Ambiente Tecnica Società. Rivista digitale fondata da Giorgio Nebbia

Il nostro Angelo Baracca

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Con la scomparsa, il 25 luglio a Firenze, di Angelo Baracca ci lascia un’altra figura di quella straordinaria generazione di compagne e compagni che a partire dagli aurorali anni Sessanta fino al proprio ultimo respiro hanno saputo unire il lavoro scientifico, la critica della scienza, la divulgazione, la riflessione teorica, la militanza politica e la presenza nelle istituzioni elettive dalla parte dei diritti, dell’ambiente e degli oppressi.

Una generazione di cui sono stati alfieri, tra gli altri, anche Laura Conti, Giorgio Nebbia, Edoardo Salzano, Virginio Bettini e verso cui “altronovecento” e la Fondazione Micheletti hanno maturato nel tempo debiti diversi ma tutti cruciali.

Romagnolo di Lugo, classe 1939, Baracca si era laureato a Milano e aveva iniziato la sua carriera accademica nel 1967 a Firenze, dove sarebbe rimasto fino a fine servizio, nel 2009, svolgendo ricerche soprattutto nei campi della meccanica statistica e della storia della fisica.

Nella Firenze del Sessantotto e del post-Sessantotto si precisarono i contorni del complesso intreccio che avrebbe successivamente caratterizzato tutta vita di Baracca, un intreccio che comprendeva anzitutto la ricerca e l’insegnamento della fisica, la divulgazione della materia in pubblicazioni anche rivolte alle scuole, la storia della scienza intesa in senso molto ampio, sia come evoluzione interna della disciplina sia come storia dei gruppi di ricerca sia come storia dei nessi tra ricerca, economia e società sfociando così in un esercizio di critica della scienza che conobbe una sintesi importante nel 1976 col volume scritto insieme ad Arcangelo Rossi, Marxismo e scienze naturali. Per una storia integrale delle scienze.

Ma Angelo Baracca è stato anche un militante politico instancabile, tra i fondatori di Democrazia Proletaria nel 1975 quindi consigliere regionale toscano dal 1985 al 1994 e soprattutto una delle figure più attive dei movimento antinucleare e pacifista italiani dalla metà degli anni Settanta fino agli ultimi giorni della sua vita, senza dimenticare il suo impegno internazionalista in favore della comunità scientifica cubana.

Scrittore prolifico e generoso, Angelo Baracca ha collaborato più volte con “altronovecento” a partire da un ampio saggio del 2017 – in larga parte autobiografico – di ricostruzione delle vicende della fisica italiana degli anni Settanta scritto insieme a Flavio Del Santo, saggio che offrì l’occasione per uno scambio epistolare con Giorgio Nebbia che riportiamo in appendice.

Oltre a questa documentazione inedita forniamo una bibliografia minima costituita dalle sue monografie e dalle sue curatele che non rende in alcun modo l’idea di una produzione vastissima disseminata soprattutto in un gran numero di riviste ma permette comunque di cogliere il senso dei suoi interessi e dell’intreccio tra scienza, storia, teoria e militanza e, infine, i link ai suoi saggi pubblicati in “altronovecento”.

Il tutto nella speranza di potergli dedicare un omaggio più articolato e ragionato in un prossimo numero della rivista.

Ciao, Angelo.

Due lettere di Giorgio Nebbia e Angelo Baracca sulla storia dell’ambientalismo italiano degli anni Sessanta e Settanta (gennaio 2017)

Giorgio Nebbia a Angelo Baracca 5.1.2017

Caro Angelo,

grazie per la tua lettera del 27 dicembre e scusa se ho tardato a rispondere. Nel bel saggio allegato alla tua lettera viene trattato il problema della critica della scienza da parte degli scienziati, attraverso gli eventi della storia della meccanica quantistica[1].

Su questo posso dire poco. Non sono mai stato uno scienziato ma un modesto chimico che si occupava, come lavoro sperimentale e come insegnamento, della produzione e dell’uso delle merci, della qualità dei prodotti, delle frodi.

Da questo pinto di vista ho vissuto una breve stagione, intorno agli anni 1958-1962, in cui sono state scoperte e denunciate molte frodi alimentari, con vivaci stizzose reazioni degli inquinatori. In un certo senso era già un confronto di classe fra frodatori e cittadini e un merceologo da una parte doveva stare (C’erano anche quelli che stavano dalla parte dei frodatori, che minimizzavano tutto, eccetera).

Ci fu una mobilitazione dell’opinione pubblica e come studiosi di merceologia fummo impegnati nel chiedere (ed ottenere) nuove leggi che difendessero i consumatori.

