suggerendo che un giovane sperimentatore si facesse portavoce delle richieste della categoria. Haussmann, che godeva di un’autorevolezza straordinaria presso i giovani sperimentatori, incoraggiava chi si stava impegnando:

Cerchiamo tutti a non perdere le speranze e sovratutto la forza di resistenza: il mondo non cambia se non ci sono proteste111IbidemLettera di G. Haussmann a L. Zannone, Lodi 3 novembre  1960, prot. 11496..

Sull’onda delle pressioni della base il Consiglio Nazionale delle Ricerche emanò delle norme per il reclutamento di ricercatori a contratto, che furono giudicate da Haussmann “di estremo interesse per il potenziamento della sperimentazione in Italia”, poiché venivano “ad orientare la mentalità dei giovani studiosi verso una libera competizione di intelligenza” e rappresentavano “un’ardita rottura con la tradizione”112Ibidem, cart. P. 26 novembre 1960 – 10 marzo 1962, Lettera di G. Haussmann a G. Polvani (presidente del CNR), Lodi 10 dicembre  1960, prot. 11611.. Haussmann seguiva attentamente il dibattito sulla stampa e sulle riviste specializzate. In una lettera a Campanello, giornalista de “La Gazzetta del popolo” di Torino, segnalava nel gennaio 1961 alcuni dati statistici, a integrazione di un articolo da lui pubblicato: il numero medio degli sperimentatori per Istituto era di 2,5, mentre la quota di spesa per la ricerca agronomica rispetto al prodotto interno lordo era di 0,02% per l’Italia a fronte di 0,13% in Francia e 0,95% in Olanda113 IbidemLettera di G. Haussmann a F. Campanello, Lodi 20 gennaio 1961, prot. 11708.. Era cambiato ben poco da quando Haussmann nel 1949 aveva denunciato che gli sperimentatori in Italia erano “appena una sessantina, in media 2-3 per Istituto, mentre “nella sola Stazione di Ricerche Agronomiche e di Pedologia di Groninga (Olanda) lavorano 25 sperimentatori e 180 tra chimici analisti e aiuti, con la capacità di compiere in 4 laboratori 7.500 analisi al giorno”; per Haussmann una parte di responsabilità era degli stessi agricoltori che si limitavano a “dimostrare il loro consueto scetticismo e apatia” anziché far pressione sul governo114Ibidem,cart. P. 5 aprile 1948 – 30 giugno 1950, Lettera di G. Haussmann a Vincenzo Carocci Buzzi, Lodi 27 dicembre 1949, prot. 659..

Ma non si arrivò in quei mesi, nonostante una situazione politica più tranquilla dopo la fine del governo Tambroni, a ottenere quella riforma della sperimentazione che veniva da tanti invocata. Del resto Haussmann, mentre si impegnava a fondo per ottenerla, restava dubbioso sull’esito; aveva scritto, subito dopo il convegno del dicembre 1960, a uno sperimentatore italiano “emigrato” in un centro di ricerca svedese: “Mi domando se servirà qualche cosa”115 Ibidem,cart. P. 26 novembre 1960 – 10 marzo 1962, Lettera di G. Haussmann a Franco Grazi, Lodi 19 dicembre 1960, prot. 11637..

Haussmann e il Mezzogiorno

Il primo contatto di Haussmann con il mondo agricolo meridionale era avvenuto nell’autunno 1950. Precedentemente aveva intrattenuto corrispondenza con agricoltori che si erano rivolti a lui per consulenze. Partì per il suo “viaggio di studio” nell’Italia meridionale il 24 settembre e rientrò a Lodi il 4 novembre. Le sue tappe furono costellate da visite ad aziende e da sopralluoghi a terreni e paesaggi agrari: Firenze (25 settembre), Pisa (26), Volterra, Cecina, Grosseto (27), Maremma grossetana e Chiusi (28), Perugia (29), Assisi e monte Subasio (30), Aquila e Ovindoli (1 ottobre), Roma, Maccarese (2), Roma (3-4), Civitavecchia e Montalto di Castro (5), Roma-Foggia (6), Cerignola (7), Lucera (8), Ortanova (10), Manfredonia (11), S. Marco in Lamis (12), Monte Sant’Angelo, Rodi Garganico e Foresta Umbra (13), San Nicandro e Apricena (14), Bari e Potenza (15), Castel del Monte (16), Lecce e Arneo (17), Crotone (18), Santa Severina e Camigliatello (19), Crotone (20), Capo Rizzuto, San Leonardo, Cutro, Reggio Calabria (21), Catania (22), Lentini e Augusta (23), Catania (24), Siracusa (25), Palermo (26), Corleone (27), dintorni di Palermo (28), Palermo-Napoli (29), Isolatella (30), Marcianise e Caserta (31), Napoli-Roma (1 novembre), Roma (2-3)116Ibidem, cart. P. 1 luglio 1950 – 17 maggio 1952, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 18 novembre 1950, prot. 2129. Con questa lettera Haussmann chiedeva l’indennità di missione al ritorno dal “viaggio di studio sulla foraggicoltura in Italia Centro-Meridionale”: lire 82.777 per indennità di missione, lire 25.625 per biglietti di trasporto, lire 4.000 per spese di auto a noleggio..

Nell’autunno 1951, dal 20 ottobre al 5 novembre, visitò la Sardegna. Dai due viaggi compiuti a distanza di un anno Haussmann comprese che la Stazione di Praticoltura di Lodi, essendo l’unico centro sperimentale italiano nel settore foraggero, non poteva limitarsi a essere un punto di riferimento per l’agricoltura delle regioni settentrionali: doveva avere sue sezioni staccate nell’Italia meridionale e insulare. All’agricoltore Angelo Ferrone, con azienda agricola a Bella (Potenza), che gli chiedeva una consulenza per i prati della sua azienda e auspicava l’apertura di un Istituto per le colture foraggere nel Mezzogiorno, Haussmann rispose di condividere la proposta:

È una necessità che avrà certamente un giorno la sua realizzazione, e io mi auguro che l’iniziativa possa avere successo proprio a Potenza, capoluogo di una zona che mi ha fatto l’impressione di una delle plaghe agrariamente (e non solo agrariamente!) più trascurate d’Italia. Ma il problema più grosso è quello di dotare un simile Centro di tecnici specialisti della materia: tali tecnici, al presente, mancano in modo assoluto. […] Credo pertanto che il primo passo da fare sia quello di formare degli esperti di foraggicoltura – compito di lunga lena, che evidentemente deve assumersi lo Stato117IbidemLettera di G. Haussmann a A. Ferrone, Lodi 13 febbraio 1952, prot. 3085..

Haussmann, alla luce dei problemi, soprattutto di personale, che in quel momento assillavano la sua Stazione era pessimista che il Ministero avesse l’intenzione di muoversi in quella direzione. La speranza si accese, come abbiamo visto, nel 1953 con l’arrivo alla Direzione generale di Paolo Albertario, il cui piano di trasformazione della Stazione in Istituto nazionale per le Colture foraggere era incentrato proprio sull’apertura di almeno due Sezioni nell’Italia centro-meridionale. Tutto però era precocemente naufragato per il trasferimento di Albertario.

La cooptazione nel Comitato mediterraneo della FAO e la partecipazione ai convegni internazionali di questo organismo ad Ankara, a Lisbona e a Roma, avevano approfondito la preparazione di Haussmann sulle tematiche dell’agricoltura del Mezzogiorno, anche se il baricentro della sua azione restava l’Italia settentrionale e centro-europea. Nella prima metà del marzo 1954 era ritornato in Sicilia visitando Palermo, Villalba, Acquaviva, Agrigento, Licata, Canicattì, Enna, Piazza Armerina, Caltagirone, Niscemi, Sortino, Agnone, Catania. Nel settembre 1956 Haussmann aveva trascorso circa due settimane in Calabria, visitando anche la Sila, e in Campania. All’inizio di giugno 1958 si recò in Puglia per tenere una relazione al convegno organizzato dalla Fiera di Foggia: visitò le zone della riforma del Materese e del Metaponto.

Ma a intensificare il legame con il Sud contribuì il rapporto con Danilo Dolci e il suo Centro studi e iniziative per la piena occupazione, da lui fondato a Partinico nel maggio 1958 e sostenuto da gruppi di amici in Italia e all’estero118Danilo Dolci era nato nel 1924 a Sesana (oggi Slovenia). Dopo un’esperienza presso la comunità di Nomadelfia, fondata da don Zeno Saltini, all’inizio degli anni Cinquanta si era trasferito in Sicilia, a Partinico, e aveva avviato un’azione sociale contro la miseria e la disoccupazione. Adottando il metodo della nonviolenza, attirò l’attenzione dell’opinione pubblica prima con la pratica del digiuno, poi con lo “sciopero alla rovescia” intrapreso da centinaia di lavoratori di Trappeto (1956) per dimostrare la possibilità di ridurre la disoccupazione con lavori pubblici. Ciò gli causò il primo arresto, seguito da processo e condanna. Dolci fondò a Partinico il Centro di studi e iniziative per la piena occupazione, sostenuto da volontari italiani e stranieri, e denunciò la collusione tra mafia e sistema politico. La più rilevante mobilitazione di massa riguardò la promozione della costruzione della diga sul fiume Jato. La sua azione educativa si fondò sul metodo maieutico, ossia sulla partecipazione attiva della persona al processo di coscientizzazione e di assunzione di responsabilità. Dolci è morto a Partinico il 30 dicembre 1997.; il rapporto epistolare con Dolci ebbe inizio nell’estate 1958119All’inizio degli anni Novanta ho incontrato Danilo Dolci alla Casa della Cultura a Milano: conservava ancora un vivo ricordo di Haussmann come di persona straordinaria per competenza e per disponibilità e mi inviò poi gli originali di alcune lettere scambiate tra loro, quanto era riuscito a recuperare in archivio a Partinico.. Dolci prima contattò Haussmann perché gli trovasse persone disposte a lavorare nel suo Centro, poi lo invitò a tenere una relazione in un convegno sull’agricoltura siciliana 120ISCF, cart. P. 12 maggio 1958 – 1 ottobre 1959, Lettere di G. Haussmann a D. Dolci, Lodi 17 luglio e 2 settembre 1958, prot. 9457 e 9512.. Il direttore della Praticoltura aveva già in programma un ritorno in Sicilia e quindi le rispettive esigenze si incontrarono. Il viaggio cominciò il 19 ottobre 1958; il 21 Haussmann era a Ragusa per visitare le colture foraggere e i pascoli caratteristici della zona, che servono di base per l’allevamento della razza modicana: a Modica arrivò in treno al mattino e un incaricato dell’Ispettorato agrario lo portò in automobile sull’altopiano che digrada dai monti Iblei, solcato da profondi “canyon” (localmente chiamati “cave”), in visita alle masserie della campagna modicana. Il 22 ottobre proseguì per Palermo e il 25 ottobre giunse a Partinico. Al convegno trattò un tema rispondente alla situazione locale: Significato e possibilità delle risorse foraggere nell’agricoltura siciliana121IbidemLettera di G. Haussmann a D. Dolci, Lodi 3 settembre 1958, prot. 9513.. Tra gli incontri siciliani lo colpì quello con il direttore dell’Istituto zootecnico di Palermo, Simone Schicchi, che ringraziò al rientro, esprimendogli “profonda stima per la Sua persona e per l’opera che con tanta coraggiosa perseveranza Lei sta svolgendo in seno al Suo Istituto” e ringraziandolo per aver ricevuto “il raro dono di un contatto che vale su un piano più altamente umano”, di cui serbava “il più riconoscente ricordo”122IbidemLettera di G. Haussmann a S. Schicchi, Lodi 3 novembre 1958, prot. 9652..

In novembre Dolci fu condannato in un processo in cui era imputato per aver occupato con un gruppo di contadini una trazzera dissestata e averla riparata (“sciopero alla rovescia”) allo scopo di dimostrare che c’erano lavori di pubblica utilità da eseguire per riconoscere di fatto il diritto al lavoro proclamato dall’art. 4 della Costituzione. Haussmann gli scrisse nel dicembre 1958 per solidarizzare con lui ma anche per dare un parere sulle attività del Centro:

La condanna del 26 novembre sembra confermare il giudizio che ci dobbiamo fare della giustizia umana, almeno nel nostro Paese; d’altra parte, è destino delle opere di bene l’essere osteggiate da coloro che sono in fallo, e sarebbe curioso che avvenisse diversamente: proprio questo ci persuade a perseverare nella via avversata da costoro, a non deflettere nonostante la disparità delle forze. Sono queste le testimonianze che contano e che col tempo cambiano il mondo. […] Le relazioni per il mese di novembre dei Suoi collaboratori mi hanno grandemente interessato; mi sembra che i passi intrapresi seguono la direzione giusta; […] del resto, la costante consultazione della Facoltà Agraria di Palermo è la migliore garanzia di buon andamento del lavoro sul piano tecnico. Deludente per contro l’atteggiamento dell’Ispettorato compartimentale, anche se non del tutto inatteso. […] Sono lieto dell’incontro positivo col dr. Schicchi, dal quale si potrà sempre sperare una valida assistenza scientifica e pratica. […] Questo vostro lavoro – nella caotica inconsistenza universale – ci fa guardare con tranquilla speranza agli anni avvenire123 IbidemLettera di G. Haussmann a D. Dolci, Lodi 16 dicembre 1958, prot. 9813..

Da Dolci e dai suoi collaboratori Haussmann riceveva un bollettino di informazioni, distribuito ai tanti amici delle iniziative di Dolci che si svolgevano nella zona di Partinico (Palermo) e di Menfi (Agrigento). A Haussmann si rivolgevano avendolo scelto come loro consulente in tema di agricoltura. Nel gennaio 1959, dopo aver espresso “la più convinta approvazione per il lavoro in corso”, consigliava di tentare la produzione in serre, per accedere al mercato con prodotti di primizia, e di “costituire cooperative per la trasformazione diretta del pomodoro su basi industriali”124IbidemLettera di G. Haussmann a Pasquale Malpede, Lodi 26 febbraio 1959, prot. 10036..

Il mese di aprile 1959 fu trascorso da Haussmann in Israele: fu ospitato nel kibbutz di Nahalal (Kishon) in Galilea, presso la famiglia di Barak Notkin, ma ebbe anche contatti con tecnici e studiosi dell’Università di Rehovot e con l’Agricultural Research Station di Bet El Dagan. Il viaggio era stato finanziato dalla società “La Foraggera”, che riproduceva e commercializzava i semi delle foraggere selezionati dalla Stazione di Praticoltura di Lodi. Fu un’esperienza intensissima sul piano personale e professionale:

La soddisfazione che ne ho riportata è superiore a ogni attesa, sia per l’interesse tecnico delle cose viste, sia per le molteplici constatazioni di altro ordine, sommamente istruttive, sia infine – e non certo in ultimo – per la suggestione particolare che emana, su un piano diverso, da questa culla del Cristianesimo. È un’esperienza, dunque, che per molti lati resterà per me fondamentale125

IbidemLettera di G. Haussmann a Claudio Cozzani, Lodi 20 aprile 1959, prot. 10137.

Haussmann assicurò il massimo appoggio alla costituzione dell’Associazione Italia-Israele avvenuta il 27 gennaio 1960 e ne dava la ragione: “Il mio primo incontro con lo Stato e il popolo di Israele mi ha profondamente interessato ai processi realizzati in quel Paese, e soprattutto mi ha legato con viva simpatia, anzi con sincera amicizia, sia a non pochi membri di quella collettività sia, idealmente, a tutta la comunità sociale di Israele” (Lettera a Ada Sereni, Lodi 4 gennaio 1960, prot. 19769).
.

Da Israele portò campioni di alcune foraggere per sperimentarli nell’Italia meridionale. Redasse poi un “Programma di sperimentazione su colture foraggere nell’Italia Centro-Meridionale”, che inviò a Guido De Marzi, dell’Istituto di tecnica e propaganda agraria: vi proponeva un piano di sperimentazione da attuare presso gli agricoltori più adatti per seguire le prove e si diceva disponibile per un giro di conferenze da attuare in autunno nel Mezzogiorno, compresa la Sardegna. Secondo Haussmann l’agricoltura israeliana aveva raggiunto risultati sorprendenti nella “coltivazione autunnale della bietola in coltura asciutta”, poiché aveva saputo incrementare la produzione delle radici di circa tre volte in confronto alle media comune di 500-700 quintali per ettaro, cosicché tale coltura in Israele rappresentava “la base incontrastata per il reperimento dei foraggi”126IbidemLettera di G. Haussmann a G. De Marzi, Lodi 13 maggio 1959, prot. 10222, allegato..

Haussmann avrebbe voluto che il Meridione imparasse da Israele, “un Paese più povero del nostro come ambiente e come economia”; consigliava ai Centri siciliani di Danilo Dolci di mandarvi dei borsisti a rendersi conto di persona “di come si sta riscattando un’altra… Sicilia!”127 IbidemLettera di G. Haussmann a Pasquale Malpede, Lodi 14 maggio 1959, prot. 10226.. Intanto si dava da fare per procurare gratuitamente al Centro per la piena occupazione le sementi che richiedeva; al contempo li incoraggiava a non perdersi d’animo di fronte agli ostacoli, perché erano “una cosa scontata in partenza” in iniziative di rottura come la loro e “il segreto della riuscita sta nel perseverare”128IbidemLettera di G. Haussmann a D. Dolci, Lodi 12 giugno 1959, prot. 10296.. Probabilmente, mentre scriveva questo il 12 giugno 1959 a Danilo Dolci, la cui attività era ostacolata dalla mafia, Haussmann lo diceva anche a se stesso, che remava in una burrasca di difficoltà: infatti quattro giorni dopo confidava a De Marzi che la Stazione era “sull’orlo di chiudere i battenti” e permaneva erratica “l’incomprensione degli organi più direttamente responsabili della sopravvivenza della Stazione”129IbidemLettera di G. Haussmann a G. De Marzi, Lodi 16 giugno 1959, prot. 10315..

Nell’autunno si sobbarcò al giro di conferenze promesso a De Marzi: la prima tappa a Oristano (24 settembre), poi a Potenza (28), a Catanzaro (30), a Enna (3 ottobre) e poi nei Centri di iniziativa sociale di Dolci130In dicembre Dolci mandò a Haussmann il testo di una monografia su Corleone e di un saggio di Malpede, esprimendo gratitudine per “tutte le indicazioni, tutte le correzioni, che credeva opportuno segnalare”; lo informava anche che “qui il lavoro procede sereno e sempre più approfondito: sono 20 persone che lavorano sodo” (Lettera di D. Dolci a G. Haussmann, Partinico 16 dicembre 1959, originale in possesso di E. Ongaro).. In Sardegna e in Sicilia le discussioni tecniche con gli operatori locali erano state accese e approfondite: Haussmann, osteggiato da chi era vincolato alla tradizione del latifondo, insisteva che non era possibile fare a meno delle colture foraggere senza intaccare la fertilità dei terreni adibiti ai soli cereali. Al rientro, ringraziando il prefetto di Catanzaro per l’accoglienza ricevuta, si augurava che “il Suo interessamento [fosse] di esempio agli agricoltori della zona, tuttora poco orientati verso la produzione zootecnica-foraggera, nonostante qualche lodevole eccezione”131 ISCF, cart. P. 1 ottobre 1959 – 26 novembre 1960, Lettera di G. Haussmann al prefetto di Catanzaro, Lodi 12 ottobre 1959, prot. 10528..

Pur assediato dagli impegni Haussmann continuò a seguire le vicende del gruppo di Dolci in Sicilia: nel giugno 1960, appena tornato dal congresso internazionale della FAO e prossimo a partire per il Congresso mondiale delle foraggere, egli raccomandava a Dolci, che stava organizzando un convegno sull’irrigazione in Sicilia e un libro sugli “sprechi” d’acqua, di far emergere chiaramente “che la prima causa dello spreco dell’acqua va ravvisata nell’incompiutezza e frammentarietà degli interventi degli Organi statali e regionali (canalizzazione di scarico insufficiente o inesistente, viabilità scadente, mancanza di organizzazione dei comprensori di utenti, persistenza dell’abigeato che esclude l’utilizzazione delle acque per foraggi e la stessa vita nei poderi in campagna […] e come causa del tutto secondaria l’impreparazione tecnica del contadino), giacché altrimenti si perde il senso della priorità degli interventi e quello della gerarchia dei valori”132IbidemLettera di G. Haussmann a D. Dolci, Lodi 21 giugno 1960, prot. 11279.. Una volta ricevuti gli Atti del convegno li commentò, in una lettera a Danilo – nella quale esordiva, come al solito, con “caro Amico” – contestando, tra l’altro, l’affermazione che la storia della poca sicurezza nelle campagne era soltanto “un mito”: era ingenuo credere, ribatté Haussmann, che con il diffondere gli insediamenti in campagna l’abigeato sarebbe scomparso: “la sicurezza delle campagne è una condizione pregiudiziale per gli stessi insediamenti e va raggiunta con qualunque mezzo idoneo”133 IbidemLettera di G. Haussmann a D. Dolci, Lodi 14 settembre 1960, prot. 11412..            

Anche dal punto di vista sociale Haussmann guardava a Israele come a un modello: lo aveva affascinato l’esperienza dei kibbutz, in uno dei quali egli era vissuto durante il suo mese di permanenza nello Stato ebraico. Aveva scritto dopo il rientro ad un amico tedesco: “My feelings have been conquered by the fundamental ethical superiority (as compared with Europe) of the farmers communities, which are the basis of Israel life and represent one of the highest realizations (and not only velleities!) of human society134

IbidemLettera a F. Sternberg, Lodi 4 agosto 1959, prot. 10419 (“I miei sentimenti di simpatia sono stati conquistati dalla fondamentale superiorità etica – rispetto all’Europa – delle comunità agricole, che sono la base della vita israeliana e rappresentano una delle più alte realizzazioni – e non soltanto velleità! – della società umana”).

Alcuni anni dopo ricordò: “I had the luck to stay for some time in Galilea, learning the organization of life of the local kibbuzim and moshavim (I lived then in Nahalal), being interested in the social structure of the farmers life in Israel, for my own work in Italy” (”Ho avuto la fortuna di vivere per qualche tempo in Galilea e di apprendere l’organizzazione della vita dei kibbuzim e moshavim locali – vivevo a Nahalal – essendo interessato alla struttura sociale della vita degli agricoltori, in relazione al mio lavoro in Italia”) (cart. P. 29 marzo 1963 – 22 novembre 1963, Lettera di G. Haussmann a Ben Ari, Lodi 12 aprile 1963, prot. 13429).

L’eco di questo innamoramento di Haussmann per il modello economico-sociale delle comunità agricole israeliane (Kibbutz e Moshav Ovdim) è presente nelle pagine de La terra e l’uomo del 1964 (pp. 540-557).

. Tuttavia era consapevole che “le forme di vera ‘comunità’ siano riservate per ora ad una élite, laddove tutta l’educazione del Paese, sin da bambini, non abbia a inculcare una differente scala di valori”, per cui nel contesto italiano si doveva mirare a realizzare “la piccola proprietà contadina cooperativistica”135Ibidem, cart. P. 1 ottobre 1959 – 26 novembre 1960, Lettera di G. Haussmann a P. Malpede, Lodi 16 agosto 1960, prot. 11361.. Al kibbutz presso cui era stato nel 1959 Haussmann indirizzò Michele Mandiello, perito agrario del Centro per la piena occupazione di Menfi, che nel febbraio 1961 si apprestava a partire per Israele136Ibidem, cart. P. 26 novembre 1960 – 10 marzo 1962, Lettera di G. Haussmann a M. Mandiello, Lodi 20 febbraio 1961, prot. 11822..

Ai primi di giugno 1961 era in programma, a Menfi, il secondo convegno sull’irrigazione: un pressante invito fu rivolto a Haussmann affinché partecipasse con una relazione sulla produzione foraggera nella Sicilia occidentale. Ma egli non poté aderire, nonostante desiderasse dimostrare la sua vicinanza a chi operava, tra mille difficoltà, per il riscatto del Mezzogiorno. Rispose però con una lunga lettera di sette cartelle – una relazione informale – per offrire dei punti di riferimento da tenere presenti “come concetti-chiave per avviare l’impresa foraggera-zootecnica meridionale ad una impostazione razionale”:

Senza il bestiame e senza una coltura da foraggio almeno intercalare il terreno, specie quello pesante, degrada rapidamente nelle condizioni di irrigazione e diventa inospitale anche per le piante ortive, industriali o fruttifere, che più allettano per il loro reddito. L’apporto di fertilità attraverso le foraggere va dunque assicurato in ogni modo, giacché tutte le altre soluzioni finora proposte e adottate per evitare il ricorso a tali colture si sono dimostrate più dispendiose e meno efficienti ai fini del mantenimento dell’equilibrio biologico nel suolo. Anche con modeste quantità di acqua si possono ottenere risultati cospicui, purché l’irrigazione sia tempestiva.

Consigliava gli erbai a preferenza dei prati, “a motivo della migliore utilizzazione da parte dei primi dell’acqua irrigua”. Fra gli erbai estivi più resistenti alla siccità consigliava i Sorghi del gruppo Exiguum (Dolce Sudanese, Satiro e simili) e del gruppo Milo a taglia bassa (ibridi stabili), il Mais Caragua; scartava invece i Sorghi ibridi di prima generazione, allora di moda (BeefbuilderSiloking); in caso di maggior disponibilità d’acqua si poteva associare alle specie precedenti la Vigna sinensis. Prendendo a riferimento l’esperienza fatta in Israele, ribadiva che “nell’azienda irrigua mediterranea i foraggi vanno reperiti essenzialmente dagli erbai”. Ma il coltivare erbai significava anche imprimere all’azienda un indirizzo intensivo, di cui non andavano sottovalutati gli oneri: necessità di maggior capitale circolante per l’acquisto frequente di sementi e concimi; potenziamento delle attrezzature (falciatrici, mezzi di trasporto del foraggio, silos a trincea, trinciatura dei foraggi); carico di stalla commisurato alla disponibilità di foraggi prodotti in azienda; inserimento della barbabietola da foraggio nelle rotazioni. Haussmann si diceva consapevole dei forti ostacoli (di strutture e di mentalità) a queste innovazioni, ma concludeva:

Io tuttavia sono convinto che con pazienza e con tenacia i coltivatori veramente interessati alla redenzione delle loro terre arriveranno un po’ per volta ad aver ragione di tutti gli impedimenti, tecnici o meno, giacché le risorse e le energie che può mettere in moto nell’animo umano un impegno fermo di sopravvivere sono davvero sorprendenti e imprevedibili137IbidemLettera di G. Haussmann a M. Mandiello, Lodi 18 maggio 1961, prot. 12022..

