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Dossier 1972 – “Crescita sotto zero”: in memoria di Sicco Mansholt

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Nel 1971 Sicco Mansholt, sindacalista agricolo e politico socialdemocratico olandese, che in qualità di commissario all’agricoltura aveva promosso una politica agricola espansionistica in Europa, spingendo per il consolidamento delle aziende agricole e aumentando i sussidi a tal punto da produrre montagne di burro in eccesso, cambiò radicalmente prospettiva dopo aver letto una copia anticipata del rapporto Meadows.

Nei suoi discorsi e scritti dell’epoca non si riferiva al “Rapporto al Club di Roma”, ma al “Rapporto del MIT”, perché lo aveva letto prima che fosse pubblicato dal Club di Roma. Questo rapporto portò Meadows a una meritata fama e rese famoso anche il Club di Roma, anche se sappiamo che gli uomini dietro al Club di Roma, come Alexander King, disapprovavano le conclusioni anticrescita economica del rapporto Meadows.

I rappresentanti del Club di Roma disapprovavano anche la conversione di Sicco Mansholt a una dottrina di non crescita, o addirittura di “crescita sotto zero”, cioè di decrescita. Alexander King scrisse al presidente della Commissione europea Franco Malfatti, argomentando esplicitamente contro l’interpretazione di Mansholt dei risultati e delle raccomandazioni del rapporto del MIT al Club di Roma. Il Club di Roma non era a favore della crescita zero.
Sicco Mansholt era a favore della crescita zero. Nel 1972 divenne presidente della Commissione per dieci mesi. Prima di allora, aveva scritto una lettera al Presidente Franco Malfatti proponendo un cambiamento di obiettivi e di politica. L’Europa non deve puntare a massimizzare la crescita economica, misurata dal Prodotto Nazionale Lordo, ma deve puntare ad aumentare il Bonheur National Brut (Benessere Nazionale Lordo. NdR).

Politiche economiche di ampio respiro, e non solo politiche ambientali settoriali, dovrebbero sfruttare una nuova grande base imponibile, tassando i processi industriali e i prodotti inquinanti. I prodotti dovrebbero avere certificati ambientali, molti prodotti dovrebbero essere semplicemente vietati, compresi alcuni tipi di importazioni. La CE dovrebbe avere un piano economico generale per spingere l’economia verso una direzione ambientale. Ha rilasciato alcune interviste e tenuto alcuni discorsi su queste linee.

Già da presidente della Commissione europea rilasciò una lunga intervista a “Le Nouvel Observateur” e partecipò a un grande incontro aperto nel giugno 1972 a Parigi con un numero di persone 50 volte superiore a quello che abbiamo qui oggi nella sala Petra Kelly. Tra l’altro, conosceva bene Petra Kelly, che in seguito fu membro fondatore del Partito Verde tedesco insieme a Rudi Dutchke e ad altri Achtundsechziger (sessantottini. NdR).  Sicco Mansholt era di una generazione più anziana. Aveva partecipato alla resistenza olandese all’invasione nazista.

All’affollata riunione di Parigi organizzata da “Le Nouvel Observateur” sul rapporto Meadows, Sicco Mansholt era l’unico politico. C’era un filosofo più anziano, Herbert Marcuse (che parlava contro il militarismo) e un filosofo più giovane, Edgar Morin, che parlava già di incertezza e complessità, e contro la nozione di equilibrio ecologico.
C’era André Gorz (con il suo altro pseudonimo, Michel Bosquet) che si chiedeva se il capitalismo fosse possibile in un’economia non in crescita. Era scettico al riguardo, anche se un nuovo settore di industrie disinquinanti avrebbe potuto offrire nuove opportunità di investimento al capitale. Si tratta di quella che oggi alcuni chiamano “economia verde” e che include non solo le correzioni compensative (Ausgabe difensiva) (versione difensiva, NdR), ma anche l’appropriazione e il pagamento dei servizi ambientali.

Gorz ha anche usato in questo incontro la parola décroissance (decrescita, NdR), dicendo che la crescita zero non è sufficiente. All’incontro di Parigi erano presenti anche Edward Goldsmith, che aveva pubblicato Blueprint for Survival (Progetto per la sopravvivenza, NdR), e Edmond Maire, un sindacalista.

Sicco Mansholt non solo si è unito volentieri a questa cattiva compagnia, ma ha ribadito le sue posizioni contro la crescita economica e contro la crescita demografica. Questo è stato censurato nella sua sintetica biografia  nel sito ufficiale dei Presidenti della Commissione europea in cui non vengono menzionate le sue posizioni fortemente espresse contro la crescita economica e addirittura a favore di una “crescita sotto zero”, la sua ironia contro la crescita del PIL come obiettivo politico, le sue proposte per un piano economico generale per l’Europa e per l’uso di tasse anti-inquinamento e certificati di qualità ambientale per guidare i consumi, la sua proposta di barriere ambientali contro alcune materie prime e prodotti a basso costo nel commercio internazionale.

