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Lettera al direttore

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Ecologia2, (7), 46 (novembre 1972)

Letta la recensione del mio libro «L’im­broglio ecologico», redatta dal Prof. Marcuzzi, mi è gradito ringraziare co­desta direzione per avermi trasmesso il testo prima della pubblicazione, in­vitandomi a preparare «uno scritto da contrapporre a quanto detto dal nostro collaboratore».

Lo «scritto» è questa mia lettera, con la quale mi permetto di far rilevare l’inopportunità (anche se dettata da cortesia nei miei confronti) della pro­spettata «contrapposizione» destinata alla rubrica «Polemica ecologica». E ciò per le seguenti ragioni:

1. II fatto che si manca di riguardo al Prof. Marcuzzi, contrapponendo al suo articolo, redatto da un professore uni­versitario, un mio «scritto», di cui sa­rebbe autore un presuntuoso che, co­me rileva il Prof. Marcuzzi, non è nem­meno professore «di scienze o materie affini», e che ciò nonostante pretende di «sunteggiare elementarmente (nel capitoletto introduttivo) la storia natu­rale». Oltre che l’impudenza di parlare di storia naturale in questo capitoletto (semplice premessa di un libro poli­tico), ho avuto ben altra impudenza: dì trattare di storia naturale, in colla­borazione col Maestro Mario Lodi, nei tre libri di scienze per le medie infe­riori, pubblicati dalla Calderini.

Se nelle poche pagine di quel capitolo ho di­mostrato l’incompetenza che tanto in­digna il Prof. Marcuzzi, chissà quante e quali castronerie ho propalato nei tre volumi di scienze. No, non mi pare proprio che «Ecologia» possa fare l’affronto al Prof. Marcuzzi di contrap­porgli in polemica (ma quale polemica, se l’ecologia è una scienza, e io non sono uno scienziato, e Marcuzzi è con­vinto di essere perciò in presenza di una profanazione, tanto più grave in quanto ritengo che la scienza possa essere una delle più sporche faccende di questo mondo ?) lo «scritto» di un povero untorello, che si permette di ficcare il naso nel sancta sanctorum dell’ecologia, per accertarsi se per caso non abbia trovato rifugio proprio lì il vecchio dio dei padroni.

2. La tenerezza (come si dice nel lin­guaggio dei rotocalchi) che mi fa il Professor Marcuzzi, per il tormento che suppongo l’arrovelli giorno e notte pen­sando: a) di vivere in un paese sba­gliato come l’Italia, dove tutti parlano di ecologia, e a intendersene è lui solo, e forse qualche suo amico; b) di assistere quotidianamente allo spet­tacolo di professori di matematica, co­stretti, dato il tipo di scuola esistente, ad acconciarsi all’insegnamento delle scienze naturali; c) di collaborare a una rivista come «Ecologia», che, pur qua­lificatissima, annovera nel comitato di redazione anche un paladino (neppure lui, ahimé, laureato in «scienze o ma­terie affini») di uno dei più vistosi im­broglioni ecologici del nostro secolo, il principe Bernardo.

3. La prova del nove che per me rap­presenta la recensione del Prof. Mar­cuzzi. Avevo pregato l’Einaudi di man­dargli «L’imbroglio», per sincerarmi se con questo mio pamphlet (che dovreb­be scottare per il mandarinato ecolo­gico e «affine») avevo colto nel segno. E l’esperimento mi sembra riuscito, in quanto il Prof. Marcuzzi mi nega persino il diritto di parlare di ecologia in nome di quella scienza per addetti, che non ha colore, e che proprio per questo dovrebbe consentire la presen­za nella stessa «navicella spaziale» di Nixon e degli abitanti (sopravvis­suti) di un paese devastato dalla po­litica nixoniana e dei suoi predeces­sori al punto da doversi parlare di vero e proprio ecocidio.

4. Il fatto che non riesco a capire perché «Ecologia», anziché prendere posizione (pro o contro) le tesi politi­che dell’«Imbroglio», presenta questo libro in una recensione tecnicistica, che, se valida, non era neppure il caso di farla, dato il pubblico qualificato di «Ecologia», cui non si può far perdere il tempo con un testo dozzinale e ap­prossimativo come sarebbe «L’imbro­glio».

Concludo rinnovando il mio ringra­ziamento per avermi invitato a manife­stare la mia opinione, che confido sarà pubblicata, nonostante che non si tratti dello «scritto» da contrapporre polemicamente alla recensione del Prof. Marcuzzi, dinnanzi al quale mi vergogno persino a pronunciare !a parola ecologia.

Con i più cordiali saluti.

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