Haussmann avrebbe invece partecipato al III Convegno per lo sviluppo della zona di Menfi dal 2 al 4 novembre 1962138Lettera di G. Haussmann a D. Dolci, Lodi 20 ottobre 1962, originale in possesso di E. Ongaro. Nella lettera Haussmann gli comunicava di soffrire di colite cronica e quindi di dover stare attento nel mangiare, invece lo esonerava da spese a suo riguardo, anche di viaggio, poiché la sua missione rientrava nelle mansioni di ufficio.. Il rapporto con il gruppo di Dolci fu intenso per molti anni, fino all’esaurirsi della forza propulsiva di quell’esperienza, a seguito anche di divisioni interne, e all’orientarsi di Dolci in altre direzioni di ricerca: restarono comunque immutati l’affetto e la stima reciproci139 “Ti ricordo sempre con profondo affetto, tuo Danilo” concludeva Dolci una lettera in cui aveva chiesto a Haussmann di inviargli sementi per un prato misto all’inglese (ISCF, cart. 27 maggio 1968 – 21 agosto 1968, Lettera di D. Dolci a G. Haussmann, Partinico 26 giugno 1968, prot. 568).. L’interesse per il Sud dell’Italia, ma più in generale per il Sud del mondo – allora chiamato Terzo Mondo – fu sempre vivo, alimentato dai viaggi nei Paesi del Mediterraneo meridionale (Turchia, Israele, Cipro, Tunisia, Algeria, Marocco) e dallo studio di saggi sull’agricoltura e sulla pedologia di altri continenti. Del Mezzogiorno italiano amò in particolare la Sicilia dove tornava “sempre con rinnovata meraviglia, quasi per un richiamo della vitalità inesauribile di questa culla della civiltà mediterranea”140ISCF, cart. 21 marzo 1974 – 26 giugno 1974, Lettera di G. Haussmann a Salvatori Foti, Lodi 29 aprile 1974, prot. 580..

Haussmann e il Lodigiano

Fin dai primi tempi del suo arrivo alla Stazione sperimentale di Praticoltura Haussmann si era sentito impegnato a costruire una rete di relazioni di collaborazione con gli agricoltori lodigiani, coltivando un cordiale rapporto umano e prestando loro ogni richiesta consulenza. Per questo era solito, nella mattinata del sabato, recarsi in bicicletta in piazza della Vittoria a Lodi – dove tradizionalmente si radunano gli agricoltori allo scopo di combinare affari e scambiarsi consigli – per prendere contatto diretto con loro: da quegli incontri nacquero alcune collaborazioni sperimentali, come quelle con l’agricoltore Giuseppe Carini di Castelnuovo Bocca d’Adda o con i fratelli Cattaneo della cascina Monticelli di Villanova sul Sillaro o con Antonio Boselli, agricoltore di cascina Isella di Pieve Fissiraga, che sperimentò un trifoglio violetto (denominato Isella) i cui semi vennero spediti in molti Paesi nel mondo, grazie alla collaborazione con la Stazione di Praticoltura diretta da Haussmann141IbidemLettere di G. Haussmann a A. Boselli, Lodi 30 marzo e 11 aprile 1949 (prot. 304 e 367). Altri agricoltori del Lodigiano che hanno chiesto e ricevuto consulenze da Haussmann: Chiodi di Maleo, Felice Goldaniga di Codogno, Giuseppe Carini di Castelnuovo Bocca d’Adda, Giuseppe Arfini di Corno Vecchio, Carlo Biancardi di Maccastorna, Romolo Grassi con cascina a S. Colombano al Lambro ma abitante a Milano, Fausto Dordoni di Caselle Landi, Andrea Aiolfi di Cavenago d’Adda, f.lli Cattaneo di Villanova sul Sillaro, Pier Giovanni Rossi di Valera Fratta, Papetti di Lodi, Giovanni Andena di Pieve Fissiraga.. A Boselli che, dopo aver letto una Relazione dell’attività sperimentale della Stazione, gli aveva inviato delle osservazioni critiche, aveva risposto ringraziandolo “per l’attenta e meditata lettura”, che l’aveva ampiamente ripagato della fatica della stesura142Ibidem, cart. P. 2 febbraio 1956 – 28 febbraio 1957, Lettera di G. Haussmann a A. Boselli, Lodi 28 febbraio 1956, prot. 7332..

Il rafforzamento del suo legame con il territorio lodigiano, con uomini e istituzioni, era finalizzato a trovare sostegno e coagulare consenso attorno all’opera di rilancio e di rinnovamento della Stazione. I deputati eletti nel Lodigiano – da Arcaini a Beccaria, da Alboni a Zoppetti – furono più volte contattati da Haussmann per sollecitare il Ministero dell’Agricoltura o il ministro in persona a rispondere alle istanze di finanziamento e di funzionalità dell’attività della Stazione.

Molto presto si era iscritto all’associazione Amici della Musica, che organizzava concerti di musica classica con esecuzioni di grandi artisti; invitava a partecipare anche i giovani sperimentatori, specialmente se da poco approdati a Lodi, come stimolo per un più proficuo inserimento nel contesto cittadino143Testimonianza orale di Andrea Polesello a E. Ongaro, Lodi 10 agosto 2006. Polesello arrivò alla Stazione di Praticoltura di Lodi nel dicembre 1954; era stato contattato da un ex compagno della Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze, Giancarlo Chisci, che lavorava con Haussmann dall’anno precedente..

Nel 1950 Haussmann era stato cooptato nel Comitato direttivo della Fiera del Latte e nel Rotary Club di Lodi. Rispondendo al presidente del Rotary che gli comunicava la notizia della sua elezione, aveva affermato:

Desidero ringraziare vivamente Lei e i membri del benefico Sodalizio per l’amichevole disposizione e per la fiducia dimostrata nei miei riguardi. Spero di essere degno dell’una e dell’altra, in quanto quelle che sono le finalità del Rotary hanno sempre valso per me come metodo e norma di vita, anche se purtroppo sono conscio di essere rimasto ben spesso al di sotto del modello. L’appartenenza all’eletto consesso mi sarà d’aiuto, ne sono certo, nell’adempiere meglio – d’ora innanzi – alle comuni aspirazioni e nel rappresentare compiutamente la categoria di cui faccio parte144ISCF, cart. P. 5 aprile 1948 – 30 giugno 1950, Lettera di G. Haussmann a Clodomiro Draghi, Lodi 22 maggio 1950, prot. 943..

Haussmann era affascinato dalla bellezza della città di Lodi, di alcuni suoi monumenti in particolare: presso il tempio civico dell’Incoronata (1488), lo scrigno artistico della città, si recava la domenica per partecipare alla messa. Scrivendo a un madrileno che aveva soggiornato presso la Stazione, aveva accennato all’insigne monumento con questa espressione: “Incoronata, opera d’arte e di umanità che non cessa di destare la mia ammirazione”145Ibidem, cart. P. 2 febbraio 1955- 31 gennaio 1956, Lettera di G. Haussmann a Emilio Gomez Ayan, Lodi 23 giugno 1955, prot. 6754.. Avendo ricevuto in omaggio dalla Banca Popolare di Lodi un volume sul barocco lodigiano, si era autodefinito “lodigiano d’adozione, e non dei meno gelosi della conservazione delle opere d’arte locali”; si rammaricava che la maggior parte dei cittadini “spesso a Lodi ignora del tutto l’aspetto artistico”146Ibidem, cart. 9 novembre 1968 – 31 dicembre 1968, Lettera di G. Haussmann al direttore della Banca Popolare di Lodi, Lodi 19 novembre 1968, prot. 1206..

Nell’ottobre 1958 il Gruppo Industriali Lodigiani organizzò una “Giornata dell’economia lodigiana”: Haussmann fu tra i relatori dell’importante convegno, trattando il tema Problemi agronomici del Lodigiano. Di fronte ai problemi posti dall’entrata in vigore del Mercato Comune Europeo Haussmann analizzò in particolare quello dell’abbassamento dei costi di produzione: questo era sì ottenibile procurando nell’azienda stessa la quasi totalità degli alimenti occorrenti, “senza ricorrere ai costosi concentrati reperibili sul mercato”, ma bisognava soprattutto puntare maggiormente, rispetto al passato, sulla qualità dei foraggi, valutandoli “in Unità Foraggere, in calorie, in tenore proteico, anziché in quintali di peso complessivo, unico criterio seguito dalla maggioranza dei coltivatori”. Sul versante del risparmio nei costi della manodopera, Haussmann indicava tre soluzioni: la meccanizzazione, la tecnica del prato pascolato a rotazione e quella della stabulazione all’aperto. Rivendicò poi alla sua Stazione di avere compiuto “i primi studi e le prime concrete impostazioni riguardanti sia il miglioramento qualitativo dei foraggi locali, sia la tecnica del prato pascolato e il moderno macchinario di raccolta, sia infine l’insilamento dell’erba verde con i più recenti mezzi conservativi, nonché il complesso procedimento della disidratazione”. Concludeva spronando gli agricoltori a e evolversi tecnicamente:

Sono passati i tempi del quieto indulgere alle tradizioni, del regolarsi su quello che fa il vicino; occorrono nozioni tecniche solide, e coraggiose iniziative; e chi si attarda sulle posizioni acquisite rischia di essere travolto nella incessante, enormemente accresciuta competizione. […] Abbiamo la sensazione che in effetti gli agricoltori lodigiani non resteranno indifferenti di fronte alle sollecitazioni della tecnica moderna, purché li sovvenga la necessaria tranquillità per la stabilità dei prezzi, cui sin da ora dà buon affidamento la stabilità della domanda per i principali prodotti dell’azienda locale147

G. Haussmann, Problemi agronomici del Lodigiano, in Atti del convegno “Giornata dell’economia lodigiana”, 12 ottobre 1958, pp. 14, (dattiloscritto rilegato conservato presso la Biblioteca Laudense).

Un ampio servizio sulla Stazione di Praticoltura – in cui era espresso rammarico per lo scarso interesse dei cittadini verso un’istituzione “che ha dato e continuerà a dare lustro a Lodi” – era stato pubblicato dal periodico della Democrazia cristiana di Lodi dopo la realizzazione dell’edificio Convitto per tecnici e sperimentatori: Da trent’anni a Lodi si studiano problemi agricoli locali e nazionali (in “Il Broletto”, 14 settembre 1955).

Il sistema agricolo lodigiano non aveva ancora subito gli sconvolgimenti dei decenni seguenti e la fiducia di Haussmann in un appropriato e razionale uso della tecnica moderna non era ancora stata scalfita.

Haussmann viaggiava in continuazione anche nel Lodigiano, con l’autombile di servizio per incombenze di ufficio148Autista in servizio alla Stazione, dal 1958, era Ugo Sturaro, che accompagnava Haussmann anche per i suoi spostamenti in città poco servite dai mezzi pubblici o per sopralluoghi a campi sperimentali. Sturaro ricorda di Haussmann la precisione metodica e il rispetto delle persone (Testimonianza orale di U. Sturaro a E. Ongaro, Lodi 24 agosto 2006)., e il suo sguardo scrutava e interpretava ogni segno di antropizzazione del suolo: il fittissimo sistema irriguo, le grandi cascine, la predominanza del prato, l’identità foraggero-zootecnica-casearia. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta egli stava lavorando alla stesura della sua opera fondamentale La terra e l’uomo. Non è da escludere che sia stata proprio l’osservazione del rapporto uomo-terra nel Lodigiano a suggerirgli la categoria dell’agricoltore “simbionte”, alla cui luce egli interpreta tutta la storia dell’intervento umano nel corso dei secoli. Il Lodigiano infatti era una terra pedogeneticamente povera, la cui fertilità è stata costruita dalle comunità di agricoltori e contadini che soprattutto dal XII secolo hanno saputo valorizzare la dolce pendenza del suolo e la ricchezza d’acqua impiantandovi un sistema colturale che faceva perno sul prato, in quanto il prato è una coltura che induce fertilità nel suolo149E. Ongaro, L’intervento dell’uomo dal Mille ai nostri giorni, in Idem (a cura di), Il Lodigiano. Itinerari su una terra costruita, Lodigraf, Lodi 1989, pp. 57-85.. La simbiosi tra uomo e terra è stata tra Adda e Lambro un modello esemplare – purtroppo mutilata dalla mancata simbiosi tra uomo e uomo, dallo sfruttamento della classe contadina – ed è arrivata intatta fino alla metà del secolo XX. E mi pare ispirata dalla contemplazione del paesaggio agrario lodigiano, prima della devastazione degli ultimi decenni, la descrizione del paesaggio della pianura lombarda irrigua che Haussmanni ha mirabilmente tracciato in un passo de La terra e l’uomo:

La fiorente pianura lombarda [è] zona tra le meglio organizzate del mondo dal lato tecnico, e tra le più produttive, in cui accanto ai prati (prevalenti) e ai cereali prospera una intensa pioppicoltura, che fiancheggia con alte cortine i canali irrigui e ripartisce il territorio a scacchiera, quasi in una successione architettonica di raccolte stanze verdi150G. Haussmann, La terra e l’uomo. Saggio sui principi di agricoltura generale, Boringhieri, Torino 1964, p. 383..

Questa immagine del territorio agrario lodigiano come un susseguirsi di “raccolte stanze verdi” resta tra le più affascinanti e la si può ritrovare ora soltanto in alcuni pochi angoli, là dove un qualche saggio agricoltore ha mantenuto il senso della bellezza e conserva la tradizionale piantata padana come reliquia da offrire agli sguardi di chi la sa godere.

In collaborazione con Marco Sibani, Haussmann era stato l’animatore, nel dicembre 1965 di un convegno svoltosi a Lodi sui problemi dell’agricoltura; la loro relazione aveva trattato i Costi della produzione foraggera nell’azienda irrigua della Bassa Lombarda151ISCF, G. Haussmann e M. Sibani, Costi della produzione foraggera nell’azienda irrigua della Bassa Lombarda. Atti del Convegno di Lodi 2 dicembre 1965, estratto, Camera di Commercio Industria e Agricoltura, Milano 1966, pp. 34. Haussmann protestò il giorno seguente con la direzione del “Corriere della sera” per le imprecisioni contenute nell’articolo del quotidiano dedicato al convegno.. Per dare continuità allo studio di questa tematica i due esperti diedero avvio al Centro Studi economico-tecnici sull’allevamento bovino (CSETAB), con sede presso l’Istituto Agrario di Codogno, per l’attività del quale Haussmann ogni anno cercava finanziamenti presso diverse istituzioni e banche.

Col passare degli anni Haussmann era divenuto una presenza familiare per gli operatori economici e culturali di Lodi. La sua figura severa, i suoi modi signorili e riservati sono rimasti nella memoria di chi lo ha conosciuto. Non rinunciava comunque talvolta a delle prese di posizione decise. Ne è rimasta traccia in una lettera rivolta al segretario del Rotary Club di Lodi, avv. Angelo Padovani, dopo aver letto sul “Bollettino” del sodalizio la lettera di un Rotary brasiliano in sostegno alla dittatura militare:

Il silenzio potrebbe significare l’avallo incondizionato dell’incredibile missiva. Ricordo anzitutto che perfino al Sommo Pontefice sono state rivolte documentate invocazioni dal clero brasiliano, che denunciava le torture subite dai detenuti politici – anche religiosi – nel loro Paese. Ma forse una più immediata testimonianza si ricava dalla corrispondenza di un inviato speciale della “Stampa”, giornale indipendente ed equilibrato, nel suo n. 26 del 31 gennaio 1971, di cui le accludo il testo e sarò grato se vorrà dare lettura della parte sottolineata. […] Credo che la lettura di questo brano è il solo commento – ma doveroso – che possiamo fare di fronte alla pubblicità data ad un “messaggio” che non riesco a qualificare152Ibidem, cart. 2 gennaio 1971 – 24 marzo 1971, Lettera di G. Haussmann a Angelo Padovani, Lodi 2 febbraio 1971, prot. 153. Haussmann aveva scritto, essendo impedito di partecipare ai previsti meeting del Rotary perché impegnato in incontri al Ministero..

Nel 1974, in occasione della tradizionale festa del patrono di Lodi (19 gennaio, S. Bassiano), sarebbe stato attribuito a Giovanni Haussmann il “Fanfullino della riconoscenza”, onorificenza assegnata ai cittadini di Lodi che si siano distinti per le loro qualità umane e professionali e abbiano contribuito a portare il nome di Lodi nel mondo153Il settimo “Fanfullino” al prof. Giovanni Haussmann, in “Il Cittadino”, 25 gennaio 1974. Articoli sull’avvenimento anche in “Il Giorno”, “La Notte”, “Avvenire”, “Corriere dell’Adda”: Si veda anche: Familia Ludesana, Fanfullino della Riconoscenza. Venticinquesimo 1968-1992, Tip. La Grafica, Lodi 1993, p. 19.. Con quale spirito egli ricevesse il premio può essere rintracciato in un post scriptum allegato a un suo curriculum vitae, redatto probabilmente in occasione di un altro premio ricevuto:

Non sta a me giudicare quale sia l’opera massima che possa costituire una benemerenza di fronte alla società; ritengo tuttavia che il lavoro svolto a Lodi per creare dal nulla un Istituto sperimentale, oggi noto ovunque nel mondo e largamente interpellato dagli agricoltori italiani ed anche dai tecnici stranieri, sia da considerarsi un contributo utile per il nostro Paese, specie se si tien conto delle notevoli difficoltà incontrate in tale realizzazione, e che tuttora permangono. Il merito comunque in codesto raggiungimento va ugualmente ai miei collaboratori, sia nell’Amministrazione, sia nel personale scientifico e tecnico della Stazione. […] Supposto che la mia attività possa considerarsi un “successo”, la “chiave” di esso non ha nulla di inedito: operare secondo coscienza154ILSRECO, Carte G. Haussmann, Curriculum di G. Haussmann, [1967]..

Lavoro a tutto campo

Lavoro faticoso in molteplici direzioni era quello di Haussmann: dirigere la Stazione di Praticoltura con i suoi numerosi progetti di sperimentazione collegiale in corso e con un personale sempre inferiore alle esigenze, tenere conferenze per tecnici agrari in regioni diverse, partecipare a congressi, rispondere a consulenze scritte, eseguire sopralluoghi a campi sperimentali, intervenire a Roma alle sedute dei vari Comitati di cui era membro presso il Ministero dell’Agricoltura e presso la FAO, partecipare alle sedute a Bruxelles o Parigi presso gli organismi della CEE o di OECE e EUCARPIA. Si concedeva pochi momenti per la famiglia; per sé soltanto le due o tre settimane di ferie, che soleva trascorrere da solo in Valle d’Aosta: dall’inizio degli anni Sessanta a SaintJacques, piccolo nucleo abitativo in fondo alla Val d’Ayas, dove era parroco don Michele Do, persona di profonda spiritualità e cultura, con cui Haussmann si trovò in sintonia: nei primi anni soggiornò all’albergo Tourmalin, dal 1963 all’albergo Genzianella155Di anno in anno, nel fare la prenotazione alberghiera, Haussmann raccomandava alla proprietaria dell’albergo Genzianella, Norma Fosson Vitalini, che gli fosse assegnata “la solita cameretta (n. 20)”, tranquilla e isolata rispetto alle altre (ISCF, Lettere di G. Haussmann, 5 maggio 1967, prot. 748 e 2 maggio 1968, prot. 244)..

Coltivava le poche amicizie come un dono prezioso. Nella ristretta cerchia di amici entrò Luigi Morandi, vice presidente della società chimica Montecatini, che sostenne sempre gli sforzi di Haussmann per potenziare le strutture della sua Stazione. Questi gli scrisse nel giugno 1956:

La giornata trascorsa con Lei a Lodi rimane per me un caro ricordo, e solo rimpiango che sia stata breve e troppo presa dai temi del nostro lavoro, senza consentirci uno sguardo a più vasti orizzonti, che pure sono la linfa profonda che ci alimenta. Ma forse per questo bisogna aspettare Gressoney156Ibidem, cart. P. 2 febbraio 1956 – 28 febbraio 1957, Lettera di G. Haussmann a L. Morandi, Lodi 7 giugno 1956, prot. 7573..

Seguendo il consiglio di Morandi, Haussmann indirizzò una lettera al sottosegretario Ferrari Aggradi per perorare la causa della Stazione nella difficile situazione seguita al periodo di Direzione ministeriale di Albertario. Morandi a sua volta accompagnò lo scritto di Haussmann con una lettera; conosciutone il testo, Haussmann commentò che avrebbe voluto “essere all’altezza del credito” che l’amico gli dava. Si incontrarono poi il 29 giugno a Sondrio al Convegno per i problemi silvo-pastorali delle Alpi, essendo entrambi nel direttivo della Fondazione per i problemi dell’Arco alpino. Il 2 luglio Haussmann gli scrisse:

Sono ancora sotto la rasserenante impressione delle giornate di Sondrio: per la atmosfera creatasi nel nostro gruppo, e intorno al gruppo; per la serietà del lavoro avviato e per la sua volontarietà; e – molto personalmente – per il particolare stimolo e fiducia che mi procura (sul piano spirituale, s’intende) ogni incontro con Lei. Stimolo e fiducia che vengono da quelle rare persone, come Lei, la cui superiore saggezza non è solamente patrimonio privato, ma dono agli altri, ricerca di una non illusoria solidarietà umana. È ben per questi ritrovamenti che la vita ha una validità oggettiva e assoluta; e una sua gioia silenziosa157IbidemLettera di G. Haussmann a L. Morandi, Lodi 2 luglio 1956, prot. 7631 bis..

Haussmann frequentò Morandi anche incontrandolo a Milano: lo storico Ruggiero Romano conobbe Haussmann proprio in casa di Morandi nel 1957, stupendosi dell’intesa tra due persone che sembrava non potessero avere nulla in comune, considerata la loro professione; Romano ha rievocato quell’incontro:

Strano incontro: io non ero (ahimé!) che un “giovane” storico; Haussmann era un grande pedologo; Luigi Morandi, il presidente della Montecatini. […] Timidamente li ascoltai: i due “dialogavano” molto bene. V’era una ragione molto semplice in ciò: erano due saggi. Morandi conosceva molto bene i limiti e i pericoli dei concimi prodotti dalla Montecatini; Haussmann parlava dei risultati ottenuti con quegli stessi concimi nella “sua” Stazione sperimentale per le colture foraggere. Ma l’accordo più intimo tra i due uomini consisteva nel fatto che essi erano anche degli umanisti158R. Romano, Prefazione a G. Haussmann, L’uomo simbionte. Per un nuovo equilibrio fra suolo e società, Vallecchi editore, Firenze 1992, p. 5. Questo testo è stato riedito nel 2005 con un diverso editore e un nuovo titolo: G. Haussmann, La terra come placenta. Testamento di uno scienziato umanista, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2005, p.9(nei seguenti riferimenti al testo seguirò l’edizione del 2005)..

Nella Fondazione per i problemi montani dell’Arco alpino Haussmann e Morandi continuarono a collaborare, dando impulso al suo rafforzamento con la partecipazione più intensa di istituzioni del Piemonte e del Veneto159ISCF, cart. P. 1 marzo 1957 – 12 maggio 1958, Lettera di G. Haussmann a L. Morandi, Lodi 3 ottobre 1957, prot. 8677.; in agosto poi i due amici si davano appuntamento in valle d’Aosta, a Gressoney. Nel giugno 1959, rivolgendosi a Morandi, Haussmann scrisse che, proprio perché entrambi erano “purtroppo schiavi” di tanti impegni, meritavano “di quando in quando il premio di un incontro dedicato all’amicizia”160Ibidem, cart. P. 12 maggio 1958 – 1 ottobre 1959, Lettera di G. Haussmann a L. Morandi, Lodi 13 giugno 1959, prot. 10312. Tra i libri della biblioteca Haussmann (presso l’ILSRECO) si trovano due saggi di Morandi: Viaggio di un tecnico curioso nella civiltà sovietica (Einaudi, Torino 1961) e Le difficili intese. Politica e tecnologia a confronto (Etas Kompass, Milano 1969). Il primo dei due testi fu inviato in omaggio a Haussmann con la seguente dedica: “A Giovanni Haussmann, che mi confortò con la sua attenta lettura del manoscritto, mi offrì argomenti di meditazione, mi aiutò a capire meglio il suo paese, con affettuosa amicizia Luigi Morandi. Dalla casa di Erba, che mi è cara anche per i nostri conversari, luglio 1961”..

Alla Stazione di Praticoltura Haussmann cercava di creare un clima familiare tra tutto il personale dipendente, in particolare tra coloro che vi risiedevano dopo l’apertura del nuovo padiglione. Talvolta si riferiva al gruppo di collaboratori usando il termine “famiglia”, come nella già citata lettera del febbraio 1954 a un’ex collaboratrice, Sandra Carini. Scrivendo nel 1956 al direttore dell’Istituto chimico dell’Università di Bologna, che gli aveva raccomandato tre anni prima come sperimentatore Rocco Gullì, Haussmann lo informò che il Gullì aveva lasciato la Stazione per emigrare negli USA ed aggiunse:

Ne sono dolentissimo, in quanto – oltre ad essere un ottimo collaboratore – ha dimostrato in questi anni di possedere un’indole socievole ed euforica estremamente apprezzata in una convivenza quasi famigliare, qual è la nostra161ISCF, cart. 2 febbraio 1956 – 28 febbraio 1957, Lettera di G. Haussmann a G. B. Bonino, Lodi 9 giugno 1956, prot. 7576..

Il suo rapporto con i giovani sperimentatori era cordiale e incoraggiante, anche se a molti di loro la sua figura incuteva una naturale soggezione162

Testimonianza orale di Gesualdo Sovrano Pangallo a E. Ongaro, febbraio 2005.

Agostino Pe, che lavorò presso la Stazione nei primi anni Sessanta ricorda: “Mi presentai a Haussmann per una eventuale assunzione. Conosciute le mie origini di coltivatore diretto, mi disse che mi sarei trovato sicuramente bene a studiare le erbe del prato dato che già le conoscevo e acconsentì alla mia assunzione. La prima impressione che ebbi fu di trovarmi di fronte a una persona con qualità di ricercatore e con molta affabilità. […] I suoi rapporti col personale erano sempre cordiali” (Testimonianza scritta di Agostino Pe a E. Ongaro, 14 giugno 2006).

. Dopo la nomina ufficiale a direttore della Stazione, Haussmann prese l’abitudine, in occasione dell’anniversario, di invitare i dipendenti a un pranzo nel suo appartamento163

Testimonianza orale di Bice Ravera De Giorgi a E. Ongaro, Lodi 14 giugno 2005.

Il prof. Giancarlo Chisci ha scritto: “Ricordo sempre con grande affetto i pranzi del direttore Haussmann per l’anniversario della sua vincita del concorso per la direzione di Lodi. […] Erano anche occasioni di sentire insieme a Lui grande musica. Tra i suoi autori preferiti Chajkovski, Rachmaninov e Rimskij Korsakov” (Lettera di G. Chisci a E. Ongaro, 8 gennaio 2007).

Il rapporto con qualcuno era talmente intenso che la partenza dalla Stazione era vissuta con grande dispiacere. Nel 1960, quando Luigi Visonà si apprestava a lasciare la Stazione, trasferito all’Istituto di Zoologia “Spallanzani” di Pavia, gli scrisse: “Un suo definitivo distacco resterà sempre per me di vivo rammarico”164ISCF, cart. P. 1 ottobre 1959 – 26 novembre 1960, Lettera di G. Haussmann a L. Visonà, Lodi 13 aprile 1960, prot. 11089..