Già all’epoca era stato attaccato dal presidente francese Georges Pompidou e da Georges Marchais, segretario del Partito Comunista.

Non so se avesse letto La legge dell’entropia e il processo economico di Georgecu-Roegen, o di H.T. Odum, Energia, potere e società, o Il cerchio da chiudere di Barry Commoner, tutti pubblicati nel 1971. Era forse a conoscenza, dati i suoi interessi agrari, di Primavera silenziosa di Rachel Carson del 1962? Aveva forse letto nel 1973 Steady-state economy (Economia di stato stazionario, NdR) di Herman Daly? Non era un economista. Conosceva K.W. Kapp, The social costs of business enterprise, (I costi sociali delle imprese, NdR) 1950, dove le esternalità non sono interpretate come fallimenti del mercato, ma come successi di trasferimento dei costi? Mi piacerebbe saperlo, ma non lo so.

Ma certamente ha letto con molta attenzione il rapporto Meadows del 1971 basato sulla dinamica dei sistemi di Forrester, un rapporto spesso ed erroneamente conosciuto come rapporto del Club di Roma. Ne fu convertito. Divenne per circa sei mesi il primo e finora unico presidente verde della Commissione europea prima che esistesse la politica verde. Si ritirò precocemente, prima dei 65 anni, non riuscendo a far progredire la socialdemocrazia europea in una direzione ambientale.

All’epoca la socialdemocrazia era fissata con il keynesismo e i patti sociali (politiche corporative, se volete). Per quanto riguarda la crescita economica a lungo termine, il keynesismo dopo Keynes era diventato, con i modelli di Harrod-Domar degli anni Cinquanta, una dottrina della crescita economica a lungo termine, ignara dei flussi energetici e materiali, ignara del metabolismo sociale. Dopo il keynesismo, alla fine degli anni Settanta (a partire dal 1973 in Cile) è arrivata l’ondata neoliberista, un fondamentalismo di mercato che dimentica i danni ambientali alle generazioni future, i danni alle popolazioni povere e i danni alle altre specie che non possono accedere al mercato.

Il keynesismo socialdemocratico ha cercato negli anni ’80 di acquisire un travestimento verde con il rapporto Brundtland sullo sviluppo sostenibile. Non era molto diverso dalla cosiddetta crescita verde di oggi. Non è una cosa seria.

Dal punto di vista intellettuale e politico, ritengo che il Sicco Mansholt del 1971 e del 1972 sia più vicino ai nostri economisti ecologici rispetto alle sciocche nozioni odierne provenienti da Bruxelles e da Pechino, come quella di “economia circolare”, mentre sappiamo che l’economia industriale è entropica.

La sua nozione di Bonheur National Brut (che citava Tinbergen, e possiamo ricordare anche la critica al PIL di un altro olandese, Roefie Hueting, solo pochi anni dopo) è stata ora sviluppata da Tim Jackson nella sua macroeconomia ecologica come “fioritura” umana, épanouissement (fioritura, appagamento, NdR), come obiettivo di una società di “prosperità senza crescita”.

Ciò si ricollega alle nozioni di Buen Vivir o Sumak Kawsay (in quechua, NdR) provenienti dal Sud America, alla proposta di Ashish Kothari in India per una Democrazia Ecologica Radicale, ai dibattiti sul post-Wachstum (Post-cresciata, NdR) o sulla Décroissance in Europa (come discuteremo a Lipsia nel settembre 2014).

L’economia post-crescita dell’Europa (che di fatto è già una realtà) è legata alle proposte di lasciare i combustibili incombusti nel terreno, il petrolio nel suolo, il carbone nella buca, il gas sotto l’erba, all’Ogonizzazione (secondo l’insegnamento degli Ogoni e di Ken Saro-Wiwa. Ndr) e alla Yasunizzazione (sul modello della Riserva di biosfera Yasuni in Equador, Ndr).

La spinta principale per un’economia ecologica viene dal Sud, dal movimento globale per la giustizia ambientale. Guardiamo oltre l’Europa, non attraverso gli occhi rapaci della Raubwirtschaft (economia di rapina, NdR) che complottano su come assicurarsi le materie prime (sappiamo che l’UE importa tre volte di più di quanto esporta, misurato in tonnellate). Guardiamo fuori dall’Europa alla ricerca di alleati per un’economia ecologica mondiale che affronti la povertà attraverso la solidarietà e la ridistribuzione e non attraverso la crescita economica.

da http://www.ejolt.org/2014/03/growth-below-zero-in-memory-of-sicco-mansholt/

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