Renzo Videsott è una figura in qualche misura minore della storia d’Italia repubblicana e non molto nota persino nel campo cui ha dedicato la sua esistenza, cioè la protezione della natura: il suo nome è difficile che sia ben presente alla mente delle giovani generazioni di ecologiste ed ecologisti. Eppure la sua presenza è stata fondamentale, tra il 1944 e il 1974, nel panorama dell’ambientalismo italiano e grazie a un lungo e paziente lavoro di eredi e allievi la sua memoria non solo non è scomparsa ma ha acquistato negli anni visibilità e solidità presso persone, istituzioni e sodalizi.
In campo ambientale Videsott ha rappresentato soprattutto quattro cose: il mitico restauratore, dal 1944 al 1948, del Parco nazionale del Gran Paradiso; il suo gestore esemplare – unico in Italia – dal 1948 al 1969; colui che ha cercato per primo nel dopoguerra di istituire nuovi parchi e di mettere in rete quelli esistenti; infine, il fondatore della prima associazione nazionale ambientalista nazionale dopo la lunga gelata del fascismo. Un faro isolato per diversi lustri in Italia per la protezione della natura e per la gestione delle aree protette e un maestro rispettato per la generazione di ambientalisti che si è formata a partire dall’inizio degli anni Sessanta.
Grazie a queste particolari circostanze – e grazie al piccolo ma dinamico drappello dei suoi eredi, allievi e ammiratori – dalla sua morte nel 1974 fino ad oggi si sono moltiplicati i contributi su di lui, fino a farne una delle figure più approfonditamente e meglio studiate della storia dell’ambientalismo italiano. La sua corrispondenza privata e in veste di direttore del Parco nazionale del Gran Paradiso, i suoi diari, le sue pubblicazioni e le ricche annotazioni sui diari tenuti dai guardiaparco hanno dato la possibilità di realizzare un gran numero di libri e di articoli e di pubblicare ampi stralci della documentazione archivistica. A questa ricca pubblicistica si è aggiunta di recente una bella sintesi biografica che ha il merito di offrire un profilo rigoroso ma al tempo stesso semplice e accattivante del grande protezionista trentino: il libro di Edgar Meyer Il visionario che salvò il Parco. 25 anni di Renzo Videsott per i 100 anni del Parco nazionale del Gran Paradiso, edito dal Lions Club Alto Canavese.
La prima novità del libro di Meyer è la concisione: duecento pagine di testo per raccontare il quarto di secolo che Videsott dedicò alla riserva naturale, pagine che si riducono alla metà se si tiene conto del ricco apparato iconografico, che costituisce la seconda novità. Vengono infatti ripubblicate molte delle immagini già comparse in altre opere, ma le immagini inedite recuperate negli archivi di famiglia o di altre istituzioni oppure realizzate ex novo sono in grande maggioranza. Disseminate con sapienza grafica e con gusto nel testo, alleggeriscono da un lato la narrazione ma da un altro lato la completano, rendendola più facilmente comprensibile e apprezzabile.
L’obiettivo di realizzare un’opera divulgativa e al tempo stesso di qualità non è raggiunto però trovando soltanto un corretto e piacevole equilibrio tra testo e immagini. Edgar Meyer mette a disposizione di questa impresa la passione dell’ambientalista convinto, il metodo dello storico di formazione autore di una delle prime opere di storia ambientale uscite in Italia e la penna del giornalista navigato, capace di far vivere in modo vivace davanti agli occhi del lettore o della lettrice i personaggi e le vicende descritte.
Ciò è resto tanto più facile quanto la documentazione a disposizione è – come accennato – molto vasta e tutta di grande interesse e Meyer ha cura di lasciare spesso parlare le carte, dando direttamente la parola ai protagonisti e in primo luogo al grande protezionista.
Questo ulteriore racconto della vita di Videsott ha insomma il merito di andare in una direzione fino a qualche tempo fa poco battuta: quella del coinvolgimento di un pubblico largo, non specialistico o non interessato soltanto ad aspetti specifici. In questo senso il libro di Meyer fa felicemente il paio con due opere di tutt’altro tipo come lo spettacolo teatrale Renzo Videsott, indomito parchigiano, messo in scena nel 2013 dalla compagnia Faber Teater, e come il documentario Rai del 2022 Cent’anni di Paradiso. Il Parco e la sua storia di Fabrizio Marini che alla figura e all’opera di Videsott ha dedicato notevole spazio utilizzando oltretutto emozionanti riprese di repertorio.
A dispetto di questi suoi meriti Il visionario che salvò il Parco rischia – al pari tutte le pubblicazioni locali non in commercio – di divenire un’occasione mancata di divulgazione ampia ed efficace, un “libro sommerso” come diceva Giorgio Nebbia.
Per scongiurare questo rischio si può sommessamente suggerire, una volta esaurite le copie a stampa, di creare una bella edizione digitale e di metterla in rete, facilmente rintracciabile e scaricabile gratuitamente.