Nonostante la spesso lamentata carenza di personale, dimostrando lungimiranza, Haussmann mandava i suoi migliori ricercatori a specializzarsi in corsi in Italia e all’estero: nel 1955 inviò Andrea Polesello a Torino per aggiornarsi sulla disidratazione e essiccamento dell’erba e sull’analisi di carotene nei foraggi; nel 1958 Luigi Visonà trascorse cinque mesi all’Istituto botanico di Montpellier; nel luglio 1958 Giancarlo Chisci andò in Inghilterra presso l’Istituto sperimentale delle Foraggere a Hurley, invece l’anno seguente trascorse otto mesi alla Rothamsted Experimental Station di Harpened (Inghilterra) e nel novembre1961 si aggiornò alla Station de génétique et d’amélioration des plantes di Versailles165Secondo Giancarlo Chisci, Haussmann “cercava di favorire in ogni modo” – nonostante remore ministeriali – la partecipazione di suoi collaboratori a stage o convegni all’estero, “ritenendola parte fondamentale del nostro sviluppo umano e professionale”. In riferimento al periodo trascorso con una borsa di studio a Harpened, Chisci ricorda inoltre che il Ministero lo pose in aspettativa senza stipendio, mettendolo in grave difficoltà economica: “Fu Haussmann a trovare il modo di far avere a mia moglie e al mio bambino un sussidio dai fondi della Stazione, che ha consentito loro di sopravvivere a Lodi, mentre io ero in Inghilterra” (Lettera di G. Chisci a E. Ongaro, 8 gennaio 2007).. Nel maggio 1961 Polesello partecipò ad un corso sull’utilizzazione dei foraggi a Hurley. Nel 1965 Gesualdo Sovrano Pangallo, da poco assunto come ricercatore, soggiornò alcuni mesi all’Ecole Supérieure Agronomique di Montpellier e a Versailles.

Nei confronti dei giovani sperimentatori Haussmann sentiva la responsabilità della loro formazione umana e scientifica. Li vedeva sottoposti a forti pressioni economicistiche, che li distoglievano da valori autentici. Tra le cause che allontanavano i giovani dalla ricerca scientifica indicava, in una lettera al prof. Luciano Pigorini di Treviso, “la veramente scarsa considerazione di cui oggi gode lo studio disinteressato, non inteso a servire industrie potenti e il proprio arricchimento”, così che i giovani subordinavano il valore del sapere e del conoscere ad altri valori “di solito molto materiali”; questa situazione era frutto, secondo lui, di uno stravolgimento di valori, in corso da decenni, che aveva “procurato un disorientamento generale” nella maggioranza166ISCF, cart. P. 1 marzo 1957 – 12 maggio 1958, Lettera di G. Haussmann a L. Pigorini, Lodi 5 agosto 1957, prot. 8578.. Un’inversione di tendenza tuttavia era per lui possibile soltanto se partiva da dentro la persona; scriveva infatti a uno sperimentatore, Franco Grazi, che stava lavorando in un Istituto svedese:

Il lavoro in profondità procede essenzialmente per iniziativa propria, anziché per spinta altrui. Io ne sono tanto persuaso che forse esagero nel lesinare le spinte, pure talora opportune; d’altra parte, stento a credere (ingiustificatamente) che le iniziative proprie (da cui personalmente sono oberato) possano mancare agli altri, almeno a quelli che lavorano all’Istituto; e vengo meno così alle funzioni di pedagogo167Ibidem, cart. P. 1 ottobre 1959 – 26 novembre 1960, Lettera di G. Haussmann a Franco Grazi, Lodi 23 novembre 1959, prot. 10661..

Allo stesso Grazi, che si interrogava sul proprio grado di maturazione:

Nessuno è mai del tutto “maturo”, e d’altra parte tale processo si svolge proprio a contatto col lavoro pratico e con i problemi reali del miglioramento vegetale. […] Sono alieno dal considerare distaccata la ricerca teorica dal campo applicativo, in quanto che questo non esisterebbe senza quella. […] Si deve ricordare, come criterio di massima, che l’uomo non impara prima a vivere (come teoria) e poi si mette a vivere in concreto, bensì vive anzitutto, e nel contempo impara a vivere (se è all’altezza, ché la maggior parte se ne infischia)168Ibidem, Lodi 16 agosto 1960, prot. 11360..

Nei primi anni Sessanta fu notevole il tempo dedicato alle sedute, a Roma e Bruxelles, per i comitati di studio incaricati di uniformare la legislazione dei Paesi della CEE in materia di sementi foraggere. Nel 1961, per esempio, le sue trasferte all’estero o nella capitale seguirono questo ritmo: dal 3 al 7 gennaio presiedette a Parigi la III Sezione Foraggere di EUCARPIA; dal 20 al 24 marzo intervenne, ancora a Parigi, all’assemblea degli esperti per la certificazione delle sementi foraggere all’OCSE (già OECE); il 25 marzo partecipò a Parigi al Consiglio di EUCARPIA; il 30 aprile tenne una conferenza a Bellinzona invitato dall’Associazione svizzera per la promozione della foraggicoltura; dal 10 al 17 luglio fu impegnato a Roma in riunioni internazionali della FAO; il 4 ottobre a Colonia partecipò al Consiglio di EUCARPIA; il 7-8 novembre a Bruxelles, in sede CEE, si riunì col sottogruppo per la regolamentazione delle sementi foraggere. Ma quell’anno tenne numerose conferenze anche in Italia: in febbraio a Bologna, Firenze (Accademia dei Georgofili), Cremona, Mantova, Gorizia, Treviso; in marzo a Gargnano (Brescia); in aprile un corso alla Facoltà di Agraria di Milano; in luglio una conferenza a Lonigo (Vicenza); in settembre a Lodi169

G. Haussmann e collaboratori, Relazione sull’attività della Stazione sperimentale di Praticoltura di Lodi negli anni 1961-1962, Arti tipografiche G. Biancardi, Lodi 1964, p. 16.

Nel 1963 i suoi impegni internazionali riguardarono: 8 marzo, a Losanna, Gruppo di lavoro per i pascoli montani della FAO;  15-16 marzo, a Montpellier, presiedette la Sezione Foraggere di EUCARPIA; dal 25 al 31 marzo, a Parigi, Assemblea annuale degli esperti OCSE; dal 2 al 4 aprile, a Bruxelles, Sottocommissione per le sementi foraggere alla CEE; dall’11 luglio al 2 agosto, inviato dal Ministero dell’Agricoltura in missione in URSS, con conferenze all’Accademia di Agricoltura di Timiriazev a Mosca e all’Istituto di Allevamento vegetale di Leningrado; dal 25 al 28 settembre, a Hurley (Inghilterra), Simposio europeo delle foraggere; dal 30 settembre al 4 ottobre, a Parigi, Comitato coordinatore esperti OCSE; dal 10 al 13 ottobre, a Madrid, Gruppo per le foraggere mediterranee della FAO (G. Haussmann e collaboratori, Relazione sull’attività della Stazione sperimentale di Praticoltura di Lodi negli anni 1963-1964, Arti tipografiche G. Biancardi, Lodi 1966, p. 7.
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Nel giugno 1962 fu invitato alla “settimana di Kiel”, una serie di conferenze di noti studiosi organizzata dall’Università “Christian-Albrects” e dalla città tedesca di Kiel; era stato il prof. Köhnlein, ospite della Stazione di Lodi nel 1959, a proporre il suo invito e a suggerire il tema della conferenza: la fertilità del suolo. La lesse in tedesco, mentre nella discussione preferì ricorrere al francese o all’inglese, non possedendo in maniera adeguata l’uso della lingua tedesca170Ibidem, cart. P. 26 novembre 1960 – 10 marzo 1962, Lettera di G. Haussmann a E. Bruck (rettore dell’Università), Lodi 25 febbraio 1962, prot. 12594. Contraccambiando l’onore ricevuto, nel febbraio 1963 Haussmann propose all’Accademia di Agricoltura di Torino la nomina del collega tedesco a socio corrispondente, presentandolo come esperto dell’agricoltura dei paesi mediterranei, dei terreni tipici della valle Padana e dei problemi dell’humus171Ibidem, cart. P. 11 marzo 1962 – 28 marzo 1963, Lettera di G. Haussmann a Luigi Ollivero, Lodi 27 febbraio 1963, prot. 13328.. Per l’occasione Köhnlein inviò una relazione che fu presentata da Haussmann in una seduta dei soci dell’Accademia il 14 giugno 1964: “Sui rapporti tra la produzione di colture erbacee, la fertilità del terreno e l’humus, e sulla possibilità di influire sul fattore humus nei terreni agricoli”. Al ritorno da Torino scrisse al collega amico che “Votre exposé a eu un excellent accueil de la part de l’Assemblée et a été suivi par une discussion très favorable à vos thèses172Ibidem, cart. P. 27 aprile 1964 – 12 ottobre 1964, Lettera di G. Haussmann a J. Köhnlein, Lodi 19 giugno 1964, prot. 469 (“La Sua relazione ha avuto un’accoglienza ottima da parte dell’Assemblea e ha suscitato una discussione molto favorevole alle Sue tesi”).. Nella seduta del mese seguente avvenne ufficialmente la nomina a membro corrispondente. A fine anno, non appena fu pubblicato il volume di Haussmann La terra e l’uomo, una copia fu subito inviata a Köhnlein.

Ma la cortesia tra i due massimi esperti di fertilità del suolo non era esaurita, perché quando all’inizio di febbraio 1965 giunse dal decano dell’Università Christian-Albrechts di Kiel la notizia dell’attribuzione a Haussmann del prestigioso premio Justus von Liebig173Ibidem, cart. 1 gennaio 1965 – 6 marzo 1965, Lettera di G. Haussmann a W. Alberts, Lodi 9 febbraio 1965, prot. 255., il direttore della Praticoltura sentì di dover essere grato a Köhnlein e, ringraziandolo, gli preannunciava che il suo discorso in sede di premiazione avrebbe riguardato “les idées centrales qui ont inspiré mon ouvrage ‘Le sol et l’homme’, en s’appuyant sur la recherche scientifique dans le domaine de la Bodenfruchtbarkeit174IbidemLettera di G. Haussmann a J. Köhnlein, Lodi 19 febbraio 1965, prot. 333 (“le idee centrali che hanno ispirato la mia opera La terra e l’uomo, basandosi sulla ricerca scientifica nel campo della fertilità del terreno”).. Il premio veniva conferito dal 1949 a illustri personalità delle scienze agrarie, solitamente due ogni anno: pochi erano stati gli studiosi stranieri premiati. Haussmann fu il primo italiano.

In settembre, avvicinandosi il giorno della cerimonia di consegna del premio, Haussmann inviò ad alcuni direttori di testate giornalistiche il comunicato stampa ufficiale diffuso in Germania pregandoli di diffondere la notizia, poiché “tacerne nel paese dell’assegnatario potrebbe essere considerato dai colleghi tedeschi come una sottovalutazione del Premio e addirittura come un affronto alla loro sollecitudine di premiare un italiano”175Ibidem, cart. 1 agosto 1965 – 30 ottobre 1965, Lettera di G. Haussmann a A. Calzecchi Onesti, Lodi 14 settembre 1965, prot. 1407.. Il 26 ottobre 1965, accompagnato dalla moglie Nina, Giovanni Haussmann fu premiato a Kiel, assieme a Constantin von Dietze di Friburgo. Il rettore decano Joachim Langlet lesse la motivazione:

Con il Premio “Justus von Liebig” si onora nel prof. Giovanni Haussmann di Lodi (Italia) il ricercatore di successo che si è posto l’obiettivo della conservazione della fertilità del suolo, lo scienziato internazionalmente riconosciuto che ha indagato e descritto gli effetti degli interventi umani sulla evoluzione della fertilità del suolo nell’area mediterranea, il promotore illuminato e instancabile dell’agricoltura italiana che ha compreso l’importanza della coltivazione del prato per la conservazione e il miglioramento della produttività del terreno e che ha indicato sperimentalmente tipi di colture idonee alle differenti zone agrarie del suo Paese176

ILSRECO, Carte G. Hausmann, Iustus-von-Liebig-Preis 1965, attestato originale consegnato a Haussmann. Ringrazio vivamente l’amica Bibiana Meyer per la traduzione di questo testo dal tedesco.

Dal 1982 il Premio – che prevedeva anche l’assegnazione di 10.000 marchi – è stato attribuito con cadenza biennale. Dopo Haussmann l’unico italiano ad essere premiato è stato, nel 1973, Luigi Cavazza dell’Università di Bologna. Fu Haussmann a segnalare, su richiesta tedesca, il collega agronomo Cavazza (ISCF, cart. 31 maggio 1972 – 8 settembre 1972, Lettera di G. Haussmann a Köhnlein, Lodi 5 giugno 1972, prot. 703). Haussmann propose anche l’agricoltore Fausto Dordoni di Caselle Landi come “agricoltore modello” per il Premio Liebig (prot. 1245, 28 ottobre 1972).
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Haussmann tenne un discorso in tedesco: “Die Einwirkung des Menschen auf die Entwicklung der Bodenfruchtbarkeit”(“L’effetto dell’intervento umano sulla evoluzione della fertilità del suolo”)177Ibidem,Stiftung F. V. S. Zu Hamburg, Iustus-von-Liebig-Preis 1965, Gebrüder Hoesch, Hamburg, 1965, pp. 15-28.. Haussmann e la moglie visitarono poi le città di Aquisgrana e Colonia. Ritornato a Lodi Haussmann ringraziò calorosamente “pour le parfait accueil, dont nous avons été objet, ma femme et moi” e assicurò che “la journée du Prix Liebig restera un souvenir inoubliable de ma vie178ISCF, cart. 1 novembre 1965 – 29 dicembre 1965, Lettera di G. Haussmann a Alfred Toepfer, Lodi 3 novembre 1965, prot. 1667 (“per l’accoglienza ospitale offerta a me e a mia moglie”…”la giornata del Premio Liebig resterà come ricordo indimenticabile della mia vita”).. L’attribuzione del premio era un riconoscimento a tutta l’attività scientifica e culturale di Haussmann, di cui l’opera La terra e l’uomo, edita da Boringhieri nel dicembre 1964, rappresentava una summa storico-agronomica di incomparabile valore.

Una summa storico-agronomica: La terra e l’uomo

Se dopo la pubblicazione di L’evoluzione del terreno e l’agricoltura aveva pensato di portare a termine il secondo volume nel giro di un paio d’anni, Haussmann si accorse man mano che non era possibile mantenere le promesse. Già nel marzo 1951, all’editore che lo incalzava, Haussmann rispose perentorio:

Il secondo volume sul Terreno – che si sta già abbozzando – prenderà del tempo, come avevo messo in chiaro sin dall’inizio. […] Le opere scientifiche non sono romanzi e possono benissimo essere divise in volumi pubblicati a distanza di anni179Ibidem, cart. P. 1 luglio 1950 – maggio 1952, Lettera di G. Haussmann a Tibaldo Scassellati, Lodi 10 marzo 1951, prot. 2383..

Alle sollecitazioni editoriali degli anni seguenti Haussmann avrebbe sempre contrapposto la priorità dei suoi doveri di ufficio, che non poteva assolutamente trascurare. Tuttavia l’assillo della stesura del volume, che doveva trattare l’intervento dell’uomo sul suolo, era sempre presente e frequenti furono nelle lettere che scriveva i riferimenti a quest’opera in gestazione.

Nel 1953 si rifece vivo Paolo Boringhieri dell’editrice Einaudi per sollecitare il completamento del volume; Haussmann lo rassicurò:

Il 2° volume sta maturando e – purché abbia un po’ di tranquillità – spero di stenderlo abbastanza in fretta; per ora comunque non posso pensarci, dovendo provvedere oltretutto alle pubblicazioni obbligatorie dell’Istituto. Poiché accenni ai motivi commerciali, m’interesserebbe conoscere come sia andata fin qui la vendita del 1° volume: dal 1950 (data d’uscita) non ho mai ricevuto resoconto alcuno dalla Casa Einaudi, e nemmeno alcuna interessenza prevista dal contratto. […] Tieni per fermo che il 2° volume è il lavoro che interessa anzitutto me stesso, e più di qualunque altro studio tra quelli che ho per le mani: perciò non ho alcuna idea di rinunciarvi, ma voglio affrontarlo con impegno non distratto da altre faccende180Ibidem, cart. P. 18 maggio 1952 – 30 novembre 1953, Lettera di G. Haussmann a P. Boringhieri, Lodi 9 giugno 1953, prot. 4776. Il 22 dicembre in un’altra lettera a Boringhieri ripeteva di non avere avuto nessun acconto da parte dell’editrice Einaudi relativamente al 1° volume..

Qualche anno dopo, nell’autunno 1957, essendo esaurito il volume L’evoluzione del terreno e l’agricoltura, Einaudi avrebbe voluto farne una ristampa abbinata all’uscita del 2° volume. Haussmann concordò con tale opportunità:

Il guaio è che col II volume sono ancora indietro, nonostante tutta la buona volontà: il mio tempo non mi appartiene e sono continuamente distolto dal lavoro da incombenze che – per quanto mi difenda – non sempre posso eludere; né si possono fare previsioni su quanto succederà in avvenire. In tali condizioni prendere un impegno preciso, come vuoi tu, è molto difficile: posso decidere di dare l’assoluta precedenza alla preparazione del II volume, ma non è in mio potere eliminare il lavoro d’ufficio, che passa ovviamente avanti tutto e non ha un ritmo costante, né un programma immutabile. Se potessi applicarmi con una certa assiduità, forse arriverei a concludere la stesura fra un anno; ma è un’ipotesi di attendibilità molto tenue181Ibidem, cart. P. 1 marzo 1957 – 12 maggio 1958, Lettera a P. Boringhieri, Lodi 11 ottobre 1957, prot. 8703. In una successiva lettera si sbilanciava a promettere che il manoscritto sarebbe stato pronto entro un anno (prot. 8747, 28 ottobre 1957)..

In realtà il lavoro di stesura era molto più arretrato di quanto Haussmann lasciava credere all’editore, in quanto nell’aprile 1958 ad un suo corrispondente a Mosca confidava che il secondo volume era “appena abbozzato” e che sperava di portarlo a termine “almeno nei prossimi anni”182IbidemLettera di G. Haussmann a R. Guarriera, Lodi 21 aprile 1958, prot. 9241.. Difatti a un altro corrispondente nella capitale sovietica nel dicembre 1959 confermava di non trovare “il tempo disponibile, necessario per una simile impresa, che richiede molte ricerche e molto lavoro proprio”183Ibidem, cart. P. 1 ottobre 1959 – 2 novembre 1960, Lettera di G. Haussmann a Bruno Bertolaso, Lodi 12 dicembre 1959, prot. 10722.. Nella seconda metà del 1960 si trovano accenni alla stesura del volume in tre lettere a Pasquale Malpede, Danilo Dolci e Rosario Guarriera: “lentamente” e “piano piano” erano le espressioni riferite alla stesura184IbidemLettere di G. Haussmann a P. Malpede, a D. Dolci e a R. Guarriera, Lodi 16 agosto 1960 (prot. 11361), 14 settembre 1960 (prot. 11412) e 27 dicembre 1960 (prot. 11650). In una lettera a Gaetano Forni accennava alla speranza di una revisione, durante l’inverno, dei primi capitoli (prot. 11653, 28 dicembre 1960)..

A Boringhieri nel settembre 1961 assicurò che procedeva “con impegno” alla stesura e che gli erano giunti “giudizi estremamente incoraggianti di qualche competente”: sperava di “vararlo al più presto”185Ibidem, cart. P. 26 novembre 1960 – 10 marzo 1962, Lettera di G. Haussmann a P. Boringhieri, Lodi 26 settembre 1961, prot. 12254.. Dai paragrafi precedenti sappiamo quanto Haussmann era assediato da incombenze, per cui è credibile, come scriveva a Guido De Marzi qualche mese dopo, che vi dedicasse “le domeniche ormai da 12 anni”186IbidemLettera di G. Haussmann a G. De Marzi, Lodi 21 novembre 1961, prot. 12380..

La stretta finale fu nel 1963: seppe dire alcuni “no” a chi lo sollecitava ad accettare nuovi impegni per articoli o saggi, giustificandosi con la stesura di un volume che doveva “consegnare quanto prima”187Ibidem, cart. 11 marzo 1962 – 28 marzo 1963, Lettera di G. Haussmann a G. De Marzi, Lodi 21 marzo 1963, prot. 13381. Una lettera dello stesso tenore aveva scritto a Dario Paccini, redattore della rivista “Monti e boschi” (prot. 13121, 23 novembre 1962). Si veda anche nota seguente.. Incontrò a Parigi lo storico Ruggiero Romano, che insegnava all’Ecole des Hautes Etudes, e gli parlò del proprio lavoro:

Il fatto che Lei ne abbia trovato interessante l’impostazione mi è di notevole conforto, in quanto non ho avuto molte occasioni di parlarne con altri, e l’opinione di un competente come Lei, sensibile a determinati problemi, è particolarmente valida e preziosa. Sono certamente molto tentato di mandarLe in visione i capitoli “storici” che Lei si è tanto gentilmente offerto di rivedere, ma non vorrei in alcun modo che ciò Le fosse di peso188

Ibidem, cart. P. 29 marzo 1963 – 22 novembre 1963, Lettera di G. Haussmann a R. Romano, Lodi 10 aprile 1963, prot. 13412. Romano gli aveva anche fatto conoscere la prestigiosa rivista storica Annales. Il segretario della rivista a giugno invitò Haussmann a scrivere un articolo; questi gli rispose che lo avrebbe fatto nell’inverno seguente, dovendo prima terminare il suo volume “qui m’occupe tout mon temps libre” (che occupa tutto il mio tempo libero”) (Lettera a Marc Ferro, Lodi 25 giugno 1963, prot. 13628).

Aveva scritto a Mr. Kaplan, dell’Agenzia ebraica d’Israele, a Beersheba: “I am preparing a book on the main problems of modern agriculture, and consider it absolutely fundamental to report on your experience in this field” (“Sto preparando un libro sui principali problemi dell’agricoltura moderna e considero assolutamente fondamentale fare riferimento alla vostra esperienza in questo campo”) (prot. 13430, 12 aprile 1963).
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Infatti nell’introduzione all’opera Haussmann avrebbe ringraziato Romano ed Elena Cassin-Vernant per avere curato “la revisione dei capitoli 3 e 4 per la parte attinente alla storia dell’agricoltura”189G. Haussmann, La terra e l’uomo. Saggio sui principi di agricoltura generale, Boringhieri, Torino 1964, p. 15..

Lavorò intensamente al volume durante le ferie di agosto a Saint Jacques, come si evince dalla corrispondenza con l’albergatore Giovanni Favre dell’Hotel Tourmalin; anzi, per avere più comfort e tranquillità decise di spostarsi all’albergo Genzianella, dove si sarebbe recato anche negli anni seguenti190ISCF, cart. P. 29 marzo 1963 – 22 novembre 1963, Lettera a Norma Fosson Vitalini, Lodi 8 luglio 1963, prot. 13655..

All’inizio del 1964 il volume era pronto e Haussmann consegnò il manoscritto a Paolo Boringhieri, divenuto editore. In aprile gli comunicò che continuavano a giungergli sollecitazioni per la pubblicazione dell’opera, per cui il momento sembrava “buono per il suo lancio”: tanto gli segnalava per le sue decisioni in proposito191Ibidem, cart. P. 23 novembre 1963 – 27 aprile 1964, Lettera di G. Haussmann a P. Boringhieri, Lodi 27 aprile 1964, prot. 323.. Qualche mese dopo l’argomento delle lettere scambiate con Boringhieri riguardava ormai la correzione delle bozze, il volantino da inviare alle librerie come presentazione, le recensioni da sollecitare, la ristampa del primo volume192Ibidem, cart. 12 ottobre 1964 – 4 gennaio 1965, Lettera di G. Haussmann a P. Boringhieri, Lodi 24 ottobre 1964, prot. 789; anche prot. 897, 30 novembre..

A fine novembre La terra e l’uomo. Saggio sui principi di agricoltura generale (588 pagine) giungeva nelle librerie. Il 30 novembre Haussmann annunciava ad Alberto Rizzotti, direttore de “L’informatore Agrario”: “Conchiudo il lavoro intrapreso 25 anni addietro col libro L’evoluzione del terreno e l’agricoltura193IbidemLettera di G. Haussmann a A. Rizzotti, Lodi 30 novembre 1964, prot. 900. Il 10 dicembre segnalò all’editore altri nominativi cui spedire l’opera: O. T. Rotini (Pisa), R. Barbieri (Sassari), C. Barberis (Roma), U. Ceredelli (Milano), Albert Delucq (Vic – Fezensac, Gers), R. Romano (Parigi), J. Köhnlein (Kiel), L. E. Rodin (Leningrado), J. Batinica (Sarajevo).. Il 21 dicembre, comunicando a Boringhieri di avere ricevuto le copie che gli spettavano da contratto, aggiunse uno stringato commento: “Il volume senz’altro si presenta bene, senza essere di lusso (fuor che nel prezzo!)”194IbidemLettera di G. Haussmann a P. Boringhieri, Lodi 21 dicembre 1964, prot. 971. Il prezzo di copertina era 4.000 lire.. Ma l’augurio che segretamente faceva a se stesso era quello formulato in una lettera a Mr. Sternberg, quando ancora lavorava alla stesura: “Let us dream that somebody will profit by it!195Ibidem, cart. P. 11 marzo 1962 – 28 marzo 1963, Lettera di G. Haussmann a Sternberg, Lodi 19 febbraio 1963, prot. 1317 (“Ci sia permesso di sognare che qualcuno abbia a trarre profitto da esso!”)..

A meta febbraio 1965 Haussmann riceveva anche le copie della ristampa di L’evoluzione del terreno e l’agricoltura presso lo stesso Boringhieri. Scrisse all’editore:

È stata una lieta sorpresa ricevere oggi le copie della nuova edizione del mio primo volume: edizione ottimamente curata e lodevolmente corretta sia nei precedenti errori di stampa, sia in quegli aggiustamenti che comportava l’esistenza del secondo volume. Te ne ringrazio vivamente e mi auguro che la tua fatica di editore sia ora compensata da un soddisfacente esito commerciale196Ibidem, cart. 1 gennaio 1965 – 6 marzo 1965, Lettera di G. Haussmann a P. Boringhieri, Lodi 15 febbraio 1965, prot. 293..

La terra e l’uomo si compone di otto capitoli, con una introduzione (“Precedenti e propositi”) e delle “Considerazioni conclusive”. Un grandioso affresco dell’intervento umano nella formazione del terreno agrario (cap. 1-2), dell’evoluzione storica dell’agricoltura in tutti i continenti e a tutte le latitudini (cap. 3-4), arricchito dall’analisi dei compiti della tecnica agronomica nei riflessi del substrato vegetativo (cap. 5), degli ordinamenti colturali in funzione della fertilità (cap. 6), della preparazione del terreno alla coltura (cap. 7), dell’impatto delle strutture socioeconomiche sull’utilizzazione del suolo (cap. 8). Se il primo volume (L’evoluzione del terreno e l’agricoltura) era stato dedicato alla pedogenesi dei terreni naturali, come premessa allo studio di quelli coltivati, in questo – che però non veniva presentato come secondo volume – l’analisi si incentrava sull’influsso del fattore antropico sull’evoluzione del terreno, in rapporto soprattutto alla sua fertilità. La fertilità è il fulcro dell’attività agraria; preservandola la società si mette nelle condizioni di vincere un problema drammatico come la fame nel mondo: il richiamo alla lotta contro la fame nel mondo – problema molto dibattuto in quei mesi – affiora in diversi passi del libro; non casualmente quindi nel frontespizio è posta una frase di Simone Weil sull’obbligo eterno che abbiamo verso ogni essere umano: “il non lasciarlo patire la fame quando si offre la possibilità di soccorrerlo”.