In un certo senso fu una piccola stagione di contestazione del potere.

Per il resto dei miei interessi – il problema dell’acqua, l’utilizzazione dell’energia solare – non ho avuto seri problemi di scelte politiche, se non quelle personali.

Sono così arrivato alla metà degli anni sessanta, quando sono circolati i primi libri “ambientali” a cominciare da quello della Carson che ebbe una certa risonanza anche in Italia, dagli scritti di Commoner.

La cosa mi interessava perché si trattava di merci – prodotti agricoli, fonti di energia, pesticidi, rifiuti, chimica delle scorie radioattive, emissioni di inquinanti dalle fabbriche e dal traffico – e, per qualche paginetta che posso aver scritto allora, sono stato talvolta bollato come “ecologo”. In realtà ho sempre visto i problemi ambientali come associati alla produzione e al consumo delle merci.

Tu mi chiedi quando si può identificare un “movimento” ambientalista in Italia.

C’era stato, già dalla metà degli anni cinquanta, un impegno di Italia Nostra che comprendeva anche l’attenzione ai guasti ambientali (raffinerie, inquinamento urbano), ma non un vero movimento; il WWF arrivò alla fine egli anni sessanta.

Un vero inizio mi sembra che possa essere fissato al 1970, con la “giornata della Terra”, i libri di Commoner e Ehrlich, del Club di Roma, e con la conferenza di Stoccolma.

Direi che in questa prima fase l’ecologia era di matrice borghese. I militanti, che scendevano in piazza, facevano marce, piantavano alberi, erano studenti, insegnanti, piccola borghesia.

È il periodo in cui Fanfani portò l’ecologia in Senato e addirittura ci fu un breve “ministero dell’ambiente” tenuto dal socialista Corona.

È la stagione dei pretori d’assalto che scoprono che qualcosa contro gli inquinatori e gli speculatori può essere fatto anche con le antiquate leggi esistenti.

“Questo” momento – direi 1970-1974 – ricevette qualche attenzione dal PCI e fu attaccato da vari fronti. Il potere economico, prima di tutto, che capiva il pericolo di una domanda di diversi processi produttivi, di depuratori, di minori consumi, eccetera.

Poi ci fu l’attacco da sinistra, si veda il libro di Paccino.

Più interessante è il rapporto con il mondo del lavoro. Alcuni lavoratori erano contrari perché i padroni minacciavano la perdita di posti di lavoro se si fosse dato retta agli ecologisti; d’altra parte, come ricordi, l’ecologia, diciamo borghese, non ha capito che le lotte per la salute in fabbrica erano lo stesse di quelle che volevano depuratori e difesa del territorio.

Le due ecologie non si sono incontrate se non occasionalmente.

Con la crisi petrolifera del 1973 il movimento borghese perse parte del suo smalto e sorse una nuova ondata di contestazione dei programmi energetici e nucleari italiani. È la seconda metà degli anni settanta e i protagonisti sono in parte quelli delle associazioni borghesi, in parte persone di sinistra.

Col 1980 e la nascita della Legambiente la contestazione assume un nuovo volto, molto giovanile e di movimento vero e proprio con l’attenzione del PCI.

Sono gli anni dei primi gruppi verdi e dei primi eletti “verdi” nelle amministrazioni comunali e anche in Parlamento della IX legislatura 1983-1987.

La seconda metà degli anni ottanta furono forse i più vivaci, con la contestazione delle centrali nucleari (Caorso e Montalto di Castro) e di quelle progettate (Puglia, mantovano, Piemonte), con l’incidente di Chernobyl e il referendum stravinto.

Secondo me negli anni successivi ci furono battaglie ambientali, successi anche, ma ormai in parte assorbite dal potere politico; il ministero dell’ambiente faceva “cose buone”, riforme, nasceva l’età della sostenibilità, l’ambientalismo scientifico (non bisogna sempre dire no), i problemi ecologici venivano trattati dalla stampa e dalla televisione, ma era finita l’età delle “rivoluzioni”, l’aspirazione a cambiare il sistema economico, la “contestazione” del potere che sembrava permeare i primi anni settanta.

Queste sono le mie impressioni che possono non corrispondere alla realtà. Ciascuno vede la storia attraverso le proprie impressioni; conta anche l’età in cui si sono vissuti gli eventi (nel 1970 avevo 45 anni, ero già un vecchio, tu ne avevi 30).

I giovani vivono con più voglia di lotta, i vecchi, anche se aspirano alla lotta e al cambiamento, lo fanno con meno energia.

Non so se ho risposto alle tue domande. Mi piacerebbe di continuare questo dialogo se hai altri suggerimenti e stimoli.

