Il 1972 fu un anno centrale nel dibattito ecologico: In giugno si tenne a Stoccolma la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano che costrinse la comunità internazionale a confrontarsi con i problemi ambientali che avevano segnato il decennio precedente: esplosioni di bombe nucleari nell’atmosfera (nel 1968 i tests americani e sovietici raggiunsero il più elevato numero, 145, e furono esplose le più potenti bombe termonucleari, fino a oltre 20 milioni di tonnellate di tritolo); furono scoperti gli inquinamenti degli alimenti denunciati nel 1962 da Murray Bookchin (“Our synthetic environment”, 1962) e da Rachel Carson (”Primavera silenziosa”, 1962); sorse il primo movimenti di contestazione ecologica internazionale; la Terra fu mostrata all’opinione pubblica come una navicella spaziale, “Spaceship Earth”, unico posto da cui trarre risorse utili e unico posto in cui scaricare le scorie; alcuni economisti cominciarono ad ironizzare sulla società dei consumi e sulla credibilità del PIL (Prodotto Interno Lordo).
Subito prima e subito dopo la Conferenza di Stoccolma apparvero vari libri destinati a suscitare vivaci polemiche: quello di Paul Ehrlich (“The population bomb”), quello di Barry Commoner (“Il cerchio da chiudere”), quella del Club di Roma (”I limiti alla crescita”) e quello di Dario Paccino (“L’imbroglio ecologico”).
Di questo dibattito si fece interprete una rivista intitolata “Ecologia”, diretta da Virginio Bettini, di cui apparvero undici numeri fra il maggio 1971 e il novembre 1973, oggi difficili da trovare. In tale breve stagione la rivista ospitò vari articoli che ben riflettono l’atmosfera culturale di quella primavera dell’ecologia, firmati da Antonio Moroni, Gunnar Myrdal (1898-1987), Giulio Maccacaro (1924-1977), Renzo Videsott (1904-1974), Francesco Corbetta, Pietro Dohrn (1917-2007), Roberto Marchetti (1930-1995) e altri.
“Altronovecento” propone il testo di alcune di queste testimonianze relative al vivace dibattito sui rapporti fra ambiente, popolazione, risorse naturali, produzione industriale:
1. Barry Commoner, “Il costo ambientale dello sviluppo economico”, Ecologia, 2, (5/6), 3-17 (luglio 1972).
seguito da un acido commento del biologo Menico Torchio (agli ecologi di professione non piacevano queste intrusioni di estranei).
2. Menico Torchio, “Un’ecologia unidimensionale”, Ecologia, 2, (5/6), 17-18 (luglio 1972)
Nel numero successivo apparvero altre repliche di “ecologi” militanti:
3. Giorgio Nebbia, “Popolazione, consumi, tecnologia”, Ecologia, 2, (7), 39-41 (novembre 1972)
4. Virginio Bettini, “Costo ambientale dello sviluppo economico”, Ecologia, 2, (7), 41-43 (novembre 1972)
5. Guido Manzone, “Distribuzione della ricchezza e incremento demografco”, Ecologia, 2, (7), 44-45 (novembre 1972).
Seguiva una acida recensione di un altro ecologo, Giorgio Marcuzzi, al libro di Dario Paccino
6. Giorgio Marcuzzi, “L’imbroglio ecologico”, Ecologia, 2, (7), 45-46 (novembre 1972) e una spiritosa replica:
7. Dario Paccino, “Lettera al direttore”, Ecologia, 2, (7), 46 (novembre 1972).
La rivista pubblicava poi il testo della relazione tenuta da Barry Commoner in occasione dell’assegnazione del Premio Cervia Ambiente il 2 giugno 1973:
8. Barry Commoner, “Radici sociali ed economiche della crisi ambientale”, Ecologia, 3, (11), 18-27 (settembre 1973).
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