Costruire o ripristinare, conservare e accrescere, la fertilità del suolo è frutto di un “rapporto di simbiosi” dell’uomo con il suolo; invece un rapporto di parassitismo del coltivatore, tipico di un’agricoltura di rapina, provoca l’esaurimento e la degradazione del suolo. La simbiosi crea l’optimum dei rapporti tra l’uomo e il suolo ed è l’unica opzione valida “per il mantenimento della produttività ad un livello sufficientemente elevato e sovratutto costante”. Il segreto per diventare “simbionti” col suolo Haussmann lo espone in una pagina che raggiunge un alto lirismo:

L’uomo – per una simbiosi efficiente – deve mettere anche lui le radici nel proprio terreno, immedesimarsi con i multiformi membri della comunità biologica di cui si trova a capo, interpretarne le condizioni di prosperità e prodigarsi senza posa per assicurare tali condizioni: è la vita di tutto il complesso organismo [piante, animali, suolo] che gli deve stare a cuore innanzitutto. […] L’agricoltore simbionte (non importa se persona singola o gruppo familiare, oppure una collettività agricola) attende al respiro di ogni organismo che gli è intorno; sin nel cuore della notte, e avanti ancora dei volatili del cortile, si sveglia per vuotare a tempo le pesanti mammelle delle mucche e porgere a queste la prima razione giornaliera di foraggio; indi s’avvia per i campi e spia il nascere delle erbe, il maturare dei frutti: perché questo seminativo è patito? Non era buona la sementa? V’è per caso un attacco di parassiti? O il terreno manca d’ingrasso? O è lavorato male? […] Ecco che anche il suolo è un membro della comunità che ha bisogno di essere interpretato non meno degli animali e delle piante, ha bisogno di cure amorevoli e intelligenti per farsi fertile dispensatore di raccolti. L’agricoltore simbionte intuisce che tutto, nell’azienda, dipende in primo luogo da questo substrato informe e immobile, il quale pure cela facoltà miracolose, risorse impensate, una vitalità arcana e fragile; e l’uomo si dà da fare, anzitutto, e quasi dimentico delle proprie privazioni, per rinvigorire il terreno, per renderlo sano e fecondo prima ancora di pensare a se stesso197G. Haussmann, La terra e l’uomo…, cit. pp. 43-44..

La società industriale del Settecento ha creato una cesura con l’agricoltura, l’ha marginalizzata, innescando un’evoluzione patologica che ha intossicato il proprio organismo, andando incontro a un angoscioso senso del vuoto, a un depotenziamento di ogni valore; il distacco della società industrializzata dall’agricoltura ostacola l’opera del coltivatore come simbionte e ne favorisce l’atteggiamento parassitario rispetto al suolo. La condizione dei lavoratori dei campi è stata nei secoli miserabile, subalterna, schiavizzata; quando finalmente nel Novecento hanno rotto l’isolamento, hanno cominciato ad acquistare influenza, non sono però riusciti “quasi mai a sfuggire alla contaminazione subdola e fatale della civiltà cittadina, quella che alla simbiosi con la terra sostituisce il criterio del tornaconto individuale e della speculazione”198Ibidem, p. 52..

La narrazione di Haussmann si svolge con un respiro amplissimo, lenta come le acque dei fiumi nella pianura russa, attingendo a una bibliografia sconfinata grazie alla sua conoscenza delle lingue – non ricorrendo a citazioni esplicite, ma limitandosi a esporre e dibattere le posizioni di un autore – mantenendo come fondamentali le coordinate della storia e della scienza agronomica. La storia non è circoscritta ai capitoli 3 e 4, ma costituisce il contesto, il substrato, su cui si innestano le altre problematiche. Le sperimentazioni scientifiche, i rapporti con uno stuolo di esperti e tecnici, lo studio di opere agronomiche, letterarie, filosofiche, storiche, sociologiche, economiche, soprattutto i viaggi europei e mediterranei compiuti nei 14 anni dalla pubblicazione del primo volume furono messi a frutto dalla sua straordinaria capacità di assimilazione e di sintesi.

La società industriale ha potuto svilupparsi anche perché contemporaneamente, secondo Haussmann, si era venuto instaurando “un nuovo regime di miglioramento del suolo, al posto della plurimillenaria pratica del riposo”: l’alternanza dei seminativi e del prato di leguminose, che, pur essendo nota sin dall’antichità nelle regioni mediterranee, non aveva avuto “un inquadramento categorico e regolare nelle rotazioni”. Haussmann elevava qui il suo inno alle potenzialità del prato ai fini della fertilità:

Il prato di leguminose integra il fabbisogno di foraggi, ma sovratutto – come ci si accorge ben presto empiricamente – esalta la produzione degli stessi seminativi meglio del terreno nudo, lasciato a riposare per breve tempo, per ripristinare la fertilità. Si enuclea in tal modo un principio tecnico che ispirerà tutta l’agricoltura moderna, anche se nei paesi a coltura estensiva (come l’oriente europeo) penetrerà soltanto nel XIX secolo: l’utilizzazione agraria razionale del suolo si fonda sull’avvicendarsi sufficientemente frequente di periodi in cui la fertilità si spende (fino a un certo limite) per le piante alimentari o industriali “sfruttanti”; e di periodi in cui essa si accumula nuovamente sotto il prato poliennale, coltura “miglioratrice” che induce nel terreno la cosiddetta “forza vecchia” o “caloria”199Ibidem, p. 256. Il termine “forza vecchia” equivale a “condizione di fertilità lasciata da una coltura”, ossia la “sostanza organica residuata da una coltura, e perciò dal prato per eccellenza” (ibidem)..

Pertanto, nonostante le innovazioni introdotte dall’agricoltura moderna – in particolare la nutrizione minerale delle piante – per Haussmann vi è un “unico caposaldo” che va in ogni caso rispettato, almeno nelle fasce a ciclo pedogenetico poliennale:

È quello dell’investimento periodico a foraggere, e ciò indipendentemente dal fatto che l’ordinamento colturale preveda l’allevamento del bestiame: l’investimento a foraggere è dovuto anzitutto alla conservazione del suolo, ed è forse questa l’affermazione più innovatrice che scaturisce dall’indagine intorno agli effetti a lunga scadenza dell’agricoltura sulle sorti del terreno200Ibidem, p. 382. In nota Haussmann specificava che “ai fini della strutturalità valgono sovratutto le radici più fini e più abbondanti nelle graminacee che non nelle leguminose”; rispetto alla medica in coltura pura consigliava un miscuglio di medica e Festuca pratensis oppure di medica con Arrhenatherum elatius in quanto aumentavano la produzione di radici fini. Per l’abitabilità del substrato invece hanno un valore particolare le leguminose poliennali (medica, trifoglio violetto ecc.) e le loro miscele con graminacee (ibidem)..

Queste posizioni dovevano apparire arretrate a molti operatori agricoli e specialmente a quei settori dell’industria che premevano per una veloce “modernizzazione” dell’agricoltura da essi guidata. Così fu anche per le pagine dedicate al tema dell’uso dei concimi chimici e della meccanizzazione. Haussmann metteva in guardia che “una concimazione minerale esclusiva, continuativa e massiccia” poteva interferire con l’evoluzione normale del terreno e determinare anche fenomeni negativi rispetto al substrato e all’humus. Così la possibilità di un profondo rivoltamento e intenso sminuzzamento del terreno, grazie ai potenti mezzi da lavoro meccanizzati, abbinata all’uso abbondante di concimi chimici, faceva attribuire un valore sempre minore alla conservazione dell’humus. Haussmann denunciava che l’industria, “ricorrendo a una propaganda puramente utilitaria a favore delle macchine e dei fertilizzanti da essa prodotti su larga scala”, aveva contribuito a “far dimenticare ogni prudenza” e a radicare negli operatori agricoli convinzioni errate. Indubbiamente la meccanizzazione e la concimazione minerale si erano dimostrate strumenti di progresso produttivo eccezionalmente energici, “ma anche fattori potenziali di una subdola rovina del suolo”. Tanto più quando l’agricoltura, mutuando dall’industria il criterio di semplificazione massima dell’ordinamento aziendale, “condusse quest’ultimo a una specializzazione esasperata della produzione e alla monocultura” 201Ibidem, p. 271, 273..

Per Haussmann era errato il principio di procedere in agricoltura con un solo prodotto, che prometteva profitto sul mercato, ignorando avvicendamenti con colture di minore rendita economica, poiché il più delle volte si andava incontro “all’instaurazione di un regime di sfruttamento unilaterale del terreno, del tutto contrario ai processi di equilibrata simbiosi tra vari e molteplici esseri viventi che mantengono la fertilità integrale del suolo nelle condizioni naturali”. Haussmann ribadiva:

La diversità delle colture (fra cui alcune specificamente “miglioratrici”) nella rotazione è una condizione essenziale per poter aspirare alla costanza delle rese elevate e alla continuità stessa dell’esercizio agricolo, anche se ciò debba costituire una decurtazione dei benefici realizzabili temporaneamente con la monocoltura; solo le colture foraggere vanno esenti da tale limitazione della specializzazione, essendo “miglioratrici” per eccellenza202Ibidem, p. 275..

Ma lo stesso Haussmann percepiva che questi orientamenti restavano spesso disattesi di fronte alla sollecitazione del mercato, alle pressioni e preferenze dell’industria per determinati sistemi, e all’aggravio che la molteplicità delle colture arrecava al bilancio degli agricoltori.

I problemi dell’agricoltura però avevano la loro chiave di soluzione nella società: bisognava essere pronti a riformare le vecchie forme di conduzione aziendale, a dare al ceto rurale un ruolo non più subalterno ed emarginante, ad attribuire all’agricoltura il carattere di bene pubblico insostituibile, di servizio di utilità pubblica. Su queste nuove basi l’azienda agraria razionale potrebbe adempiere alla sua finalità “che trascende il valore convenzionale dell’utile economico commisurato al libero gioco della domanda e dell’offerta, o della concorrenza, e s’impernia sul soddisfacimento incondizionato, non sopprimibile, di un bisogno primario, costante e generale”; ma per raggiungere tale finalità la via è quella della “simbiosi mutualistica” tra operatori agricoli e suolo, basata su un principio generale imprescindibile: non accettare alcuna soluzione economica negli ordinamenti colturali e nei sistemi di lavoro connessi “che possa recar danno in avvenire alla fertilità del substrato”203Ibidem, p. 404.. Una simbiosi non lesiva del suolo è meglio garantita, secondo Haussmann, da una gestione collettiva, sostenuta da un’appropriata educazione che faccia crescere il futuro coltivatore nell’ambiente rurale, così da acquisire fin dall’infanzia – oltre all’esperienza accumulata dai padri e a un’istruzione tecnica aggiornata – “lo spirito di osservazione e di dimestichezza occorrenti per interpretare il linguaggio multiforme della natura”.

La convinzione di Haussmann è che “dalle forme collettive ci si deve attendere la rinascita dell’agricoltura e la sua rivalutazione sul piano economico e sociale”, perché esse sono più attrezzate per “difendersi dal prepotere del mercato e dalla sua capricciosa dittatura”204Ibidem, pp. 522-523.. La gestione collettiva, anima di un’agricoltura razionale va ben al di là dell’abolizione della proprietà privata imposta in maniera più o meno coercitiva dai regimi socialisti di ispirazione comunista205Haussmann, che aveva visitato di nuovo l’URSS nel 1963, dopo la missione del 1942, muoveva qui aspre critiche alle scelte di pianificazione agraria sovietica, a partire dai compromessi cui si era piegato l’agronomo Williams nella seconda metà degli anni Trenta a proposito del sistema di avvicendamento colturale fino ad arrivare alle “raccomandazioni del capo del governo [Nikita Kruscev] di coltivare per l’alimentazione del bestiame, al posto dei prati, il granoturco, ammirato negli Stati Uniti” (p. 408)., che hanno comunque lasciato  il coltivatore all’ultimo gradino della scala sociale. Haussmann addita quindi come soluzione più consona alla simbiosi uomo-terra il sistema di gestione collettiva dei Moshav Ovdim e dei Kibbutz che hanno rivitalizzato l’agricoltura dello Stato di Israele, da lui studiata nel suo viaggio del 1959206L’analisi del sistema collettivo agricolo israeliano si diffonde da p. 540 a p. 557. Il Moshav è una forma cooperativa in cui il terreno è affidato dallo Stato, a lotti, alle singole famiglie, mentre gli acquisti e le vendite sono collettive. Nel Kibbutz il terreno è assegnato dallo Stato a una collettività e questa costituisce un’impresa agraria unica, gestita collegialmente da un comitato eletto.. In conclusione bisogna pensare “il terreno come patrimonio perenne dell’associazione umana nella sua totalità e nella sua progenie”207Ibidem, p. 538..

 Queste riflessioni di Haussmann, sviluppate nell’ultimo capitolo, venivano confermate nelle “considerazioni conclusive” del volume, in cui ribadiva anche che l’agronomia era in grado, con le sue moderne acquisizioni nel campo della bonifica agraria e della genetica, di affrontare il grave problema della fame nel mondo alla cui radice, più che l’impossibilità della terra a produrre per il bisogno di tutti, stava “una cattiva distribuzione della ricchezza, frutto della vittoria della speculazione sulla simbiosi tra gli uomini”. Senonché domare la speculazione non era compito dell’agronomia. Così Haussmann concludeva:

L’agronomia potrà e dovrà essere chiamata a curare alcuni disastri prodotti dalla sfrenata speculazione; ma il domare quest’ultima è compito di altre istanze, il cui intervento è pregiudiziale. E siamo perfettamente consci che lo scopo non potrà essere raggiunto senza un’adeguata struttura della società tutta; così come siamo altrettanto consapevoli che nessuna struttura sarà mai una protezione bastevole contro squilibri iniqui, se l’uomo singolo, con proprio impegno individuale, non proseguirà all’infinito la ricerca del maggior bene comune, in nome della solidarietà che lega costituzionalmente, nell’Essere, una vita all’altra, rendendosi egli stesso garante dei suoi valori supremi208Ibidem, p. 573..

La summa haussmanniana quindi poneva le basi sul terreno storico-sociale, ma proiettava il suo vertice nel cielo dell’etica, dove brillavano i concetti del “bene comune”, della “solidarietà”, dell’Essere, dei “valori supremi”.

La riforma della sperimentazione agraria

Il contatto tra Haussmann e i giovani sperimentatori, organizzati attorno a Zannone-Rotili, allo scopo di ottenere la riforma della sperimentazione agraria era continuato anche dopo la delusione dell’ennesimo rinvio. Nel 1962 ci fu una ripresa di iniziativa. Si attuò un nuovo seminario a fine aprile. Haussmann preparò una relazione. Scrisse in maggio a Pietro Rotili, tra i più battaglieri del Comitato romano degli sperimentatori, in risposta a una sua lettera:

Il capitolo per me pregiudiziale, e che anche per il Comitato degli Sperimentatori è centrale, è quello della carriera degli sperimentatori e le relative retribuzioni. Solo ora sono venuto a conoscenza del piano di allineamento totale agli universitari, e lo trovo perfettamente giustificato e ottimo. Penso però che quando si fanno proposte e rivendicazioni, occorre sempre avere un piano di riserva, un’alternativa, da sostituire alle richieste originarie, qualora incontrassero troppe difficoltà di attuazione. Ciò che prospetto io con la mia relazione va considerato come tale alternativa, senza pregiudizio di quanto chiede il Comitato. […] Il mio testo primitivo risponde alle esigenze minime, mentre le vostre possono considerarsi massime. Lo scopo da raggiungere è uno solo: allungamento di carriera per tutti gli sperimentatori, elevazione sensibile delle retribuzioni209ISCF, cart. P 11 marzo 1962 – 28 marzo 1963, Lettera di G. Haussmann a P. Rotili, Lodi 9 maggio 1962, prot. 12770..

Nei mesi seguenti non si delinearono novità e all’inizio del 1963, a seguito di un acceso intervento del senatore Carlo Arnaudi in parlamento, fu prospettata l’opportunità di un nuovo convegno organizzato dalla CONGITA tra fine marzo e inizio aprile; Haussmann fu invitato a tenervi una relazione, ma non accettò perché, oltre a essere oberato da impegni, riteneva che la pressione sul governo in periodo preelettorale fosse destinata a cadere nel vuoto210IbidemLettera di G. Haussmann a Franco Angelini (presidente CONGITA), 12 febbraio 1963, prot. 13291.. Il convegno non ebbe luogo.

In aprile, in occasione dell’insediamento del nuovo Direttore generale della produzione agricola, Unico Caponi, Haussmann gli rivolse un indirizzo di saluto soffermandosi sulle finalità perseguite dal Ministero:

Fra queste (giova ricordarlo) fondamentale appare la ricerca sperimentale tecnico-scientifica, in carenza della quale nessuna azione costruttiva e aggiornata di informazione, di propaganda e di assistenza tecnica potrà mai tenere il passo con i tempi e con le altre nazioni nostre concorrenti; ed è superfluo precisare che il potenziamento della nostra sperimentazione in questo dopoguerra è stato, purtroppo, ben inferiore alle esigenze del paese. Mi auguro pertanto che sotto la Sua guida illuminata questo particolare settore possa ricevere un impulso maggiore, non solo di mezzi, ma di personale, oggi paurosamente scaduto di numero, e spesso di qualità (dato l’assorbimento dei migliori da parte di imprese private)211Ibidem, cart. P. 29 marzo 1963 – 22 novembre 1963, Lettera di G. Haussmann a Unico Caponi, Lodi 9 aprile 1963, prot. 13408..

Il convegno nazionale sulla riforma si tenne a Milano il 29 settembre; Haussmann non fu presente, ma sollecitò la partecipazione di due suoi sperimentatori, Giancarlo Chisci e Andrea Polesello. Ricevuta poi la mozione approvata dagli sperimentatori, si prese l’impegno di consegnarla e illustrarla al deputato democristiano on. Franco Maria Malfatti, relatore con lui ad un convegno della Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche (FAST). Secondo Haussmann, che era stato cooptato e si sentiva ormai organico al “comitato di agitazione”, Malfatti aveva “idee giuste” sulle funzioni e sull’inquadramento della ricerca in Italia e doveva quindi essere considerato un interlocutore privilegiato212IbidemLettera di G. Haussmann a L. Zannone, Lodi 9 ottobre 1963. Malfatti, membro della direzione centrale della Democrazia cristiana dal 1951, aveva organizzato nel dicembre 1961 il convegno “Una politica per la ricerca scientifica” ed era il relatore alla Camera del disegno di legge sulla organizzazione e lo sviluppo della ricerca scientifica..

Le elezioni politiche dell’aprile 1963 non avevano dato un governo stabile all’Italia, che stava concludendo la lunga transizione verso un governo di centro-sinistra. Questo fu finalmente varato a fine novembre e ministro dell’Agricoltura del primo governo di centro-sinistra, presieduto da Aldo Moro, fu designato Mario Ferrari Aggradi, stimato da Haussmann. Haussmann si rivolse subito al ministro, esprimendo “il più sincero rallegramento” e chiedendogli che affrontasse prioritariamente l’irrisolta situazione della sperimentazione agraria:

Se non si riesce a rovesciare tale situazione, tra pochi anni la nostra sperimentazione non servirà neanche a svolgere le più banali prove divulgative, non che a impostare indagini di alto livello, quali occorrono nella crescente competizione del Mercato Comune. Il corpo degli sperimentatori ha da tempo elaborato un programma di massima per arrestare una simile decadenza: ho la certezza che quando Ella avrà preso possesso del Dicastero, vorrà prendere conoscenza anche di questi nostri volonterosi contributi alla soluzione del problema213Ibidem, cart. 23 novembre 1963 – 27 aprile 1964, Lettera di G. Haussmann a M. Ferrari Aggradi, Lodi 6 dicembre 1963, prot. 13942. All’inizio del 1964 Haussmann pubblicò un articolo su La ricerca nel settore agricolo in un numero speciale dedicato alla ricerca scientifica nel periodico bimensile “Esso Rivista” (pp. 15-18)..

Un altro segnale di cambiamento – di un “clima finalmente migliore che sta prendendo piede nel governo del nostro paese” – era dato dalla presenza nel governo di Carlo Arnaudi, docente alla Facoltà di Agraria di Milano, in qualità di ministro della Ricerca scientifica; anche a lui Haussmann espresse la propria soddisfazione assieme alla speranza che la riforma della sperimentazione agraria trovasse in lui “un valido sollecitatore e una guida competente, dato che specificamente ad essa avevi rivolto di recente la tua attenzione”214IbidemLettera di G. Haussmann a C. Arnaudi, Lodi 7 dicembre 1963, prot. 13945..

Il 1964 passò senza significativi progressi in tema di riforma della sperimentazione agraria. La CONGITA a fine marzo 1965 si fece di nuovo promotrice di alcune riunioni ad alto livello sull’argomento. Haussmann era impegnato negli stessi giorni all’OCSE a Parigi e pertanto declinò l’invito215Ibidem, cart. 1 gennaio 1965 – 6 marzo 1965, Lettera di Franco Angelini a G. Haussmann, Roma 22 gennaio 1965, prot. 111 (25 gennaio 1965); Lettera di G. Haussmann a F. Angelini, Lodi 28 gennaio 1965, prot. 143. Al convegno erano previsti come relatori anche Rotili e Zannone.. Al convegno tennero una relazione sia Rotili sia Zannone, che si muovevano di concerto con Haussmann e gli mandarono i testi delle loro relazioni. Haussmann giudicò “ottimi” i loro interventi: “molto costruttiva” la relazione di Rotili, più orientata a “rendere virulenta la categoria degli sperimentatori” quella di Zannone. Il convegno si concluse dando mandato a una commissione (Comitato di agitazione), in cui fu incluso Haussmann, di guidare la mobilitazione della categoria216Ibidem, cart. 6 marzo 1965 – 6 maggio 1965, Lettera di G. Haussmann a L. Zannone, Lodi 7 aprile 1965, prot. 676. A Rotili avrebbe scritto che la sua relazione era “di notevole interesse e ben impostata ed esposta” (Lettera di G. Haussmann a P. Rotili, Lodi 5 aprile 1965, prot. 811.. Haussmann, Rotili e Zannone si incontrarono il 15 aprile all’albergo S. Giorgio di Roma, dove solitamente Haussmann alloggiava nei suoi soggiorni romani.

n quei mesi maturarono due fatti positivi: dall’incontro del Comitato di agitazione con il ministro dell’Agricoltura scaturì una Commissione mista, presieduta da Arnaudi, ministro della Ricerca scientifica, col compito di preparare la riforma della sperimentazione; in secondo luogo il Comitato di agitazione, costituito da Rotili, Zannone e Teresa Bussotti, deliberò di dar vita a un’Associazione dei ricercatori del ministero dell’Agricoltura e della foreste (ARMAF), la cui assemblea costitutiva si svolse il 26 giugno a Roma e elesse Haussmann presidente217Ibidem, cart. 7 maggio 1965 – 31 luglio 1965, Lettera di G. Haussmann a F. Angelini, Lodi 1 luglio 1965, prot. 1157. Sulle origini dell’ARMAF – con Rotili, come ideatore, Zannone e Bussotti nel ruolo di cofondatrici – concordano sia i ricordi di Rotili che quelli di Zannone (P. Rotili, G. Hausmann: il lavoro e il pensiero, in M. Magri – A. Scalpelli, Terra e lavoro nel Lodigiano, Ediesse, Roma 1997, p. 158; L. Zannone, L’Istituto, memoriale inedito consegnatomi da Lisa Zannone nel novembre 2003, p. 3)..

Il 12 luglio Haussmann scriveva a Lisa Zannone di aver ricevuto dal Ministero della Ricerca una relazione su “Proposte per la riforma della sperimentazione” che gli sembrava corrispondere alle impostazioni del Comitato di agitazione218IbidemLettera di G. Haussmann a L. Zannone, Lodi 12 luglio 1965, prot. 1197.. Haussmann intanto stava partecipando anche alle riunioni della Commissione Arnaudi, dove era presente anche Lisa Zannone: il 15 giugno a Roma, il 9 luglio a Firenze, il 28 luglio e il 5 ottobre a Roma. Per l’8 novembre la riunione doveva tenersi a Napoli, ma Haussmann – da poco tornato da Kiel dove era stato insignito del premio Justus von Liebig – era impegnato a Parigi per l’OCSE; si rivolse quindi a Zannone consigliandole: “Conservi la calma (mi raccomando!), ma sia categorica per le richieste convenute dal Direttivo ARMAF”219Ibidem, cart. 1 agosto 1965 – 30 ottobre 1965, Lettera di G. Haussmann a L. Zannone, Lodi 30 ottobre 1965, prot. 1646.. A complicare la situazione fu l’involuzione del quadro politico: il 22 gennaio 1966 il governo Moro si dimise e si riformò un nuovo governo soltanto il 3 marzo; la crisi di governo, e specificamente il cambiamento dei ministri dell’Agricoltura e della Ricerca scientifica, sembrarono impedire alla Commissione Arnaudi di giungere alla stesura della relazione finale.

Verso questo obiettivo spronavano soprattutto i componenti dell’ARMAF (Haussmann, Zannone, Cosmo e Lalatta) nella Commissione presieduta da Arnaudi; essi decisero di stringere i tempi e di procedere comunque a una relazione conclusiva sui lavori svolti, ritenendo negativo il protrarsi dei lavori senza risultati concreti. Il bilancio che Haussmann delineava il 18 marzo era il seguente:

Nonostante diverse e convergenti pressioni sugli organi governativi, esercitate da più parti e con notevole impegno negli ultimi 9 mesi, i risultati sono finora assai deludenti, se si eccettua la prospettiva indicata nel disegno di legge per il 2° Piano Verde di procedere alla riforma della sperimentazione agraria nell’ambito del Ministero dell’Agricoltura. Per altro, il tempo per attuare tale riforma è relativamente breve, e resta il pericolo di lasciar scadere la delega relativa, come è già avvenuto in passato, senza aver concluso nulla220Ibidem, cart. 26 febbraio 1966 – 22 aprile 1966, Lettera di G. Haussmann a F. Angelini, Lodi 18 marzo 1966, prot. 588..

Scrivendo a Rotili, che da qualche mese aveva ottenuto il trasferimento a Lodi, ma si trovava in Francia in un istituto di ricerca per perfezionare la conoscenza di procedure sperimentali genetiche, Haussmann prevedeva – dopo aver incontrato uno dei sottosegretari del nuovo governo – che la “battaglia sarà molto dura” e che quindi vi era la necessità di “intervenire con la massima energia” per conseguire risultati concreti e corrispondenti alle attese221IbidemLettera di G. Haussmann a P. Rotili, Lodi 25 marzo 1966, prot. 639..