Molti anni fa scrissi alcune cose su come “vedevo” allora la contestazione ecologica:

http://www.fondazionemicheletti.it/nebbia/sm-1761-breve-storia-della-contestazione-ecologica-1994/  

Grazie, cari auguri e saluti, Giorgio

Angelo Baracca a Giorgio Nebbia 8.1.2017

Caro Giorgio,

ti ringrazio molto della tua articolata risposta, anche a nome del mio ex-studente e collaboratore Flavio. Provo a interloquire provvisoriamente con alcune osservazioni, anche per alimentare la discussione (se vorrai), ma su questi aspetti dovremo riflettere e documentarci meglio nel futuro.

1) Interessanti le tue informazioni sulle frodi alimentari nel 1958-62, e sulle vostre azioni per ottenere nuove leggi in difesa dei consumatori.

2) Ricordo, anche se vagamente, la risonanza del libro della Carson.

3) E ricordo l’impegno ante litteram, ma molto importante, di Italia Nostra.

3) Nel 1970 cominciò il mio vero impegno politico, che era fortemente orientato verso il movimento operaio e i Consigli di Fabbrica. Figurati quindi se non concordo con te nell’attribuire i problemi al lato della produzione, a quel tempo mi riferivo essenzialmente all’organizzazione e divisione capitalistica del lavoro. Ricordo bene la grande novità della piattaforma dei metalmeccanici (allora uniti) che a partire dalla fabbrica espandeva la prospettiva e il coinvolgimento alla società. Per me quella era la linea. Ero in contatto dall’inizio del decennio con Enzo Tiezzi, e portammo avanti iniziative comuni e con gli studenti di Fisica e di Chimica (si fece insieme un opuscolo proprio sulle frodi alimentari), ma si manifestarono rapidamente e si acutizzarono differenze radicali tra di noi. Tiezzi era allievo di Commoner, di cui lessi i libri, ma ci scontrammo ben presto sulle tesi che io accusavo di catastrofismo. Tanto che per spersonalizzare il nostro contrasto indicemmo verso il 1980 un convegno con una folta partecipazione, che fu poi pubblicato in un volume dal titolo “Entropia e Potere” (Materiali di Testi e Contesti, Clup-Clued, 1981).

4) Ripeto, il mio orizzonte era il movimento operaio e la fabbrica, i miei maestri decisivi furono il Consiglio di Fabbrica della Montedison di Castellanza e Giulio Maccacaro, nel collettivo redazionale della serie di “Sapere” che lui diresse, purtroppo per un periodo interrotto dalla sua prematura scomparsa. Ma già esplodevano problemi di fabbrica che divennero gravissimi problemi ambientali. A parte Seveso, ricordo bene l’Acna di Cengio. Le piattaforme rivendicative del Consiglio di Fabbrica di Castellanza erano documenti di alto profilo ambientale (ricordo il documento sull’industria metallurgica italiana, che puntava sulla riutilizzazione del ferro rottamato, o qualcosa di simile). Ricordo bene il libro di Paccino, ma credo che allora non lo capii molto bene, perché leggevo l’ecologia appunto come qualcosa che aveva un senso se legata alla produzione e alla fabbrica.

5) Il problema energetico, e in particolare nucleare, io cominciai a viverlo realmente dopo il 1973. Ricordo che con gli studenti del Comitato Politico di Fisica facemmo parte (io in realtà docente, ma lavorai sempre con loro) di Consigli di Zona e di Fabbrica, e collaborammo con la Commissione Organici e Investimenti del CdF del Nuovo Pignone con la quale discutevamo le prospettive delle energie rinnovabili. E furono gli studenti che dopo il 1976 mi introdussero ai problemi dell’energia nucleare (ti allego un altro lavoretto scritto qualche anno fa, ma 35 anni dopo, con alcuni di loro), che poi da inizio Ottanta divenne il mio impegno prioritario. E qui lo scontro con il PCI divenne radicale e insanabile!

Una bibliografia delle principali monografie redatte o curate da Angelo Baracca (1973-2022)

Angelo Baracca e Arcangelo Rossi, Aspetti oggettivi ed ideologici della scienza, s.l., s.e., 1973

Angelo Baracca e Arcangelo Rossi, Materie e energie. Antologia di testi, Milano, Felrinelli, 1973.

Angelo Baracca e Silvio Bergia, La spirale delle alte energie. Aspetti politici e logica di sviluppo della fisica delle particelle elementari, Milano, Bompiani, 1975.

Angelo Baracca e Arcangelo Rossi, Marxismo e scienze naturali. Per una storia integrale delle scienze, Bari, De Donato, 1976.

