Più di venti anni fa ebbi l’occasione di conoscere Franco M. Scudo durante una discussione pubblica sulle teorie evolutive. Ricordo di essere rimasto sbalordito dalle sue argomentazioni, che erano spesso molto diverse da quelle neo-darwiniane convenzionali. In particolare mi avevano colpito le numerose citazioni di personaggi che non avevo mai sentito nemmeno nominare, come Schiaparelli, Rosa, Giglio-Tos, Volterra, Kostitzin e Schmalhausen. Solo dopo numerose discussioni e la lettura di testi, purtroppo difficilmente reperibili sono stato in grado di comprendere che Franco M. Scudo è stato uno degli ultimi rappresentanti di una eccezionale scuola di scienziati italiani, il cui contributo al progresso scientifico non è stato ancora pienamente riconosciuto.
Scudo si dichiarava “discepolo” di Umberto D’Ancona, genero e collaboratore di Vito Volterra, ed era dotato di competenze di fisica, matematica, biologia, ecologia e storia della scienza.Le sue numerose pubblicazioni restano a testimonianza di un’attività interdisciplinare ed originale che teme pochi confronti.
Non ho la pretesa di riassumere in poche righe una produzione scientifica complessa e variegata, ma vorrei cercare di trasmettere al lettore il principale messaggio filosofico, o forse meglio “antifilosofico“, che, secondo me, anima la sua opera. Dall’alto della sua intelligenza e del suo bagaglio di conoscenze scientifiche ed umane, Franco M. Scudo aveva capito che la scienza che uno fa dipende, molto più di quanto in genere non si pensi, dal come viva in generale.
Per questo motivo era un ammiratore dei grandi scienziati del passato ed era particolarmente contrario alle mode culturali ed ai dogmatismi, come ad esempio … alle “verità” della “Nuova Sintesi” neo-darwiniana, … alle illimitate promesse della chimica, … agli ingenui empirismi e “falsificazionismi” che hanno dominato così pesantemente i decenni più recenti. Non deve quindi meravigliare se oggi abbiamo una scienza piuttosto differente da quella che ci è venuta da uno “stampo” di uomini che, purtroppo, pare si sia oggi perduto.
Pur essendo un convinto evoluzionista era consapevole delle grossolane semplificazioni dei lavori originali dei suoi eroi (Lamark, Geoffroy e Darwin) operate dai neo-darwinisti e dai lysenkoisti perché lui, a differenza di molti biologi “moderni”, quei lavori originali li aveva studiati con molta cura.
Di particolare importanza è stato il suo tentativo di attirare l’attenzione del mondo scientifico sui modelli matematici delle interazioni preda-predatore elaborati da Volterra e D’Ancona durante “l’età dell’oro dell’ecologia teorica”. Scudo, in accordo con Volterra e D’Ancona, sostiene che questi modelli sono indispensabili per poter utilizzare al meglio le ricche associazioni naturali mantenendo delle condizioni che ne impediscano la distruzione.
Purtroppo il vecchio continente non ha cercato di risolvere i suoi problemi ecologici recuperando il suo patrimonio culturale, ma ha importato d’oltre oceano, come per la Coca-Cola, anche quest’altra grossa novità dell’ecologia. Il risultato di una scarsa comprensione del funzionamento degli equilibri naturali è la perdita delle ricche biocenosi plasmate come tali da una lenta evoluzione.
La diminuzione della biodiversità, la desertificazione, l’inquinamento e la diffusione di nuove epidemie sono tra le principali cause dei nuovi flussi migratori di popolazioni umane e delle conseguenti sempre più drammatiche trasformazioni delle società umane. Forse sarebbe ora di prestare maggiore attenzione ai messaggio di scienziati come Volterra, D’Ancona e Franco Scudo, uno “stampo”di uomini che, purtroppo, pare, si sia oggi perduto.
(*) IDVGA-CNR, Dipartimento di Genetica e Microbiologia, Via Abbiategrasso 207, 27100 Pavia. L’articolo è riprodotto da: Rivista di Biologia/Biology Forum, 91, 371-376 (1998) per cortese concessione dell’autore e degli editori.