Nell’aprile 1966 l’attività dell’ARMAF si fece serrata: per il giorno 28 fu decisa una conferenza stampa di Haussmann a Roma per sollecitare il governo a un’azione più decisa a favore della sperimentazione agraria e influire sulla discussione al Senato del 2° Piano Verde. Alla presenza di parlamentari e di alti funzionari del Ministero Haussmann pronunciò una requisitoria. La sperimentazione italiana – secondo il presidente dell’ARMAF – si stava dimostrando inadeguata a fronteggiare i problemi della competizione internazionale dei mercati e dello sganciamento dagli orientamenti produttivi tradizionali perché le sue strutture erano rimaste arretrate rispetto a quelle degli altri Paesi: la spesa per la ricerca agraria in Italia ammontava a 0,056% del reddito agrario lordo, mentre in Francia era 0,218%, in Belgio 0,490%, in Olanda 1,2%. Questo avveniva perché in Italia non si aveva ancora compreso “che per un paese povero gli investimenti nella ricerca tecnologica applicativa sono i più produttivi e meglio paganti”. La ricerca poi per essere fruttuosa necessitava di personale selezionato e numericamente sufficiente: invece la situazione italiana presentava organici insufficienti e carriere poco allettanti, per cui le forze giovani migliori disertavano gli Istituti sperimentali. In Inghilterra i collaboratori scientifici variavano in ogni Stazione da 25 a 60, mentre l’Italia aveva una media inferiore a 3 (esclusi due Istituti centrali di Roma). Haussmann fu categorico e graffiante in alcuni passaggi:

Insomma bisogna parlarci chiaro: al fondo della questione sta una scelta politica che va decisa una volta per sempre. È lecito ritenere (come ritengono molte egregie persone, fra cui alcune investite di massima autorità) che per l’Italia la sperimentazione è un lusso, perché a farla bene costerebbe troppo rispetto agli stanziamenti che devono servire per tutti i molteplici interventi statali nel settore agricolo. […] È lecito però essere di parere del tutto opposto, non soltanto perché le nostre Stazioni sono riuscite finora a ripagare ad usura l’elemosina di cui vivono (per cui la loro morte significherebbe a breve scadenza la perdita netta di miliardi nel settore agricolo), ma anche perché, a differenza di quanto succede nel campo industriale, nessuna esperienza estera può far testo in agricoltura, con i suoi differenti fattori ambientali, la cui interazione con i mezzi tecnici è determinante per il successo di questi ultimi. […] D’altra parte se la sperimentazione agraria è un lusso, e l’Italia deve rassegnarsi al rango dei paesi arretrati che ricevono l’imbeccata (magari sbagliata) dai soloni stranieri muniti di buona volontà, ma soprattutto di capitali in cerca di un buon investimento, gli sperimentatori – in qualità di semplici cittadini italiani – vogliono sapere perché non è un lusso la ricerca nucleare o missilistica, oppure la costituzione di un Ministero della ricerca, che a tutti dovrebbe giovare fuorché agli agricoltori.

Secondo Haussmann se si fosse quadruplicato il finanziamento alla sperimentazione agraria, portandolo allo 0,20 del reddito agrario nazionale lordo, si potevano rimettere in sesto tutte le Stazioni esistenti e “impiantarne di nuove nel Mezzogiorno e nelle Isole, dove maggiormente se ne sente la carenza”. Infine denunciò che la Commissione Arnaudi non era stata consultata nella redazione degli articoli 2 e 3 del disegno di legge per il 2° Piano Verde riguardanti la sperimentazione e che tali articoli non rispondevano assolutamente “ai criteri elaborati dalla Commissione, specie per quanto attiene al pregiudiziale e cospicuo aumento del personale addetto alla ricerca e all’adeguato miglioramento della sua carriera, nonché al coordinamento del lavoro sperimentale sul piano nazionale e regionale”. Se non si fosse corrisposto alle attese dei ricercatori e alle oggettive urgenze della sperimentazione agraria, concluse Haussmann, l’ARMAF avrebbe fatto ricorso allo sciopero generale di protesta della categoria, perché “dopo vent’anni di esasperante attesa, è il meno che si possa fare!”222 Ibidem, G. Haussmann, Le Stazioni: tragicamente indietro con i tempi, REDA, Roma, estratto dal “Giornale di agricoltura”, aprile 1966, pp. 11 (le citazioni alle pp. 7, 9-11)).

La discussione della legge per il 2° Piano Verde cominciò in Commissione Agricoltura del Senato a fine maggio; Lisa Zannone prese contatti con i gruppi di opposizione (comunisti, liberali, missini). La relazione di accompagnamento della legge, stilata dal senatore Antonio Bolettieri, fu giudicata molto positivamente dall’ARMAF. Conosciutone il testo tramite Zannone, il presidente Haussmann espresse a Bolettieri un sentito ringraziamento a nome dell’Associazione “per la Sua opera altamente benemerita e coraggiosa, di fronte alla palese avversione del dicastero responsabile a ogni rinnovamento”: giudicava il suo testo “costruttivo, perfettamente documentato e nel contempo pieno di calore per una causa che finora ha riscosso così poca comprensione da parte del Governo”((Ibidem, cart. 22 aprile 1966 – 5 luglio 1966, Lettera di G. Haussmann a A. Bolettieri, Lodi 3 giugno 1966, prot. 1055.
. Nel corso della discussione in Senato furono modificati gli articoli 2-3 in sintonia con le richieste dell’ARMAF.

Haussmann, in qualità di presidente dell’ARMAF, il 17 giugno si rivolse anche al nuovo ministro per la Ricerca scientifica Leopoldo Rubinacci, mettendosi a disposizione sia per il reperimento dei dati sulla situazione della sperimentazione agraria sia per l’illustrazione dei provvedimenti ritenuti dall’ARMAF indispensabili223IbidemLettera di G. Haussmann a L. Rubinacci, Lodi 17 giugno 1966, prot. 1130. Haussmann vi allegò alcune osservazioni sugli articoli di legge contestati.. L’indomani 18 giugno scrisse al presidente del gruppo del Partito comunista alla Camera, Pietro Ingrao, che lo aveva invitato a una riunione del 22 giugno dedicata alla programmazione della ricerca scientifica. Haussmann era in partenza per Bruxelles e non era certo di poter essere il 22 a Roma, per cui inviò il suo punto di vista sulla questione:

In questi anni, si è parlato non poco in varie sedi di politica della ricerca, ma credo non si sia andati molto più in là: e il Ministero della Ricerca, frutto di questi discorsi, e sede designata per la elaborazione di tale politica, non sembra finora di aver inteso lo scopo della propria esistenza. Ritengo che la programmazione della ricerca non possa venir fuori – seriamente – se non dalla valutazione, politica, delle priorità che si presentano nei campi tecnologico, scientifico e culturale, per gli scopi che un Governo si propone di raggiungere: una programmazione della ricerca in astratto non ha senso. Né d’altra parte tutti gli scopi pensabili possono essere perseguiti contemporaneamente (come troppo spesso si dice di voler fare in Italia), giacché a ciò mancherebbero i mezzi (anche se quelli disponibili potrebbero probabilmente essere spesi meglio). Perciò, delle scelte si impongono sia per gli scopi, sia per le ricerche […] e, fatte le scelte, bisogna organizzarsi a raggiungere le finalità nell’ordine della loro precedenza224IbidemLettera di G. Haussmann a P. Ingrao, Lodi 18 giugno 1966, prot. 1134..

Nello specifico della riforma della sperimentazione agraria Haussmann denunciava che “il primo ad opporsi era il Ministero dell’Agricoltura, rimasto nelle sue strutture al tempo delle Cattedre ambulanti, anzi da allora peggiorato”; per questo temeva che venissero rimodificati alla Camera gli articoli 2 e 3 del disegno di legge sul 2° Piano Verde, riportandoli alla versione precedente alla discussione in Senato.

L’estate del 1966 portò qualche segnale positivo attorno alla riforma della sperimentazione. In primo luogo il ministro Rubinacci rispose alla lettera di Haussmann esprimendo piena condivisione alle tesi da lui sostenute e alle conclusioni della Commissione Arnaudi, assicurando il proprio impegno per potenziare al massimo l’attività delle Stazioni sperimentali e promettendo che proprio su tali organismi avrebbe fatto leva “per trasferire sul piano operativo i risultati della ricerca nei settori più avanzati e delle moderne tecnologie”225Ibidem, cart. 5 luglio 1966 – 4 ottobre 1966, Lettera di L. Rubinacci a G. Haussmann, Roma 15 luglio 1966, prot. 1234.. In secondo luogo il 28 luglio fu reinsediata la Commissione Arnaudi per la sperimentazione agraria.

A contraddire tali segnali furono sia la modifica in senso peggiorativo del disegno di legge alla Camera, per cui si ripresentava la necessità di ricorreggerlo al Senato226IbidemLettera di G. Haussmann a L. Zannone, Lodi 1 agosto 1966, prot. 1305., sia una spaccatura interna al fronte dei settori interessati alla riforma promossa dal prof. Gabriele Goidànich e dalla CONGITA di Franco Angelini227IbidemLettera di L. Zannone a G. Haussmann, Cave  16 agosto 1966, prot. 1345. Haussmann nella risposta a Zannone ridimensionava il pericolo della frattura (Lodi 26 agosto 1966, prot. 1365), ma si sarebbe verificato quanto temeva la Zannone.. Dietro a questa frattura, che poteva incidere sull’approvazione del testo di legge, si profilava l’azione del Ministero dell’Agricoltura, e personalmente del ministro Restivo, contrari alla riforma nei termini auspicati dall’ARMAF. Hausmann si fece allora autore di una “coraggiosa protesta contro l’ostile comportamento del Ministero”228IbidemLettera di Piero Malucelli a G. Haussmann, Forlì 30 settembre 1966, prot. 1580. Il 26 settembre Haussmann aveva scritto: “Sono stato molto impegnato sia per seguire la legge sulla Riforma della Sperimentazione alla Camera (gli ostacoli alla quale ci hanno portato allo sciopero del 14) sia per varare la Relazione finale della Commissione Arnaudi, che temo resterà in gran parte lettera morta, data la scarsa volontà del Ministero di accettare certe premesse fondamentali” (cart. 5 luglio 1966 – 4 ottobre 1966, Lettera di G. Haussmann a A. Rizzotti, Lodi 26 settembre 1966, prot. 1538).. Ci fu anche un intervento del ministro Rubinacci presso il collega Restivo, che risultò decisivo nello sbloccare la situazione. Haussmann espresse riconoscenza a Rubinacci per il “Suo autorevole intervento” e aggiunse:

L’accoglimento da parte del Parlamento degli emendamenti invocati dall’Associazione Ricercatori del MAF è motivo di soddisfazione non solo perché consente realmente di affrontare in modo razionale la riforma della sperimentazione, ma anche perché dimostra la validità della via democratica per raggiungere la necessaria evoluzione delle strutture ormai inservibili: via in verità faticosissima e talora deludente, ma nella quale nonostante tutto continuiamo ad avere fiducia229Ibidem, cart. 5 ottobre 1966 – 12 dicembre 1966, Lettera di G. Haussmann a L. Rubinacci, Lodi 7 ottobre 1966, prot. 1613..

In vista della riattivazione dell’ex Commissione Arnaudi, nella quale si intendeva nominare un gruppo ristretto che preparasse il materiale per la Commissione, furono segnalati al sottosegretario per l’Agricoltura, Francesco Principe, i nomi del direttivo dell’ARMAF con in primo piano quelli che già avevano partecipato alla precedente Commissione: Haussmann, Filippo Lalatta (direttore dell’Istituto di frutticoltura di Roma) e Lisa Zannone (sperimentatrice all’Istituto di genetica per la cerealicoltura di Roma)230IbidemLettera di G. Haussmann a F. Principe, Lodi 19 novembre 1966, prot. 1875..

Il clima di tensione che si era creato portò anche a episodi di repressione: a fine ottobre furono deferite al Consiglio di disciplina Teresa Bussotti e Lisa Zannone, rispettivamente vice presidente e segretaria dell’ARMAF; il direttore dell’Istituto di genetica per la cerealicoltura, Ugo De Cillis, da cui dipendevano, aveva preso una serie di provvedimenti disciplinari nei loro confronti in connessione con la loro attività per l’ARMAF. Il direttivo il 27 ottobre emanò un ordine del giorno di protesta e di solidarietà231IbidemOrdine del giorno, Roma 27 ottobre 1966, prot. 1951. Tra le contestazioni mosse alla Zannone vi erano le numerose assenze dal servizio per seguire l’attività dell’ARMAF e il fatto che ricevesse corrispondenza privata presso l’ufficio dove lavorava (Lettera di G. Haussmann a L. Zannone, Lodi 2 dicembre 1966, prot. 2074). Zannone ha scritto nel suo memoriale: “Questa storia della riforma menava grande scalpore al MAF, perché De Cillis ne era il principale oppositore e soprattutto perché il ‘gruppo d’assalto’ era costituito da Teresa [Bussotti] da Pietro [Rotili] e da me, che eravamo stati fino a quel momento i suoi fiori all’occhiello” (L. Zannone, L’Istituto, cit. p. 4)..; non ci fu nessuna reazione ministeriale, per cui il presidente Haussmann – che il 31 ottobre aveva compiuto 60 anni – interpellò il ministro ponendo come condizione fondamentale per un sereno lavoro di ricerca e per una proficua riforma “l’instaurazione di metodi democratici nei rapporti tra i collaboratori degli Istituti, al posto dell’attuale struttura grettamente burocratica e formalistica”, in quanto “l’affermazione di un nuovo costume [è] più importante ancora di nuove leggi”232IbidemLettera di G. Haussmann a F. Restivo, Lodi 5 dicembre 1966, prot. 1954..

Una volta approvata la legge del 2° Piano Verde (n. 910, 27 ottobre 1966) dovevano essere apprestate le leggi delegate alla riforma della sperimentazione: Haussmann in dicembre scrisse al ministro Restivo per sollecitare la consultazione delle categorie interessate direttamente alla riforma; l’ARMAF voleva essere “chiamata a partecipare alla discussione dei disegni di legge delegati nel corso del loro apprestamento”233IbidemLettera di G. Haussmann a F. Restivo, Lodi 10 dicembre 1966, prot. 1990.. Ciò che veniva trapelando della formulazione delle leggi-delega non soddisfaceva il direttivo dell’ARMAF. In risposta a una lettera di solidarietà di Onorato Verona, docente all’Università di Pisa, Haussmann nel gennaio 1967 rimarcava:

Anche oggi – a legge varata – il Ministero continua la sua opposizione. Purtroppo non manca l’ostruzionismo anche fra alcuni colleghi, soddisfatti del “quieto vivere” raggiunto e incuranti del futuro. Ma a parte questo (che è inevitabile da parte dei “sistemati”), non possono non amareggiare certi dissensi e pronunciamenti in ambienti che dovrebbero capirci meglio […] voglio dire di taluni circoli universitari, che ravvisano la soluzione del problema nella semplice soppressione delle Stazioni sperimentali, o al massimo nel loro declassamento a organi di assistenza divulgativa. È un atteggiamento che trova accoglienze più che favorevoli nel nostro Ministero, oppresso da un invincibile senso di inferiorità di fronte all’autorità universitaria, ma disposto a sopportarla finché promana da un altro Ministero, non già quando si pronuncia per bocca dei propri dipendenti, burocraticamente subordinati234Ibidem, cart. 1 gennaio 1967 – 27 febbraio 1967, Lettera di G. Haussmann a O. Verona, Lodi 16 gennaio 1967, prot. 88. Sullo snaturamento delle funzioni delle Stazioni sperimentali Haussmann si era espresso anche in una lettera al presidente del CNR (Lodi, 13 gennaio 1967, prot. 75)..

Il direttivo dell’ARMAF comunque aveva deciso di preparare propri schemi per i diversi provvedimenti della riforma della sperimentazione da sottoporre al Ministero. Ma il clima restava teso nelle e tra le diverse categorie della sperimentazione. Haussmann doveva man mano intervenire a smussare le asperità polemiche e a comporre contrasti. A chi gli rivolgeva parole di apprezzamento confidava:

Poiché non ho alcun interesse personale nell’iniziativa, che per me ha significato unicamente come rigenerazione su scala nazionale del settore della ricerca agraria, non mi è agevole intendermi con coloro che hanno particolari posizioni da difendere o da conquistare: e non di rado mi domando se di fronte a costoro ha qualche possibilità di successo un piano che ha tutt’altra impostazione e perciò non suscita troppo entusiasmo235ILSRECO, Lettera di G. Haussmann a Primo G. Candioli, Lodi 1 febbraio 1967, prot. 195..

Il 7 aprile 1967 Haussmann presentò al ministro Restivo gli schemi dei decreti legislativi concernenti il Comitato nazionale della sperimentazione, la struttura degli Istituti sperimentali e i ruoli del personale. L’8 maggio gli inviò uno schema di riordinamento della rete nazionale degli Istituti secondo quanto previsto dalla legge-quadro n. 910, precisando che si trattava di uno “schema di primo orientamento” mirante “a contemperare esigenze talora contrastanti” e a suggerire le soluzioni con maggiori consensi236Ibidem, cart. 22 febbraio 1967 – 9 maggio 1967, Lettera di G. Haussmann a F. Restivo, Lodi 8 maggio 1967, prot. 821..

Il 15 maggio 1967 Haussmann cambiò inaspettatamente tono col ministro. Gli comunicava che, poiché a sei mesi di distanza dalla promulgazione della legge n. 910 “nessun cenno” era giunto dal Ministero circa gli schemi inviati dall’ARMAF e nemmeno riguardo alla elaborazione in corso da parte del Ministero o riguardo alla consultazione richiesta, “una estrema inquietudine” serpeggiava nell’Associazione dei ricercatori. Questa pertanto si vedeva “costretta di riprendere l’agitazione dei propri associati, pronti a entrare in sciopero nei giorni 30 e 31 maggio”, a meno che dal Ministero venisse ufficialmente “una dichiarazione con l’indicazione dei tempi” in cui si intendeva procedere all’attuazione delle legge-delega e la precisazione della data in cui l’ARMAF sarebbe stata associata a tale lavoro237Ibidem, cart. 9 maggio 1967 – 22 agosto 1967, Lettera di G. Haussmann a F. Restivo, Lodi 15 maggio 1967, prot. 823..

Messo alle strette, il Ministero fissò l’incontro con l’ARMAF tra il 15 e il 20 giugno. Lo sciopero fu quindi sospeso. In attesa della convocazione Haussmann si rivolse all’avvocato democristiano Tommaso Morlino per ingaggiarlo come consulente e farlo influire su uomini di governo a lui molto vicini; dopo un breve abboccamento, il presidente gli scrisse più estesamente gli argomenti di maggior contrasto. Fra questi  “il vero nocciolo del rinnovamento” era rappresentato dalla struttura interna, più democratica, degli Istituti:

Si può moltiplicare personale e Stazioni, migliorare carriere ed emolumenti, ma se non si coinvolgono i collaboratori a tutti i livelli nella responsabilità del lavoro, offrendo ad essi maggiore libertà di iniziativa e maggiori stimoli a operare bene, si finirà per creare un impianto mastodontico e assai costoso, formalmente ineccepibile ma immobile e morto all’interno, imperniato come per il passato sulla dittatura non sempre illuminata (e sempre controproducente) dei direttori. Ad evitare ciò, già la Commissione Arnaudi aveva approvato il progetto di partecipazione degli sperimentatori sia ai Comitati scientifici sia ai Consigli di amministrazione di ogni Istituto e il nostro schema di legge ha puntualmente ripreso e codificato tale principio. […] L’Amministrazione del nostro Ministero è ligia, al contrario, per vecchia tradizione alla concezione puramente burocratica dei rapporti tra il personale (concezione che ha largamente dimostrato la sua inefficienza nel settore della sperimentazione) e opporrà la massima resistenza a cambiare il proprio atteggiamento. In ciò troverà pieno appoggio da parte della maggioranza assoluta dei direttori […] avversi a cedere alcunché dei loro privilegi dittatoriali238 IbidemLettera di G. Haussmann a T. Morlino, Lodi 3 giugno 1967, prot. 922..

Se non ci si muoveva in questa direzione democratica con una precisa scelta politica, Haussmann prospettava il passaggio della sperimentazione agraria alle dipendenze del Ministero della Ricerca scientifica.

Intanto era trascorso il 20 giugno senza la convocazione dell’ARMAF da parte del ministro e neppure l’indicazione di una nuova data per l’incontro. Quindi Haussmann l’indomani comunicò a Restivo che lo sciopero sarebbe stato attuato dal 6 all’8 luglio, a meno che l’incontro avvenisse prima239IbidemLettera di G. Haussmann a F. Restivo, Lodi 21 giugno 1967, prot. 1001.  Zannone ha rievocato gli incontri con Haussmann in quelle settimane: “Ci riunivamo nella hall dell’albergo S. Giorgio quando Haussmann veniva a Roma; e quando dichiarammo lo sciopero per impedire che il MAF lasciasse cadere la delega, ci riunimmo sulla spiaggia di Fregene. Finita la riunione, decidemmo di fare il bagno, e Haussmann approvò” (L. Zannone, L’Istituto, cit. p. 4).. Appreso l’ultimatum, il sottosegretario Francesco Principe ricevette le organizzazioni del personale della sperimentazione agraria il 1° luglio. Non dovette essere un incontro incoraggiante se Haussmann il 10 luglio si rivolgeva all’ex ministro Ferrari Aggradi in questi termini:

È mia dolorosa impressione che in realtà la riforma non sta a cuore a nessuno tra coloro che ne hanno la responsabilità diretta al Ministero: si farà qualcosa di puramente formale, tanto da poter sostenere che la delega contenuta nella legge n. 910 è stata mantenuta, ma il contentino riguarderà sovratutto – semmai – il miglioramento dei trattamenti e forse delle carriere (perché appaga la maggioranza di coloro che oggi protestano!), senza probabilmente toccare la struttura essenzialmente burocratica e stagnante del settore. Ciò significa addossare al contribuente nuove spese, senza rendere sensibilmente più efficienti le prestazioni della sperimentazione.

Chiedeva un intervento dei “politici” per battere il conservatorismo dei direttori degli Istituti sperimentali e concludeva:

Non posso credere che il sincero desiderio di rinnovamento che riscontro nei nostri giovani ricercatori migliori resti ancora a lungo un’attesa inappagata: se le speranze dei giovani rimangono frustrate, cadono nel nulla anche le speranze dei vecchi come me: e allora per chi si lavora?240IbidemLettera di G. Haussmann a M. Ferrari Aggradi, Lodi 10 luglio 1967, prot. 1099.

Il sottosegretario Principe preparò il progetto di riforma. Haussmann, scrivendo in settembre al senatore Arnaudi, riteneva il progetto poco innovativo per “le molte limitazioni a una reale democratizzazione”; il tema della democratizzazione era per lui strettamente connesso a quello di una autentica valorizzazione dei giovani, quasi presentisse la ventata rinnovatrice dei gruppi giovanili protagonisti del Sessantotto:

I giovani finiranno col tempo per togliere di mezzo le vecchie strutture; ma se non si comincia ora, da parte nostra (di anziani), a spianar loro la via con la democratizzazione delle istituzioni, passeranno ancora troppi anni per vedere dei cambiamenti, e continueremo a essere in ritardo sugli altri paesi. Invero, vanno oggi ai posti direttivi troppi giovani cresciuti in clima burocratico-gerarchico, imbevuti fino al midollo di timore reverenziale e servilismo verso le autorità, e di dispotismo verso i subordinati; sono stati allevati così dai loro superiori, e più si sono adeguati al sistema, più facilmente diventano eredi dei posti lasciati dai loro maestri, nei concorsi, negli incarichi, ovunque. Cosicché, invece di rinnovare l’ambiente, questi giovani – passati ai posti di comando – consolidano la vecchia tradizione, impedendo ogni rottura col passato241Ibidem, cart. 11 agosto 1967 – 13 novembre 1967, Lettera di G. Haussmann a C. Arnaudi, Lodi 23 settembre 1967, prot. 1377..

In quei giorni a Haussmann fu conferito l’importante premio “Spiga Italica” da una commissione presieduta da Arnaudi; lo ricevette nel corso di una pubblica cerimonia il 6 ottobre242Haussmann scrisse ad Arnaudi ringraziando per il Premio “Spiga Italica”, di cui Arnaudi era presidente: “Non immaginavo lontanamente di averlo meritato” affermò con la consueta modestia (ibidemLettera di G. Haussmann a C. Arnaudi, Lodi 25 settembre 1967, prot. 1381).. A Haussmann piacque interpretare quella premiazione “come merito collettivo del Direttivo dell’ARMAF, cui si è voluto dare un riconoscimento, sia pure mimetizzato”243Ibidem, cart. 28 febbraio 1967 – 9 maggio 1967, Lettera di G. Haussmann a Pietro Mazziotti Di Celso e Antonino Pilla, Lodi 9 ottobre 1967, prot. 1442.. Il 3 novembre si svolse il congresso straordinario dell’ARMAF, che aveva subìto l’incresciosa secessione della maggioranza dei direttore di Istituto: “tanto poco opportuna in questa fase delicatissima della riforma”, aveva commentato Haussmann244Ibidem, cart. 11 agosto 1967 – 13 novembre 1967, Lettera di G. Haussmann a V. Carrante, Lodi 2 ottobre 1967, prot. 1411. Carrante era uno dei direttori che non avevano aderito alla secessione dall’ARMAF..

A meta settembre era stata resa nota una bozza del testo, che fu commentata da Haussmann prima sull’“Informatore Agrario” del 12 ottobre e poi nella relazione introduttiva del congresso dell’ARMAF, cui si unirono altri intervenuti. Il legislatore recepì alcuni dei rilievi espressi.

