La carta rappresenta una delle merci più importanti del mondo; nel 1999 il consumo mondiale di carta è stato di 307 milioni di tonnellate, quello italiano nel 2001 è stato di circa undici milioni di tonnellate di carta da giornali, carta da scrivere e cartoni.
Il ciclo produttivo della carta comincia con il legno degli alberi che viene scortecciato e, con vari trattamenti chimici, trasformato in una “pasta” costituita da cellulosa più o meno pura. Durante la produzione della pasta vengono eliminate le lignine e le emicellulose che in parte sono ricuperate e usate come fonti di energia, in parte sono fonti di inquinamento. La pasta da carta è poi trasformata in carta e cartoni; le fibre di cellulosa sono sospese in acqua, stese su apposite macchine, compresse e asciugate.
A seconda dell’uso, la cellulosa è più o meno sbiancata con sostanze ossidanti, poi addizionata con sostanze coloranti, con sostanze che impartiscono la patina lucente, con collanti; talvolta la cellulosa viene stratificata con materie plastiche, viene trasformata in cartoni piani e ondulati, eccetera.
La carta è una merce a breve vita; dopo l’uso viene buttata via e in genere finisce nelle discariche o negli inceneritori. E il ciclo ricomincia col taglio di altri alberi, con altre operazioni spesso inquinanti, con la produzione di nuova carta e così via. Da anni c’è un forte movimento perché i consumatori raccolgano la carta da sola, invece di buttarla in mezzo agli altri ingredienti del pattume; addirittura ci sono programmi internazionali che si pongono come obiettivo il riciclo di una forte percentuale della carta usata.
Eppure in Italia la raccolta della carta straccia è molto insoddisfacente; nel 1994 l’Italia ha dovuto importare circa un milione di tonnellate di carta straccia rispetto ad una raccolta, al suo interno, di poco più di due milioni di tonnellate; il che significa che oltre cinque milioni di tonnellate di carta usata sono stati “perduti” nelle discariche e fra i rifiuti. La situazione non era molto migliore nel 2001, l’anno in cui la produzione nazionale di carta e cartoni è stata di 6,4 milioni di tonnellate, a cui vanno aggiunti 4,6 milioni di tonnellate di carta e cartoni di importazione. Rispetto, quindi, al consumo nazionale di 11 milioni di tonnellate, la carta usata ricuperata in Italia è stata di circa 4 milioni di tonnellate (la carta da macero importata è stata di mezzo milione di tonnellate). Anche se, quindi, la raccolta interna di carta e cartoni usati è raddoppiata in sette anni, nel 2001 ancora sette milioni di tonnellate di carta e cartoni sono finiti fra i rifiuti solidi. Un bilancio del ciclo della carta in Italia è pubblicato nella relazione annuale di Assocarta, Bastioni di Porta Volta 7, 20121 Milano.
L’insuccesso della raccolta separata di carta straccia ha varie cause. Innanzitutto la scarsa informazione dei consumatori: non tutta la carta straccia è accettata dalle cartiere le quali producono carta riciclata soltanto trattando carta straccia con qualità e caratteristiche merceologiche ben precise. Tanto è vero che il prezzo della carta straccia varia da circa 15 a 20 centesimi di euro al chilo per la carta bianca pulita di buona qualità, come i ritagli delle tipografie o la carta delle stampanti dei calcolatori elettronici, a pochi centesimi di euro al chilo per i cartoni. La cartaccia mista della raccolta domestica vale praticamente niente e talvolta si deve pagare perché qualcuno venga a ritirarla. Anche il consumatore deve perciò imparare a separare i giornali dalla carta sporca e unta, a evitare la contaminazione della carta usata con plastica o con la carta sporca del toner delle fotocopiatrici.
Nello stesso tempo intere navi di giornali usati arrivano dagli Stati Uniti o dalla Germania, paesi nei quali lo smaltimento nelle discariche costa così tanto che alle aziende conviene affrontare le spese del trasporto per mare in Italia della carta straccia, accontentandosi di un guadagno molto piccolo.
La raccolta separata della carta usata e il riciclo della carta sono operazioni virtuose perché si tagliano meno alberi, si inquina di meno, si crea occupazione nei servizi di raccolta e vendita della carta straccia, c’è meno bisogno di discariche e inceneritori, si spende meno per importare materie prime o addirittura carta straccia.
L’importanza del riciclo risulta maggiore nei periodi in cui il prezzo mondiale della carta aumenta e di conseguenza aumenta anche il prezzo della carta straccia: un fenomeno che si è verificato, per esempio, nell’estate del 2000; dall’agosto 1999 all’agosto 2000 il prezzo della carta da macero è triplicato. In questi casi la carta straccia che nessuno prima ritirava, diventa desiderabile e questo incentiva, per motivi economici oltre che ecologici, la raccolta, nei negozi e negli uffici e nei condomini, di carta o cartoni usati. Con un po’ di buona volontà non è difficile mettere insieme un metro cubo di carta e cartoni usati, più o meno una tonnellata, che può valere anche 20 euro. Il successo del riciclo, d’altra parte, dipende dall’interesse dell’industria cartaria e tipografica per l’acquisto di carta riciclata.
Il consumatore si trova di fronte a due alternative: da una parte è indotto a considerare ecologicamente lodevole l’acquisto di giornali, riviste, quaderni fatti di carta riciclata. Dall’altra parte vorrebbe capire meglio se ci sono imbrogli e frodi anche in questo commercio.
Negli Stati uniti e in altri paesi la qualità della carta “riciclata” è chiaramente specificata: per esempio viene specificato che una carta “riciclata” è fatta con il 30 % di carta “post-consumer” (cioè proveniente dalla raccolta separata di carta o cartoni usati) e con il 70 % di carta, usata anch’essa ma riciclata quando era ancora bianca e non inchiostrata, costituita da ritagli di tipografie, giornali, eccetera.
Molti vorrebbero sapere come è fatta la carta riciclata che acquistano, anche perché alcuni processi di riciclo, cioè di trasformazione della carta usata e sporca in carta nuova, sono anche loro inquinanti e forniscono una carta nella quale possono restare residui di sostanze indesiderabili. Insomma anche le operazioni di riciclo si prestano a frodi, se non vengono rispettate delle norme di qualità ben precise e soprattutto se non vengono fatti adeguati controlli merceologici di laboratorio.
Il consumatore vuole che la carta nuova, e quella riciclata, anche in Italia forniscano migliori e più precise informazioni sulla propria “storia naturale” al pubblico, cioè anche a coloro che, al di fuori del grande giro industriale e degli affari, acquistano carta per gli uffici, gli imballaggi, acquistano quaderni e giornali e libri.
Siamo molto indietro anche a livello di ricerca scientifica merceologica e chimica: alcuni laboratori universitari sanno analizzare la qualità della carta nuova, ma non sono in grado di rispondere a chi chiede se la carta acquistata come “vergine” è stata fabbricata addizionando fraudolentemente carta riciclata, o, viceversa, con quale e quanta carta straccia è stata fatta una certa venduta come “riciclata”.
Il problema della caratterizzazione merceologica della carta riciclata è solo uno dei molti problemi con cui i pubblici amministratori e le industrie dovranno confrontarsi in vista della crescente inevitabile raccolta separata e del riciclo di altre merci usate: vetro, metalli, tessuti, plastica.