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Come prolungare la vita delle merci

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L’aumento della produzione e del “consumo” delle merci comporta un impoverimento delle  riserve di risorse naturali e una crescente immissione di agenti inquinanti e di scorie nei corpi  riceventi  naturali: aria, acqua, suolo. Alcune merci, macchine, manufatti e oggetti sono a vita breve (restano in funzione pochi giorni); altri sono a vita media (restano in funzione mesi o  anni); altri ancora sono a vita lunga, durano decenni.

Dei circa 600 milioni di tonnellate di materiali (acqua esclusa) che entrano in Italia ogni anno nella “tecnosfera”, cioè nell’universo degli oggetti fabbricati, delle merci, sono a vita breve i circa 150 milioni di t delle fonti di energia (carbone, prodotti  petroliferi, metano, eccetera) e i circa 50 milioni di t di prodotti agricoli, forestali e zootecnici e loro derivati, da cui ricaviamo  gli alimenti, la carta, i pellami, le fibre tessili, eccetera, le materie plastiche. Si tratta per lo più di materie organiche, contenti carbonio, che, dopo il breve uso, si trasformano in circa 500 milioni di tonnellate all’anno di gas, principalmente anidride carbonica, che finiscono nell’atmosfera e provocano i noti mutamenti climatici.

Sono a vita media i macchinari, gli elettrodomestici, gli autoveicoli, i mobili, i libri, i manufatti di gomma e molti manufatti di plastica, gli indumenti, i computers, i telefoni cellulari, eccetera.

Sono a vita lunga gli infissi, il vetro, molti servizi igienici, le tubazioni di metallo o di  plastica, gli edifici e le strade che vengono continuamente costruiti e che assorbono ogni  anno da 350 a 400 milioni di t di  pietre, sabbia, ghiaia, cemento, ferro, eccetera.

Finora, secondo i principi della società dei consumi, le merci e i manufatti sono stati progettati e costruiti in vista del loro rapido ricambio che consente la produzione di altre merci e manufatti: poco conta se, con questi  criteri, si impoveriscono le riserve di risorse  naturali – i pozzi  petroliferi, le cave e miniere, i  boschi, eccetera – e se aumenta la massa dei rifiuti solidi e l’inquinamento delle acque e dell’aria. Al principio dell’usa-e-getta sono ispirati la moda, la pubblicità, lo stesso impiego di materiali scadenti e facilmente deteriorabili o addirittura difettosi.

Un passo avanti può essere rappresentato dalle operazioni di riutilizzo e di riciclo di una parte delle merci usate. Le operazioni di usa-e-riusa, peraltro, sono tutt’altro che facili e pongono i consumatori, le imprese e la pubblica amministrazione davanti  a compiti nuovi.

La vera salvezza può essere invece cercata nelle operazioni di usa-e-usa, capaci di prolungare la  vita di molte merci: vanno in questa direzione gli interventi di manutenzione che possono (a) allungare la vita utile, la durata delle merci e dei  manufatti, e (b) rendere più efficiente il funzionamento dei macchinari in modo da diminuire la richiesta di fonti di energia, di acqua, di prodotti chimici.

Le merci, gli oggetti sono esseri viventi, suscettibili di malattie (sono rappresentate dal  malfunzionamento, dalla corrosione, dall’attacco da  parte  di  agenti chimici e microbiologici) e sono esposti ad una morte più o meno ravvicinata (quando vengono “rifiutati” dopo l’uso). La manutenzione rappresenta la cura delle malattie e consente un prolungamento della  vita utile delle merci e una vita in buona salute.

Gli interventi di manutenzione riguardano essenzialmente le merci e i manufatti a vita media  – elettrodomestici, automobili, computer, servizi igienici, parti di edifici, ma anche indumenti – e possono far diminuire ogni anno di alcuni milioni di t la richiesta di nuovi materiali, l’inquinamento durante la fabbricazione, e la formazione di scorie e rifiuti alla fine della vita utile delle merci e degli oggetti.

D’altra parte l’efficacia della manutenzione e il prolungamento della vita utile delle merci dipendono dai materiali impiegati e da come le merci sono fabbricate. Occorre quindi affrontare uno sforzo progettuale e di scelta dei materiali se si vuole raggiungere l’obiettivo  di  fare durare di più i manufatti rendendo possibile e facile la loro manutenzione: un contributo importante può venire dalla standardizzazione e dalla semplificazione degli oggetti, proprio il contrario dell’attuale tendenza alla moltiplicazione dei modelli, fonte di sprechi dal punto di vista ecologico. La progettazione delle merci a vita lunga richiede uno sforzo di informazione e di educazione da parte delle scuole, delle Università, delle imprese.

Una diffidenza da parte delle imprese è certamente infondata. Non è vero che la progettazione e la fabbricazione di merci a vita lunga, suscettibili di una efficace manutenzione, fa vendere di meno nuove merci. La svolta comporta, invece, innovazioni, addirittura esportabili, e nuove occasioni di lavoro e di occupazione.

Un secondo gruppo di interventi di manutenzione, soprattutto sulle merci a vita media e lunga, consente di prolungare la vita “in buona salute” dei macchinari e degli oggetti, in modo che funzionino con minore consumo di materiali, di fonti di energia e di acqua, con minore  inquinamento delle acque e dell’atmosfera.

Per efficaci interventi di manutenzione è essenziale la diffusione di una maggiore e  migliore  conoscenza delle merci e degli oggetti, del modo in cui sono fabbricati, della loro storia naturale, della quantità e del tipo dei materiali impiegati e della quantità e qualità degli agenti inquinanti e delle scorie.

Tale miglioramento della “cultura”delle cose materiali comporta uno sforzo anche da parte delle imprese che devono imparare a parlare con il pubblico non solo attraverso le lusinghe della pubblicità, ma con una migliore spiegazione di quello che producono e delle “virtù fisiche, naturali” dei loro prodotti. Verrà un giorno in cui le merci saranno propagandate mettendo in evidenza proprio che durano di più e che sono adatte ad una buona e efficace manutenzione.

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