Il 23 novembre 1967 fu definitivamente varato il decreto attuativo della riforma della sperimentazione agraria (DPR n. 1318). Uno dei primi stringati commenti di Haussmann fu in una lettera del 25 novembre: “È un innegabile passo avanti che ne provocherà di certo altri, essendo stata rotta la stabilità del sistema”245Ibidem, cart. 13 febbraio 1967 – 29 dicembre 1967, Lettera di G. Haussmann a Mario Tirelli, Lodi 25 novembre 1967, prot. 1726. In termini analoghi si espresse in una lettera a Vincenzo Carrante (Lodi 28 novembre 1967, prot. 1739).. Un’analisi articolata comparve sulla rivista “L’industria del latte” nell’estate 1968. Haussmann non riteneva di primaria importanza, ai fini dell’efficienza della sperimentazione, le incongruità introdotte nella rete degli Istituti sperimentali – soppressione di specializzazioni esistenti, fatte assorbire da istituzioni più generiche, e creazione di un doppione nel settore forestale e dell’alpicoltura – bensì il rinnovamento delle strutture interne: sotto questo profilo la nuova legge tradiva le attese. Rispetto al personale si creava il ruolo dei direttori di sezione, ma si lasciava un rapporto sperequato (2,5:1) tra il numero degli sperimentatori e quello dei tecnici (esperti e preparatori), che avrebbe dovuto essere invertito. Le carriere direttive erano state rivalutate con l’equiparazione al settore universitario, ma più difficile era l’accesso e più lungo il percorso. Nei Comitati scientifici dei singoli Istituti non erano membri di diritto tutti gli sperimentatori in servizio, invece vi comparivano due capi di Ispettorati e un tecnico della Federazione dei dottori in Scienze agrarie. Il Comitato nazionale della sperimentazione aveva poteri decisionali limitatissimi, poiché non si era avuto il coraggio di sopprimere la prima sezione del Consiglio superiore dell’agricoltura. Il bilancio conclusivo non era comunque negativo:

Nonostante tutte le sue incontestabili manchevolezze, la riforma è stata una grossa breccia in una situazione di letargo: una breccia, già con la sua iniziativa, partita dagli sperimentatori e da essi portata avanti con incredibile slancio durante tutto l’iter parlamentare della legge; una breccia pure con la sua conclusione, che ha sollevato finalmente l’opinione pubblica, ha avallato alcune rivendicazioni, ha aperto la via ad altri interventi, i quali ormai andranno affrontati con leggi speciali, visto che sono sin da ora assolutamente indispensabili. Questo è quanto si è in diritto di mettere all’attivo del nostro sommario consuntivo della riforma; e forse potrà valere molto più delle passività246Ibidem, G. Haussmann, Considerazioni sulla riforma della sperimentazione agraria, in “L’industria del latte”, Lodi luglio-settembre 1968, n. 3, p. 202 (estratto pp. 199-206). Scrivendo a Danilo Dolci Haussmann affermava: “La riforma della sperimentazione – che dopotutto abbiamo ottenuto – non ci soddisfa eccessivamente, avendone falsato i burocrati le strutture e lo spirito: ma qualche cosa s’è fatto e per il resto continueremo a lottare” (cart. 27 maggio 1968 – 21 agosto 1968, Lettera di G. Haussmann a D. Dolci, Lodi 1 luglio 1968, prot. 587)..

Haussmann aveva condotto la sua battaglia con la passione e l’intelligenza che gli erano riconosciuti da tutti. Riteneva che ne era valsa la pena, perché era convinto – come avrebbe scritto a un giovane amico – che “cercare di cambiare qualche cosa vale sempre la pena, se si ha l’animo, e anche la cultura per farlo”247Ibidem, cart. 26 giugno 1974 – 21 settembre 1974, Lettera di G. Haussmann a Michel Favre, Lodi 28 giugno 1974, prot. 812..

La responsabilità del funzionario pubblico e dello sperimentatore

La riforma della sperimentazione nel senso di un rafforzamento delle sue strutture in uomini e mezzi e di una gratificazione del personale in denaro e in carriera doveva anche garantire l’indipendenza di questo rispetto alla pressione di forti interessi economici privati che erano protesi alla cooptazione di tecnici la cui formazione era avvenuta nelle strutture della ricerca pubblica o puntavano ad averli sostenitori dei propri prodotti sui periodici della divulgazione agraria. Haussmann era sempre stato molto vigile in questo ambito, esprimendo sdegno per ogni insidia tentata nei confronti suoi e dei suoi collaboratori. Altrettanto rigoroso era nel non richiedere compensi per le consulenze – seguite talvolta da sopralluoghi – che gli venivano richiesti, anche in anni in cui la sua retribuzione mensile era piuttosto modesta; in taluni casi il suo comportamento rasentò la pignoleria, ma egli concepiva il ruolo del pubblico funzionario come una testimonianza etica e quindi sentiva il dovere di essere e di apparire irreprensibile.

Nel 1954 due riviste agrarie di Belluno e Latina avevano pubblicato un articolo sulla produttività dei prati riportando tra virgolette risultati di esperimenti pubblicati dalla Stazione di Praticoltura di Lodi in merito alle concimazioni fosfatiche del prato; la citazione però alterava in modo radicale il testo edito dalla Stazione “sì da indurre l’agricoltore in equivoco, a tutto beneficio (ingiustificato) di un determinato concime e a danno di un altro”. Haussmann denunciò alle due direzioni delle riviste e ai rispettivi Ispettorati dell’agricoltura la manipolazione avvenuta, chiarendo perentoriamente che la sua Stazione non si prestava alla propaganda di singole ditte, intendendo “servire unicamente gli interessi degli agricoltori”248Ibidem, cart. P. 1 dicembre 1953 – 31 gennaio 1955, Lettera di G. Haussmann all’Ispettorato provinciale dell’agricoltura di Belluno e di Latina, Lodi 26 gennaio 1954, prot. 5328-5329..

Avendo tenuto una conferenza in provincia di Roma e svolto un sopralluogo in un’azienda privata, rinunciò al rimborso spese, motivando di essere stato ospite del Consorzio agrario e di aver fatto il viaggio per un’altra missione già rimborsata; specificò al suo corrispondente che i suoi “modesti” interventi rientravano pienamente nelle sue “normali” funzioni249Ibidem, cart. P. 2 febbraio 1955 – 31 gennaio 1956, Lettera di G. Haussmann a Vittorio Ronchi, Lodi 6 aprile 1955, prot. 6518.. Eppure nella prima metà degli anni Cinquanta lo stipendio di Haussmann era estremamente basso, considerando poi che era l’unica entrata economica per una famiglia di quattro persone: nel 1953, invitato ad acquistare una prestigiosa e costosa enciclopedia, pur confessando la sua “particolare predilezione di bibliofilo per le belle edizioni”, si diceva frenato dal ricordare “di essere un funzionario statale che vive, con famiglia, di solo stipendio, guadagnando dopo 20 anni di servizio quanto una segretaria privata di primo impiego”, per cui si sentiva votato “al più severo ascetismo”250IbidemLettera di G. Haussmann a Giovanni Treccani Degli Alfieri, Lodi 13 ottobre 1953, prot. 4995. Ancora nel 1960 la retribuzione mensile, netta dalle trattenute di legge, era di 120.210 lire, comprensiva di stipendio, assegno perequativo e aggiunta di famiglia (prot. 11497, 3 novembre 1960)..

Haussmann, invitato a un convegno a Lonigo, in provincia di Vicenza, nel quale era relatore, in via del tutto eccezionale si fece accompagnare da una figlia che pernottò nello stesso albergo: gli organizzatori avrebbero voluto offrire gratuitamente il soggiorno anche alla figlia; ringraziandoli per la “squisita” ospitalità, di cui aveva goduto anche la figlia, si scusò di non aver “potuto acconsentire che fosse ospite pure all’albergo, come viceversa era già stato predisposto dagli Organizzatori”; espresse anche il desiderio di ricevere un giornale locale con la cronaca del convegno e una delle fotografie scattate durante la sua relazione, ma a una condizione: “che siano spese mie”251Ibidem, cart. P. 1 marzo 1957 – 12 maggio 1958, Lettera di G. Haussmann a A. Trentin, Lodi 13 giugno 1957, prot. 8469..

La pressione dell’industria chimica sugli sperimentatori fu particolarmente assillante. Nel giugno 1958 la rivista “Informatore Agrario” pubblicò un articolo di un collaboratore di Haussmann, Giancarlo Chisci sui Risultati tecnici dell’impiego di alcuni concimi chimici industriali; senza avvertire l’autore fu sostituito il concime “Agreste” del dattiloscritto originale con un prodotto denominato CO.FU.NA. Haussmann firmò con Chisci la protesta per l’arbitrario cambiamento e appoggiò la richiesta di rettifica252Ibidem, cart. P. 12 maggio 1958 – 1 ottobre 1959, Lettera di G. Haussmann e G. Chisci a “Informatore Agrario”, Lodi 30 giugno 1958, prot. 9405.. Nell’ottobre dello stesso anno era con una ditta chimica di fertilizzanti che Haussmann veniva a contrasto: la ditta torinese Vego aveva infatti offerto propri prodotti alla sperimentazione presso la Stazione di Lodi, ma intendeva porre dei vincoli sulla divulgazione dei risultati. Haussmann troncò ogni possibile equivoco:

I risultati sperimentali non possono in alcun modo essere considerati di vostra esclusiva proprietà, in quanto il loro ottenimento è affidato a un Ente pubblico e da questo anzi attinge la sua attendibilità; è ovvio e logico che cotesta Spett.le Società si gioverà dei risultati ritenuti positivi per la divulgazione dei propri prodotti, avallandone l’efficacia con le prove controllate da questa Stazione; ma è pure intuitivo che questo Istituto ha il dovere di informare, attraverso le sue pubblicazioni scientifiche, il mondo tecnico di quanto viene accertato attraverso o col concorso della sua attività (la quale non può servire a fini esclusivamente privati), con tutta l’obiettività richiesta per i risultati sia positivi, sia negativi. Tale è stato sempre il nostro comportamento verso altre industrie di concimi253IbidemLettera di G. Haussmann a ditta Vego, Lodi 7 ottobre 1958, prot. 9610..

Sul finire del 1958 lo scontro avvenne perfino con il direttore della società “La Foraggera”, Claudio Cozzani, che aveva in esclusiva la moltiplicazione e la vendita delle sementi migliorate ottenute dalla sperimentazione nella Stazione diretta da Haussmann. Da quell’anno veniva riconosciuto alla Stazione “un beneficio materiale”, ma La Foraggera avrebbe voluto avere l’esclusiva e la segretezza sulle formule dei miscugli per prato ed erbaio raccomandate dalla Stazione. Invece la Stazione non interdiva alla ditta SIVAM di apprestare miscugli per prato polifita ed erbaio secondo formule da essa raccomandate e Haussmann all’occorrenza segnalava agli agricoltori, nel corso delle sue conferenze, dove i miscugli erano reperibili. Cozzani, venutone a conoscenza, giudicò “incompatibile” con gli interessi della “Foraggera” la condotta di Haussmann. Questi allora illustrò la sua concezione dei doveri del pubblico funzionario e dello sperimentatore, due aspetti che in Haussmann convivevano e sui quali gli sembrava che il direttore della Foraggera avesse una concezione non adeguata:

È bene che io precisi il mio pensiero in proposito: come lo studioso e lo sperimentatore dei ruoli statali deve dimostrare la massima obiettività, sincerità e onestà nel condurre la ricerca scientifica, nella preminente preoccupazione di accertare il dato rispondente a verità, anche se ciò può contrastare talora qualche interesse particolare o privato (come ad es. nella sperimentazione sui diversi concimi chimici, apprestati dalle varie industrie), così il funzionario preposto a fornire informazioni al pubblico intorno ad argomenti di sua competenza non può far a meno di seguire la massima imparzialità e uniformità di trattamento sia di fronte ai differenti esponenti del pubblico stesso, sia per quel concerne la sostanza delle informazioni, suggerimenti, consigli e consulenza tecnica.

Pertanto la Stazione non avrebbe fatto mistero dei miscugli che riteneva più profittevoli, né impedito la concorrenza commerciale con “La Foraggera”; Haussmann proseguiva:

Lo Stato democratico, e perciò i suoi funzionari, non possono non favorire lo sviluppo stesso della concorrenza leale, e non arginare qualunque manifestazione di illecito monopolio. […] Se per ipotesi assurda la Stazione venisse a sostenere per un sol momento gli interessi esclusivi della Soc. “La Foraggera”, e al di là di essa della Federconsorzi, l’Istituto si vedrebbe immediatamente squalificato in quella reputazione di assoluta serietà, indipendenza e obiettività di giudizio, le quali  gli hanno guadagnato, in questi ultimi dieci anni e dopo l’eclissi del periodo bellico, l’indiscutibile stima degli agricoltori italiani, come pure dei più autorevoli organi scientifici esteri. […] Ne deriva che la consulenza dell’Istituto è ugualmente aperta ai privati come agli Enti, tanto più che quanto ne costituisce l’oggetto è regolarmente e interamente pubblicato in lavori a stampa, accessibili a chiunque.

Infine Haussmann portava a riprova della sua autonomia il rigore della sua scelta etica:

Non sono mai stato propagandista di alcuna ditta, ed anche ora – quantunque la cosa Le sembrerà forse ridicola – vivo del solo stipendio dello Stato254IbidemLettera di G. Haussmann a C. Cozzani, Lodi 5 dicembre 1958, prot. 9766. Lo scritto di Haussmann era in risposta a una lettera di Cozzani (Lettera di C. Cozzani a G. Haussmann, Bologna 2 dicembre 1958, cart. A 1 ottobre 1958 – 28 febbraio 1959, prot. 10172)..

Qualche anno dopo, avendo scritto su commissione di Franco Angelini della CONGITA un opuscolo sulle concimazioni delle foraggere, Haussmann fu contattato da un esponente della SEIFA (industria chimica) che gli chiese “qualche ritocco che coincidesse meglio con gli interessi industriali”; Haussmann rammentò al committente che “il testo era una documentata guida tecnica e non un volantino di propaganda privata” e che aveva accettato di scrivere “alla precisa ed esplicita condizione di trattare l’argomento esclusivamente come sperimentatore”; pertanto il testo inviato doveva essere considerato “come definitivo”255Ibidem, cart. P. 26 novembre 1960 – 10 marzo 1962, Lettera di G. Haussmann a F. Angelini, Lodi 3 novembre 1961, prot. 12342. Haussmann concesse soltanto di cambiare in termini più ottimistici il brano conclusivo sui concimi complessi.. Angelini però si fece a sua volta portavoce circa l’opportunità di modifiche, per cui Haussmann ribadì:

Su tutti i predetti prodotti abbiamo fatto apposite prove di confronto, mettendo in evidenza la superiorità di alcuni (quelli da me citati) rispetto ad altri (da me appositamente taciuti): posso dunque caso mai precisare proprio quali sono questi altri e perché essi vanno decisamente sconsigliati, anziché sostituiti dai precedenti; non certo intendo farmi commuovere dal veramente [poco] scientifico ragionamento sulla “più facile disponibilità nel mercato”. Ripeto (non a te, ma a quei signori): non faccio propaganda delle loro merci, perché se questa fosse la mia vocazione, m’impiegherei presso di loro e guadagnerei tre volte quanto guadagno adesso. Siamo dunque intesi che nulla va cambiato nel testo256IbidemLettera di G. Haussmann a F. Angelini, Lodi 21 novembre 1961, prot. 12381. Nel 1969 Haussmann partecipò con una relazione (L’insilamento in plastica sotto vuoto) al IV Convegno sull’applicazione delle materie plastiche n agricoltura; O. Bonfiglioli gli offrì un compenso in denaro come segno di “alto apprezzamento per la Sua sempre diligente e fattiva opera”; ma Haussmann gli rispose: “Non se ne preoccupi davvero, poiché la larga ospitalità offertami durante il convegno è già un segno di riconoscimento che ho apprezzato assai” (cart. 7 marzo 1969 – 3 giugno 1969, Lettera di G. Haussmann a O. Bonfiglioli, Lodi 10 maggio 1969, prot. 638); chiese invece di poter pubblicare il testo della sua relazione anche su una rivista agraria di Foggia (“Terra Pugliese”), “dove ancora poco si usa la plastica” in agricoltura e dove bisognava far conoscere l’attività dell’Istituto di Lodi (prot. 689, 19 maggio)..

Nel momento in cui l’industria esercitava il massimo di pressione sulle scelte degli agricoltori Haussmann seppe conservare la propria autonomia di scienziato sperimentatore, non aggiogandosi a interessi privati e non lasciandosi allettare da guadagni cospicui. Qualsiasi “mira commerciale esula totalmente dal mio impegno di studioso”, confermò in una lettera del maggio 1965 a un agricoltore viterbese che riteneva di aver collaudato un sistema innovativo di coltura257Ibidem, cart. 7 maggio 1965 – 31 luglio 1965, Lettera di G. Haussmann a Giuseppe Camertoni, Lodi 7 maggio 1965, prot. 835.. Nel caso di Haussmann, studioso ricercatissimo per consulenze, conferenze, pubblicazioni, la rigorosa scelta di rimanere dedito alla sfera dell’interesse pubblico rivestì un significato etico di assoluto valore.

L’Istituto dopo la riforma della sperimentazione e il saggio per la Storia d’Italia

Anzitutto in base alla nuova legge di riforma entrata in vigore nel novembre 1967 – pubblicata sulla “Gazzetta Ufficiale” il 18 gennaio 1968, n. 14 – la Stazione di Praticoltura di Lodi aveva cambiato il proprio status: da ente autonomo consorziale diventava a tutti gli effetti organo dipendente dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste e assumeva la nuova denominazione di Istituto sperimentale per le Colture foraggere. Il 3 febbraio 1968 il Consiglio di amministrazione fu sciolto e venne sostituito da un Commissario ministeriale nella persona del dott. Luigi Della Barba. Con il direttore Haussmann collaboravano quattro sperimentatori di ruolo del Ministero (Chisci, Polesello, Rotili, Zannone), un ispettore di ruolo del Ministero comandato presso la Stazione (Sovrano Pangallo), tre assistenti avventizi addetti alla ricerca scientifica (A. Arnesano, Alda Ferrari, Giuseppina Tampalini Polesello), un vice-esperto di ruolo del Ministero (Simone Farisé), cinque periti agrari avventizi a carico dell’Istituto (Mario Dell’Uomo, Nicola Di Jorio, Giorgio Gnocchi, Giorgio Guidi, Agostino Pe), quattro amministrativi a carico dell’Istituto, di cui tre dattilografe (Angela Colombo, Gabriella Mombelli, Bice Ravera De Giorgi che faceva funzioni anche di segretaria contabile) e un archivista (Vincenzo Rota), tre preparatori (A. M. Albanesi, Giovanna Podestà Boienti, E. Rosi), tre salariati fissi (S. Stella, Cirillo Sturaro, Ugo Sturaro), due inservienti (E. Cadamosti, C. Polito) e un usciere (Luigia Foini Sturaro)258

Ibidem, cart. 1 gennaio 1968 – 12 marzo 1968, Relazione di G. Haussmann sull’attività e il riassetto dell’Istituto, Lodi 18 ottobre 1968, prot. 1075.

Gesualdo Sovrano Pangallo ha osservato: “Uno speciale e misterioso rapporto di simpatia e solidarietà legava Haussmann soprattutto ai lavoratori di rango meno elevato (salariati agricoli, mungitori, ecc.) con i quali spesso s’intratteneva, in ufficio o nei campi sperimentali, conversando di argomenti tecnici o di problemi vari. Tale atteggiamento non era dettato da ipocrisia o da opportunismo. Del resto, nell’Istituto i contratti sindacali di lavoro erano rigorosamente rispettati e negli Annali veniva regolarmente pubblicato al paragrafo ‘collaboratori’ l’elenco nominativo del personale dipendente o in servizio, dal direttore all’ultimo salariato agricolo” (G. Sovrano Pangallo, Un uomo dotato di coraggio e di grande determinazione, in “Il Cittadino”, 15 marzo 2005).

. Era un organico nettamente inferiore a quello previsto dalla legge di riforma, ma sarebbe rimasto tale per molti anni; in compenso l’arrivo di Lisa Zannone, dopo quello di Rotili, entrambi in fuga dall’ambiente sperimentale romano, ricomponeva il loro consolidato sodalizio di battaglia politica e di ricerca e potenziava la sperimentazione a Lodi in un settore chiave, quello delle genetica, che aveva enormi potenzialità di sviluppo. Zannone conservava anche, presso l’Università di Camerino, un incarico come docente di Statistica, disciplina che era molto utile per l’elaborazione dei dati sperimentali.

La legge di riforma aveva articolato i settori di ricerca dell’Istituto di Lodi in quattro sezioni centrali (Agronomia, Miglioramento genetico, Biologia generale delle foraggere, Chimica) e in tre sezioni periferiche finalizzate a estendere le ricerche condotte nelle sezioni centrali ad ambienti ecologici e agrari nettamente differenziati. Le tre sezioni periferiche indicate dalla legge erano così dislocate: una a Foggia, una a Cagliari, una a Montagnana (Padova). Quest’ultima fin da subito fu contestata da Haussmann, perché presentava condizioni ambientali simili a quelle della sede centrale, per cui ne chiese la permuta con una “meglio rispondente alle esigenze della sperimentazione, e precisamente allo studio dei pascoli montani e collinari dell’Italia Meridionale, finora del tutto trascurato sotto l’aspetto della tecnica della loro valorizzazione”259ISCF, cart. 21 agosto 1968 – 9 novembre 1968, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 18 ottobre 1968, prot. 1075.; in un primo tempo si prospettò una sezione nelle Alte Murge (1968), poi a Isernia (1969), poi all’Aquila (1971). Quella di Cagliari andava impiantata ex novo e non si sapeva neppure dove dovesse sorgere: concretamente si riuscì ad avviarla nel 1969, dopo un sopralluogo di Haussmann e grazie alla fattiva collaborazione dell’Ispettorato compartimentale per l’agricoltura. Soltanto quella di Foggia (ex Istituto agrario per la Capitanata), con 88 ettari irrigui, presentava possibilità di immediata valorizzazione a fini sperimentali, pur se con una radicale ristrutturazione. Il portare a regime le sezioni periferiche avrebbe comportato un notevolissimo investimento di energie e un’intensificazione di spostamenti da parte del direttore. Haussmann, reduce da un’operazione di ernia, si sentì “oberato dalle pratiche inerenti alla trasformazione dell’Istituto”, come scriveva nel marzo 1968 al barone Mastro Della Siepe260Ibidem, cart. 12 marzo 1968 – 27 maggio 1968, Lettera di G. Haussmann a Alessio Mastro Della Siepe, Lodi 13 marzo 1968, prot. 464.. L’8 aprile si recò a Foggia con il commissario Della Barba per prendere in consegna la sezione, che aveva in organico un segretario amministrativo (Alfredo Cogna), due periti agrari (Michele De Ninno e Salvatore Izzi) e alcuni salariati: sul piano sperimentale era più importante l’adiacente Stazione Fitotecnica, diretta da Pierino Iannelli, che aveva selezionato alcuni tipi di veccia. La sperimentazione a Foggia fu avviata concretamente dopo che nel maggio 1969 Iannelli fu assunto come responsabile della sezione; un sostegno fu in diversi momenti portato anche dall’agronomo Luigi Cavazza, allora docente all’Università di Bari.

Haussmann, sebbene fosse conclusa la mobilitazione per la riforma della sperimentazione, ebbe ancora nel 1968 un’agenda fitta di impegni: si recò una ventina di volte a Roma per le riunioni ministeriali riguardanti la certificazione delle sementi e per le sedute del Comitato nazionale per le scienze agrarie del CNR. Fu relatore nella Settimana di studio su “La sostanza organica e la fertilità del suolo” presso l’Accademia Pontificia delle Scienze nella Città del Vaticano (21-27 aprile), intervenendo con gli altri 20 partecipanti all’udienza concessa da Paolo VI a chiusura dei lavori261G. Haussmann, Culture techniques from the standpoint of conservation and implementation of organic matter in the soil, in the light of modern research, Pontificia Academia Scientiarum, Ex Aedibus academicis in Civitate Vaticana MCMLXVIII, pp. 415-459. Avendo letto il riassunto integrale delle conclusioni su L’Osservatore Romano, Haussmann si lamentò con il Cancelliere dell’Accademia Pontificia delle Scienze poiché si sottaceva che “gli americani avevano un orientamento alquanto distinto rispetto agli europei” (ISCF, cart. 27 maggio 1968 – 21 agosto 1968, Lettera di G. Haussmann a Pietro Salviucci, Lodi 29 maggio 1968, prot. 420).. Altra relazione – su Compiti della sperimentazione e della divulgazione – presentò il 31 maggio al convegno organizzato dall’Università cattolica di Milano su “Gli investimenti del fattore umano in agricoltura” alla Mendola (Bolzano). Tenne conferenze ai tecnici agrari di Trento (17 gennaio), all’Ispettorato agrario di Milano (2 febbraio), all’Accademia dell’agricoltura di Torino (16 maggio), alla Società agraria di Lombardia (Milano 2 marzo, 14 giugno, 25 ottobre). Intervenne a riunioni della Società italiana di agronomia (Perugia 23 maggio), della Commissione per la Carta pedologica d’Italia (Firenze, 19 dicembre), alla mostra di sementi certificate di Lonigo (23 marzo). Altri spostamenti furono motivati da sopralluoghi tecnici: a Caprino Veronese, sui monti delle Marche, ai pascoli appenninici della Lucania, a parecchie aziende lombarde262Ibidem, G. Haussmann e collaboratori, Relazione sull’attività della Stazione sperimentale di Praticoltura negli anni 1967-1968, Tipografia La Moderna, Lodi 1973, p.13..

Ai primi di ottobre 1968 inoltre Haussmann, presidente in carica di EUCARPIA, fu il regista del V Congresso internazionale di EUCARPIA a Milano, che aveva cominciato a preparare fin dalla primavera del 1967; i precedenti, con cadenza triennale, si erano svolti a Wageningen (Olanda), Colonia, Parigi e Lund (Svezia). EUCARPIA, con i suoi tre lustri di vita, raccoglieva ormai circa 500 studiosi, appartenenti a 18 Paesi europei, interessati al miglioramento genetico delle piante agrarie (erbacee e arboree); tra essi vi erano sia i genetisti più qualificati degli Istituti universitari sia i costitutori (selezionatori) privati che operavano nel campo applicativo. A Milano accorsero 200 specialisti per ascoltare otto relazioni e una quarantina di comunicazioni; di queste, cinque furono presentate da sperimentatori dell’Istituto di Lodi (due di Rotili, una di Rotili-Zannone, una di Rotili-Zannone-Ferrari, una di Iannelli-Zannone). Al centro del dibattito vi era l’illustrazione “dell’incidenza degli studi  più aggiornati di genetica vegetale sull’effettiva creazione di razze e varietà migliorate per l’agricoltura”263Ibidem, cart. 21 agosto 1968 – 9 novembre 1968, Lettera di G. Haussmann all’Amministrazione provinciale di Milano, Lodi 20 settembre 1968, prot. 950.. Iniziato il 30 settembre, si concluse il 6 ottobre; ma gli ultimi giorni furono dedicati a due escursioni presso Istituti di ricerca, organizzazioni sementiere, colture selezionate in atto, guidate rispettivamente da Haussmann (a Tavazzano, Lodi, Pizzighettone, Bologna, Badia Polesine, Lonigo) e da Chisci (a Firenze, Perugia, Roma, Napoli)264Ibidem, G. Haussmann e collaboratori, Relazione sull’attività della Stazione sperimentale di Praticoltura negli anni 1967-1968, cit., p.15.. Un Haussmann sprizzante soddisfazione scrisse qualche giorno dopo:

Anche le due gite postcongressuali, fatte con tempo bellissimo, sono risultate assai interessanti. Dal punto di vista sostanziale (scientifico) sono emersi alcuni apporti di rilievo anche da parte italiana; in particolare, Demarly e altri colleghi francesi si sono particolarmente interessati allo studio delle popolazioni di medica, attualmente in corso a Lodi, impostato su una ipotesi sensibilmente diversa da quelle finora considerate; i francesi si sono fermati da noi due giorni per esaminare i risultati e hanno finito per darci ragione265IbidemLettera di G. Haussmann a R. E. Scossiroli, Lodi 10 ottobre 1968, prot. 1020..