Angelo Baracca e Roberto Livi, Natura e storia. Fisica e sviluppo del capitalismo nell’Ottocento, Messina-Firenze, G. D’Anna, 1976.

Angelo Baracca e Arcangelo Rossi, Scienza e produzione nel ‘700, Firenze, Guaraldi, 1977.

Angelo Baracca, Arturo Russo e Stefano Ruffo, Scienza e industria 1848-1915. Gli sviluppi scientifici connessi alla seconda rivoluzione industriale, Bari, Laterza, 1979.

Angelo Baracca, Manuale critico di meccanica statistica, Catania, CULC, 1980.

Angelo Baracca e Enzo Tiezzi (a cura di), Entropia e potere. Atti del convegno Le lotte ambientali tra movimento e rapporti di produzione (Firenze, 12 aprile 1981), Milano, CLUP-CLUED, 1981.

Angelo Baracca, Alessandro Agresti e Riccardo Rigatti, Problemi elementari di fisica risolti, Firenze, V. Morelli, 1982.

Angelo Baracca e Riccardo Rigatti, Problemi risolti di fisica per le scuole medie superiori e le facoltà di agraria e scienze forestali, chimica, geologia, farmacia, C.T.F., medicina, veterinaria, scienze biologiche e naturali, Firenze, V. Morelli, 1989.

Angelo Baracca e Ugo Besson, Introduzione storica al concetto di energia, Grassina, Le Monnier, 1990.

Angelo Baracca, Riccardo Rigatti e Mira Fischetti, Fisica e realtà, Bologna, Cappelli, 1998-99 (tre volumi: 1. L’uomo e l’energia; 2. Forze, campi, movimento; 3. Il mondo della fisica moderna).

Angelo Baracca, A volte ritornano. Il nucleare: la proliferazione nucleare ieri, oggi e soprattutto domani, Milano, Jaca Book-Fondazione Alce Nero, 2005.

Angelo Baracca, Fisica per scienze biologiche e ambientali, Milano, McGraw-Hill, 2008.

Angelo Baracca e altri, L’Italia torna al nucleare. I costi, i rischi, le bugie, Milano, Jaca Book, 2008.

Angelo Baracca, Virginio Bettini e Giorgio Nebbia (a cura di), Il nucleare impossibile. Perché non conviene tornare al nucleare, Torino, UTET, 2009.

Angelo Baracca, Giorgio Ferrari Ruffino, Ernesto Burgio e Mycle Schneider, Scram, ovvero la fine del nucleare, Milano, Jaca Book, 2011.

Angelo Baracca, Jürgen Renn e Helge Wendt (a cura di), The history of physics in Cuba, Dordrecht, Springer, 2014.

Angelo Baracca, Storia della fisica italiana. Un’introduzione, Milano, Jaca Book, 2017.

Angelo Baracca e Rossella Franconi, Cuba: medicina, scienza e rivoluzione 1959-2014. Perché il servizio sanitario e la scienza sono all’avanguardia, Milano, Zambon, 2019.

Atlante dell’uranio. Il testo di riferimento sul nucleare civile e militare nel mondo, con un ampio approfondimento sull’Italia a cura di Angelo Baracca, Firenze, Associazione editoriale Multimage, 2021.

Angelo Baracca, Per la memoria, l’informazione e il futuro. Scritti per le prossime generazioni, Firenze, Multimage, 2021.

Angelo Baracca (a cura di), La Nato e i misteri d’Italia, Roma, Left Novanta, 2022.

I saggi di Angelo Baracca per “altronovecento”

“La giovane generazione dei fisici e il rinnovamento delle scienze in Italia negli anni Settanta” (n. 34, ottobre 2017, con Flavio Del Santo)

“La resistibile ascesa nucleare della Corea del Nord: l’irresponsabilità di Pyongyang … e quella di Washington!” (n. 34, ottobre 2017)

“Una radice trascurata, di classe, dell’ambientalismo in Italia negli anni ‘70: il precoce ambientalismo ‘rosso’. Memorie dei movimenti e documenti” (n. 43, dicembre 2020)

“Il (perverso) ruolo dell’uranio nelle vicende politiche e sociali italiane” (n. 44, settembre 2021)

“Attualità di Marx. Che cosa possiamo dire di nuovo sulla Scienza dal punto di vista del materialismo storico?” (n. 45, settembre 2022)


[1] Angelo Baracca e Flavio Del Santo, “La giovane generazione dei fisici e il rinnovamento delle scienze in Italia negli anni Settanta”, “altronovecento”, n. 34, ottobre 2017.

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