Noi, storici italiani dell’ambiente, dichiariamo il nostro incredulo sgomento nell’apprendere la notizia dell’assoluzione di tutti gli imputati al processo per il Petrolchimico di Porto Marghera.
Una sentenza, le cui motivazioni sono state in parte già anticipate a voce dai giudici, che ignora l’ampia messe di testimonianze prodotte, lascia prive di giustizia le centinaia di vittime e i loro familiari e lancia al Paese due messaggi forti e inequivocabili: “in assenza di leggi adeguate, a chiunque è consentito fare liberamente strame della natura e della salute dei cittadini; inoltre, il diritto di proprietà e la libertà d’impresa sono prioritari rispetto a qualsiasi altro tipo di diritto e di libertà”. Due messaggi che confermano lo scivolamento nella barbarie economicistica di cui l’Occidente è preda e dei quali oggi, francamente, non sentivamo alcuna necessità.
Una sentenza che vorrebbe soprattutto cancellare da un lato la coraggiosa, civica e straordinaria lotta di chi in questi dieci anni si è battuto perché crimini e tragedie come quelle del Petrolchimico in Italia non si verificassero mai più e dall’altro il tenace e intelligente sforzo di verità messo in campo dai parenti delle vittime, dall’associazionismo, dai giornalisti, dai tecnici, dai giudici stessi.
Ma tutto questo non potrà essere cancellato.
Siamo infatti sicuri che chi si è battuto per avere giustizia per sé e leggi più avanzate per tutti continuerà a farlo e riuscirà a ribaltare questo verdetto.
Ma siamo ancor più sicuri che lo straordinario sforzo di conoscenza e di studio dispiegatosi attorno al caso del Petrolchimico a partire dall’impegno isolato e coraggioso di Gabriele Bortolozzo e giungendo al puntiglioso scavo condotto dal giudice Casson non andrà perduto. Da storici dell’ambiente pensiamo che questo sforzo conoscitivo costituisca già oggi un tassello fondamentale della storiografia della devastazione dell’ambiente e della salute operaia e collettiva del nostro paese, dell’eterno e colpevole ritardo giuridico nazionale, della rapace irresponsabilità del mondo imprenditoriale e dei suoi alleati anche istituzionali, del coraggio civico dei movimenti e dei singoli cittadini.
Di questo, di tutto questo, e non delle glorie e dell’innocenza della Montedison, si continuerà a discutere tra venti, trenta, cinquanta anni in un Paese, vogliamo continuare a sperare, dove le leggi, le istituzioni e l’imprenditoria saranno migliori di quelle che abbiamo conosciuto sinora e che continuiamo a sperimentare giorno dopo giorno.
Piero Bevilacqua, Professore ordinario di Storia Contemporanea, Università di Roma “La Sapienza”
Giorgio Nebbia, Professore emerito di Merceologia, Università di Bari
Franco Pedrotti, Direttore della Scuola di specializzazione in gestione dell’ambiente naturale e delle aree naturali protette, Università di Camerino
Marco Armiero, Isem-Cnr, Napoli
Lorenzo Arnone Sipari Alvito
Gabriella Corona, Isem-Cnr, Napoli
Edgar Meyer, Segretario di Stoà – Associazione per la storia e gli studi sull’ambiente, Milano
Luigi Piccioni, Ricercatore di Storia Economica, Università della Calabria
Pier Paolo Poggio, Fondazione Micheletti, Brescia
Tiziano Raffaelli, Professore associato di Storia del Pensiero Economico, Università di Cagliari
Sergio Raimondo, Università di Roma “La Sapienza”
James Sievert, Aesch (Ch)