Il protagonista di questa originalità di impostazione era Rotili, di cui Haussmann era ormai un ammiratore per l’abilità e la sagacia nella sperimentazione266

Nel memoriale di Lisa Zannone è così rievocato l’evento dell’exploit di Rotili: “Fin dal Congresso EUCARPIA del 1968, tenutosi a Milano e quindi con una larga rappresentanza di italiani, Demarly dichiarò coram populo che la propria linea di miglioramento della medica (che aveva fino ad allora costituito una vera e propria Scuola alla quale si erano formati tutti gli specialisti negli ultimi anni) non aveva dato frutti perché era sbagliata e che aveva invece ragione Pietro; che se lui avesse dovuto ancora occuparsi di miglioramento della medica, avrebbe spinto i suoi a seguire la linea di Pietro. Fu una vera bomba. Italiani e stranieri, di fronte all’oracolo Demarly rimasero senza fiato. I francesi tentarono nei primi tempi di controbattere, per amore di polemica e per malintesa fedeltà al Maestro. Gli italiani continuarono ad ignorarci come ci avevano sempre ignorato. C’è voluto un cambio di generazione perché le sue idee, così prontamente e lealmente avallate da Demarly, si affermassero” (L. Zannone, L’Istituto, cit. pp. 10-11).

A sua volta Demarly, focalizzando l’originale contributo di Rotili al miglioramento genetico della medica, si è soffermato sul “gruppo” che si era costruito attorno a sé nella sperimentazione: “Rotili possedeva le qualità umane che gli hanno permesso di circondarsi di collaboratori (dovrei dire di amici) molto competenti. In primo luogo Lisa Zannone, il cui ruolo intelligente e discreto è inscindibile da quello di Pietro Rotili. Con loro, la collaborazione costante e devota di Giorgio Gnocchi fu uno dei maggiori elementi di successo. Qualche anno dopo Carla Scotti apportò la sua fine sensibilità intellettuale, assimilando i problemi più complessi e portando il tocco della sua visione. Dovrei anche elencare tutti coloro che Rotili comprendeva affettuosamente nel termine ‘il gruppo’, nel clima di attività rude ed entusiasta che egli aveva creato” (Yves Demarly, A Pietro Rotili, Versailles 12 dicembre 2003, p. 3, testo inedito preparato per commemorare Rotili a un anno dalla sua scomparsa).
.

Con Rotili lavoravano in stretta intesa Lisa Zannone e il tecnico Giorgio Gnocchi: un trio affiatato anche sul piano umano e ideale, che approfondì i legami con diversi centri di ricerca europea – in Francia (a Lusignan, Montpellier e Versailles), in Ungheria, in Polonia – e diede un grande contributo al prestigio dell’Istituto di Lodi in Europa.

Nonostante questo assillante ritmo di vita cui Haussmann si sottoponeva, nel 1968 riuscì a ritagliarsi dei momenti per concludere la stesura del saggio dedicato a Il suolo d’Italia nella storia, pubblicato nel 1972 nel primo volume della Storia d’Italia dell’editore Einaudi. Nel gennaio 1967 era venuto a Lodi lo storico Corrado Vivanti, coordinatore con Ruggiero Romano dell’opera, che gli aveva presentato il progetto267Ibidem, cart. 1 gennaio 1967 – 27 febbraio 1967, Lettera di G. Haussmann a C. Vivanti, Lodi 11 gennaio 1967, prot. 59.. Il mese seguente Haussmann rispondeva a una sollecitazione di Romano, giustificando la sua titubanza nell’accettare la proposta con “il periodo burrascoso” che stava vivendo in connessione con la riforma della sperimentazione: il saggio che gli veniva chiesto richiedeva, a suo parere, ricerche supplementari e “il tempo disponibile è davvero limitatissimo”: comunque, concludeva, “questo lavoro sorride anche a me, come un tentativo di una migliore presa di coscienza di noi stessi, italiani”268ISCF, Lettera di G. Haussmann a R. Romano, Lodi 13 febbraio 1967, prot. 279.. Subito dopo si mise alla ricerca di opere storiche sulle bonifiche269IbidemLettera di G. Haussmann a G. Volpe, Lodi 26 febbraio 1967, prot. 384; cart. 28 febbraio 1967 – 9 maggio 1967, Lettera di G. Haussmann a U. Pesce, Lodi 13 marzo 1967, prot. 453.. In aprile si incontrò con Romano a Parigi. A fine novembre si svolse un incontro a Milano tra “gli autori dei problemi geografici lato sensu270Ibidem, cart. 13 novembre 1967 – 29 dicembre 1967, Lettera di C. Vivanti a G. Haussmann, Torino 16 novembre 1967, prot. 1724..

A metà marzo 1968 Haussmann rassicurò Romano di aver “cominciato ad abbozzare il lavoro per Einaudi”; ma il lavoro procedeva “a rilento in seguito a una valanga di incombenze all’Istituto”271Ibidem, cart. 12 marzo 1968 – 27 maggio 1968, Lettera di G. Haussmann a R. Romano, Lodi 12 marzo 1968, prot. 432.. Fu promosso un altro incontro tra alcuni autori, ma si presentarono all’appuntamento, il 30 maggio, soltanto Lucio Gambi ed Emilio Sereni. Questi, incaricato del saggio su Agricoltura e mondo rurale si disse molto interessato a uno scambio di vedute con Haussmann272Ibidem, cart. 27 maggio 1968 – 21 agosto 1968, Lettera di C. Vivanti a G. Haussmann, Torino 3 giugno 1968, prot. 458.. Sereni e Haussmann si incontrarono a Roma in via Botteghe Oscure 4, presso la sede di “Critica marxista”, il 28 giugno. Frattanto Ruggiero Romano da Parigi, dove viveva e insegnava, conoscendo il tempo risicato del direttore dell’Istituto per le Colture foraggere di Lodi, lo sollecitava a concludere il lavoro nel periodo di ferie in agosto. Haussmann a fine settembre lo rassicurò:

Le 75 cartelle contrattuali sono già scritte, ma non bastano; si dovrà andare a 80-85. Tanto per dirle che il lavoro è quasi finito, e ritengo che sarà pronto “ai termini di legge”. […] Ne ho discusso ampiamente con Sereni a Roma, e ci è sembrato di essere nella direzione giusta, ma ovviamente il risultato dovrà essere giudicato a cose fatte. Mi auguro di non aver preso una cantonata, giacché – contrariamente alle previsioni –  ho dovuto fare in gran parte un lavoro nuovo, con ricerche apposite273Ibidem, cart. 21 agosto 1968 – 9 novembre 1968, Lettera di G. Haussmann a R. Romano, Lodi 25 settembre 1968, prot. 966..

Difatti il 1° dicembre Haussmann “in adempimento degli obblighi contrattuali” inviava all’editore Einaudi il testo definitivo de Il suolo d’Italia nella storia274Ibidem, cart. 9 novembre 1968 – 31 dicembre 1968, Lettera di G. Haussmann a Giulio Einaudi, Lodi 1 dicembre 1968, prot. 1275.. Il primo volume della Storia d’Italia einaudiana sarebbe stato pubblicato nel 1972 con il titolo I caratteri originali: dopo il saggio di apertura di Lucio Gambi su I valori storici dei quadri ambientali veniva quello di Haussmann (pp. 63-131) e, di seguito, quello di Emilio Sereni. Nel saggio haussmanniano la prospettiva dello storico sovrastava quella dell’agronomo e del pedologo. Ruggiero Romano ebbe a ricordare vent’anni dopo:

Haussmann aveva una qualità suprema del grandissimo storico: il senso dei grandi, dei grandissimi, problemi. Era Lucien Febvre che mi aveva insegnato che “il n’y a pas d’histoire sans grande histoire”. E quella di Haussmann era veramente della grande storia. Ne ero tanto convinto che allorquando – insieme a Corrado Vivanti – iniziai la Storia d’Italia di cui Giulio Eimaudi ci affidò la direzione non esitai a chiedere ad Haussmann il saggio su Il suolo d’Italia nella storia: sessantotto pagine assolutamente magistrali. E non esito a dire che una buona parte della favorevole accoglienza che ebbe quel primo volume della Storia d’Italia era dovuta proprio al saggio di Haussmann: il pubblico – quello generale e quello degli “addetti ai lavori” – non mancò di riconoscere la forza tranquilla, la novità assoluta di quelle pagine che erano storia nutrita di pedologia275R. Romano, Prefazione a La terra come placenta. Testamento di uno scienziato umanista, Libreria editrice fiorentina, Firenze 2005, p. 10)..

Nelle pagine di Haussmann si dipanava l’analisi della formazione dei diversi tipi di suolo nelle regioni italiane, del concorso del suolo nella determinazione degli insediamenti agricoli, della evoluzione della pratica agricola e delle sue conseguenze dall’età romana al Medioevo, dal Rinascimento agli anni del “miracolo economico” quando l’industria ha assunto una preminenza assoluta nell’economia italiana, arrecando sì dei benefici (diffusione di concimi chimici e diserbanti, motorizzazione e meccanizzazione dei lavori campestri), ma anche degli svantaggi: i concimi chimici che tendono a sostituire totalmente quelli organici, macchinari potenti che degradano la strutturalità del suolo cui è legata la fertilità agronomica, la specializzazione delle colture che sfocia nella monocultura di norma pregiudizievole per la conservazione della fertilità integrale. Alle tendenze deteriori di “un’industrializzazione malcompresa dell’agricoltura” Haussmann chiedeva di contrapporre “una coscienza agronomica millenaria, profondamente attaccata ad alcuni capisaldi fondamentali per l’ambiente pedologico mediterraneo: fra gli altri, bestiame e prati longevi, oltretutto consoni alla crescente domanda di prodotti zootecnici”. E concludeva indicando come indispensabile una rivalutazione della categoria dei lavoratori della terra in seno alla società per proseguire sulla strada di una appropriata e non deteriore industrializzazione dell’agricoltura:

Che i tempi siano mutati rispetto al passato – quando il contadino compiva opere mirabili pur accettando di vivere di stenti e non di rado di vessazioni – lo dimostra la fuga dai campi che abbandona all’incoltura anche i terreni migliori. Solo qualora alla bonifica del suolo si vorrà innestare una superiore bonifica umana, il lavoro di generazioni per rendere fertili le nostre terre non sarà stato vano276G. Haussmann, Il suolo d’Italia nella storia, in Storia d’Italia, vol. I, Einaudi, Torino 1972, pp. 130-131..

Haussmann intanto, dopo l’entrata in vigore della riforma della sperimentazione aveva lasciato la presidenza dell’ARMAF, pur continuando la sua personale battaglia politica per arrivare a delle modifiche. Al nuovo ministro dell’Agricoltura Giacomo Sudati, all’inizio di una nuova legislatura del Parlamento dopo le elezioni politiche dell’aprile 1968, espresse l’opinione che la legge emanata deludeva “sotto non pochi aspetti le attese riposte nel provvedimento” e si dovevano compiere ulteriori sforzi per rendere la ricerca “pienamente rispondente al ritmo di accelerata evoluzione del mondo agricolo nel suo insieme”277ISCF, cart. 7 maggio 1968 – 21 agosto 1968, Lettera di G. Haussmann a G. Sudati, Lodi 7 luglio 1968, prot. 615.. Egli pensava a emendamenti che sciogliessero il nodo fondamentale che la nuova legge aveva lasciato insoluto: quello di “selezionare uomini capaci e dar loro la possibilità di lavorare senza intoppi”278Ibidem, Lettera di G. Haussmann a E. Avanzi, Lodi 10 giugno 1968, prot. 483.. Ma quando nel febbraio 1969 fu invitato a un incontro dei direttori degli Istituti per discutere di riforma, Haussmann stigmatizzò l’iniziativa come “anacronistica e accademica”, perché ancora una volta escludeva gli sperimentatori, e decise di non parteciparvi, per cui pregò i colleghi di scusare la sua “assenza volontaria e motivata”; tuttavia inviò loro un fascicoletto con la sintesi della sua posizione che aveva espresso in articoli e conferenze nei mesi precedenti279 Ibidem, cart. 1 gennaio 1969 – 10 marzo 1969,  Lettera di G. Haussmann a Angelo Bianchi, Lodi 17 febbraio 1969, prot. 201.. Col passare del tempo Haussmann assunse in questo campo un atteggiamento sempre più deluso e senza più la voglia di coinvolgimento; nel 1972, di fronte a una ripresa del dibattito sulla riforma, a chi gli chiedeva di tornare a far sentire la propria voce rispose con disincanto:

Dopo l’esperienza vissuta dall’interno, che ora dall’esterno si torna a invocare, confesso che non ho molta voglia di spandere nuove parole per orecchie che non vogliono sentire. […] Non intendo assolutamente scoraggiare i nuovi tentativi; anzi, è compito delle nuove leve di riprendere in mano l’argomento con forze fresche, purché si tenga conto dell’esperienza negativa precedente: si eviterà così di percorrere strade che finiscono in un vicolo cieco. Né ci si illuda che i vari dibattiti sul tema conducano a consensi univoci sui modi di soddisfare alle esigenze, a meno che non si resti nel vago delle affermazioni generiche, scontate e banali. Siamo tutti d’accordo, ovviamente, sulla necessità della collaborazione interdisciplinare, […] ma ingranare un reale lavoro di équipe tra diversi specialisti sembra ancora, in Italia, chiedere la luna. […] Mentre nella mia ormai non breve carriera di direttore d’Istituto ho pure sperimentato di persona, quanto sia facile – quando lo si vuole – organizzare ricerche coordinate, a qualunque livello, purché il movente delle ricerche stesse siano esse medesime, e non l’ambizione personale di emergere e di salire in alto280Ibidem, cart. 13 marzo 1972 – 31 maggio 1972, Lettera di G. Haussmann a Silvano Marsella, Lodi 23 marzo 1972, prot. 417..

Istituite le sezioni interne all’Istituto281Agronomia diretta da Chisci, Biologia da Zannone, Chimica da Polesello, Miglioramento genetico da Rotili. Ma nella primavera del 1969 Chisci e Polesello lasciarono l’Istituto., Haussmann, sempre molto impegnato in viaggi all’estero e a Roma – in certi periodi le riunioni del Comitato per le Scienze agrarie del CNR erano pressoché settimanali – cercò di dare autonomia all’attività delle sezioni sotto la direzione dei responsabili di sezione. Lisa Zannone venne investita del ruolo di vice di Haussmann, essendo la più elevata per grado e anzianità. Ma Haussmann mirava a responsabilizzare ogni dipendente dell’Istituto, evitando di burocratizzare il rapporto di lavoro, creando uno spirito di famiglia tra i “convittori” che vivevano stabilmente nell’Istituto. Un esempio di questa impostazione “democratica” furono il suo rifiuto di istituire il foglio di firma per attestare le presenze e le assenze dal lavoro e l’introduzione di un quaderno dove ciascuno segnasse il proprio lavoro straordinario. Su questo argomento il commissario straordinario Della Barba, in assenza di Haussmann, tentò di forzare la situazione introducendo il foglio di presenza giornaliero e delegando a Lisa Zannone la sua applicazione. Zannone si oppose decisamente con motivazioni di forma e di merito: la delibera non portava la controfirma del direttore, né Haussmann, partendo, le aveva lasciato istruzioni in proposito; inoltre la questione era stata qualche tempo prima discussa da Haussmann con i ricercatori giungendo alla conclusione condivisa che il metodo di autodisciplina in uso nell’Istituto aveva dato “risultati pienamente soddisfacenti, tali quindi da non giustificare alcun cambiamento nella prassi”282ISCF, cart. 27 settembre 1969 – 31 dicembre 1969, Lettera di L. Zannone a L. Della Barba, Lodi 16 ottobre 1969, prot. 1168..

Gli ultimi anni di direzione

Sul finire degli anni Sessanta Haussmann intensificò la collaborazione delle sezioni dell’Istituto con centri di ricerca all’estero. Oltre ai promettenti programmi sul miglioramento genetico dell’erba medica con i centri di Lusignan e Versailles (Francia)283Scriveva Haussmann in proposito: “Questa collaborazione, che oggi sembra destare il maggior interesse anche in altri Paesi europei coinvolti nel lavoro sulla medica è in funzione ormai da cinque anni e promette di diventare duratura, ispirata com’è a un serio e aperto reciproco controllo scientifico” (ibidem, cart. 31 agosto 1970 – 16 novembre 1970, Lettera di G. Haussmann a Antonio Ciccarone, Lodi 12 settembre 1970, prot. 1106)., vi erano quelli con la Crops Research Division di Beltsville (evoluzione di popolazioni di Trifolium repens), con il National Institute of Agricultural Botany di Cambridge (metodologia ai fini della differenziazione varietale), con la Station Fédérale de Recherches Agronomiques di Losanna-Nyon, con il Vsesojisnyi Institut Rastenjevodstva di Leningrado (prove di adattamento di specie e varietà di foraggio)284Ibidem, cart. 2 gennaio 1970 – 20 marzo 1970, Lettera di G. Haussmann a CNR, Lodi 5 febbraio 1970, prot. 120..

Era sempre di grande urgenza il problema del personale; la legge di riforma del 23 novembre 1967 prevedeva per l’Istituto di Lodi 26 sperimentatori, invece in servizio all’inizio del 1970 c’erano soltanto tre sperimentatori: nel 1969 aveva avuto il trasferimento Giancarlo Chisci, mentre Haussmann era riuscito a ottenere il prolungamento della permanenza dell’ispettore Gesualdo Sovrano Pangallo285Anche negli anni seguenti Haussmann continuò a richiedere alla Regione Lombardia la permanenza di Sovrano Pangallo presso l’Istituto per non interrompere il servizio del Registro nazionale delle varietà foraggere, di cui Sovrano Pangallo era responsabile, tanto più che, argomentava il direttore, “la Regione Lombardia è la più importante utilizzatrice delle sementi foraggere in Italia” (ibidem, cart. 2 gennaio 1973 – 28 febbraio 1973, Lettera di G. Haussmann all’Assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, Lodi 7 febbraio 1973, prot. 212).. Haussmann chiese al Ministero di provvedere a mettere a concorso i 16 posti vacanti: due laureati in Chimica e 14 laureati in Scienze agrarie o biologiche o naturali286Ibidem, cart. 2 gennaio 1970 – 20 marzo 1970, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 2 marzo 1970, prot. 259. Il concorso si svolse nel 1971; alla luce dei risultati Haussmann chiese l’assegnazione di cinque agronomi (tre per Lodi, due per Foggia), di un biologo per la sezione di Cagliari, di due chimici per Lodi (prot. 1471, 13 dicembre 1971)..

Nonostante l’organico largamente incompleto si profuse ogni sforzo per non sacrificare la ricerca. Nel 1970 Rotili chiese di attuare campi sperimentali sull’erba medica a Roma, per motivi legati al clima. Haussmann si attivò per ottenere del terreno per le prove e alcune altre strutture di supporto presso l’Istituto sperimentale per la zootecnia diretto dal prof. Salerno: era anche l’occasione, argomentava Haussmann, per “creare uno stretto legame – mai esistito in passato – tra ricerca specializzata sulle foraggere e quella specificamente zootecnica, cui la prima deve servire”; il piano acquistava importanza anche dal fatto che il CNR aveva creato una Commissione per lo studio delle proteine, di cui Salerno era presidente e Haussmann era membro, che avrebbe dovuto occuparsi di proteine dei foraggi287Haussmann sarebbe subentrato a Salerno in qualità di presidente nel marzo 1972 (ibidem, cart. 13 marzo 1972 – 31 maggio 1972, Lettera di G. Haussmann al CNR, Lodi 13 marzo 1972, prot. 361).. Ma Salerno non accettò, “dichiarandosi perplesso nell’accogliere presso il suo Istituto il personale addetto alla sperimentazione (dr.ssa Zannone, dr. Rotili), in quanto turbolento e che avrebbe portato disordine”; informandone il sottosegretario all’Agricoltura sen. Giuseppe Tortora, Haussmann assicurò che “le apprensioni circa l’attività dei su nominati sperimentatori devono considerarsi del tutto prive di fondamento, a meno che non lo si voglia trovare nell’attività svolta dai medesimi durante la preparazione del progetto di legge per il riordinamento della sperimentazione e nel corso di applicazione della legge stessa”288Ibidem, cart. 9 giugno 1970 – 29 agosto 1970, Lettera di G. Haussmann a Giuseppe Tortora, Lodi 27 giugno 1970, prot. 797.. Poiché la situazione non si sbloccava, Haussmann tentò altre strade: ottenne la collaborazione dell’Istituto sperimentale per la nutrizione delle piante, diretto da Luciano Tombesi: essa, pur travagliata da contrasti, si sarebbe conclusa nel 1975.

Nel marzo 1971, in grave ritardo rispetto alle disposizioni della legge di riforma della sperimentazione, cessò la gestione commissariale (che avrebbe dovuto durare soltanto un anno) e si ebbe la nomina del Consiglio di amministrazione dell’Istituto per le Colture foraggere, di cui fu designato presidente Giovanni Giolitti289Affiancavano il presidente, oltre al direttore, tre imprenditori agricoli, un rappresentante del ministero del Tesoro, due del Ministero dell’Agricoltura, uno del comitato dei ministri per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno e un esperto di chiara fama (Giuseppe Ellena).. A fine giugno, al VI Congresso di EUCARPIA a Cambridge, Haussmann lasciò la presidenza dell’Associazione; con lui avevano partecipato al Congresso Pietro Rotili e Lisa Zannone. A metà settembre il Gruppo di studio dell’erba medica di EUCARPIA, presieduto da Rotili, si riunì presso l’Istituto per le Colture foraggere di Lodi. Subito dopo Haussmann partì per una missione in Yugoslavia su incarico della FAO: visitò centri di ricerca e progetti di sperimentazione a Banja Luka (21-30 settembre) e Porec (1-7 ottobre)290ISCF, cart. 23 giugno 1971 – 2 ottobre 1971, Lettera di G. Haussmann a Israel, Lodi 30 agosto 1971, prot. 1041.. Ai primi di dicembre era stato per sopralluoghi nel Nuorese per studiare i pascoli della campagna di Orgosolo.

In quei primi anni Settanta stavano approdando alla pensione molti esponenti con cui Haussmann aveva collaborato nelle strutture del Ministero dell’Agricoltura. Per ognuno egli scriveva una lettera personalizzata, ricca di espressioni di stima, di rimpianto per un percorso comune che si interrompeva. A Oscar Bonfiglioli, del Centro nazionale applicazioni materie plastiche in agricoltura (Milano), confessò di guardare “con tristezza al crescente diradarsi della schiera di amici e colleghi nel campo di attività cui in qualche modo ho preso parte”291Ibidem, cart. 1 gennaio 1972 – 13 marzo 1972, Lettera di G. Haussmann a O. Bonfiglioli, Lodi 7 gennaio 1972, prot. 29. Nel 1971 si era accomiatato dai colleghi Sossio De Feo, direttore del Consorzio agrario provinciale di Milano: la sua lunga collaborazione con l’Istituto di Lodi era per Haussmann “una delle più consolanti testimonianze di come si possa creare tra gli uomini una leale intesa nell’operare per il bene comune” (prot. 695, 28 maggio 1971).. Con Giovanni Borzini, direttore dell’Osservatorio per le malattie delle piante (Torino), condivise nell’aprile 1972 la seguente riflessione:

Nell’apprendere la Sua prossima cessazione di direzione mi accorgo che purtroppo gli anni passano – anche per me. La quotidiana pressione del lavoro ci fa sentire solo la insufficienza del tempo, non il suo passare; e ora sempre più mi giungono gli annunci da colleghi che si ritirano dalla mischia, e chi invece ancora ci deve restare scopre che si trova in mezzo a un mondo nuovo, quasi senza più punti di riferimento con la propria storia292Ibidem, cart. 13 marzo 1972 – 31 maggio 1972, Lettera di G. Haussmann a G. Borzini, Lodi 27 aprile 1972, prot. 571..

In quei giorni Haussmann aveva ricevuto, con sua viva soddisfazione, l’invito dell’Istituto pansovietico scientifico-sperimentale di Allevamento vegetale di Leningrado a visitare dall’11 al 25 giugno le strutture di sperimentazione agraria di Leningrado e di Odessa293IbidemLettera di D. Breznev a G. Haussmann, Mosca 28 marzo 1972, prot. 580. Haussmann riteneva importante la missione in quanto “nell’ultimo decennio gli studi di miglioramento genetico nell’URSS hanno subito un rilevante sviluppo […] e  ampio lavoro è stato dedicato alle foraggere delle regioni caldo-aride, di cui si occupa sovratutto l’Istituto di Odessa” (Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 28 aprile 1972, prot. 5871).. Annullò gli impegni già previsti in quel periodo, uno in Romania con il Gruppo di studio prati di montagna e uno in Yugoslavia. In URSS ritornò sia nel giugno 1974, accompagnato da Rotili e Zannone, per partecipare al XII Congresso delle Colture foraggere, sia nel giugno 1976.

Ma cominciava anche a rinunciare a inviti giustificandosi per “l’età ormai avanzata e la salute aleatoria”, soprattutto quando si trattava di viaggi che esigevano resistenza fisica e sforzo di adattamento: così fu nell’estate 1974 per un invito in Ungheria e soprattutto per un viaggio di sopralluoghi in Brasile294

Ibidem, cart. 21 marzo 1974 – 26 giugno 1974, Lettera di G. Haussmann a R. Pantanali, Lodi 2 maggio 1974, prot. 601; Lettera di G. Haussmann a A. Janossy, Lodi 30 aprile 1974, prot. 585 (“I have been suggested to refrain from unduly frequent and tiresome travels, so I am obliged to renounce” – “Sono stato consigliato di astenermi da viaggi frequenti e faticosi, non indispensabili, per cui sono costretto a rinunciare”).

In aprile aveva partecipato con la moglie a un convegno della Società italiana di agronomia a Catania, ma aveva “dovuto rinunciare alle due ultime gite a causa di una fastidiosa indisposizione – effetto degli anni che si accumulano” (Lettera di G. Haussmann a Salvatore Foti, Lodi 29 aprile 1974, prot. 580).
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Accettando per il giugno 1975 un viaggio di dieci giorni di visita ai centri di sperimentazione in Polonia raccomandò che il programma non fosse sovraccaricato “with too many trips” a causa della sua “already advanced age (almost 70)” che sconsigliava spostamenti lunghi e faticosi295

Ibidem, cart. 17 marzo 1975 – 17 luglio 1975, Lettera di G. Haussmann a Stanislav Goral, Lodi 19 maggio 1975, prot. 510 (“con troppi viaggi” … “età ormai avanzata, quasi 70 anni”).

“L’età ormai comincia a pesarmi”, aveva scritto al presidente dell’Ente Fiera di Padova che lo invitava a un convegno al Pian del Cansiglio previsto per il 16 luglio 1975, ma poi finì con l’accettare poiché “i problemi della montagna mi stanno molto a cuore” (Lettera di G. Haussmann a Luigi Merlin, Lodi 26 aprile 1975, prot. 445.

Il declinare naturale delle forze fisiche non intaccò in Haussmann la lucidità e la profondità delle sue forze intellettuali e interiori; ad un amico che si deprimeva per le indisposizioni fisiche dovute all’età, espresse l’incoraggiamento “che la triste realtà del mondo che passa non debba offuscarti l’altrettanto reale ma luminoso ‘rovescio’ del nuovo che si costruisce” e lo invitò a reagire facendo entrare in gioco “le risorse soggettive della volontà, dell’impegno, che si reggono su una illuminata filosofia”296Ibidem, cart. 9 giugno 1970 – 29 agosto 1970, Lettera di G. Haussmann a M. Tirelli, Lodi 10 luglio 1970, prot. 874..

Tra i molti temi affrontati da Haussmann vi furono quello dei concimi umici e quello dell’alimentazione bovina. I concimi umici sono ottenuti mediante un adeguato trattamento dei rifiuti cittadini, di cui utilizzano la parte di sostanza organica in essi contenuta mettendola a servizio della coltivazione del suolo. Per Haussmann questa operazione era ritenuta preziosa, soprattutto per compensare il deterioramento della costituzione fisico-chimica del terreno a seguito di ordinamenti colturali che escludevano l’allevamento del bestiame e quindi la presenza del prato nella rotazione. Con questa soluzione non si giovava soltanto alla fertilità del suolo, ma anche si contribuiva a risolvere, almeno in parte, il problema della eliminazione della quantità di rifiuti che andava sempre più crescendo. Pertanto Haussmann incoraggiava le aziende che si occupavano di trasformare i rifiuti in concimi umici, perché riteneva tale processo “un’alternativa provvidenziale ed estremamente razionale, atta a gareggiare anche dal punto di vista economico con ogni altra soluzione del problema”297Ibidem, cart. 27 settembre 1969 – 31 dicembre 1969, Lettera di G. Haussmann a Guido Vandoni, Lodi 9 dicembre 1969, prot. 510.. Anche se di lenta azione, i concimi umici erano da considerarsi  utili per l’apporto di materie umificanti, in particolare nel caso di aziende prive di letame298Ibidem, cart. 31 agosto 1970 – 16 novembre 1970, Lettera di G. Haussmann a Gian Paolo Rombaldi, Lodi 19 ottobre 1970, prot. 1273.. L’anno seguente, a seguito di articoli apparsi sulla stampa agraria e di una richiesta di parere a lui rivolta dall’Ufficio tecnico della Federconsorzi, Haussmann precisò:

L’impiego dei residui organici umificati (provenienti di massima dai rifiuti cittadini appositamente trattati) si è ora largamente diffuso negli Stati Uniti e nel Canada, essendosene constatati sperimentalmente, anche da parte degli agricoltori, gli innegabili benefici, precisamente con dosi sensibilmente ridotte rispetto al comune letame. Il brevetto del processo umificante è stato successivamente acquistato in Spagna, in Francia e ora in Italia. […] Non va sottovalutato il contributo utile che simili prodotti umificati possono recare alla nostra agricoltura nel momento in cui la sua profonda ristrutturazione ha cominciato ad eliminare dalle stalle il tradizionale bestiame, e ha valso a introdurre nuovi e più redditizi ordinamenti colturali nel nostro Mezzogiorno, in tanta parte del tutto privo di allevamenti e poverissimo di sostanza organica nel suolo299Ibidem, cart. 18 dicembre 1971 – 30 dicembre 1971, Lettera di G. Haussmann a Gabriele Maldini, Lodi 28 dicembre 1971, prot. 1550. Nel 1975, scrivendo all’Assessore all’agricoltura della Regione Emilia Romagna precisava che l’effetto dei concimi umici dipendeva dal processo di preparazione e dalla perfetta umificazione della materia organica, ottenuta grazie all’aiuto di colture batteriche appropriate, e che in generale i prodotti controllati dall’Istituto si erano dimostrati di buona qualità (cart. 2 gennaio 1975 – 17 marzo 1975, Lettera di G. Haussmann a E. Severi, Lodi 24 febbraio 1975, prot. 213)..

La crescita esponenziale dei rifiuti solidi urbani avrebbe però relegato la soluzione dei concimi umici in una posizione trascurabile rispetto al complessivo problema del trattamento dei rifiuti nelle società a sviluppo avanzato.

Nel settore dell’alimentazione del bestiame stavano poi avvenendo dagli anni Sessanta profonde trasformazioni, in rottura con il passato, che avrebbero avuto sviluppi incontrollabili, ai quali si può ricondurre anche il fenomeno della “mucca pazza”. Già nel 1966, rispondendo a un giornalista che gli aveva inviato suoi articoli riguardanti l’alimentazione umana e animale e la conservazione del terreno, Haussmann aveva affermato:

Il pensiero di base è esatto: equilibrio biologico (o armonia), che troppo alla leggera si trascura. Proprio per questo, quantunque io non possa negare i vantaggi dell’alimentazione del bestiame con cereali, considero tale tendenza un po’ allarmante, se troppo generalizzata, come oggi si tende a proclamare da qualche cattedra universitaria: si corre sempre dietro argomenti economici, ignorando le probabili, e anzi sicure conseguenze biologiche300Ibidem, cart. 5 luglio 1966 – 4 ottobre 1966, Lettera di G. Haussmann a Mario Valdinoci, Lodi 3 settembre 1966, prot. 1426..

Nel 1970 fu interpellato dall’agricoltore Francesco Groppelli, che conduceva l’azienda agricola cascina Rosina di Trucazzano a proposito dell’orientamento sempre più spinto verso l’alimentazione animale a base di mais; Haussmann rispose che per lettera non si poteva approfondire la questione e quindi lo invitò a un colloquio presso l’Istituto. Comunque gli anticipò il suo pensiero:

I dati finora raccolti da noi in sede tecnico-economica (col dr. Sibani) non avallano – per il nostro ambiente lombardo – una superiorità assoluta del mais rispetto alle locali foraggere tradizionali, per l’alimentazione delle vacche da latte (il discorso è tutto da fare per il bestiame da carne). Un ultimo avviso: nell’azienda agraria – come nella vita – è bene non fidarsi della “convenienza economica” apparente, anche se bisogna tenerne conto; il vero utile si traduce in risultati non sempre valutabili in soldi, e di ciò oggi ci si dimentica troppo facilmente301Ibidem, cart. 20 marzo 1970 – 8 giugno 1970, Lettera di G. Haussmann a F. Groppelli, Lodi 27 marzo 1970, prot. 402..

Il dibattito sull’opportunità economica dell’alimentazione del bestiame a base di mais si estendeva di conseguenza al discorso sull’opportunità di introdurre la monocoltura del mais in riferimento al terreno. Haussmann restava, come aveva ribadito più volte nelle sue principali opere, molto perplesso e diffidente. A chi gli sottopose la questione nel 1974 rispose:

La monocultura maidicola è oggi oggetto di controlli sperimentali che mirano in partenza ad attestarne l’innocuità, e a breve termine (quale quello delle suddette ricerche) non se ne rilevano in effetti gli eventuali danni. Mi ricordo tuttavia di aver letto – se non erro sull’Informatore Agrario – una relazione […] su una progressiva diminuzione di strutturalità [del terreno] a seguito del ritorno del mais su se stesso. […] Comunque la questione resta sempre controversa, in quanto gli effetti dipendono molto dalla natura del terreno interessato: in linea di principio, dovrei ripetere quanto da me scritto nel mio volume La terra e l’uomo e che per me resta finora non smentito, se si devono considerare – come in effetti si devono – i tempi lunghi dell’agricoltura302Ibidem, cart. 2 gennaio 1974 – 21 marzo 1974, Lettera di G. Haussmann a E. Camerlenghi, Lodi 28 gennaio 1974, prot. 135..

Nell’aprile 1975 il Consiglio di Amministrazione votò un ordine del giorno per chiedere al Ministero dell’Agricoltura di completare l’organico dell’Istituto come previsto dalla legge del 23 novembre 1967: mancavano tre direttori di sezione, 16 sperimentatori laureati (otto in Scienze agrarie, 6 in Scienze biologiche, uno in Scienze statistiche, uno in Chimica)303Ibidem, cart. 17 marzo 1975 – 17 luglio 1975, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 29 aprile 1975, prot. 456.. Tra i vincitori di concorso ne furono assegnati a Lodi otto, tra essi Cesare Tomasoni e Efisio Piano304IbidemLettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 30 maggio 1975, prot. 543. Tomasoni e Piano furono assunti con decreto nel settembre 1976; Tomasoni prese servizio a Lodi, mentre Piano si trattenne a Perugia per concludere esperimenti in corso e chiese di essere assegnato alla sezione di Cagliari.. Sul finire del 1975 fu rinnovato il Consiglio di amministrazione e la presidenza passò da Giovanni Giolitti a Fausto Cantarelli dell’Università di Parma.

Il travagliato epilogo della direzione di Haussmann

All’inizio dell’estate 1976 Haussmann si recò in Unione Sovietica per partecipare al VII Congresso internazionale di concimi minerali a Mosca. Rientrò in aereo il 30 giugno. L’indomani, mancando quattro mesi alla scadenza del suo mandato come direttore, per raggiunti limiti di età (70 anni), inviò al Ministero dell’Agricoltura una duplice relazione: una per indicare – “com’è mia doverosa incombenza” – il nominativo che egli riteneva più adatto ad assumere l’incarico della direzione in attesa della nomina del nuovo direttore tramite concorso, l’altra per prospettare il piano di lavoro sperimentale cui intendeva dedicarsi nel quinquennio fuori ruolo (1977-1981)305Ibidem, cart. 5 aprile 1976 – 10 luglio 1976, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 1 luglio 1976, prot. 760..

Nelle undici cartelle della relazione sull’incarico di direzione Haussmann espose i criteri di merito in base ai quali formulava la sua designazione: non il criterio burocratico dell’anzianità di grado o di età, bensì in primo luogo il criterio relativo sia alle doti di studio, di sperimentazione e di innovazione nel settore di competenza, sia alle capacità realizzatrici sul piano conoscitivo e applicativo; in secondo luogo il criterio concernente le attitudini organizzative del lavoro collettivo; in terzo luogo la capacità di stabilire rapporti umani armonici con e tra il personale. Tra i direttori di sezione in servizio nell’Istituto – Iannelli (sezione di Foggia), Rotili (sezione centrale di Miglioramento genetico), Zannone (sezione centrale di Biologia) – Haussmann riteneva che al vaglio di quei criteri risultasse meritevole dell’incarico Pietro Rotili, mentre il criterio di anzianità avrebbe premiato Lisa Zannone. Rotili era colui che aveva aperto all’Istituto per le Colture foraggere di Lodi il nuovo indirizzo di miglioramento genetico dell’erba medica, accrescendo ulteriormente il prestigio dell’Istituto in campo internazionale:

Sin dall’inizio – sosteneva Haussmann, riferendosi ai primi anni dell’attività di Rotili a Lodi – egli si dedicò al problema del miglioramento dell’erba medica, foraggera prativa principale del Paese, ma anche quella di cui è più difficile esaltare le caratteristiche genetiche positive. […] Il Rotili, discostandosi dalle vie fino allora tentate con risultati modesti per aumentare la resa delle colture, intraprese – dietro un piano organico ed originale da lui formulato – la sperimentazione di una nuova metodologia di procedimento migliorativo […] suscitando largo interessamento nei genetisti francesi e americani, che all’epoca rappresentavano l’avanguardia mondiale negli studi genetici migliorativi della medica; oggi dopo ulteriori molteplici ritrovati che confermano la validità del metodo concepito dal nostro, all’avanguardia si trova ad essere l’équipe di Rotili.

Quanto alle pubblicazioni sulla sperimentazione compiuta – 27, di cui 15 su riviste straniere – si vogliono segnalare in particolare gli articoli accolti da periodici assai esigenti quanto alla sostanza e alla forma dei contributi, quali l’olandese “Euphytica”, gli “Annales d’Amélioration des Plantes” dell’INRA, “Crop Science” della Crop Science Society di America (di cui il Rotili è membro dal 1971), così come dell’American Society of Agronomy: riscontrarvi autori italiani è del tutto eccezionale306ILSRECO, Carte G. Haussmann, fasc. Riservato, G. Haussmann, Relazione sull’incarico di Direzione dell’Istituto Sperimentale per le Colture Foraggere, Lodi 1 luglio 1976, pp. 4-5..

Haussmann riconosceva che Rotili aveva un temperamento che appariva “non di rado brusco e talora perfino scontroso e irruente”, non incline a convenevoli formali, tuttavia era anche indubbio che aveva saputo creare nel suo gruppo le migliori condizioni per l’operosità di ciascuno e “un’adesione di fondo al suo modo di concepire la collaborazione e la convivenza”. La relazione si concludeva informando che gli altri due direttori di sezione, Iannelli e Zannone, avevano espresso il proprio “concorde consenso” sulla designazione”307Ibidem, pp. 10-11..

In data 20 luglio il Ministero (Direzione generale degli Affari generali e del Personale) rispose pregando Haussmann, in maniera del tutto inconsueta, di “sottoporre la questione al Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto”308IbidemLettera della Direzione degli Affari generali e del Personale a G. Haussmann, Roma 20 luglio 1976.. Il direttore replicò il 28 luglio chiedendo “di conoscere quale delibera al riguardo, e in base a quali disposizioni di legge, il Consiglio stesso debba formulare”, in quanto l’argomento non gli sembrava rientrare tra le competenze che la legge di riforma attribuiva al Consiglio di amministrazione309IbidemLettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 28 luglio 1976.. Scrivendo anche al Direttore generale della Produzione agricola Haussmann faceva rilevare l’inopportunità del procedimento che si era avviato, esprimendo il suo “personale disappunto per simile ingiustificata procedura”, che gli avrebbe lasciato, “proprio a fine di carriera, una comprensibile amarezza”310IbidemLettera di G. Haussmann alla Direzione della Produzione agricola, Lodi 29 luglio 1976..

Quanto si stava delineando non era comunque del tutto inatteso: girava già la voce che al Ministero c’era chi voleva far pagare a Haussmann di aver appoggiato, dieci anni prima, i “ribelli” dell’ARMAF (Bussotti, Rotili, Zannone) e di aver offerto a Rotili, avversato anche per la sua nota militanza nel Partito comunista, un “rifugio” dopo lo scontro con De Cillis. Infatti lo stesso 20 luglio Rotili scrisse a Iannelli per aggiornarlo sulla relazione inviata da Haussmann al Ministero e sulla reazione suscitata: “pur di fermare il rosso” (Rotili), avevano violato la prassi abituale secondo cui il direttore uscente segnalava al Ministero il candidato. Rotili svelava all’amico Iannelli che a tirare le fila della trama contro di lui erano alcuni dirigenti del Ministero, i quali miravano a far fallire la sua designazione proprio contrapponendogli Iannelli; avvertiva però l’amico di non illudersi per una semplice ragione: “Tu non sei nella manica dei mafiosi del MAF e sei rosso come me”; Rotili concludeva esortando Iannelli a non prestarsi al disegno di metterli uno contro l’altro: “Se restiamo uniti, saranno facilmente battuti; se riusciranno a dividerci non prevarranno lo stesso, ma sarà una lotta dura”311IbidemLettera di P. Rotili a P. Iannelli, Lodi 20 luglio 1976. La lettera si concludeva con tono amichevole e familiare: “Non farti il sangue amaro e salutami Lilli”.. Rotili non ottenne risposta dal “compagno” di partito e, fino allora, considerato anche “amico”.

Al Consiglio di amministrazione convocato per il 7 settembre Haussmann informò i consiglieri dello scambio di corrispondenza avuta con il Ministero in merito alla designazione del suo successore e manifestò le proprie perplessità sulla decisione del Ministero di richiedere una delibera del Consiglio al riguardo. Egli così argomentò: in cosa doveva consistere la delibera del Consiglio? Nell’avallo formale della relazione del direttore o nell’espressione di un giudizio eventualmente diverso? Ma per esprimere un tale giudizio i consiglieri avrebbero dovuto conoscere adeguatamente i possibili candidati, la loro attività, i loro rapporti col personale, le loro capacità organizzative; avevano i consiglieri gli strumenti e il tempo per acquisire queste informazioni?

Allora il presidente Cantarelli propose la formazione di una commissione interna al Consiglio, che acquisisse tutti gli elementi utili per giungere a una designazione dell’incaricato alla direzione. Tuttavia Haussmann chiese di leggere ai consiglieri la relazione inviata al Ministero e che indicava in Rotili la persona più adatta a reggere l’Istituto. Al termine della lettura Michele De Pace, che rappresentava il Ministero nel consiglio, sollevò forti riserve sul candidato segnalato da Haussmann, anzitutto perché riteneva che la sua attività era rivolta esclusivamente al settore genetico e ciò andava considerato “come un difetto, in quanto all’Istituto incombono eminentemente problemi agronomici e l’orientamento agronomico deve prevalere nell’Istituto su quello genetico”; inoltre Rotili era sì “uno sperimentatore brillante e di valore”, ma nei rapporti umani si dimostrava “intollerante e dogmatico”, “pronto a imporre ovunque la sua volontà”, ricordando in proposito gli scontri col direttore De Cillis a Roma e attribuendo agli attriti da lui originati a Lodi la “fuga” degli sperimentatori Chisci e Polesello. Haussmann rintuzzò l’attacco di De Pace sostenendo che “il settore genetico non può assolutamente considerarsi secondario nei compiti dell’Istituto”, costituendo anzi “il più importante fattore di evoluzione tecnica dell’agricoltura”; smentì poi che Chisci e Polesello avessero chiesto il trasferimento in conseguenza del difficile rapporto con Rotili312

IbidemVerbale del Consiglio di amministrazione dell’Istituto sperimentale per le Colture foraggere, Lodi 7 settembre 1976, pp. 8-12. Il contenuto di questa accesa discussione tra De Pace e Haussmann, riportato nel verbale redatto dal direttore, è stato censurato e stralciato dal presidente; noi quindi lo conosciamo soltanto attraverso la copia del verbale conservata da Haussmann tra le sue carte personali.

Andrea Polesello mi ha confermato invece la versione di De Pace: aveva lasciato l’Istituto per le tensioni create da Rotili nell’organizzazione del lavoro interno, deluso che Haussmann non avesse riequilibrato la situazione (Testimonianza orale di A. Polesello a E. Ongaro, Lodi 10 agosto 2006). Quanto a Chisci, pur avendo avuto personali motivi per lasciare l’Istituto, anch’egli testimonia di essersi sentito a disagio dopo l’inserimento di Rotili a Lodi e di aver visto incrinarsi il “clima disteso e cameratesco che si respirava”; apprendendo ora dello scontro tra De Pace e Haussmann, ritiene condivisibili le critiche di De Pace sia allo sbilanciamento a favore del settore genetico sia al “carattere di Rotili nei rapporti umani” (Lettera di G. Chisci a E. Ongaro, Firenze 8 gennaio 2007).

Il Consiglio procedette pertanto a nominare una Commissione di tre membri affinché conducesse un’indagine sui possibili candidati – Zannone, Rotili, Iannelli – e formulasse un proprio giudizio da sottoporre al Consiglio. Haussmann di rimando si dissociò formalmente dalle suddette decisioni313ILSRECO, Carte G. Haussmann, fasc. Riservato, Lettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 29 settembre 1976.. Nei giorni seguenti tuttavia provvide a fornire al presidente Cantarelli i curricula dei candidati corredati dall’elenco delle loro pubblicazioni, subendo però un ulteriore affronto da parte del presidente: la censura e la cancellazione di quella parte del verbale che riferiva lo scontro aspro sulla candidatura di Rotili.

Il 1° ottobre Haussmann si rivolse al ministro dell’Agricoltura, Giovanni Marcora, per informarlo dei fatti, esprimere la sua protesta per la procedura adottata dal Ministero relativamente alla designazione del suo successore e chiedere il suo autorevole e tempestivo intervento. Chiariva che la designazione da lui proposta era fondata non solo sulla sua personale valutazione, ma “su una consultazione collegiale fra i tre direttori di sezione in carica, che avevano espresso sin dalla fine del 1975 il loro accordo sul medesimo nominativo”, cui era stato riconosciuto anche dai colleghi “una preminenza scientifica, un prestigio in campo nazionale e internazionale e un’autorità presso il personale dell’Istituto”. Haussmann concludeva la sua appassionata ricostruzione con un appello al ministro:

Orbene, io oso chiederLe, Signor Ministro, di prestare attenzione alla situazione creatasi: […] essa mette in gioco l’immediato avvenire di un Istituto che oggettivamente viene considerato in Patria e all’estero tra i più efficienti del Suo Dicastero e che oggi, per determinate ricerche, si trova all’avanguardia nel campo internazionale, come è attestato da numerosi riconoscimenti stranieri. Un contrasto tra Amministrazione e ricercatori non può che ledere gli interessi produttivi dell’Istituto, volti costantemente alle concrete esigenze del Paese. […] Sono questi interessi che io unicamente difendo, al termine della carriera che per 45 anni ho percorso nel Ministero dell’Agricoltura, e che forse avrebbe potuto guadagnarmi una certa fiducia da parte delle autorità superiori, contrariamente a quanto devo constatare.

Il Suo intervento, signor Ministro, potrà essere risolutivo, se avocherà a Lei solo, e con opportuna urgenza, ogni decisione – qualunque essa sia – in merito all’incarico, sollevando da ogni impegno in tal senso il Consiglio di Amministrazione di questo Istituto314IbidemLettera di G. Haussmann al Ministero dell’Agricoltura, Lodi 1 ottobre 1976. A conferma del comune accordo tra i direttori di sezione, di cui parla Haussmann, vi è anche una lettera privata di Lisa Zannone a Haussmann (ibidem, Carte L. Zannone, fasc. 1, Incarico direzione, Lettera di L. Zannone a G. Haussmann, Lodi 27 settembre 1976). I documenti in possesso di Zannone relativi alla successione di Haussmann mi sono stati forniti dalla sorella di Lisa dopo la sua morte, avvenuta a Parigi il 3 giugno 2005..

Il ministro Marcora avrebbe atteso due mesi prima di rispondere all’accorata lettera di Haussmann.

Il 15 ottobre il Consiglio di amministrazione dell’Istituto per le Colture foraggere, ascoltato il parere della Commissione nominata deliberò, con l’astensione di Haussmann, di suggerire al Ministero il conferimento dell’incarico provvisorio della direzione a Lisa Zannone. L’indomani Zannone scrisse al presidente Cantarelli, e per conoscenza al direttore e al Ministero, informandoli che non accettava l’incarico: avendo acconsentito, con Rotili e Iannelli, “di superare il criterio dell’anzianità” in favore degli argomenti esposti nella relazione di Haussmann del 1° luglio, non riteneva “di dover venir meno ad una decisione collegiale presa nell’esclusivo interesse dell’Istituto”315Ibidem, Carte L. Zannone, fasc. 1, Lettera di L. Zannone al presidente dell’Istituto per le Colture foraggere, Roma 16 ottobre 1976. Haussmann a sua volta il 20 ottobre informò il Ministero della volontà espressa da Zannone..

Il Consiglio si svolse in assenza di Haussmann, ma quando l’indomani, 28 ottobre, il direttore chiese di poter leggere il verbale della seduta, si sentì rispondere che il presidente aveva imposto il segreto d’ufficio. Allora Haussmann scrisse al ministro Marcora esprimendo “la più categorica protesta” contro un atto che risultava “un rivoltante arbitrio e una inqualificabile scorrettezza nei confronti della [sua] funzione, prima ancora che della [sua] persona”; pregava nuovamente il ministro “di prendere immediati e adeguati provvedimenti in proposito”, riservandosi dal canto suo un eventuale ricorso alla magistratura316

IbidemLettera di G. Haussmann al ministro G. Marcora, Lodi 29 ottobre 1976.

Haussmann contattò anche l’ex presidente del Consiglio di amministrazione Giovanni Giolitti, pregandolo di intervenire presso il ministro (Lettera di G. Giolitti a G. Haussmann, Roma 13 novembre 1976).

Nel frattempo Lisa Zannone aveva comunicato per telefono al Direttore della produzione agricola la sua disponibilità all’incarico. Nella situazione di grave disorientamento creatasi, il 12 novembre il presidente Cantarelli emanava un ordine di servizio in cui prescriveva che tutte le spese, di qualsiasi entità, fossero preventivamente autorizzate da lui. Il 19 novembre convocò a un incontro collegiale il personale dell’Istituto e dichiarò di aver avuto mandato dal Ministero di indagare su presunti abusi denunciati da una lettera anonima. Questa lettera mirava a colpire la direttrice incaricata Zannone, come nei mesi precedenti una lettera anonima aveva denunciato irregolarità nel comportamento di Rotili. Il 24 novembre Cantarelli metteva sotto rigido controllo il telefono e l’autovettura: ogni utilizzo andava annotato su un apposito registro. Infatti le contestazioni dell’inchiesta avviata nei confronti di Rotili e Zannone riguardavano i loro rapporti con il personale, l’abuso del telefono, dell’autovettura e, in aggiunta, l’utilizzo delle stanze del convitto317IbidemDichiarazione di G. Haussmann in difesa di P. Rotili e L. Zannone, Lodi 11 dicembre 1976..

Il 2 dicembre 1976 il ministro Marcora finalmente interveniva nella complicata vicenda dando incarico a Pierino Iannelli di assumere la direzione dell’Istituto. Contestualmente rispose alla lettera di Haussmann del 1° ottobre: gli comunicava che aveva “esaminato attentamente la Sua proposta”, ma non gli era stato possibile accoglierla: la nomina di Iannelli era avvenuta “sulla scorta delle proposte fatte dal Consiglio di Amministrazione”318IbidemLettera del ministro G. Marcora a G. Haussmann, Roma 2 dicembre 1976..

Ventotto anni di lavoro, condotti con una straordinaria lungimiranza e profusione di energie, nell’esclusivo interesse dell’istituzione che dirigeva, avevano avuto per Haussmann un epilogo che non poteva immaginare più triste e amaro. Tuttavia Haussmann non era intenzionato a desistere: non per una questione di orgoglio personale, bensì perché temeva che la provvisoria soluzione adottata avrebbe potuto compromettere la continuità del suo lavoro e dell’indirizzo da lui impresso all’Istituto. Il tema della continuità era per lui cruciale: la validità dell’azione di cambiamento all’interno di una istituzione ha il suo criterio di verificabilità e credibilità nel fatto che esso non si areni col venir meno del suo promotore e ispiratore. Haussmann era pronto a ricominciare la lotta, sulla linea di una riflessione formulata tanti anni prima:

Nel carattere aleatorio dell’esperienza sta il rischio della vita: un tentativo fallito è spesso la fine dell’individuo come tale, poiché non tutti resistono alla tensione che sfocia in una delusione, non tutti hanno il coraggio di rinnovare lo sforzo dopo un insuccesso. […] Solo chi riesce a ricominciare da capo, può dirsi uomo. […] La salvezza sta nell’attaccamento, nell’immedesimazione all’impegno319Ibidem, G. Haussmann, Il Libro dell’Essere…, cit. p. 28..

* si anticipa il capitolo 3° della biografia di ErcoleOnagro dedicata a Giovanni Haussmann, di prossima uscita presso le edizioni Jaca Book

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